Anno IV – Numero 569
AVVISO
Ordine
1. Crisi occupazionale:
Istituito un fondo di
solidarietà per i colleghi
iscritti all’ albo in stato
di disoccupazione
2. Campagna di
prevenzione per il
carcinoma della prostata
3. Concorso 2009,
Santagada:
commissione convocata
per consegnare gli atti
Notizie in Rilievo
Scienza e Salute
4. Musica contro il
dolore, Rihanna aiuta
dopo un'operazione
chirurgica
5. Acne? Sì alla piscina, il
cloro aiuta
6. La molecola che attiva
l’ansia. Ecco dove
nascono le paure
Prevenzione e
Salute
7. Acne? Sì alla piscina, il
cloro aiuta
8. Make up sicuro anche
con le lenti a contatto
Venerdì 30 Gennaio 2015, S. Martina, Serenella
Proverbio di oggi………..
Pe' mmare e pe' cielo nun ce stanno taverne
Per mare e in cielo non ci sono ripari
Concorso 2009, Santagada: commissione
convocata per consegnare gli atti
In Campania, la commissione del concorso ordinario 2009 ha
concluso i lavori e venerdì consegnerà gli atti alla Regione
I 700 farmacisti candidati idonei, che da tempo protestano per avere risposte dal
governatore Stefano Caldoro, su graduatoria definitiva e numero di sedi
disponibili, potrebbero riceverle a breve. È Vincenzo Santagada, presidente
dell'ordine dei farmacisti di Napoli e membro della commissione («allora ero solo
professore universitario e non presidente di Ordine»), a spiegare che questa
«lunga e assurda vicenda» si avvicina al passaggio finale:
«La commissione è stata riconvocata dall'avvocatura regionale, che ha ritenuto
opportuno rivedere alcun punteggi, anche alla luce dei ricorsi in atto. I lavori sono
stati portati a termine e venerdì (oggi per chi legge) siamo convocati per
consegnare gli atti alla Regione. Sarà poi la Regione che con un atto politico dovrÃ
pubblicare la graduatoria definitiva e il numero delle sedi». E aggiunge: «Resta
comunque assurdo che non si sia ancora chiuso un concorso pubblico indetto nel
2009». Dello stesso avviso sono i farmacisti risultati idonei che, organizzati in un
comitato di agitazione, fanno sapere di attendere da tempo «risposte su una
graduatoria definitiva, che terrà conto anche dei ricorsi fatti nel frattempo», e in
particolare di sapere il destino «delle sedi date ai comuni per diritto di prelazione
per l'apertura di farmacie comunali la maggior parte delle quali non sono mai
stata attivate». Come comitato, spiega Salvatore Crimaldi, uno dei membri
«chiediamo che vengano restituite ai farmacisti che hanno partecipato al
concorso. In Campania ci sono centinaia di giovani e meno giovani colleghi
laureati disoccupati che attendono risposte per sapere se diventeranno titolari di
una farmacia». Lo stesso Santagada, sottolinea che si tratta di «35 sedi date in
prelazione ai Comuni sei anni fa che devono tornare nell'elenco di quelle a
concorso. Sono sedi» chiarisce «per le quali c'è un decreto di decadenza
pubblicato nei mesi scorsi nel Bollettino ufficiale della regione Campania e per le
quali la Regione, nel marzo 2014, aveva comunicato ai Comuni che l'alternativa
all'apertura era la perdita di prelazione. Ma nell'atto di programmazione regionale
di agosto ha inserito un'ulteriore proroga al 31 dicembre 2014. Ma ora devono
tornare nell'elenco delle sedi messe a concorso nel 2009». (farmacista 33)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 569
PREVENZIONE E SALUTE
ACNE? SÌ ALLA PISCINA, IL CLORO AIUTA
Il cloro presente nell’acqua della piscina non solo non nuoce alla pelle con l’acne ma
addirittura le giova, disinfettandola.
Soffri di acne e hai voglia di fare un tuffo in piscina? Nessuna controindicazione: a differenza di quello
che comunemente si crede, il cloro presente nell’acqua della piscina non solo non nuoce alla pelle
acneica ma addirittura le giova, disinfettandola.
A spiegarlo è Marcello Monti, responsabile della Dermatologia in Humanitas e docente all’UniversitÃ
degli Studi di Milano:
«Il cloro non interagisce in nessun modo con le lesioni
acneiche.
L’acne è una patologia dermatologica che si sviluppa
nei follicoli piliferi, e quindi in profondità , non sulla
superficie della pelle, dove né l’acqua, né il cloro
riescono ad arrivare.
Non si può dunque parlare degli “effetti“ del cloro
sull’acne, semplicemente perché tra i due fattori non
c’è interazione.
Anzi: il cloro sulla pelle ha una certa azione
disinfettante».
Che cos'è l'acne?
Ma che cosa è l’acne? L’acne è un disordine cronico-infiammatorio del follicolo pilifero e delle
ghiandole sebacee. Le fasi di evoluzione dell’acne sono tre, e sono caratterizzate rispettivamente dalla
presenza di comedoni (punti neri chiusi e aperti), di papule (elementi infiammati) e di pustole
(foruncoli col puntino bianco o giallo).
Il comedone è un tappo che si forma allo sbocco del follicolo e favorisce lo sviluppo dei batteri
all’interno, dando origine al foruncolo.
Nonostante le rassicurazioni dei dermatologi circa la frequentazione della piscina da parte dei soggetti
acneici, non è infrequente imbattersi in ragazzi con l’acne che lamentano un peggioramento della
patologia dopo essere stati immersi nell’acqua della piscina:
«I pazienti acneici – spiega il professor Monti – sono di solito in trattamento dermatologico con
specifiche sostanze; spesso non è quindi l’acne a interferire con il cloro, ma il trattamento che si sta
seguendo.
L’acido retinoico, ad esempio, assottiglia particolarmente la pelle e la può rendere più vulnerabile alla
presenza del cloro. In questi casi si può quindi consigliare al paziente una nuova terapia che sia più
compatibile con la frequentazione della piscina, ad esempio la Terapia Fotodinamica.
I ragazzi andando in piscina oltre a fare sport sfogano anche tensioni e ansie, che sono tra le cause
dell’acne: è dunque un’attività che va il più possibile favorita».
(Salute, Humanitas)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 569
SCIENZA E SALUTE
LA MOLECOLA CHE ATTIVA L’ANSIA
ECCO DOVE NASCONO LE PAURE
Ansia e paura hanno lo stesso interruttore nel nostro cervello. La molecola che le
attiva è la stessa che portò Rita Levi Montalcini al Nobel
Ansia e paura hanno lo stesso interruttore al centro del cervello. Lo si cercava, è stato trovato e
adesso si può lavorare per vedere come «spegnerlo». Ma solo
quando la paura diventa malattia, quando il panico è
ingiustificato e paralizza, quando un grave trauma lascia come
conseguenza il terrore nel fare qualcosa.
Guidare l’auto, entrare in ascensore, uscire di casa, prendere
l’aereo... Fobie che innescano modificazioni ormonali e fisiche
tali da bloccare una persona, farla star male, attivare
meccanismi di difesa ingiustificati.
Utili per anticipare i pericoli reali, negativi quando il pericolo è
inventato. In questi casi, e solo in questi, l’interruttore va
spento o rimesso in equilibrio. Oppure si può studiare come
renderlo più raffinato, quasi predittivo di un pericolo: ansia e paura hanno consentito all’umanitÃ
bambina di sopravvivere, il meccanismo va preservato.
Amigdala, la «telecamera di sicurezza»: Il sistema memorizza il pericolo avvertito da tutti e
cinque i sensi, lo elabora e innesca le contromosse.
Per esempio fa distinguere:
 se quello che sembra un ramo d’albero è un vero ramo o un serpente mimetizzato,
 se l’auto che sta arrivando rischia di investirti o non rappresenta un pericolo.
Questa «telecamera di sicurezza» al centro del cervello si chiama amigdala, il pannello di comando è
adiacente e si chiama talamo. Si trovano in un’area della corteccia cerebrale che più si studia più
assomiglia alla centrale di comando psico-fisico-emotiva dell’intero organismo. Tutto è connesso e
tutto lì, in quell’area, interpreta dati e innesca reazioni.
40 milioni di ansiosi nel mondo: Il circuito nervoso responsabile dei disordini dell’ansia e delle
fobie, che nel mondo affliggono 40 milioni di adulti, è stato scoperto da due gruppi indipendenti.
Entrambi firmano la pubblicazione su Nature.
Il circuito svolge un ruolo chiave nell’organizzazione della memoria dei ricordi traumatici. È difficile
immaginare, che un’emozione intangibile come la paura sia codificata all’interno di circuiti nervosi.
Invece è così: è memorizzata e organizzata in un’area specifica del cervello.
«In precedenti ricerche - spiega Li - abbiamo scoperto che l’apprendimento della paura e del relativo
ricordo sono gestiti dalle cellule nervose nell’amigdala centrale». E ora il passo successivo. Gli scienziati
hanno visto che l’amigdala centrale è governata a sua volta da un gruppo di neuroni che formano il
nucleo paraventricolare del talamo (Pvt), una regione del cervello estremamente sensibile alle
sollecitazioni e che agisce come un sensore sia alla tensione fisica sia a quella psicologica.
Le Bdnf: «Queste due aree sono legate da messaggeri chimici, molecole chiamate Bdnf (Brain-derived
neurotrophic factor), note per essere implicate nei disturbi d’ansia». Le Bdnf sono fattori di crescita
che svolgono un ruolo importante nello stimolare la nascita di nuovi neuroni e di nuove connessioni
tra questi. Secondo i ricercatori potrebbero diventare presto il bersaglio di nuovi farmaci per il
trattamento dell’ansia e delle fobie. O per modulare ansie e fobie. Le Bdnf parlano italiano: la prima a
essere scoperta, negli anni 50, è quel fattore di crescita neuronale (Ngf) che consacrò Rita Levi
Montalcini premio Nobel nel 1986. (Salute, Corriere)
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Anno IV – Numero 569
PREVENZIONE E SALUTE
MAKE UP SICURO ANCHE CON LE LENTI A CONTATTO
Chi porta le lenti a contatto dovrebbe scegliere con molta cura i prodotti cosmetici
e seguire delle regole igieniche più ferree. Per il resto non ci sono controindicazioni
Non esiste alcuna controindicazione al trucco per chi porta le lenti a contatto, anche se chi le utilizza
dovrebbe seguire delle norme igieniche più attente e rigide e fare
una particolare attenzione alla scelta dei cosmetici.
Per saperne di più abbiamo chiesto qualche suggerimento alla
dottoressa Grazia Maria Quaranta, oculista di Humanitas.
La prassi del make-up per chi porta le lenti a contatto: «Le
donne che hanno deciso di indossare le lenti a contatto possono
stare tranquille perché potranno continuare a truccarsi, ma con
qualche accorgimento in più. E’ molto importante come norma
igienica generale, anche per chi non porta lenti a contatto, lavarsi
le mani bene prima di truccarsi, ma soprattutto è bene ricordare
che le lenti a contatto vanno applicate prima. Lo si fa per due ragioni pratiche, innanzitutto per evitare
che tracce di trucco possano entrare nell’occhio e sporcare le lenti provocando irritazioni, e poi perché
così si può vedere meglio mentre ci si trucca, quindi è anche un vantaggio. La zona del contorno occhi
è molto delicata, motivo per cui raccomando sempre a chi porta le lenti a contatto di utilizzare
prodotti ipoallergenici, e di scegliere con molta cura mascara, ombretti, matite occhi e eyeliner.
Per quanto riguarda la scelta degli ombretti, quelli compatti o in crema sono sicuramente da preferire
rispetto a quelli in polvere, le cui micro-particelle possono facilmente penetrare nell’occhio e infilarsi
tra la lente a contatto e la cornea, creando abrasioni corneali, o irritazioni della congiuntiva o della
cornea. Quindi meglio un ombretto compatto o in crema e che sia a base acquosa, che è sicuramente
meno irritante rispetto a una formulazione oleosa.
Per quanto concerne invece matita e eyeliner bisogna avere l’accortezza di non metterla a livello della
rima palpebrale – spazio compreso tra le ciglia e l’occhio –. La linea andrebbe tracciata o al di sopra o
al di sotto delle ciglia, per evitare ancora una volta che i pigmenti possano penetrare all’interno
dell’occhio. Fate molta attenzione anche alla scelta del mascara. Sebbene molte donne possano
pensare che il mascara waterproof possa essere migliore poiché più resistente, in realtà è
controindicato soprattutto per chi porta le lenti a contatto, poiché tende a seccarsi più velocemente,
dunque è più probabile che qualche particella o residuo possa penetrare nell’occhio. Sarebbe meglio
utilizzare un normalissimo mascara, non waterproof, ma che sia ipoallergenico. Chi porta le lenti a
contatto inoltre dovrebbe applicare il mascara non vicino all’attaccatura delle ciglia, ma partendo con
lo scovolino da metà ciglia verso l’esterno.
Un’ultima raccomandazione che dovrebbero osservate tutte le donne, chi porta le lenti a contatto e
anche chi non le porta. Ricordate che i cosmetici hanno una “scadenza†e che con il passare del tempo
tendono a deteriorarsi, e considerato che rimangono aperti per molto tempo possono anche
contaminarsi. Quindi quando acquistate un prodotto nuovo ricordate che potete utilizzarlo
mediamente dai 3 ai 6 mesi, e sarebbe anche il caso di non utilizzare i trucchi di altre persone,
specialmente quelli che vanno a contatto con gli occhi».
La procedura per struccarsi: «Come prima cosa bisogna lavarsi le mani e togliere le lenti a contatto
prima di struccare gli occhi, proprio perché strofinando l’occhio, nell’intento di rimuovere il make-up,
le lenti possono lesionarsi o sporcarsi con residui di trucco. Il consiglio è di utilizzare prodotti struccanti
ipoallergenici o usare le salviette oculari monouso prive di alcool, a base di sostanze lenitive e
rinfrescanti come camomilla e aloe. E’ consigliabile utilizzarne una per occhio e strofinare
delicatamente, evitando di fare troppa pressione sull’occhio». (Humanitas Salute)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 569
SCIENZA E SALUTE
MUSICA CONTRO IL DOLORE, RIHANNA AIUTA DOPO
UN'OPERAZIONE CHIRURGICA
Un'audioterapia di note o parole distrae il cervello dalla sofferenza
Non importa se si tratta di Rihanna o di Taylor Swift, se di pop o di rock, ciò che conta è che sia la
musica preferita dal piccolo paziente.
In questo modo ascoltandola è possibile ridurre il dolore con
cui il bambino ha a che fare dopo un intervento chirurgico.
A dimostrarlo è uno studio pubblicato su Pediatric Surgery da
un gruppo di esperti della Northwestern University di Chicago.
I ricercatori, guidato dal docente di anestesiologia e pediatria
Santhanam Suresh, hanno coinvolto nel loro studio circa 60
pazienti fra i 9 e i 14 anni, dividendoli in 3 gruppi.
Al primo è stato consentito di ascoltare dopo l'intervento 30
minuti di una musica a sua scelta, al secondo 30 minuti di una
storia a scelta e al terzo di isolarsi dai suoni esterni con
un'apposita cuffia, sempre per 30 minuti.
Valutando il dolore percepito dai ragazzi prima e dopo
l'audioterapia è stato scoperto che nei primi due gruppi era
possibile ottenerne una riduzione significativa.
“Non importava se alla prima seduta di audioterapia il dolore
fosse elevato o basso – ha spiegato Suresh – Ha funzionato per tutti e può essere utilizzata nei pazienti
sottoposti a interventi in regime ambulatorialeâ€.
In tutti i casi il vantaggio sarebbe sia a livello economico, sia a livello di effetti collaterali.
Al momento, infatti, i farmaci più utilizzati per controllare il dolore post operatorio sono gli oppioidi,
che nei bambini possono portare a seri eventi avversi a livello respiratorio.
Per questo spesso i pediatri ne riducono le dosi, con il rischio di non controllare in modo efficace il
dolore; per lo stesso motivo “l'audioterapia – ha sottolineato Suresh – è un'opportunità entusiasmante
e dovrebbe essere presa in considerazione dagli ospedaliâ€.
Per di più i pazienti possono continuare liberamente e autonomamente il trattamento a casa.
“Dopo lo studio – ha raccontato Sunitha Suresh, primo nome della pubblicazione – diversi pazienti
hanno finito per portare il loro iPod e ascoltare la loro musicaâ€.
Ma quali sono le basi di questo effetto? Secondo Santhanam Suresh potrebbero risiedere in un
meccanismo secondario coinvolto nel ricordo del dolore che si realizza nella corteccia prefrontale. “Il
dolore – ha spiegato l'esperto – è associato a un certo apprendimento.
L'idea è che se non ci si pensa forse non lo si avverte così tanto.
Stiamo cercando di imbrogliare un po' il cervello. Stiamo cercando di rifocalizzare i canali mentali su
qualcos'altroâ€.
Per farlo anche gli audiolibri possono essere d'aiuto. I benefici derivanti dal loro ascolto sono infatti
risultati del tutto simili a quelli della musica preferita.
“Alcuni genitori – ha raccontato Sunitha Suresh – hanno osservato che ascoltando gli audiolibri i loro
giovani figli si calmavano e si addormentavanoâ€.
Il segreto sarebbe sempre nel riuscire a distrarre dal dolore con un suono calmante, un approccio di
sicuro più economico e meno invasivo rispetto all'assunzione di farmaci. (salute, Il Sole 24ore)