Anno II – Numero 120 Notizie in Rilievo • Patologie e Salute 1. Fibromi: sintomi, cos’è e come si cura Prevenzione e Salute 2. Se il cuore mette il turbo e ti fa sbandare 3. Troppe sigarette, c’è più rischio di emorragia cerebrale 4. 5. 6. Giovedì 21 Febbraio 2013, S. Pier Damiani, Eleonora CURIOSITA’ È VERO che la FEBBRE “CUOCE” i MICROBI? No, ma aiuta l’organismo a combattere le infezioni, interferendo con la crescita di virus e batteri (il calore ne rallenta o ne blocca la replicazione) e rendendo più efficienti le difese immunitarie che attaccano e uccidono i microrganismi. La sua effettiva utilità però dipende anche da quanto è alta e dalle condizioni fisiche del malato. Quando farla scendere: La febbre, infatti, sottopone il nostro metabolismo a un superlavoro e le condizioni di un individuo già debilitato possono quindi peggiorare. Nutrizione e Salute Inoltre, una temperatura corporea sopra i L’olio d’oliva riduce 39,4 °C per gli adulti, e i 38,3 °C per i l’infiammazione dell’ischemia intestinale bambini, può causare deliri, convulsioni, Bibite zuccherate allucinazioni e deve quindi essere controllata con farmaci antipiretici o con promuovono la carie interventi di altro tipo (per esempio, il ghiaccio). Non sempre, infine, la febbre è dovuta a infezioni: la temperatura corporea può salire anche per un colpo di Bellezza e Salute calore, come effetto collaterale di alcuni farmaci, o in seguito a malattie come Couperose: tutti i rimedi naturali, l’artrite reumatoide o alcuni tumori. In questi casi però non ha nessuna utilità casalinghi e della nonna pratica ed è bene farla scendere. (Focus) Curiosità 7. E’ vero che dopo la febbre i ragazzi crescono in altezza? 8. E’ vero che la febbre “cuoce” i microbi? 9. Cosa succede al cervello quando osserviamo una persona completamente nuda? È VERO CHE DOPO LA FEBBRE I RAGAZZI CRESCONO IN ALTEZZA? Si tratta di una convinzione diffusa ma errata. La crescita in realtà è un processo armonico, legato all’attività del sistema endocrino (costituito da ghiandole specializzate nella produzione di ormoni). La velocità della crescita varia quindi nel corso della vita, ma questo processo non prevede “strappi” in occasione di stati febbrili o altro. La crescita avviene per gradi: in 9 mesi il feto cresce di circa 50 cm; a 1 anno un bambino raggiunge di solito la statura di 75 centimetri, una volta e mezza quella alla nascita. Poi la crescita si fa più lenta e ha di nuovo un picco nell’età puberale (fra gli 11 e i 15 anni), dove avviene una sensibile differenziazione tra maschi e femmine. (Focus) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 119 PATOLOGIE E SALUTE FIBROMA: SINTOMI, COS’È E COME SI CURA La parola fibroma è un termine piuttosto generico che in medicina viene utilizzato per indicare alcune tipologie di tumori benigni, originati dall’anomala proliferazione dei fibroblasti, cellule del tessuto connettivo. Questi ha il compito di collegare tra loro tutte le parti del nostro organismo, la pelle ai muscoli, i legamenti alle ossa, ecc. E’ per questo che i fibromi possono comparire in ogni parte del corpo, in varie forme, perché il tessuto connettivo è ovunque: l’utero, lo stomaco, la bocca, e le ossa sono comunque le parti più colpite. LE TIPOLOGIE: A seconda di come e dove si sviluppano i fibromi potranno assumere nomi diversi, ben specifici: il fibroma osseo ad esempio (o fibroma ossificante) è di tipo duro, e tende a svilupparsi nelle ossa della mascella e molto raramente nelle altre; il fibroma non ossificante (o fibroxantoma), si sviluppa in modo asintomatico alle estremità della tibia o del femore; il fibroma ameloblastico si manifesta invece all’interno della mandibola, ecc. E’ possibile riscontrare questo tumore benigno anche in un ginocchio, nella gola, al polmone, sulla lingua, ma soprattutto all’utero. Il fibroma uterino, data la più alta incidenza rispetto agli altri è ormai comunemente ed impropriamente chiamato fibroma. Anche in questo caso la terminologia si fa specifica, quando si parla di fibroma pendulo o intramurale ad esempio, ma occorre stare sempre tranquilli perché si tratta sempre di forme benigne, con le quali si può convivere tranquillamente nella maggior parte dei casi anche senza sintomi: la loro crescita è inoltre spesso molto lenta. SINTOMI: A seconda di dove è posizionato o delle dimensioni che assume, questa neoplasia può dare sintomi diversi. In caso di fibroma ossificante ad esempio può provocare sanguinamento dalle gengive e/o un dolore acuto, oppure nulla. Più specifici, ma non sempre presenti i sintomi di un fibroma all’utero: ciclo mestruale abbondante e prolungato, dolore addominale, mal di schiena, costipazione, frequenza urinaria. CURA: Allo stesso modo, data la varietà dei tessuti e degli organi coinvolti non esiste una cura specifica per tutti i tipi di fibromi. Pensate che anche per il fibroma dell’utero, tanto per fare un esempio concreto, esistono più possibilità terapeutiche che vanno dalla terapia farmacologica, agli ultrasuoni, all’embolizzazione, fino alla chirurgia. Tendenzialmente il fibroma se rimane asintomatico e non altera la qualità della vita di chi ne è affetto può rimanere anche al suo posto per sempre. Anche lo stesso fibroma dell’utero (di tipo molle) raramente incide sulla gravidanza e tende a regredire da solo dopo la menopausa. L’unica cosa però da fare, in caso di sospetto di fibroma è di procedere con lo specialista del caso ad una serie di indagini diagnostiche che ne confermino l’effettiva natura, quale tumore benigno. (Salute Donna) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 119 PREVENZIONE E SALUTE SE IL CUORE METTE IL TURBO E TI FA SBANDARE Cosa succede se un cuore in letargo all’improvviso ricomincia a battere forte, a correre e persino ansimare? All’inizio è una sensazione che ti dà le vertigini: non eri più abituata ad un cuore pulsante. L’avevi messo a riposo e quasi non ti accorgevi più di averne uno pulsante nella gabbia toracica. Finchè un giorno – senza alcun preavviso – quasi ti è sembrato che stesse per scoppiare. Dopo una prima fase di disorientamento, hai cominciato a sentirlo forte: il suo battito è come musica finalmente dopo tanto silenzio. Che sensazione meravigliosa! Tornare a sentirsi ragazzina e a palpitare per un sorriso o uno sguardo che forse non significano niente ma al tuo cuore hanno messo il turbo. Ma poi eccolo il dubbio che si insinua: non siamo più allenate a tanta emozione. Saliamo e scendiamo da un’altalena emotiva che può farci volare ma anche farci precipitare più in basso di dove eravamo prima che il cuore ricominciasse ad emozionarsi. E allora ti chiedi se non fosse meglio quella calma piatta alla quale ti eri ormai quasi abituata. Eppure ora che hai provato quella scossa così vitale non puoi più farne a meno, persino quando ti fa un po’ male. Anche il dolore è meglio dell’indifferenza, a volte. È un’emozione e ti fa sentire viva. Ti mantiene giovane e ti apre a nuove ipotesi forse mai contemplate ma così affascinanti. Insomma, cos’è meglio: arrossire anche senza motivo, fremere di emozione e paura, magari illudersi un po’ e procurarsi qualche piccola ferita all’amor proprio oppure continuare ad essere anestetizzati, assenti, ma al sicuro? (Salute Rep,) TROPPE SIGARETTE, C’È PIÙ RISCHIO DI EMORRAGIA CEREBRALE Fumare troppo, fino a 20 sigarette al giorno, aumenta del doppio le probabilità di incorrere nell’emorragia cerebrale in seguito a rottura di un aneurisma. I fumatori, infatti, sono fino a tre volte più esposti all’insorgenza di emorragia subaracnoidea, un sanguinamento che interessa la sezione compresa tra due meningi che proteggono il cervello: l’aracnoide e la pia madre. A dirlo, uno studio della Seoul National University Hospital pubb. sul ‘Journal of Neurology Neurosurgery and Psychiatry’. Se si smette di fumare, il maggior rischio diminuisce, ma continua a sussistere. Gli scienziati hanno coinvolto nello studio 426 pazienti con sanguinamenti al cervello, confrontati con un gruppo di controllo di 426 individui sani. Il fumo faceva passare il rischio di sanguinamento cerebrale dal 24 al 38 per cento e l’impatto del fumo era cumulativo: PIÙ SI FUMAVA, MAGGIORE ERA IL RISCHIO DI SANGUINAMENTO. Quelli che fumavano più di 20 sigarette al giorno avevano più del doppio delle probabilità di incorrere in rottura di un aneurisma cerebrale, rispetto a quelli che non avevano mai fumato. Il rischio di aneurisma, in chi smette di fumare, scompare dopo 10-15 anni. PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 119 NUTRIZIONE E SALUTE L’OLIO D’OLIVA RIDUCE L’INFIAMMAZIONE DELL’ISCHEMIA INTESTINALE Alcuni componenti dell'olio d'oliva riducono l'infiammazione associata all'ischemia intestinale e al danno da riperfusione, quando cioe' la circolazione sanguigna torna al tessuto dopo un periodo di ischemia. La scoperta e' di un team di ricercatori dell'Universita' di Messina ed e' stata descritta in un articolo pubblicato sul Journal of Leukocyte Biology. Lo studio dimostra che l'oleuropeina aglicone, un polifenolo presente nell'olio di oliva, riduce l'infiammazione associata all'ischemia intestinale e al danno da riperfusione nei topi. La ricerca aggiunge un altro buon motivo per inserire l'olio d'oliva all'interno della dieta quotidiana. Il composto oleuropeina aglicone e' il piu' importante polifenolo rilevato nell'olio d'oliva e potrebbe diventare una nuova risorsa per potenziali terapie finalizzate al trattamento dell'ischemia intestinale e del danno da riperfusione negli esseri umani. Inoltre, la ricerca potrebbe apportare benefici terapeutici anche ai pazienti con lesioni del midollo spinale, artrite e pleurite. "I composti fenolici dell'olio possono ridurre i danni secondari associati all'ischemia intestinale", ha spiegato Salvatore Cuzzocrea, tra i coordinatori dello studio messinese "in particolare, l'oleuropeina aglicone puo' essere utile nella terapia dell'infiammazione associata a questa malattia. (Sn) IL VIAGRA HA ANCHE UN EFFETTO DIMAGRANTE Secondo i ricercatori dell'Università di Bonn il Viagra, inibitore della fosfodiesterasi sildenafil, fa anche dimagrire. Dopo avere rivitalizzato la vita sessuale di milioni di uomini, il Viagra, o meglio il suo principio attivo, il sildenafil, potrebbe contrastare l’obesità. La notizia viene dall’università tedesca di Bonn, dove i ricercatori hanno visto che topi nutriti per sette giorni con una dieta ricca di grassi non accumulavano peso se veniva loro somministrato l’ingrediente chiave del Viagra. E non perché consumassero calorie facendo più sesso (se state pensando a quello). Il meccanismo è più complesso: il sildenafil favorisce, nell’organismo, la trasformazione del tessuto adiposo bianco in tessuto bruno, in grado di far bruciare più energia. Da anni si sa che il tessuto grasso bruno ha questa capacità, contrariamente a quello bianco che porta ad accumulare calorie. Il difficile era trovare un modo per stimolarne la produzione. «Questa scoperta potrebbe portare, un giorno, ad agire sulle cellule brune per combattere l’obesità» ha commentato Alexander Pfeifer, direttore dell’Istituto di farmacologia e tossicologia all’Università di Bonn e autore dello studio. Ultima avvertenza: inutile prendere il Viagra sperando di tornare in forma. Gli studi sono appena agli inizi, e la ricerca è stata finora condotta esclusivamente sui topi; è possibile che il prosieguo della ricerca possa portare a sintetizzare un farmaco in grado di ridurre le cellule adipose bianche negli uomini. (Sn) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 119 NUTRIZIONE E SALUTE BIBITE ZUCCHERATE PROMUOVONO LA CARIE Il consumo di bevande dolcificate può far aumentare del 46% il numero di denti intaccati dalla carie, specie tra i bambini e i giovani. I bambini e i ragazzi che bevono bevande zuccherate come bibite, succhi di frutta e simili hanno molte più probabilità di sviluppare una carie, rispetto a coloro che ne bevono meno o non ne bevono affatto. Ecco ciò che afferma un nuovo studio condotto dal dottor Jason Armfield e colleghi dell’Australian Research Centre for Population Oral Health. STUDIO: I ricercatori hanno reclutato più di 16.800 bambini e ragazzi di età compresa tra i 5 e i 16 anni, i quali sono stati oggetto di valutazione della quantità e frequenza di assunzione di bibite zuccherate e la salute dei denti. I dati raccolti hanno permesso di stabilire che i soggetti compresi nella fascia di età presa in considerazione, nel 56% dei casi consumavano almeno una bevanda dolcificata al giorno. Molti dei soggetti studiati, poi, consumavano da tre a più bevande al giorno. L’impatto di queste abitudini si mostra con un 46% in più di numero di denti cariati, denti mancanti o con otturazioni. «Vi è controllo crescente sulle bevande dolci, bevande soprattutto analcoliche, a causa di una serie di effetti negativi sulla salute di adulti e bambini – spiega Armfield nel comunicato Adelaide – Ci sono ormai molte prove su come l’elevata acidità di molte bevande zuccherate (e bevande sportive), possa essere causa di erosione dentale, così come si sa che lo zucchero contribuisce alla formazione della carie». A motivo di ciò sia gli autori dello studio che l’Australian Dental Association e l’Australian Dental and Oral Health Therapists’ Association, ritengono sia necessaria un’etichettatura dedicata per questo tipo di bevande che avvisi del rischio di carie associato a un loro eccessivo consumo. Secondo Armfield, il problema della carie dentale «porta con sé significative implicazioni fisiche, sociali e sanitarie». Ecco pertanto la necessità di non demonizzare, ma informare la popolazione circa l’uso e l’abuso di bevande analcoliche dolcificate e l’impatto che questo può avere sulla salute, non solo dei denti ma anche dell’organismo in generale – ricordando che vi possono essere malattie correlate come il diabete o altri fattori di rischio come l’obesità. (Salute Stampa) Che cosa succede al cervello quando osserviamo una persona completamente nuda? Che effetto provoca nel nostro cervello la vista di un corpo nudo? Auguste Rodin, famoso scultore, diceva che «una donna che si spoglia è un’immagine fulminante, come il sole che attraversa le nuvole». Ma che effetto provoca nel nostro cervello la vista di un corpo nudo? Un équipe dell’Università di Tampere, in Finlandia, ha provato a dare una risposta sottoponendo un gruppo di volontari a un esperimento. Dovevano osservare foto di persone nude, in costume, o vestite. Maschi! La conclusione è che il cervello umano elabora le immagini delle figure nude in soli 0,2 secondi. Quanti più abiti ricoprono il corpo, più lenta è la velocità di risposta. Un altro dato interessante emerso dall'esperimento è la differenza fra uomini e donne. La reazione dei primi è più intensa davanti a foto di donne nude, mentre il cervello femminile risponde al nudo nello stesso modo, maschile o femminile che sia. (Focus)