Ordine dei Farmacisti della provincia di Napoli
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Anno IV – Numero 597 Martedì 10 Marzo 2015, S. Simplicio, Maria Eugenia, Emiliano AVVISO Proverbio di oggi……….. Ordine 1. Ordine: Quota sociale, 2015 2. ORDINE: Rapporti di attività professionale 3. Requisiti trasferimento Titolarietà farmacia: disposizione decreto milleproroghe 4. Ordine: Convegno sul paziente emorroidario Valeno cchiù l'uocchie che 'e schioppettate (colpiscono più gli occhi che le fucilate) CONTRORDINE, 2 MELE AL GIORNO TOLGONO IL MEDICO DI TORNO: IL COLESTEROLO SCENDE Notizie in Rilievo Contrordine, ce ne vogliono due di mele al giorno per togliere il Scienza e Salute 5. Curare l’endometriosi: la scelta della terapia spetta alla donna 6. Piacere di annusarti: il significato della stretta di mano Prevenzione e Salute 7. Ordine: Esami del sangue: Fosfatasi alcalina 8. Contrordine, 2 mele al giorno tolgono il medico di torno: il colesterolo scende 9. L'ombra dei conservanti sul Morbo di Crohn medico di torno. L'istituto Ager Merlo ha fatto il punto sulle più recenti scoperte scientifiche riguardanti le qualità della mela. Allo studio, durato 4 anni, ha lavorato una task force di ricercatori di quattro sedi universitarie (Bologna, Milano, Padova, Udine) e due istituti di ricerca (CReSO e Fondazione Mach con il coordinatore Riccardo Velasco). La ricerca aveva l'obiettivo di studiare gli effetti del consumo di mele su volontari affetti da moderata ipercolesterolemia. Per due mesi 40 persone hanno consumato due mele al giorno. I primi risultati dimostrano che il consumo di 2 mele al giorno è in grado di abbassare, in media del 3%, il colesterolo totale, ed anche il colesterolo Ldl, in media del 4%. In concomitanza, dopo aver sgranocchiato le renette, nel corpo si è misurato un aumento significativo di sostanze antiossidanti. «Si sta ora completando l'analisi di altri importanti fattori di rischio di malattie cardiovascolari, quali la funzionalità vascolare e l'elasticità delle arterie», ha aggiunto l'esperta. (salute, Il Messaggero) ORDINE: CONVEGNO SUL “PAZIENTE EMORROIDARIO: RUOLO DEL FARMACISTA” Lunedì 16 Marzo, ore 21.00, Sede Nell’ambito del progetto di formazione e prevenzione, l’Ordine ha organizzato una serata dedicata al paziente affetto da patologia emorroidaria. Il tema: “Le possibilità terapeutiche nella malattia emorroidaria: ruolo del Farmacista” sarà affrontato dal prof. Gennaro Rispoli. SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: ordinefa@tin.it; info@ordinefarmacistinapoli.it SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 597 SCIENZA E SALUTE Ordine: ESAMI DEL SANGUE Una sintetica «biblioteca» dei principali valori che si possono trovare sul referto Gli esami per il Fegato Sono diversi i test ematici che possono dare indicazioni sullo stato di salute del fegato. È importante valutarli nel loro insieme Nell’edizione odierna parliamo di FOSFATASI ALCALINA Bilirubina Fosfatasi alcalina GammaGT Transaminasi Che cosa si misura: L’esame consente di misurare la concentrazione della fosfatasi alcalina (AlPh) nel sangue. La AlPh è un enzima presente in diversi tessuti del corpo. In particolare, essa si trova nelle ossa e nelle cellule del Adulti 50-190 U/L* fegato che formano i dotti biliari (canalicoli che trasportano Adolescenti 10-15 anni 130-700 U/L* la bile all’intestino dove è necessaria per la digestione dei Bambini 1-10 anni 110-550 U/L* grassi). Bambini fino a 1 anno 110-700 U/L* Sebbene in concentrazioni inferiori, la AlPh è presente anche nelle cellule intestinali e nella placenta. Tutte queste parti del corpo producono forme diverse di fosfatasi alcalina, che sono definite isoenzimi. La AlPh è presente anche nel sangue, ma a livelli bassi; in caso di malattie del fegato o delle ossa essa può aumentare. Quando e perché il test è indicato: L’esame è usato per evidenziare malattie del fegato (soprattutto delle vie biliari) e delle ossa, per seguirne la progressione o per valutare l’efficacia di un eventuale trattamento terapeutico. Il medico prescrive il test della AlPh come parte degli esami di funzionalità epatica che vengono effettuati di routine (bilirubina, transaminasi AST e ALT), oppure quando il paziente presenta i sintomi di un disturbo epatico o osseo. Come si fa il test: prelievo di sangue dalla vena di un braccio. Il digiuno è consigliato, ma non necessario, poiché AlPh aumenta, ma solo lievemente, nelle ore successive a un pasto. I valori della AlPh nel sangue variano a seconda dell’età. Nei bambini piccoli e negli adolescenti, essa aumenta per effetto della crescita delle ossa. Nella tab. sono riportati i valori normali per le diverse fasce d’età. Come interpretare i risultati dell’esame: In generale, livelli di AlPh superiori alla norma sono indice di una malattia del fegato o delle ossa. Se anche gli altri esami di funzionalità epatica, come bilirubina e transaminasi (AST e ALT), sono elevati, AlPh può indicare una malattia del fegato, soprattutto a carico dei dotti biliari. Può trattarsi per esempio di carcinoma biliare, metastasi epatica, epatite o cirrosi biliare. In particolare, in caso di ostruzione dei dotti biliari, AlPh e bilirubina aumentano più delle transaminasi. Quando invece insieme a AlPh aumentano anche calcio e fosfato, è più probabile che il disturbo riguardi l’apparato scheletrico. Le malattie delle ossa associate ad aumento di AlPh sono: morbo di Paget, metastasi ossee, artrite deformante, osteomielite, rachitismo, sarcoidosi, fratture ossee. Quando il medico non riesce a trovare la causa dell’aumento di AlPh, si può effettuare il cosiddetto test degli isoenzimi, che consente di determinare quale forma di AlPh sia aumentata, se quella ossea o quella epatica. Una riduzione di AlPh nei pazienti con tumore al fegato o alle ossa indica che il terapia adottata è efficace. Una diminuzione di AlPh può anche essere causata da ipotiroidismo, anemia, malnutrizione o età avanzata. (Salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 597 PREVENZIONE E SALUTE CURARE L’ENDOMETRIOSI: LA SCELTA DELLA TERAPIA SPETTA ALLA DONNA L'intervento chirurgico non sempre è necessario. Per diagnosi tempestiva attenzione a tre sintomi chiave: dolore mestruale, dolore durante il sesso e quando si va al bagno Una rassegnata sopportazione, supportata da qualche analgesico all’occorrenza, non è sempre la strada migliore per affrontare i dolori mestruali, specie se la loro intensità si è accentuata mese dopo mese. Ben lontano da essere ‘normale’ un forte dolore pelvico può, invece, fare da campanello d’allarme per l’endometriosi, malattia femminile silenziosa che colpisce il 5-10% delle donne in età fertile. Nasce come conseguenza delle mestruazioni: dall’utero minuscoli frammenti di endometrio, la mucosa che lo riveste internamente, possono migrare in altri organi e apparati, e lì attecchire causando uno stato infiammatorio cronico. L’endometriosi è un ombrello sotto il quale esistono diverse forme, più o meno dolorose e invalidanti. Endometriosi? Non me ne sono accorta Alcuni studi scientifici sottolineano che la presenza di forme lievi di endometriosi, prive di sintomi, è tutt’altro che rara nella popolazione rosa. «La presenza di frammenti di endometrio al di fuori dell’utero, rilevata da esami istologici, non necessariamente significa sempre e comunque malattia», interviene Paolo Vercellini, resp. dell'Unità operativa di patologia ginecologica della Fondazione Irccs Policlinico di Milano. «Si può parlare di endometriosi solo quando si associa all’insorgenza di sintomi chiave, come dolori pelvici, addominali, rettali, infertilità, cisti ovariche». Anche in questo caso, però, non è detto che la malattia evolva verso le forme profonde, più gravi e con infiltrazione di altri organi addominali: accade solo in un terzo dei casi, mentre un altrettanto numero di donne rimane stabile negli anni. Le motivazioni non sono chiare, sull’esordio ed evoluzione della malattia sembra influire un cambiamento delle abitudini riproduttive, che porta oggi le donne ad affrontare un maggiore numero di mestruazioni durante l’età fertile rispetto al passato, oltre che fattori genetici predisponenti. «Inoltre è dimostrato che piccole lesioni, tipiche dell’endometriosi superficiale o peritoneale più lieve, possono essere temporanee e regredire spontaneamente». Dal ginecologo bando ai tabù Ammettere di provare dolore durante l’attività sessuale oppure in bagno, nei giorni del ciclo, per la donna può essere fonte di imbarazzo, anche se l’interlocutore è il medico o lo specialista. E’ cruciale, però, riportare al ginecologo questi sintomi che, quando associati a un dolore pelvico ricorrente, sono un segnale indicativo di endometriosi. «Durante la mestruazione la presenza di frammenti endometriosici, infiltrati nella parete vaginale posteriore o nella parete rettale anteriore, accentuano lo stato infiammatorio, causando dolore durante la penetrazione profonda o la defecazione». « Su 100 malate almeno l’80% riferisce dolore mestruale, il 30% dolore durante l’attività sessuale e il 20-25% dolore rettale alla defecazione durante il periodo mestruale». Se la donna non ne parla, spesso è anche il medico a non chiedere: le stime evidenziano un ritardo diagnostico fino a 7 anni dall’inizio dei sintomi dolorosi. Ciò può essere fonte di esasperazione dell’impatto psicologico, con il rischio che si inneschi un circolo vizioso del dolore, con iperalgesia (sentir male al solo tocco o sfioramento) e pesanti interferenze nella vita sessuale. PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 597 La chirurgia non è l’unica cura: Nell’immaginario femminile l’endometriosi rimanda all’intervento in laparoscopia: tolte le lesioni endometriosiche, ovunque esse siano, si pensa che il dolore passerà. Oggi molte società scientifiche, tra cui l’American Society for Reproductive Medicine (ASRM), promuovono sempre più una strategia farmacologica, con ormoni, e meno quella chirurgica. D’accordo anche Vercellini. «Per la diagnosi, innanzitutto: ci si arriva con un’attenta valutazione dei sintomi, una visita pelvica accurata e l’ecografia transvaginale, senza sottoporre sistematicamente la paziente a un intervento a mero scopo diagnostico». Nella settimana europea per la consapevolezza sull’endometriosi, fino all’8 marzo, e a ridosso della giornata mondiale dedicata alla malattia femminile, il 28 marzo, il messaggio chiave è uno: le donne con endometriosi possono scegliere. Solo in alcuni casi, infatti, la chirurgia è insostituibile, ad es. quando le lesioni hanno invaso tratti di intestino o ureteri occludendoli parzialmente, se sono presenti cisti ovariche voluminose con dubbio di neoplasia, oppure per le donne che non rispondono alla terapia ormonale, circa una su quattro. «I progestinici, che bloccano le divisioni cellulari dell’endometrio portando la mucosa all’atrofia, dimostrano una buona efficacia, scarsi effetti collaterali e possono essere assunti per anni. Con il ‘sì’ finale che, però, spetta alla donna. «Lo deve fare in base alle sue priorità: ci sono donne che hanno paura della sala operatoria, altre che non se la sentono di prendere ormoni per anni, altre che preferiscono l’intervento perché desiderano una gravidanza naturale. Il panorama è ampio, le esigenze individuali da rispettare. Non è detto che noi ginecologi sappiamo sempre cosa è meglio per le nostre pazienti. I medici hanno il dovere di proporre tutte le opzioni, non solo quelle che il loro centro può offrire». (Salute, Corriere) SCIENZA E SALUTE PIACERE DI ANNUSARTI: IL SIGNIFICATO DELLA STRETTA DI MANO Attraverso la pelle scambiamo anche il nostro odore che influenza il comportamento e le interazioni sociali Animale sociale, sì, ma dietro a buone maniere e convenevoli, acquisiti con millenni di storia ed evoluzione, l’uomo conserva comunque la sua parte animale. Anche in una stretta di mano, gesto di cortesia per eccellenza, che servirebbe di fatto ad annusare le persone. Lo svelano i ricercatori del Weizmann Institute di Israele che hanno condotto una serie di esperimenti per chiarire le basi etologiche di questa consuetudine esclusivamente umana. Non solo saluti e presentazioni, con la stretta di mano ci si scambia l’odore che, agendo per vie subliminali, influenza il comportamento e le interazioni sociali. Nel corso dello studio il team di ricerca ha infatti rilevato che tracce di segnali odorosi venivano lasciati anche sul tessuto di guanti, quando indossati per stringere la mano. L’uomo non rimane impassibile a queste informazioni olfattive lasciate sulla propria pelle da qualcun altro «ma va a cercarle». Del resto, in natura, lo fanno tutti. «Roditori, cani e altri mammiferi - si annusano continuamente nelle interazioni sociali e sembra che nel corso dell’evoluzione anche l’uomo abbia conservato questa pratica, solo a livello subliminale». Studiando il comportamento di 280 volontari con telecamere nascoste, i ricercatori hanno osservato che dopo la stretta di mano l’istinto è quello di annusarsi le mani, seppure impercettibilmente, per entrare in contatto con l’odore dell’altro. O con il proprio: quando si stringe la mano a una persona dello stesso sesso l’istinto animale ci spinge ad annusare la mano destra (con cui si è fatto il gesto), mentre di fronte a un individuo del sesso opposto tendiamo a cercare rassicurazioni nel nostro odore, annusando la mano sinistra che ha evitato il contatto. (OK, Salute) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 597 PREVENZIONE E SALUTE L'OMBRA DEI CONSERVANTI SUL MORBO DI CROHN Additivi comunemente utilizzati nell'industria alimentare acuirebbero alcune malattie infiammatorie dell'intestino, alterando la flora microbica e il suo modo di agire. Alcuni conservanti alimentari potrebbero contribuire al rischio di sviluppare malattie infiammatorie croniche dell'intestino e altri disordini metabolici. Secondo uno studio condotto sui topi e appena pubblicato su Nature, un tipo particolare di additivi, gli emulsionanti normalmente utilizzati in molti prodotti da supermercato, altererebbe la flora batterica intestinale peggiorando le infiammazioni a livello del colon in soggetti geneticamente predisposti a queste malattie. È la prima volta che si dimostrano effetti negativi diretti di queste sostanze sulla salute. INGREDIENTI PERICOLOSI. Almeno 15 diversi tipi di emulsionanti (sostanze in grado di stabilizzare un'emulsione) sono contenuti in cibi processati diffusi nelle diete occidentali. Vengono usati, per es. per rendere più soffici e cremosi i gelati da banco, o per evitare che le maionesi confezionate impazziscano (cioè che gli ingredienti si separino). BRUTTE SORPRESE. Gli emulsionanti sono generalmente classificati come "sicuri" da enti come la FDA americana, perché non sono stati dimostrati loro effetti tossici o cancerogeni sui mammiferi. Ma quando alcuni ricercatori della Georgia State University di Atlanta hanno "arricchito" la dieta di alcuni topi con due comuni emulsionanti, la carbossimetilcellulosa e il polisorbato 80, hanno visto che le sostanze hanno influito negativamente sulla salute degli animali. PIOGGIA SUL BAGNATO. Topi sani hanno sviluppato obesità e malattie metaboliche come l'intolleranza al glucosio. In topi geneticamente predisposti a malattie infiammatorie croniche dell'intestino (come il morbo di Crohn o la rettocolite ulcerosa nell'uomo) gli emulsionanti hanno intensificato i sintomi e gli episodi di infiammazione. PICCOLE DOSI. Gli effetti più gravi sono stati osservati nei topi con una dieta corrispondente a quella di un uomo che mangi solo gelato; ma i primi sintomi negativi sono comparsi a un dosaggio di emulsionanti pari a un decimo di quello normalmente consentito nei prodotti alimentari umani. MENO RICCO. L'intestino dei topi malati è risultato avere una flora batterica più carente, e i microbi sono risultati più vicini alle cellule delle pareti intestinali. L'ipotesi è che gli emulsionanti neutralizzino lo spesso strato di muco che protegge l'intestino dei mammiferi e che impedisce ai batteri di entrare in contatto con le cellule: un incontro che, quando avviene, dà luogo a infiammazioni e problemi metabolici. COME INTERVENIRE. Gli studi preliminari all'approvazione dei conservanti per l'industria alimentare potrebbero non aver evidenziato il problema perché compiuti su un campione di larga scala e senza particolari predisposizioni a malattie intestinali. Altri studi su uomo e modelli animali occorreranno prima che le linee guida su queste sostanze cambino. Eliminarle del tutto, avvertono i ricercatori, aumenterebbe la deperibilità dei prodotti alimentari, con altre conseguenze negative per la salute dei consumatori. (Salute, Focus) PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 597 Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli La Bacheca ORDINE: QUOTA SOCIALE Si Comunica che in questi giorni, Equitalia Sud SpA, Agente della riscossione dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli, sta recapitando l’avviso di pagamento relativo alla Tassa di iscrizione per l’anno 2015, di euro 150,00. Tutti i Colleghi che entro il 31 marzo p.v. non avessero ancora ricevuto tale avviso, possono rivolgersi direttamente agli Uffici dell’Ordine o inviare una e-mail all’indirizzo info@ordinefarmacistinapoli.it per conoscere le modalità di pagamento. Si ricorda che il mancato adempimento, fa venir meno il requisito per mantenere l’iscrizione all’Albo Professionale. ORDINE: RAPPORTI DI ATTIVITÀ PROFESSIONALE (COLLABORAZIONE O ESPLETAMENTO DI PRATICA PROFESSIONALE) Nota esplicativa dell’ASL Napoli 1 in merito all’obbligo da parte dei Titolari di Farmacia di provvedere ad effettuare le comunicazioni alla competente ASL di pertinenza, di inizio attività professionale in forma di collaborazione o di pratica professionale. La nota esplicativa e i moduli da utilizzare per la comunicazione contestuale allo STAP della Regione Campania, all’ASL e all’Ordine Provinciale dei Farmacisti sono reperibili sul sito istituzionale dell’Ordine www.ordinefarmacistinapoli.it, Sezione Servizi, → Modulistica REQUISITI TRASFERIMENTO TITOLARIETA’ FARMACIA: DISPOSIZIONE DECRETO MILLEPROROGHE Si informa che il Senato ha approvato in via definitiva, l’articolo unico del ddl 1779 di conversione del decreto legge del 31 dicembre 2014 n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, c.d. milleproroghe. Per quanto di interesse si segnala in particolare che all’art. 7 del DL citato è stato aggiunto il comma 4 quater che sposta fino al 31 dicembre 2016 l’efficacia delle disposizioni in materia di requisiti per il trasferimento della titolarità della farmacia, di cui all’art. 12 della legge 2 aprile 1968, n. 475, e s.m.i. Fino al 31 Dicembre 2016, ai fini dell’acquisizione della titolarità di una farmacia, è richiesta esclusivamente l’iscrizione all’albo dei farmacisti. Sono escluse dall’applicazione della disposizione le sedi oggetto del concorso straordinario. Sarà comunque cura della FOFI approfondire l’esame del citato provvedimento dopo la sua pubblicazione nella GU e comunicare eventuali ulteriori novità di interesse della professione.

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