Anno IV – Numero 565
Lunedì 26 Gennaio 2015, S. Tito, Paola
AVVISO
Proverbio di oggi………..
Ordine
1. Crisi occupazionale:
Istituito un fondo di
solidarietà per i colleghi
iscritti all’ albo in stato
di disoccupazione
Notizie in Rilievo
Scienza e Salute
2. Niente sogni d’oro con
l’alcol: si dorme prima
ma male
3. Mal di testa, oltre 200
tipi esistenti:
ginnastica posturale
possibile rimedio
4. Il grasso ci protegge
dalle infezioni
Prevenzione e
Salute
5. Lo stretching serve
davvero? E a che cosa?
6. Tacchi alti,
a lungo andare fanno
venire l’artrite
7. Succo di barbabietola:
berne un bicchiere al
giorno abbassa la
pressione
8. Troppe ore seduti
davanti al computer?
Per recuperare non
basta un po' di
movimento
Quanno 'a femmena vò filà , fila pure cu 'o spruòccolo
La donna ottiene sempre ciò che vuole.
NIENTE SOGNI D’ORO CON L’ALCOL:
SI DORME PRIMA MA MALE
Una ricerca dimostra che bere facilita l’addormentamento, ma
porta a un sonno pieno di interruzioni e poco riposante
Chi pensa che un “goccetto†facili il sonno deve disilludersi. L’alcol,
effettivamente, all’inizio funziona come un
sedativo ma poi è associato a continue interruzioni
del sonno .
Lo ha dimostrato uno studio, che ha misurato gli
effetti
delle
bevute
serali
con
un
elettroencefalogramma e questo ha consentito di
vedere come, a breve distanza dall’assunzione di
alcol, si presenti, effettivamente, un’alta
frequenza di onde delta, tipiche del sonno a onde
lente ovvero del sonno profondo, seguita però da
un loro calo, tanto in frequenza, quanto in
potenza.
I rischi
Lo studio, condotto su 18 studenti di college (e quindi giovani particolarmente
indifesi di fronte ai rischi dell’alcol), ha dimostrato anche che l’uso di alcol
prima di andare a dormire aumenta la potenza delle onde frontali alfa,
responsabili di un sonno disturbato e poco “riposante†che alla lunga può
portare a una danno delle funzioni neurocognitive.
Le illusioni
Ma perché la gente pensa che l’alcol faciliti una buona dormita ?
«Perché - rispondono i ricercatori del National Health & Medical Research
Council e dello Sleep Reserach Laboratory dell’Università di Melbourne — le
persone tendono a focalizzarsi di più sul fatto di prendere rapidamente sonno
che sul modo in cui, poi, il sonno prosegue».
Un errore di valutazione che ci dà un motivo in più per ridurre il consumo di
alcol. (salute, Corriere)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 565
PREVENZIONE E SALUTE
LO STRETCHING SERVE DAVVERO? E A CHE COSA?
L’«allungamento» produce molti benefici, specie in riabilitazione, ma non è vero
che previene gli infortuni e attenzione a non praticarlo al posto del
«riscaldamento»
Fare stretching può giovare a corpo e mente, se lo si pratica in
modo corretto e nel momento giusto.
Studi recenti, infatti, dicono che gli esercizi di allungamento prima
di una gara potrebbero anche diminuire la prestazione, specie se
non associati a un corretto riscaldamento.
«Nuove ricerche mostrano anche che lo stretching prima
dell’esercizio non previene gli infortuni, altra credenza comune da
sfatare - fa notare Gianfranco Beltrami, medico dello sport,
docente del corso di laurea in Scienze motorie dell’Università di Parma -. D’altro canto questa
metodica può avere molti altri benefici che, non a caso, la rendono uno strumento molto apprezzato
nella riabilitazione dopo eventuali interventi chirurgici o traumi all’apparato muscoloscheletrico».
Quali sono i suoi benefici? «Coinvolgendo muscoli, tendini, ossa e articolazioni, può avere ricadute
positive su tutto l’apparato locomotore, a partire da una migliore lubrificazione articolare, che può
contrastare l’usura della cartilagine e quindi l’artrosi.
Gli esercizi di allungamento aumentano la flessibilità e l’elasticità di muscoli e tendini, migliorano la
coordinazione e, favorendo il rilassamento, riducono stress e tensioni.
Lo stretching contrasta anche l’accorciamento dei tessuti (retrazione), fenomeno legato
all’invecchiamento che porta ad assumere posture scorrette. Infine, può essere di grande aiuto nei
programmi di riabilitazione dopo interventi chirurgici o traumi per recuperare ampiezza di
movimento».
Quando va praticato? « Può essere praticato sia come forma di ginnastica vera e propria sia come
serie di manovre da abbinare all’attività fisica prescelta. In generale è meglio eseguirlo al termine di
una sessione di esercizio, mentre conviene evitarlo tra un esercizio e l’altro perché potrebbe
aumentare il rischio di traumi. In passato lo si consigliava anche prima di un allenamento, ma recenti
dati suggeriscono possibili effetti negativi sulle prestazioni. In questi casi il consiglio è quello di fare
uno stretching molto blando, associandolo sempre a un buon riscaldamento. Per non correre rischi
mentre si eseguono le manovre di allungamento è importante seguire alcune semplici regole, come,
per esempio, non superare mai la soglia del dolore, non tenere la posizione troppo a lungo (di solito
non oltre i 30 secondi) e, se lo si pratica prima di un’attività , non fare le manovre a freddo, ma dopo un
breve riscaldamento di una decina minuti. Per ottenere i massimi benefici è importante anche la
respirazione che deve essere rilassata e profonda».
Esistono esercizi migliori di altri? «Esistono vari tipi di stretching, ma non si può dire che uno sia
meglio di altri. Dipende dalle preferenze del singolo e dagli obiettivi sportivi o riabilitativi che ci si pone
Quali sono i tipi più noti di stretching? «Quello che la maggior parte delle persone conosce e
pratica è lo stretching statico attivo . Si esegue da soli e si basa sull’assunzione di alcune posizioni in cui
si allungano i diversi muscoli per un tempo di circa 20-30 secondi. Esiste poi anche lo stretching statico
passivo che segue i principi del precedente con la differenza che le diverse manovre vengono eseguite
con il supporto di un partner, spesso un fisioterapista, o di macchinari. Un altro, più diffuso tra gli
sportivi professionisti, è quello dinamico, in genere preparatorio al tipo di sport che si pratica. Consiste
nel far oscillare in modo controllato gli arti o il busto e di solito si basa su una routine di movimenti che
richiama il gesto sportivo». (Salute, Corriere)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 565
PREVENZIONE E SALUTE
TACCHI ALTI,
A LUNGO ANDARE FANNO VENIRE L’ARTRITE
Studio della Stanford University: gli stiletti tanto amati dalla donne modificano
l’andatura e provocano l’infiammazione delle articolazioni. Ne risente anche il
tendine di Achille. Ma c’è anche un beneficio: camminando con scarpe alte si
allenano i muscoli pelvici
Renderanno pure le donne più sexy, slanciando la loro
figura. Ma il prezzo dei tacchi alti potrebbe essere ben
più alto di quello che in realtà immaginiamo.
Indossarli, infatti, può non essere semplicemente
fastidioso o doloroso.
Potrebbe anche avere conseguenze durature sulla salute.
Uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Orthopaedic
Research, ha scoperto che camminare con i tacchi alti
poco più di 7 centimetri può alterare l’andatura e provocare lo sviluppo dell’artrite, una malattia
infiammatoria che colpisce le articolazioni. Questo spiegherebbe anche il perché l’artrite è due o tre
volte più frequente nelle donne che negli uomini.
Specialmente la forma più comune di artrite, l’osteoartrite, che è caratterizzata dalla degenerazione
della cartilagine articolare.
Ora lo studio, che ha coinvolto un campione di 14 donne, ha rivelato che i tacchi modificano
sostanzialmente l’andatura delle volontarie. Un’alterazione, questa, che appare più evidente nelle
donne in sovrappeso, probabilmente perché sforzano maggiormente le articolazioni.
“Molti dei cambiamenti osservati con l’aumentare dell’altezza del tallone e il peso sono stati simili a
quelli osservati con l’invecchiamento e la progressione dell’osteoartriteâ€, spiegano i ricercatori.
“Questo suggerisce che l’utilizzo dei tacchi alti, specialmente con un peso alto, può contribuire ad
aumentare il rischio artrosi nelle donneâ€, aggiungono.
Quello della Stanford University non è il primo studio a mettere in luce la pericolosità dello stiletto.
Una ricerca condotta dalla Manchester Metropolitan University e dall’Università di Vienna ha infatti
dimostrato che indossare i tacchi alti per periodi di tempo prolungati può causare un accorciamento
delle fibre muscolari e un ispessimento del tendine d’Achille.
Nello studio, sono state coinvolte 80 donne con un’età compresa fra i 20 e i 50 anni, che indossavano
abitualmente tacchi alti almeno cinque centimetri.
Le volontarie sono state sottoposte a una serie di accertamenti, fra cui risonanze magnetiche ed esami
agli ultrasuoni, e i risultati sono stati confrontati con quelli di un secondo gruppo di donne che avevano
dichiarato di indossare scarpe basse.
Ebbene, nelle donne che indossavano abitualmente i tacchi è stata riscontrata una riduzione del 13%
delle fibre muscolari del polpaccio e un ispessimento del tendine di Achille.
“Il tendine - cerca di compensare l’accorciamento delle fibre muscolari del polpaccio, consentendo alle
amanti dei tacchi di camminare in maniera ottimale, ma provocando loro, però, del disagio. Disagio
che si acutizza quando indossano le scarpe basse perché, così ispessito, non riesce ad allungarsi a
sufficienzaâ€.
Tuttavia, le amanti dello stiletto possono trovare conforto dai risultati di una ricerca italiana pubblicata
qualche anno fa. I risultati, infatti, hanno dimostrato inaspettati effetti benefici dell’indossare, con
moderazione, i tacchi a spillo. Lo studio ha riscontrato che la scarpa alta allenerebbe i muscoli pelvici di
chi le indossa, aumentando il desiderio e il piacere sessuale. (salute, La Stampa)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 565
PREVENZIONE E SALUTE
SUCCO DI BARBABIETOLA: BERNE UN BICCHIERE AL
GIORNO ABBASSA LA PRESSIONE
La alte concentrazioni di nitrati inorganici contenute nel tubero hanno un impatto
positivo sui vasi sanguigni, migliorando la capacità di dilatarsi e riducendone la
rigidità . Il consumo quotidiano abbassa di 4-8 mmHg la pressione
Il merito è tutto dei nitrati inorganici, composti chimici che abbondano in barbabietole e altri vegetali
a foglia come spinaci e verze: consumarne in grandi quantità ogni giorno può aiutare, nel tempo, a
tenere sotto controllo la pressione arteriosa.
Da anni si ipotizzano le proprietà anti-ipertensive del succo di
barbabietola, uno studio inglese finanziato dalla British Heart
Foundation ora ne conferma i benefici e fornisce anche le dosi:
berne un bicchiere da 250 ml al giorno riduce la pressione di 4-8
mmHg. Un decremento che, quando l’ipertensione è contenuta,
può riportare chi ne soffre a valori normali.
Studio: I ricercatori di Londra hanno coinvolto 64 pazienti con
ipertensione tra i 18 e gli 85 anni, sottoponendone la metà alla terapia ‘veggie’:
Risultati: dopo quattro settimane, nei soggetti che avevano assunto quotidianamente succo di
barbabietola è stato osservato un miglioramento del 20% nella capacità di dilatazione dei vasi
sanguigni e una riduzione del 10 per cento della rigidità delle arterie.
Un effetto, quello dei nitrati inorganici nel bicchiere, paragonabile a quello dei farmaci anti-ipertensivi,
sottolinea il team britannico, e transitorio: dopo due settimane dal termine della terapia naturale i
valori di pressione arteriosa nei pazienti si sono nuovamente impennati.
Quella pubblicata sulla rivista Hypertension è una strategia per la tavola semplice, adottabile da
chiunque e che va incontro alle esigenze anche di chi è maldisposto verso le terapie farmacologiche.
«Sappiamo che molte persone non amano l’idea di assumere farmaci per tutta la vita, soprattutto
quando si sentono bene, e per questo motivo l’aderenza alla terapia può essere un punto critico».
Per chi volesse aggiungere un po’ di nitrati inorganici ai piatti, i nutrizionisti ricordano di non bollire le
verdure perchè queste molecole sono solubili in acqua: meglio arrostirle o cuocerle al vapore o,
ancora meglio, consumarle crude o in frullati o centrifugati. (OK Salute e Benessere)
IL GRASSO CI PROTEGGE DALLE INFEZIONI
Siamo così abituati a lottare contro il grasso che non consideriamo mai i suoi lati
positivi. Secondo una ricerca dell'Università della California invece, un po' di ciccia
può aiutare a proteggerci dalle infezioni della pelle.
Che cosa ci protegge dalle infezioni cutanee? I globuli bianchi neutrofili e
monociti, principalmente. Almeno questo è quello che pensavamo fino ad
oggi. Ora sappiamo però che c'è un altro alleato della pelle, ed è la ciccia. A
dimostrarlo è una ricerca pubblicata su Science.
Ciccia antimicrobica. In termini scientifici, gli adipociti, ovvero le cellule
di grasso, sono in grado di produrre peptidi antimicrobici che difendono l'organismo da batteri e altri
agenti patogeni. Gallo cha spiegato che «ci vuole tempo affinché l'organismo porti globuli bianchi alla
ferita. Ora sappiamo che le cellule adipose sono responsabili della nostra protezione ed è davvero
sorprendente. Non sapevamo che gli adipociti potessero produrre antimicrobici».
(Salute, Focus)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 565
TROPPE ORE SEDUTI DAVANTI AL COMPUTER?
PER RECUPERARE NON BASTA UN PO' DI MOVIMENTO
Praticare regolarmente attività fisica non è sufficiente per compensare gli effetti
negativi dell'eccessiva sedentarietà : la salute è a rischio lo stesso.
Non basta sudare per un'ora al giorno in palestra per recuperare le altre otto ore
spese in ufficio seduti immobili davanti al computer: la nostra salute rimane
comunque a rischio. I risultati, dimostrano che l'eccessiva sedentarietà espone a
un maggior rischio di malattie cardiovascolari, diabete, cancro e persino di morte prematura,
indipendentemente da quanto si è in forma. «In media spendiamo più della metà della nostra
giornata seduti per lavorare al computer o guardare la televisione». «I risultati dimostrano che i rischi
per la salute della sedentarietà sono meno pronunciati se si incrementa il livello di attività fisica», «ma
– l'attività fisica da sola non è sufficiente a ridurre il rischio di malattia. Non basta fare sport per 30
minuti al giorno rimanendo fermi per le restanti 23 ore e mezza». L'obiettivo, secondo i ricercatori,
dovrebbe essere quello di ridurre il tempo che passiamo fermi di almeno due o tre ore al giorno. «Il
primo passo – potrebbe essere quello di misurare il tempo che passiamo seduti: quando iniziamo a
contare, è più facile riuscire a cambiare le nostre abitudini. Poi è possibile fissare degli obiettivi più
facili da raggiungere, sfruttando ogni occasione per fare movimento. Per es., al lavoro, possiamo
alzarci e muoverci per 2 o 3 minuti ogni mezz'ora; quando guardiamo la tv, possiamo alzarci e fare
esercizi ogni volta che parte la pubblicità ». (OK Salute e Benessere)
MAL DI TESTA, OLTRE 200 TIPI ESISTENTI:
GINNASTICA POSTURALE POSSIBILE RIMEDIO
Sono circa due miliardi e mezzo le persone che nel mondo soffrono di forme di
emicrania o cefalea. Nove milioni in Italia, soprattutto donne
Esistono più di duecento forme diverse del cosiddetto "mal di testa" e nel mondo ne soffrono circa
due miliardi e mezzo di persone. In Italia ne soffrono circa nove milioni, con una netta prevalenza delle
donne rispetto agli uomini: il rapporto è di 5 a 1. Si tratta di un disturbo spesso affrontato con l'abuso
di farmaci, che nel tempo portano alla cronicizzazione del dolore. Un potenziale alleato "sano"
potrebbe venire dalla ginnastica posturale.
La posturale contro l'abuso di farmaci - La stragrande maggioranza delle "vittime" di emicrania e
cefalee abusa per anni dell'assunzione di ansiolitici, antidepressivi, antiepilettici e betabloccanti, che a
lungo andare provocano la cronicizzazione del dolore ed effetti collaterali anche gravi. Per evitare
questi disturbi, l'alternativa più sana ed efficace è la ginnastica posturale. Tra i benefici vi sono senza
dubbio un uso più "sapiente" della capacità polmonare e il rilascio di endorfine, sostanze prodotte dal
cervello dotate di un effetto eccitante e analgesico.
Un disturbo pericoloso - Le cause possono essere tra le più varie e spaziano dagli ormoni alla
predisposizione genetica e alla familiarità .
La "classifica" dei mal di testa - La forma più diffusa di mal di testa è l'emicrania, che colpisce circa
il 12% della popolazione mondiale e provoca una crisi dolorosa anche molto intensa al punto da
spingere il soggetto a isolarsi da luce e rumori. Il generico mal di testa si colloca al secondo posto con
la cefalea di tipo tensivo e al terzo con l'emicrania (15%) dopo la carie dentale. A seguire troviamo
emicrania con o senza aura e le principali forme di cefalea primaria: cefalea di tipo tensivo e cefalea a
grappolo (tipica patologia del sesso maschile, detta anche cefalea del suicidio). Poi ci sono le cefalee
secondarie, dovute a cause esterne come traumi, tumori, lutti, separazioni. (Salute, Tgcom24)