Anno IV – Numero 570
AVVISO
Ordine
1. Crisi occupazionale:
Istituito un fondo di
solidarietà per i colleghi
iscritti all’ albo in stato
di disoccupazione
2. Ordine: Pillola dei 5
giorni dopo: farmaco
anticoncezionale?
Aborto mascherato?
Notizie in Rilievo
Scienza e Salute
3. Il vecchio olio di fegato
di merluzzo riscoperto
contro il tumore del
colon
4. Come curare al meglio
la psoriasi sulle unghie
5. Arriva il "sonno
spruzzabile":
melatonina spray contro
l'insonnia
Lunedì 02 Febbraio 2015, S. Maurizio
Proverbio di oggi………..
' O pietto forte vence 'a mala sciorta
Il coraggio vince la sfortuna
Ordine: Pillola dei 5 giorni dopo: farmaco
anticoncezionale? Aborto mascherato?
Dopo l'Ema è arrivata la decisione dell'Unione europea: non
occorre la prescrizione. In Italia l'ultima parola spetta all'Aifa,
ma è già polemica. Anche i farmacisti verso l'obiezione.
L’Ordine in collaborazione con l’associazione dei Farmacisti Cattolici della
sezione di Napoli, rappresentati
nel nostro Consiglio dalla
Collega Raffaella D’Aniello,
ha organizzato per Lunedì 9
Febbraio una serata tutta
dedicata alla pillola dei 5 giorni
dopo.
Prevenzione e
Salute
6. Jogging mattutino
inutile, migliori
performance dopo le 12
7. 6 motivi per lasciare le
scarpe fuori di casa
L’argomento sarà affrontato
non solo sotto l’aspetto
scientifico ma anche dal punto
di vista bioetico e legislativo.
Proveremo a fare chiarezza in
attesa di sapere se la Pillola dei
cinque giorni dopo potrà essere venduta senza ricetta anche nelle farmacie
del nostro Paese. I lavori saranno introdotti dal presidente Santagada e
coordinati dalla collega Angela Lupoli, presidente della UCFI-Napoli.
Parteciperà all’evento anche il presidente di Federfarma Di Iorio.
SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it
iBook Farmaday
E-MAIL:
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 570
SCIENZA E SALUTE
IL VECCHIO OLIO DI FEGATO DI MERLUZZO
RISCOPERTO CONTRO IL TUMORE DEL COLON
Bologna: la cura testata sull’uomo da un «cervello in fuga» rientrato in Italia
grazie ai fondi per la ricerca sul cancro dell’Airc, che festeggia i 50 anni
Forse pochi ricordano quel cucchiaino di olio di fegato di merluzzo che i
bambini di un tempo erano costretti ad assumere, tra smorfie di disgusto e
pianti, ogni mattina. «Prendi che ti fa bene» era il ritornello
accompagnatorio. Contro il rachitismo, per aiutare lo sviluppo. Panacea
dalle molteplici proprietà . Alcune del tutto ignote all’epoca: previene il
cancro colon-rettale, «spegne» gli stati infiammatori cellulari (fattori di rischio per tumori e malattie
degenerative varie), registra il sistema
cardiovascolare
contrastando
il
colesterolo «cattivo».
La sperimentazione sui pazienti,
risultati insperati
L’olio di fegato di merluzzo contiene
l’Epa, uno speciale Omega-3. Gli studi
sono in corso. Alla presentazione della
campagna dell’Associazione italiana per
la ricerca sul cancro (Airc) c’è il
ricercatore che lo sta sperimentando
sull’uomo. Grazie a lui, contattiamo una
paziente dello studio.
Racconta: «Qualche anno fa, durante un
controllo casuale, mi furono scoperti
numerosi polipi nel colon, rimossi
durante la colonscopia. Da ulteriori
accertamenti, pur non essendoci un
riscontro
genetico,
emerse
che
probabilmente ero affetta da poliposi
familiare attenuata: nel colon si
formano numerosi polipi, che se non
rimossi, crescono e possono trasformarsi
in tumori, rendendo necessaria la rimozione del colon. Mi fu detto che non c’era alcun trattamento
preventivo disponibile e che l’unica soluzione sarebbe stata la periodica rimozione dei polipi in fase
iniziale, prima della trasformazione in tumori, tramite periodiche colonscopie. Nel corso di due anni mi
hanno così rimosso una trentina di polipi». La paziente chiede l’anonimato. La sua vita è cambiata da
quando ha incontrato Luigi Ricciardiello, 45 anni, gastroenterologo dell’Università di Bologna. Qui ha
cominciato a collaborare con Andrea Belluzzi e qui lo ha incontrato l’imprenditrice nella sua «caccia» al
farmaco antipolipi: «Ho consultato i maggiori esperti in Italia e negli Stati Uniti e ho saputo dello studio
del Sant’Orsola sugli effetti di uno speciale Omega-3. Un integratore alimentare senza
controindicazioni. E ho chiesto di far parte della sperimentazione. Dall’inizio dell’assunzione
dell’integratore (due anni fa) la formazione dei polipi si è fortemente rallentata e in questo intervallo è
stato identificato e rimosso un solo polipo di tre millimetri. Oltre ogni più rosea aspettativa».
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 570
Quasi il 70% dei tumori potrebbe essere prevenuto se tutti avessimo stili di vita corretti
Ma un Omega-3 vale l’altro? Non sembra. In questo caso occorre proprio il derivato del fegato di
pesce (merluzzo, sardine, sgombri, salmone), un acido grasso libero, efficace perché in forma pura e
per questo subito assorbito a livello di cellule intestinali. Si chiama acido eicosapentaenoico (Epa). È la
base del primo studio di prevenzione della poliposi familiare. Sembra correggere anche le mutazioni.
L’Epa ha dimostrato di contrastare le infiammazioni e la morte cellulare (apoptosi), di prevenire il
cancro. Per esempio, curando la colite ulcerosa. Anch’essa anticamera del cancro colon-rettale.
Chi soffre di poliposi familiare grave, e sviluppa più di 100 polipi nel giro di 1-2 anni, ha quasi il 100% di
probabilità di avere un cancro al colon-retto.
Chi invece, come l’imprenditrice quarantenne, soffre di poliposi familiare attenuata ha 50-80
probabilità su cento di ammalarsi di tumore. Dipende sempre dal numero di polipi che sviluppa.
Ma qual è la corretta alimentazione per prevenire il cancro? Ricciardiello abbozza un menu salvifico:
«Pesce 2-3 volte la settimana, poca o nulla carne, drink di polifenoli e antocianine (abbondanti nelle
arance), verdure. Quasi il 70% dei tumori potrebbe essere prevenuto se tutti avessimo stili di vita
corretti». Anche l’obesità è cancerogena. E un metabolismo scorretto può trovare l’equilibrio grazie
alle antocianine delle arance. Quelle della «Salute», in particolare, se comprate domani nei punti Airc
aiutano anche la salute della ricerca. (salute, Corriere)
PREVENZIONE E SALUTE
JOGGING MATTUTINO inutile,
migliori performance dopo le 12
Potrebbe sembrare la scusa perfetta per i piu' pigri: e' stato scientificamente
dimostrato che la mattina non e' il momento migliore per fare jogging o attivita'
fisica in generale.
Uno studio della University of Birmingham ha infatti
scoperto che non importa se si e' "gufi" o "allodole", le
performance fisiche non raggiungono il loro picco fino
a mezzogiorno. In altre parole, piuttosto che svegliarsi
alle 6 del mattino per andare a correre, è meglio fare
jogging nel corso della giornata.
Per arrivare a queste conclusioni, pubblicate sulla
rivista Cell, i ricercatori hanno condotto una serie di
test su 20 atleti professionisti, tra cui diversi giocatori di hockey.
I test sono stati condotti sei volte dalle 7 del mattino alle 10 di sera. Inoltre, i ricercatori hanno chiesto
agli atleti di compilare un questionario dettagliato per capire
 chi è "allodola", cioè mattiniero,
 chi "gufo", cioè chi ama stare in piedi fino a tardi
 chi e' una via di mezzo.
Risultati: è emerso che
 le allodole hanno ottenuto risultati positivi nei test fisici condotti intorno a mezzogiorno.
 I nottambuli hanno invece dato il meglio poco prima delle 20.00,
 i tipi intermedi intorno alle 16.00.
L'orario in cui si e' svolto il test e' stato particolarmente importante per i "gufi" che hanno ottenuto
risultati fino al 26 per cento peggiori se costretti a esercitarsi di primo mattino. Secondo i ricercatori,
questo dimostrerebbe quanto e' importante ascoltare il nostro orologio biologico, anziche' quella
appeso sulla parete. "L'orologio biologico ha un grande effetto". "Ogni cellula del nostro corpo ha
praticamente un orologio e tutto e' controllato da essi". (AGI) .
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 570
SCIENZA E SALUTE
Come curare al meglio la psoriasi sulle unghie
Tante cure da scegliere in base all’estensione della patologia sulla pelle e alla
gravità del disturbo che compromette la qualità di vita dei pazienti
La psoriasi ungueale può essere difficile da curare e avere un impatto non trascurabile sulla qualità di
vita di chi ne soffre. Uno studio pubblicato sulla rivista Jama Dermatolgy prova a fare il punto della
situazione. «Circa due milioni di italiani soffrono di psoriasi: in circa la metà dei pazienti il disturbo
colpisce anche le unghie».
Quattro «situazioni» diverse da valutare. La psoriasi è una
malattia non trasmissibile (non è infettiva né contagiosa) che si
manifesta come un’infiammazione della pelle, solitamente di carattere
cronico e recidivante. Sulla cute compaiono chiazze rossastre,
rotondeggianti, eritematose, sulle quali si formano delle squame di
colore argenteo, che interessano soprattutto gomiti, ginocchia, cuoio
capelluto, regione lombo-sacrale, mani e piedi. Spesso non danno alcun
fastidio, ma possono causare dolore o prurito. Nell’ultima pubblicazione, gli studiosi americani hanno
analizzato i dati relativi alle sperimentazioni condotte tra il 1947 e il 2014 e hanno evidenziato quattro
differenti situazioni cliniche che richiedono differenti trattamenti.
«Le terapie prescritte per la psoriasi ungueale – devono essere bilanciate tenendo presenti diverse
caratteristiche:
 l’estensione della psoriasi sulla pelle,
 la presenza o meno di artrite psoriasica,
 la gravità del disturbo alle unghie
 l’impatto di tutto ciò sulla qualità di vita dei malati».
Che fare se le unghie si sfaldano
Quando la psoriasi colpisce le unghie queste diventano spesse e friabili, creando notevole disagio a chi
ne soffre, visto che le mani sono una zona molto visibile. Quando invece le unghie si sfaldano bisogna
capirne innanzitutto la ragione: eventi traumatici, infezioni batteriche e micotiche, deficit nutrizionali,
farmaci, patologie autoimmuni.
In generale gli esperti consigliano l’applicazione di gel o smalti ungueali a base di derivati della
vitamina A, integratori ad azione rimineralizzante e ristrutturanti quali idrossipropilchitosano e
metilsulfonilmetano. «In presenza di alterazioni ungueali è però opportuno rivolgersi al dermatologo
al fine di diagnosticare correttamente un’onicopatia psoriasica, escludendo che si possa trattare di
altre patologie e impostando un’adeguata strategia terapeutica» dice Richetta. Anche perché la
localizzazione ungueale può rappresentare un indice importante di gravità della psoriasi e un segno di
aumentato rischio di coinvolgimento delle articolazioni.
Terapie «locali» o farmaci a seconda della gravità . Come riportano anche la ricerca
statunitense, ad oggi «il trattamento della psoriasi ungueale varia in base all’estensione della patologia
cutanea, al coinvolgimento articolare e alla severità delle alterazioni ungueali che compromettono la
qualità di vita del paziente. Nei casi in cui la patologia sia limitata alle unghie, il trattamento di prima
linea include terapia topica a base di urea, acido salicilico, retinoidi, in percentuale diversa a seconda
dell’entità del quadro e l’associazione o meno di corticosteroidi con derivati della vitamina D.
Per pazienti con alterazioni ungueali severe che non hanno risposto alla terapia topica, il trattamento
raccomandato comprende invece terapia sistemica tradizionale (methotrexate ciclosporina,
acitretina) e terapia biologica (Infliximab, Adalimumab, Etanercept, Golimumab ed Ustekinumab)
utilizzabile solo in caso di coinvolgimento articolare (psoriasi artropatica)». (salute, Corriere)
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Anno IV – Numero 570
ARRIVA IL "SONNO SPRUZZABILE":
MELATONINA SPRAY CONTRO L'INSONNIA
Realizzato da una start-up americana, si vaporizza su pelle e collo e permette di
addormentarsi entro un'ora evitando il classico intorpidimento al risveglio
Si spruzza un paio di volte su collo e pelle ed entro un'ora si dorme senza problemi.
Da una start-up americana arriva Sprayable Sleep (letteralmente "sonno
spruzzabile"), uno spray contro l'insonnia a base di melatonina. Le dosi
sono però circa trenta volte inferiori rispetto a una normale pillola e
permettono di evitare il classico intorpidimento al risveglio, che è un
effetto collaterale tipico della sostanza.
Il "sonno" in un flacone - Lo spray contiene tre molecole
fondamentali. Oltre a bassi dosi di melatonina - il classico "ormone del sonno" già somministrato in
pillole per combattere l'insonnia - comprende anche l'amminoacido tirosina e l'acqua distillata.
La somministrazione per via dermica lo rende di facile utilizzo e senza effetti collaterali proprio perché
la dose del principio attivo è bassa. Ogni bomboletta contiene 60 spruzzate ed è sufficiente, quindi, per
30 giorni di utilizzo.
Disponibile da febbraio - Lo spray è ora in sviluppo e un prototipo potrà essere disponibile a partire
da febbraio per coloro che daranno il loro sostegno (quantificato in 85 dollari) entro inizio marzo. Lo ha
dichiarato il suo sviluppatore Ben Yu al giornale Bloomberg Businessweek. (Salute, Tgcom24)
6 motivi per lasciare le scarpe fuori di casa
Migliora l'igiene e fa bene ai muscoli: camminare scalzi tra le quattro mura
domestiche offre non pochi vantaggi alla salute di tutta la famiglia
"Tu con quelle scarpe in casa non entri". Ogni bambino ha sentito pronunciare queste parole a sua
madre almeno una volta nella vita. Ma anche se non sono sporche in maniera evidente, le scarpe
possono compromettere l'igiene dell'ambiente domestico attraverso l'accumulo di batteri e sostanze
tossiche, invisibili a occhio nudo. E non solo.
Qui trovate sei buone ragioni per cui dovreste lasciare le vostre calzature fuori dalla porta.
1.batteri: la suola e la parte esterna delle
2.sostanze tossiche: erbicidi,
scarpe possono ospitare fino a 400.000 batteri
che causano malattie come diarrea, meningite
o polmonite. E’ consigliabile lasciare le scarpe fuori
dall’ambiente domestico, specie se ci sono persone
ammalate o convalescenti.
3.sporcizia: forse il motivo più evidente. Al di
là di batteri e tossine che non sono visibili ad
occhio nudo, lo sporco accumulato sulle
scarpe potrebbe mettere a repentaglio
l’igiene di casa. Lasciarle fuori permetterÃ
inoltre di consumare meno detersivi per le pulizie.
5.muscoli: le scarpe mantengono le dita
dei piedi rigide e intrappolate. Camminare
a piedi nudi in casa contribuisce dunque a
rafforzare i muscoli dei piedi e a migliorare
l’elasticità delle dita. Con benefici garantiti anche per la
circolazione.
pesticidi e altri prodotti usati in
agricoltura e giardinaggio. Queste
sostanze possono essere facilmente
trasportate dall’esterno all’interno attraverso le
scarpe che indossiamo.
4.inquinamento acustico: le suole
e i tacchi delle scarpe possono fare
davvero un gran baccano per chi
vive al piano inferiore o comunque
vicino a voi.
6.Piedi piatti: le persone e anche i
bambini che vanno abitualmente scalzi
hanno un rischio minore di sviluppare i
cosiddetti “piedi piattiâ€. Nelle scarpe la pianta del
piede si “stende†come una pizza provocando
un’anomalia dell’arco plantare. (salute, Tgcom24)