Anno IV – Numero 568
Giovedì 29 Gennaio 2015, S. Costanzo, Ciro, Sabrina
AVVISO
Proverbio di oggi………..
Ordine
1. Crisi occupazionale:
Istituito un fondo di
solidarietà per i colleghi
iscritti all’ albo in stato
di disoccupazione
2. Campagna di
prevenzione per il
carcinoma della prostata
Notizie in Rilievo
Scienza e Salute
3. Perché la sindrome
metabolica dà «benzina»
al cancro
Prevenzione e
Salute
4. Perché la mandibola a
volte fa clic:
problemi articolari o di
bruxismo
5. Più di due drink al
giorno aumentano il
rischio di ictus
6. La prevenzione non
aspetta:
attenti al colesterolo giÃ
dopo i 35 anni
'O Signore manna 'e vascuòtte a chi nun tène 'e diente
Il Signore manda i biscotti a chi non riesce a sgranocchiarli
CAMPAGNA DI PREVENZIONE PER IL
CARCINOMA DELLA PROSTATA
Nella locandina le piazze dove si farà la prevenzione tutti i
Sabato di Febbraio e di Marzo a cura del Prof. V. Mirone.
Nei
prossimi
giorni
saranno
distribuite,
a cura
dell’Ordine,
le locandine
nelle
farmacie di
Napoli cittÃ
Curiosità e Salute
7. Perché il sudore emana
cattivo odore?
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 568
PREVENZIONE E SALUTE
PERCHÉ LA MANDIBOLA A VOLTE FA CLIC:
PROBLEMI ARTICOLARI O DI BRUXISMO
Spesso l’articolazione va «fuori posto» per mancanza di denti posteriori, inciampi
dell’articolazione o movimenti involontari di sfregamento dei denti stessi
Avvertire un «clic» della mandibola quando si
mastica è un’evenienza molto più frequente di
quanto si pensi, spesso accompagnata da altri
disturbi, tutti a carico dell’articolazione
temporo-mandibolare, quella che connette la
mandibola al cranio e che entra in azione ogni
volta che si apre la bocca per masticare o
parlare.
Che
cos’è
il
cosiddetto
«clic
mandibolare»? «Si tratta di un rumore
articolare causato dal cattivo posizionamento
del disco articolare, che è frapposto tra l’osso
temporale del cranio e il condilo mandibolare.
I capi di queste due ossa entrano in contatto durante i movimenti di apertura e chiusura della bocca in
una concavità denominata fossa glenoide, delimitata anteriormente da una sorta di “montagnettaâ€
(tubercolo articolare). A volte può addirittura capitare che il condilo superi questa convessità causando
una lussazione, condizione che può richiedere un intervento tempestivo per riposizionare
manualmente la mandibola bloccata. Sia i “clic†sia i blocchi in apertura o in chiusura della bocca
segnalano una sofferenza del sistema articolare e in particolare una incoordinazione fra disco
articolare e articolazione che determina “inciampi†avvertiti appunto come “clicâ€Â».
Quali sono le possibili cause? «I fattori che possono essere coinvolti sono numerosi, quelli più
spesso chiamati in causa sono i problemi di malocclusione (cattivo combaciamento delle arcate
dentarie, talvolta legati alla perdita di denti posteriori), a cui spesso si associa il bruxismo.
Quest’ultimo disturbo comporta movimenti involontari della mandibola e ha il più delle volte
un’origine emotiva. Quando il “clic†mandibolare diventa cronico si possono instaurare anche
fenomeni artrosici o di rimodellamento del condilo che possono aumentare ulteriormente il disturbo.
Raramente e solo nel dislocamento cronico si può parlare di lassità legamentosa o di lesione
permanente del disco articolare, da usura o rottura».
A chi bisogna rivolgersi? «La figura di riferimento è lo gnatologo o specialista in ortognatodonzia, la
branca dell’odontoiatria che si occupa dello studio della posizione delle arcate dentali e delle funzioni
dell’articolazione temporo-mandibolare. Un’attenta visita in genere basta per mettere a fuoco il
problema. Il ricorso a indagini più approfondite, in particolare la risonanza magnetica, ha senso solo in
casi insidiosi per orientare meglio la terapia».
Quali sono i trattamenti? «Se il disturbo è lieve e solo occasionale non occorrono particolari
provvedimenti, se non l’eventuale ricorso a terapie sintomatiche, per es. con farmaci miorilassanti che
riducono la tensione muscolare, o analgesici per alleviare il dolore. Se invece il problema persiste, e
magari tende anche a peggiorare, è utile un attento studio delle arcate dentarie. Qualora si evidenzino
problemi di malocclusione occorre correggerli con terapie ortodontiche o con protesi che sostituiscano
gli elementi dentari mancanti. A volte, se a prevalere è il bruxismo, può essere utile anche il ricorso a
specifici bite (“apparecchi†di plastica da portare in genere di notte, ndr). (Salute, Corriere)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 568
SCIENZA E SALUTE
Più di due drink al giorno aumentano il rischio di ictus
Per le persone di mezza età il bere troppo è un fattore predisponente più pericoloso
dell’ipertensione o del diabete
Due bicchieri di vino (al giorno) per gli uomini e uno per le donne è il
massimo: chi beve di più, soprattutto nell’età compresa fra i 50 e i 70
anni, aumenta le sue probabilità di andare incontro all’ictus. Per gli
individui di mezza età l’alcol è un fattore di rischio, per le arterie del
cervello, più pericoloso dell’ipertensione o del diabete.
Studio su più di 11 mila gemelli svedesi: Questi dati emergono da
un gigantesco studio su 11.644 gemelli svedesi dello stesso sesso che sono stati seguiti per 43 anni. Al
momento del reclutamento tutte le persone avevano meno di sessant’anni. L’analisi dei dati ha
permesso di dimostrare che i forti bevitori (più di due drink al giorno) hanno un rischio di andare
incontro a ictus superiore del 34% rispetto a chi beve soltanto un mezzo bicchiere di alcolici.
Non solo: chi beve troppo nel corso della mezza età ha una probabilità di andare incontro a un
incidente cerebrovascolare cinque anni prima degli altri, a prescindere da un’eventuale
predisposizione genetica o da altri fattori di rischio risalenti a età più giovanili.
Attenzione all’ipertensione e alla glicemia.
E se è vero che il bere tanto fra i 50 e i 70 anni è il primo fattore di rischio per ictus, oltre i 75, invece,
diventa più importante l’essere ipertesi o avere un diabete.
Ma come si quantifica un drink? Secondo l’American Heart Association un drink equivale a otto
once di vino che, tradotti nelle nostre misure, significano 28,4 millilitri. (Salute, Corriere)
LA PREVENZIONE NON ASPETTA:
ATTENTI AL COLESTEROLO GIÀ DOPO I 35 ANNI
La salute del cuore va messa in cassaforte fin da giovani: tutti gli anni passati con
il colesterolo più alto della norma si pagano in tarda età .
Non bisogna aspettare la mezza età per iniziare a preoccuparsi del colesterolo: questa bomba a
orologeria per il nostro cuore inizia a ticchettare fin da giovani.
Livelli (anche di poco) superiori alla norma tra i 35 e i 55 anni possono avere effetti negativi a lungo
termine sulla nostra salute: ogni decennio passato con il colesterolo alto aumenta il rischio di malattie
cardiovascolari addirittura del 39%. E' quanto dimostra uno studio pubblicato sulla rivista Circulation.
«Gli anni trascorsi con il colesterolo alto influiscono sulla salute proprio come gli anni segnati dal
fumo». «Il modo con cui trattiamo i nostri vasi sanguigni quando abbiamo 20, 30 e 40 anni, pone le
basi per le malattie che svilupperemo più avanti con l'età . Se aspettiamo di avere 50 o 60 anni per
preoccuparci delle malattie cardiovascolari – è come chiudere la stalla dopo che sono scappati i buoi».
I ricercatori hanno analizzato i dati clinici relativi ad oltre 1.400 persone sane di 55 anni. Per ciascun
partecipante è stato calcolato il numero di anni passati con il colesterolo alto, e poi si sono monitorati
gli effetti sulla salute cardiovascolare nei 20 anni successivi. Tra i 55enni in studio, il 40% aveva già alle
spalle almeno 10 anni di colesterolo elevato: nei 15 anni successivi, il loro rischio cardiovascolare si è
rivelato 4 volte superiore alla norma. Gli effetti negativi si sono poi accumulati nel tempo: ogni decade
trascorsa con il colesterolo (anche di poco) superiore ai livelli di guardia, ha determinato un
innalzamento del 39% del rischio di sviluppare malattie cardiache». (OK, Salute e Benessere)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 568
PREVENZIONE E SALUTE
PERCHÉ LA SINDROME METABOLICA DÀ «BENZINA» AL
CANCRO
Una condizione che comprende valori elevati di circonferenza dell’addome,
ipertensione, trigliceridi e glicemia. Si combatte adottando stili di vita corretti
L’Oms ha lanciato l’allarme: i chili di troppo causano milioni
di morti e sono universalmente riconosciuti come fattori di
rischio per malattie cardiovascolari, ictus, diabete e
tumori.
Sotto accusa, insieme a obesità e sovrappeso, è la sindrome
metabolica: condizione caratterizzata da aumento della
circonferenza dell’addome (superiore a 88 cm nelle donne e
a 96 negli uomini) e almeno due fattori fra ipertensione
arteriosa, ipertrigliceridemia (oltre 150 mg di trigliceridi per
decilitro di sangue), ridotti livelli di colesterolo “ buono†HDL (meno di 50 nelle donne e di 45 nei
maschi) e aumento della glicemia a digiuno (maggiore di 100).
Armi utili contro la sindrome metabolica : «Se si hanno anche solo tre di queste cinque
caratteristiche si soffre di sindrome metabolica, e sale il rischio di cancro, perché si crea un
“microambiente†favorevole allo sviluppo e alla proliferazione delle cellule cancerose - spiega Andrea
De Censi, responsabile dell’Oncologia medica all’ospedale Galliera di Genova -.
In pratica, offriamo al cancro la possibilità di crescere più velocemente, perché gli forniamo la
“benzina†di cui ha bisogno: glucosio per produrre energia e insulina per proliferare».
La sindrome metabolica interviene in tutte le fasi del tumore:
ne favorisce la formazione e la progressione, ma è ormai certo anche che fa crescere, fra i malati
oncologici, le probabilità di ricaduta e la mortalità .
«Cambiare stile di vita e dimagrire dopo il cancro può non essere semplice, specie in chi non è giovane.
Abbiamo però scoperto che due “vecchi†farmaci sono utili nel bloccare il circolo vizioso causato da
glucosio e insulina: la «aspirina» a dose cardiologica (100 mg al giorno, basso dosaggio) e la
metformina, comune medicinale antidiabete.
Partirà quindi a breve uno studio europeo per verificare se, dopo l’asportazione di un tumore del
colon, sia meglio somministrare uno dei due farmaci o darli entrambi per rallentare la progressione
della neoplasia».
Ad oggi, comunque, numerosi studi hanno già concluso che l’uso regolare dell’aspirina a dose
cardiologica diminuisce le probabilità di ammalarsi di varie forme di tumore (al colon soprattutto, ma
anche a seno, stomaco, prostata, polmone) e nei pazienti che già colpiti dalla neoplasia abbassa il tasso
di mortalità , riducendo anche il rischio di metastasi.
Infine, sempre maggiori sono le conferme sull’efficacia della metformina nel riparare i difetti
metabolici che possono causare il cancro, e crescono gli indizi a favore del fatto che l’assunzione
regolare della cura antidiabete riduca le probabilità di ammalarsi di carcinoma mammario.
(Salute, Corriere)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 568
SCIENZA E SALUTE
PERCHÉ IL SUDORE EMANA CATTIVO ODORE?
Il sudore di per sé non ha odore. Questo si crea dal suo contatto con la flora
batterica presente sulla pelle e soprattutto, sulla peluria che ricopre il nostro corpo.
«Possiamo scriverlo a chiare lettere: non è vero che
il sudore irriti la pelle. È un mito che va sfatato».
A parlarne è Marcello Monti, responsabile
della Dermatologia in Humanitas e docente
all'Università degli Studi di Milano, che spiega:
«Il sudore è composto per il 99% da acqua più
qualche elettrolita. E l'acqua di cui è composto è
acqua più che “buonaâ€: è l'acqua che proviene dal
nostro stesso organismo, dai cibi che consumiamo,
da ciò che beviamo. Questo tipo di acqua non può
avere dunque alcuna azione negativa sulla nostra
pelle».
Sebbene sia un prodotto importante del nostro organismo e contribuisca in modo rilevante a
mantenerci in salute – la sudorazione è un processo fondamentale per mantenere costante la
temperatura corporea – il sudore è per molte persone un problema perché risulta inestricabilmente
connesso, soprattutto in alcuni casi, con un odore sgradevole e pungente che nessuno vorrebbe mai
sentirsi addosso.
«In realtà – spiega il professor Monti – non è il sudore di per sé a emanare cattivo odore, ma la flora
batterica presente sulla pelle del corpo, in particolare tra le pieghe del corpo come ascelle e inguine, e
sui peli. Quando il sudore entra in contatto con questa flora batterica questa si attiva ed emette delle
sostanze solforate responsabili dello sgradevole odore».
I consigli per ridurre l’odore del sudore
Ecco due suggerimenti del dermatologo che possono aiutare a ridurre la presenza di cattivo odore
generato dal sudore:
1. provvedere alla rasatura delle parti del corpo che presentano peli:
è soprattutto su questi ultimi, infatti, che si annidano i batteri responsabili del cattivo odore.
Particolare attenzione deve essere rivolta soprattutto alle pieghe come inguine e ascelle, nelle
quali l'umidità ristagna più facilmente e i batteri tendono a proliferare maggiormente;
2. utilizzare sostanze antisudorali come i sali di alluminio (come il cloruro di alluminio o l'allume di
rocca) per ridurre la sudorazione a livello locale:
«Questi sali sono astringenti e antibatterici e, se applicati ad esempio nel cavo ascellare,
chiudono temporaneamente gli sbocchi delle ghiandole sudoripare inibendo la sudorazione e
riducendo così, grazie anche all'azione antibatterica, la problematica del cattivo odore».
(Salute, Humanitas)