Anno IV – Numero 708
AVVISO
Ordine
1. ORDINE:serata
dedicata ai farmaci SOP
e OTC
2. ORDINE: Corsi ECM
Notizie in Rilievo
Scienza e Salute
3. Adroterapia e
radioterapia. Quali sono
le differenze? A chi
serve?
4. Batticuore, quando e
perché è pericoloso?
5. Tumori alla tiroide:
quando serve un agoaspirato se si scopre un
nodulo
6.
Prevenzione e
Salute
7. Integratori alimentari,
un alleato per dimagrire?
8. Quando i problemi al
cuore passano dai denti
9.
Meteo Napoli
Martedì 15 Settembre
 Cielo Variabile
Minima: 25°C
Massima: 31°C
Umidità :
Mattina = 87%
Pomeriggio =70%
Martedì 15 Settembre 2015, Beata Vergine Maria Addolorata
Proverbio di oggi………..
Pure 'a riggina avette bisogno d''a vicina.
Anche la regina ebbe bisogno della vicina.
INTEGRATORI ALIMENTARI,
UN ALLEATO PER DIMAGRIRE?
Gli integratori alimentari potrebbero aiutare le donne che
vogliono tener sotto controllo il proprio peso e infine dimagrire?
«Non esiste un solo alimento o una sola bevanda con il potere di far
perdere peso, tanto meno un integratore alimentare.
Per cercare di dimagrire non bisogna soltanto
modificare il regime alimentare, ma anche avere uno
stile di vita sano e attivo», avverte la
dottoressa Manuela Pastore, dietista di Humanitas.
Associati a una dieta ipocalorica e a un buon livello di
attività fisica alcuni integratori alimentari possono
modulare la velocità di svuotamento gastrico e di assorbimento contribuendo
a stimolare il senso di sazietà .
«Tra questi ricordiamo gli integratori contenenti chiotosano, psillio,
glucomannani o semi di lino. Potrebbero poi essere assunti integratori a base
di estratti di baccello di fagiolo, fucus, griffonia e garcinia che aiuterebbero a
tenere a bada la sensazione di fame, soprattutto nei casi di “fame nervosaâ€Â»,
aggiunge la dottoressa.
Integratori alimentari a base di ginseng e tè verde per favorire il
metabolismo
Altra tipologia sono gli integratori alimentari che potrebbero favorire il
metabolismo energetico: «I più usati sono gli integratori a base di ginseng,
caffeina, teobromina, tè verde, estratti di bromelina contenuta nell’ananas
come coadiuvante della digestione proteica».
Gli integratori ad azione drenante sono costituiti a partire da estratti di
asparago, verga d’oro, ortica o pilosella. Quali altri estratti hanno un effetto
depurativo e diuretico? «Carciofo, estratti di tarassaco, genziana, liquirizia, ad
es., hanno proprietà depurative, mentre ginepro e sambuco hanno un effetto
diuretico», conclude la dottoressa Pastore. (Salute, Humanitas)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 708
SCIENZA E SALUTE
ADROTERAPIA E RADIOTERAPIA
QUALI SONO LE DIFFERENZE? A CHI SERVE?
La terapia tratta tumori non operabili e resistenti ai tradizionali trattamenti
radioterapici. Unico centro in Italia è a Pavia
A mia madre è stato diagnosticato un raro tumore cerebrale e pare che le cure tradizionali non siano
adatte. Ci hanno detto di rivolgerci al Centro di adroterapia di Pavia. Prima di affrontare il viaggio
(siamo pugliesi) vorrei capire come funziona questa cura. È una tecnica sperimentale?
È rimborsata dal Servizio sanitario?
L’adroterapia non è una terapia sperimentale ma una forma
Colpisce il Tumore
avanzata di radioterapia sviluppata per trattare i tumori non
operabili e resistenti ai tradizionali trattamenti radioterapici.
preservando i tessuti sani
Non è sostitutiva della radioterapia, con cui oggi è trattata
circa la metà dei malati oncologici, ma è necessaria nei casi in cui la radioterapia si rivela inefficace. Ciò
accade ad es. con i tumori «radio-resistenti» e nei casi in cui i tessuti tumorali sono vicini ad organi
vitali e delicati come, occhi, nervi, cervello o intestino, che devono essere preservati dagli effetti
collaterali della radioterapia.
L’adroterapia, infatti, è in grado di colpire solo il tumore preservando i tessuti sani e permette di
somministrare dosi più intense di radiazioni aumentando le possibilità di successo del trattamento.
Questo perché mentre la radioterapia convenzionale utilizza raggi X o elettroni, l’adroterapia prevede
principalmente l’uso di protoni o ioni carbonio: particelle atomiche, dette «adroni» più pesanti e
dotate di maggiore energia degli elettroni e quindi più precise ed efficaci.
Protoni e ioni carbonio Il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica di Pavia è uno dei 4 centri
mondiali, l’unico in Italia, in grado di effettuare l’adroterapia sia con protoni che con ioni carbonio.
Il CNAO è una fondazione privata, senza scopo di lucro, istituita dal Ministero della Salute nel 2001.
Il centro è ora convenzionato con il SSN solo per la Lombardia e l’Emilia Romagna. Per le altre Regioni è
necessario procedere con l’autorizzazione delle ASL di residenza, con grandi difficoltà .
Trattati 620 pazienti: A oggi sono stati trattati 620 pazienti per i quali non esisteva un trattamento
alternativo e si continuano a curare pazienti che rientrano nei protocolli autorizzati dal Ministero della
Salute, per i tumori che colpiscono:
 sistema nervoso centrale (gliomi ad alto grado, gliomi a basso grado); base cranica (cordomi e
condrosarcomi, meningiomi);
 occhio e orbita (melanoma oculare e altri tumori rari che toccano la congiuntiva, ghiandole
lacrimali, o i tessuti nervosi o connettivali);
 testa e collo (adenocarcinomi, carcinomi adenoidei cistici, sarcomi, melanomi mucosi; tumori di
origine epiteliale come i carcinomi spino-cellulari in fase avanzata; seni paranasali e cavitÃ
nasali; ghiandole salivari; distretto addominale (fegato e pancreas per tumori in fase avanzata);
 distretto pelvico (prostata , per tumori ad alto rischi e retto, per le recidive);
 ossa e tessuti molli (sarcomi).
Presto potranno essere trattati anche i linfomi di Hodgkin e i tumori pediatrici.
Come accedere al trattamento: è necessaria una visita con i medici del CNAO che analizzano gli
esami diagnostici già eseguiti. Confermata la possibilità di un trattamento, inizia il percorso
terapeutico. Medici e tecnici definiscono la posizione sul lettino studiata per consentire la maggior
precisione possibile del raggio che colpirà i tessuti tumorali. Poi si deve individuare, attraverso TAC,
risonanza magnetica e PET, il tessuto tumorale da irradiare. Ogni ciclo di trattamento può durare da
una a sei settimane con una seduta al giorno (di 1/2 ora) per 4 o 5 giorni a settimana. (Salute, Corriere)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 708
PREVENZIONE E SALUTE
QUANDO I PROBLEMI AL CUORE PASSANO DAI DENTI
Studio svedese spiega in che modo la parodontite è un fattore di rischio per le malattie
cardiovascolari. La colpa è di un batterio.
Il legame sarebbe costituito da un agente patogeno
parodontale, causa di cambiamenti nell’espressione
genica
che
aumentano
l’infiammazione
e
l’aterosclerosi nelle cellule muscolari lisce aortiche.
Le malattie parodontali (MP) parodontiti e gengiviti
sono patologie infettivo-infiammatorie delle stutture
che sostengono il dente, come la gengiva, il
legamento parodontale, l’osso alveolare e il cemento radicolare.
La bocca può essere porta d’accesso e sede di vari agenti patogeni
E il legame non è affatto nuovo. Infatti, precedenti ricerche avevano mostrato come una maggiore
perdita di osso alveolare aumenta il rischio di infarto e ictus anche di 6,6 volte.
Ma che il legame tra denti e cuore fosse più diretto era un’ipotesi già presa in considerazione dagli
scienziati.
Infatti, il batterio molto infettivo principale causa della parodontite Porphyromonas gingivalis è stato
trovato anche nelle placche di pazienti coronarici colpiti da attacco cardiaco.
E in alcuni modelli animali, P. gingivalis causa e accelera la formazione di aterosclerosi coronarica e
aortica.
Il meccanismo alla base di questa associazione non era però del tutto chiaro.
I ricercatori, guidati da Torbjörn Bengtsson del Dipartimento di Medicina Clinica dell’Università di
Örebro in Svezia, hanno iniettato il batterio p.Gengivalis in cellule muscolari lisce aortiche coltivate e
hanno osservato un aumento dell’espressione della angiopoietina-2, un fattore di crescita vascolare,
che ad alti livelli promuove l’infiammazione.
«Le cellule muscolari lisce dell’aorta producono bassi livelli di angiopoietina 2, ma la stimolazione con
P. gingivalis ne aumenta notevolmente l’espressione genica in queste cellule» hanno spiegato gli
autori.
Questo si traduce in un aumento netto dei livelli di infiammazione.
Una delle ipotesi avanzate per spiegare l’associazione tra parodontite e malattie cardiovascolari
riguarda, infatti, il ruolo negativo esercitato dall’infiammazione sistemica sul processo di aterosclerosi
e molti processi fisiologici.
«L’angiopoietina 2 aumenta direttamente la migrazione e la proliferazione delle cellule muscolari lisce
dell’aorta, fenomeno coinvolto nella patogenesi dell’aterosclerosi» hanno spiegato gli autori dello
studio.
Gli studi sul legame tra patologie infiammatorie del cavo orale e malattie cardiovascolari
continuano, con l’obiettivo di identificare dei marcatori biologici per la diagnosi e il trattamento di
entrambe le patologie.
(Salute, La Stampa)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 708
SCIENZA E SALUTE
BATTICUORE, QUANDO E PERCHÉ È PERICOLOSO?
Il batticuore in sé può non essere pericoloso. L’aumento della frequenza del battito
cardiaco è infatti una condizione normale, fisiologica, che si presenta ogni volta che il
cuore viene sottoposto a uno sforzo, fisico o emotivo che sia.
Il batticuore diventa però una situazione fisica preoccupante quando raggiunge livelli troppo elevati o
quando si verifica senza che vi sia un apparente motivo, come ci
spiega il dottor Giosuè Mascioli, responsabile dell’Unità Operativa di
Elettrofisiologia di Humanitas Gavazzeni Bergamo: «Una forte
emozione può provocare un aumento dei battiti anche fino a 120 al
minuto, senza che per questo si esca dalla normalità . Ma se il numero
dei battiti sale a 180 siamo di fronte a una situazione di potenziale
pericolo perché a questa velocità un cuore che già non è
perfettamente normale potrebbe non svolgere in modo corretto la
sua funzione primaria, che è quella di pompare il sangue in tutto il
corpo»
Cuore, l’importanza di sapersi regolare da sé
La frequenza cardiaca può variare da persona
a persona, in considerazione di vari fattori tra
i quali ci sono la forma fisica, lo stato di salute, il sesso, l’età .
In linea di massima si ritiene comunque che una condizione di frequenza normale, a riposo, debba
essere ricompresa tra i 50 e i 100 battiti al minuto.
Battiti che a volte possono aumentare o diminuire, per vari motivi:
«Bisogna tenere sotto controllo sia la bradicardia, cioè quando il battito è più lento, sia la tachicardia,
quando invece è più veloce – precisa il dottor Mascioli –.
L’aumento della frequenza in certe circostanze, come i momenti che precedono una situazione di
particolare tensione, tipo la partenza di una gara di atletica o un’interrogazione a scuola, è dovuta
all’azione dell’adrenalina, una sostanza che agisce sulla frequenza, aumentandola.
Niente di preoccupante, in questo caso, soprattutto quando si è capaci di controllare da sé le proprie
reazioni».
Diversa è la situazione che vede il batticuore, cioè l’aumento repentino e incontrollato dei battiti:
«Se mentre si è in una situazione di riposo e senza un apparente motivo in pochi secondi si passa da 50
a 130 – 140 o più al minuto, c’è qualcosa che non va, si è di fronte a un’aritmia, una condizione
potenzialmente pericolosa che va segnalata al più presto a un medico».
La tachicardia, un campanello d’allarme
I motivi di un così immediato aumento del battito
cardiaco sono molti e devono essere individuati il
prima possibile per poter intervenire per tempo sull’aritmia.
«La tachicardia, che oltre alle palpitazioni può essere associata anche a un dolore al petto, l’angina
pectoris, può avere come causa dei disturbi aritmici, cioè elettrici, coronarici o che interessano il
muscolo cardiaco.
Può essere, inoltre, provocata da un problema che riguarda le valvole.
Tutte situazioni di pericolo – conclude il dottor Mascioli, di cui il batticuore rappresenta un campanello
d’allarme che bisogna saper ascoltare».
(Salute, Humanitas)
PAGINA 5
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 708
SCIENZA E SALUTE
TUMORI ALLA TIROIDE: QUANDO SERVE UN AGOASPIRATO SE SI SCOPRE UN NODULO
Delle formazioni si valutano dimensioni, margini, irrorazione e aspetto all’ecografia
Un adulto su tre ha almeno un nodulo alla tiroide rilevabile
con l’ecografia e la frequenza sale fra le donne, specie dopo la
menopausa e all’aumentare dell’età .
I tumori, a prima vista, sembrano in aumento anche fra i
giovani sopra i 18 anni: a ben guardare però i dati si spiegano
con un incremento quasi esponenziale di ecografie e aghi
aspirati, non di rado inutili, perché spesso e volentieri le cisti
sono benigne.
Quali sono i noduli a rischio
«Esiste il rischio di sovradiagnosi - ammette Paolo Vitti della Società Italiana di Endocrinologia -.
I noduli spesso si trovano per caso durante ecografie eseguite per altri scopi, poi si fa l’ago aspirato e
magari si scopre un piccolo tumore, che però nella quasi totalità dei casi non avrebbe dato alcun segno
di sé».
La paura è inevitabile, ma gli esperti invitano a non allarmarsi.
«Valutando criteri come dimensioni, margini, irrorazione sanguigna e aspetto all’ecografia si individua
con un buon margine di certezza il 10-15% di formazioni che meritano un esame più approfondito spiega Stefano Mariotti, presidente dell’Associazione Italiana Tiroide -.
In questi casi vale la pena fare un ago aspirato, che indica il grado di rischio del nodulo.
Oggi possiamo rilevare tumori maligni di 4 o 5 millimetri di cui avremmo potuto ignorare l’esistenza,
perché sono lenti e non avrebbero mai dato segno clinico di sé: sapendo che ci sono è difficile che il
paziente abbia la freddezza di rinunciare all’intervento, eppure la sorveglianza stretta è un’opzione
spesso percorribile senza pericoli, come mostrano sempre più evidenze scientifiche.
Un tumore tiroideo più piccolo di un centimetro quasi mai dà metastasi o cresce rapidamente, di
contro un intervento non è mai a rischio zero.
L’ideale sarebbe trovare un marcatore che individui il 3-5% di neoplasie più pericolose per operare
solo quelle».
Esami soprattutto in presenza di familiaritÃ
Visto che le ecografie a tappeto hanno “effetti collaterali†(oltre alla paura, i test successivi e gli
interventi hanno un costo non irrisorio), quando è davvero necessario farle?
«Lo screening è ragionevole solo se c’è familiarità per alcuni tumori tiroidei rari, pari a meno del 5% del
totale, o dopo un’esposizione accertata a radiazioni ionizzanti come nel caso del disastro di Fukushima
- risponde Mariotti.
Gli ultrasuoni sono raccomandati anche in chi ha parenti stretti con una tiroidite autoimmune e
l’esame, associato a una valutazione della funzionalità della tiroide tramite il dosaggio degli ormoni, è
consigliabile nelle donne con familiarità che pianificano una gravidanza».
(Salute, Corriere)
PAGINA 6
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 708
Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli
La Bacheca
ORDINE: SERATA DEDICATA AI FARMACI SOP E OTC
I Farmaci Senza Obbligo di Prescrizione (SOP): una peculiarità italiana da difendere.
Differenze e punti di forza rispetto ai farmaci OTC.
Valorizzazione dell’attività di consiglio del Farmacista nella
risoluzione delle piccole patologie
Giovedì 17 Settembre, ore 21.00 - Sede Ordine
Introducono: prof. Vincenzo Santagada, Dott. Michele Di Iorio
Prof. Francesco Barbato – Università degli Studi di Napoli Federico II
Prof. Maurizio Cini – Università di Bologna – Presidente Associazione Scientifica dei Farmacisti Italiani
Dott. Francesco Palagiano – Farmacista Territoriale - Segretario ASFI
In un mondo sempre più competitivo e sempre più attento ai costi, la professione del Farmacista potrÃ
continuare a svolgere una funzione utile e vitale nella società solo se farà percepire a tutti l’importanza del
ruolo ricoperto, valorizzando le funzioni quotidianamente svolte nel presidio il territorio.
Tra tali funzioni, una delle più importanti è certamente quella di “Consigliere Esperto†di farmaci e
trattamenti complementari nelle piccole patologie, funzione svolta attingendo all’armamentario
terapeutico costituito dalla categoria dei farmaci dispensabili senza obbligo di presentazione di ricetta
medica, cioè i farmaci SOP e quelli OTC.
Tali classi di farmaci, spesso considerate equivalenti, presentano profonde differenze tra di loro, differenze
che il Farmacista dovrebbe proficuamente evidenziare e valorizzare.
In particolare, la classe dei farmaci SOP, che comprende medicamenti per cui è espressamente vietata sia
la vendita “self service†che la pubblicità diretta presso il pubblico, si presta molto bene al consiglio del
Farmacista, e meriterebbe di essere valorizzata e difesa, nell’interesse della professione.
ORDINE: CORSO ECM
I corsi si terranno presso la sede dell’Ordine
Data
CF
IL DIABETE MELLITO DI TIPO II:
DALL’APPROPRIATEZZA ALLA SOSTENIBILITÀ
Venerdì 25 Settembre, ore 9.00
Argomento
7,5
L’evento è stato organizzato con il contributo
non condizionante di Takeda
I° Parte
Sabato 26 Settembre, ore 9.00
L’ELASTO COMPRESSIONE: IL PILASTRO
DELLA TERAPIA FLEBOLINFOLOGICA
5
II° Parte
Sabato 17 Ottobre, ore 9.00
L’ELASTO COMPRESSIONE: IL PILASTRO
DELLA TERAPIA FLEBOLINFOLOGICA
5