Anno IV – Numero 820
AVVISO
Ordine
1. ORDINE: “Un Farmaco
per Tuttiâ€â€
2. Ordine: Quota sociale
3. Ordine: Visita a Matera
Notizie in Rilievo
Scienza e Salute
4. Tumore alla prostata,
quando può essere solo
monitorato e le cure non
servono
5. I disturbi Comuni: Piedi
– PIEDE PIATTO
Prevenzione e
Salute
6. Acqua sì, succhi con
moderazione,
no agli
energy drink: le 8 regole
dei pediatri per i bambini
7. Colon irritabile: le tre
cause all’origine di un
male invalidante
Meteo Napoli
Giovedì 25 Febbraio
 Nuvoloso
Minima: 14°C
Massima: 16°C
Umidità :
Mattina = 86%
Pomeriggio =84%
Giovedì 25 Febbraio 2016, S. Cesario
Proverbio di oggi………..
'E mmalatìe veneno a cavallo e se ne vanno 'a ppère
Le malattie arrivano velocemente ma tardano ad andare via
ACQUA SÌ, SUCCHI CON MODERAZIONE,
NO AGLI ENERGY DRINK:
le 8 regole dei pediatri per i bambini
Mantenere un livello di idratazione ottimale attraverso il
consumo di acqua, educare al consumo delle bevande
dolcificate e bandire gli energy drink, colpevoli di contenere
troppa caffeina.
Sono tre delle "Otto regole d'oro del saper bere"
messe a punto dalla Federazione italiana medici
pediatri. Ecco le regole:
1. È importante che i bambini assumano
giornalmente un'adeguata quantità di liquidi per
ottenere e mantenere un livello di idratazione
ottimale.
2. L'acqua è l'alimento ideale per l'idratazione del
bambino.
3. Altre bevande possono concorrere all'idratazione del bambino, veicolando
al tempo stesso nutrienti a contenuto calorico.
4. Leggere sempre l'etichetta: riporta la composizione e il contenuto calorico
della bevanda.
5. Proibire tutte le bevande analcoliche diverse dall'acqua non è giustificato,
piuttosto si educhi a un consumo moderato.
6. Oggi i bambini sono spesso in sovrappeso: le bevande concorrono
all'apporto di nutrienti e calorie, quindi il loro consumo deve essere legato
ai fabbisogni del bambino.
7. L'assunzione di bevande con dolcificanti ha un razionale specifico nel
bambino con diabete e, in casi selezionati, come coadiuvante nel
trattamento dell'obesità .
8. Assolutamente banditi gli 'energy drink' per l'elevato contenuto di caffeina
al loro interno. (Salute)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 820
PATOLOGIE E SALUTE
TUMORE ALLA PROSTATA, QUANDO PUÃ’ ESSERE SOLO
MONITORATO E LE CURE NON SERVONO
Ogni anno 35mila italiani devono affrontare una diagnosi di tumore alla prostata. Circa
10mila di loro presentano però una neoplasia di dimensioni ridotte e scarsa aggressività e
potrebbero essere sottoposti a una «sorveglianza attiva», che prevede di monitorare la
malattia attraverso esami specifici e controlli periodici, in alternativa alle terapie radicali
e ai loro effetti collaterali. «Con importanti vantaggi per il benessere degli uomini e
risparmi per il servizio sanitario nazionale», spiega Riccardo Valdagni, presidente della
Società Italiana di Urologia Oncologica (SIUrO).
1. Come evitare terapie ed effetti collaterali inutili
A partire dagli anni Novanta la grande diffusione del test del
PSA e l’aumento del numero delle biopsie hanno provocato una
crescita delle diagnosi di carcinoma prostatico prima
dell’insorgenza dei sintomi, ovvero prima che la malattia dia un
segno di sé. Questo ha portato a individuare anche molti casi
«clinicamente non significativi», come i tumori indolenti, di
piccole dimensioni, la maggior parte dei quali è ancora oggetto
di trattamenti inappropriati perché non necessari dal punto di
vista oncologico. A conti fatti, fino a circa il 40 % delle attuali diagnosi di carcinoma prostatico (oltre
10mila pazienti ogni anno in Italia) corrisponde a tumori potenzialmente insignificanti.
Si può quindi parlare di sovra-diagnosi e sovra-trattamento della malattia - dice Giario Conti, segretario
SIUrO-. Per rispondere al bisogno di appropriatezza clinica di non curare inutilmente i tumori indolenti,
all’inizio degli anni Duemila è stato introdotta la “sorveglianza attivaâ€.
Si tratta di un atteggiamento osservazionale proposto a selezionati pazienti in classe di rischio bassa e
molto bassa, quindi affetti potenzialmente da un tumore indolente e non aggressivo, che consiste nel
tenere sotto stretto controllo la patologia con controlli clinici e strumentali (in genere PSA, biopsia
prostatica ed esami di imaging tra cui ecografia prostatica transrettale e RM multiparametrica)».
2. La sorveglianza attiva è sicura?
«Certo che lo è. Il presupposto su cui si basa questa strategia è che l’evoluzione dei tumori a basso
rischio sia così lenta (e solo locale, senza metastasi) da poter evitare o rinviare il trattamento e al
tempo stesso mantenere la finestra di curabilità . Se la patologia cambia siamo in grado di
interrompere il percorso osservazionale, intervenire tempestivamente e indirizzare il paziente al
trattamento». Insomma, in caso di tumori indolenti le tradizionali cure (come chirurgia, radioterapia e
brachiterapia) non sono solo inappropriate ma possono causare gravi effetti collaterali.
3. Vivere da «sorvegliati speciali» non crea ansia
Con la sorveglianza attiva si propongono, alla persona colpita da tumore di piccole dimensioni e
minima aggressività , esami e controlli periodici. Questa vale per tutta la vita o fino a quando la
malattia non modifica le sue caratteristiche iniziali. Il che permette di evitare o di dilazionare il
trattamento attivo, e quindi i relativi effetti collaterali (primi fra tutti incontinenza e disfunzione
erettile), al momento della modifica delle caratteristiche iniziali della malattia. «Per molti pazienti è
difficile accettare l’idea che non si intervenga subito per rimuovere il tumore e di diventare invece un
“sorvegliato speciale†- dice Giario Conti, resp. dell’Urologia al S.Anna di Como. Tuttavia meno del 2%
degli uomini abbandona il protocollo per motivi di ansia. È inoltre dimostrato da diverse ricerche
internazionali che la sorveglianza attiva non riduce le possibilità di guarigione né la qualità di vita».
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Anno IV – Numero 820
4. Esistono già esperienze concrete di sorveglianza attiva?
La sorveglianza attiva è riconosciuta da anni nelle più importanti linee guida internazionali e sta
sempre più diventando una valida alternativa terapeutica anche in Italia. Per valutare se la
sorveglianza attiva è una valida alternativa ai trattamenti radicali nei tumori della prostata indolenti è
stato avviato nel 2007 il più grande studio multicentrico osservazionale al mondo il PRIAS (Prostate
cancer Research International: Active Surveillance).
5. Tumore alla prostata in Italia: i numeri
Il carcinoma prostatico nell’ultimo decennio è diventato il tumore più frequente nella popolazione
maschile dei Paesi occidentali. Questo fenomeno, più che per la presenza di un aumento di fattori di
rischio, è stato determinato dalla maggiore probabilità di diagnosticare la malattia. Nel 2015 i nuovi
casi in Italia sono stati 35mila e, dopo la crescita di diagnosi registrata tra il 1998 e il 2003 a causa dalla
maggiore diffusione del test del PSA, il numero di uomini che si ammalano ogni anno è pressoché
stabile. La mortalità è invece in costante seppur moderata diminuzione (-2,3 % annuo) da circa un
ventennio e riguarda nella quasi totalità dei casi persone over 70. La sopravvivenza dei pazienti è
invece pressoché raddoppiata negli ultimi 20 anni ed è in costante e sensibile crescita: attualmente è
vivo a 5 anni dalla diagnosi il 91% dei malati.
6. Tumore alla prostata, quali i possibili sintomi? : Il cancro della prostata in fase iniziale non
presenta in generale sintomi specifici. I disturbi che si possono riscontrare sono gli stessi che si
accompagnano all’iperplasia prostatica benigna come: indebolimento del getto delle urine, frequente
e incontenibile necessità di urinare (sia di giorno che di notte), possibile dolore alla minzione,
possibile presenza di sangue nelle urine. I primi sintomi compaiono solo se la neoplasia è abbastanza
voluminosa da esercitare pressione o infiltrazione degli organi vicini. È difficile quindi che siano
presenti se la malattia è in stadio iniziale e di piccole dimensioni. Il tumore cresce spesso lentamente:
per tale motivo i sintomi possono rimanere assenti per molti anni.
7. Test del Psa: quando e a chi?
Il test del PSA è un esame del sangue che verifica il livello di una proteina
(l’antigene specifico prostatico) che viene secreta dalla prostata ed è
normalmente presente nel sangue in piccole quantità . È stato dimostrato
che il suo livello aumenta in presenza di tumore, ma bisogna ricordare
che il PSA è un marcatore del benessere della prostata e non unicamente
un marker tumorale: il suo valore può infatti crescere anche per infiammazioni della prostata o per
l’iperplasia benigna. Le istituzioni sanitarie americane disincentivano il test del PSA come esame di
screening a tappeto sulla popolazione sana (al pari della mammografia, del PAP test o della ricerca del
sangue occulto nelle feci), anche se la comunità scientifica europea ha molto criticato questo
suggerimento. L’esame non dovrebbe comunque essere utilizzato in maniera indiscriminata come
strumento di screening. Il test del PSA, pur essendo un buon indizio (e non una prova) di tumore, non è
però in grado di distinguere tra tumori aggressivi e quelli definiti indolenti.
L’ utilizzo del PSA può causare un eccesso di diagnosi (perché un valore alterato di PSA induce alla
prescrizione della biopsia, l’unico esame al momento in grado di diagnosticare il tumore della prostata)
e di conseguenti terapie inappropriate. Il PSA va eseguito su indicazione del medico di medicina
generale o dello specialista urologo: dopo i 50 anni oppure dai 40 anni in se c’è familiarità diretta per
questo tumore o quando si soffre di disturbi urinari. Al test del livello di PSA possono essere affiancati
due nuovi marcatori (PHI e PCa3), attualmente ancora in fase di studio.
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8. Cosa si può fare per prevenzione?
Le cause reali del carcinoma prostatico rimangono ancora
sconosciute. Diversi studi hanno però evidenziato alcuni potenziali
fattori di rischio che aumentano la probabilità di ammalarsi, anche se
non sono direttamente responsabili dell’insorgenza della patologia:
- una dieta ricca di grassi, soprattutto saturi come fritti e insaccati e
l’eccessivo consumo di carne rossa e latticini (quindi anche di calcio),
aumenterebbero l’incidenza. La dieta vegetariana sembra invece svolgere un’azione protettiva.
Andrebbero privilegiati in particolare gli ortaggi gialli e verdi, l’olio d’oliva e la frutta;
- sedentarietà : l’esercizio fisico costante aiuta a mantenere in salute anche la prostata;
- esposizione a certe sostanze chimiche (come cadmio, alcuni fertilizzanti e coloranti);
- alti livelli di androgeni nel sangue;
- fattori ereditari, anche se in una minoranza dei casi: gli uomini con un parente stretto (padre, zio o
fratello) con carcinoma prostatico hanno maggiori probabilità d’ammalarsi (soprattutto se la neoplasia
è stata diagnosticata a più di un familiare, prima di 65 anni). È bene quindi che in presenza di
familiarità si compiano controlli già a partire dai 40-45 anni.
9. Terapie
Oltre, sorveglianza attiva, esistono diverse opzioni terapeutiche per la neoplasia della prostata:
chirurgia, radioterapia, brachiterapia, ormonoterapia, chemioterapia e vigile attesa.
 Chirurgia: gli interventi possono prevedere, a seconda dei casi, la rimozione della prostata,
delle vescicole seminali (prostatectomia radicale) e in alcuni casi dei linfonodi. Il miglioramento
delle tecniche chirurgiche ha consentito, inoltre, di ridurre le complicanze post-chirurgiche,
preservando se possibile i nervi deputati all’erezione (chirurgia nerve sparing).
 Radioterapia: utilizza radiazioni ionizzanti ad alta energia per distruggere le cellule tumorali,
cercando al tempo stesso di salvaguardare i tessuti e gli organi sani circostanti. Può avere
diverse finalità : intento curativo (elimina radicalmente tutte le cellule tumorali), intento
adiuvante post-operatorio (si esegue pochi mesi dopo l’intervento chirurgico), intento postoperatorio di salvataggio (si svolge dopo l’intervento chirurgico solo in caso di risalita del PSA
e/o in caso di recidiva), intento palliativo (serve per lenire il dolore).
 Brachiterapia: è una forma di radioterapia che prevede il posizionamento di piccole sorgenti
radioattive direttamente all’interno della prostata in anestesia epidurale o generale e sotto
guida ecografica transrettale. La procedura richiede circa un paio d’ore. È indicata per il
trattamento dei tumori a basso rischio di progressione, mentre per quelli a rischio intermedio e
alto si può associare alla radioterapia a fasci esterni e alla terapia ormonale. (Salute, Corriere)
I disturbi Comuni: Piedi – PIEDE PIATTO
E' una realtà piuttosto comune alla nascita: consiste nell'assenza anatomica
dell'arco del piede. Conseguenza: tutta la pianta poggia a terra. Si tratta di
una condizione bilaterale, raramente legata ad una predisposizione familiare.
Nel corso della prima infanzia, con il progressivo sviluppo degli archi
attraverso la completa formazione dei muscoli e dei legamenti in sede plantare, si può talvolta avere
una correzione naturale.
CONSIGLI TERAPEUTICI Spesso non si richiede alcun tipo di trattamento. Talora si dimostra utile
l'introduzione nella calzatura di apposite solette di sostegno dell'arco plantare e l'esecuzione costante
di specifici esercizi per rinforzare legamenti e muscoli indeboliti.
NOTE: Se i "piedi piatti" si manifestano già nel bambino, è opportuno valutare il disturbo nel quadro
più ampio nelle condizioni di salute generali, attraverso una visita pediatrica completa.
DESCRIZIONE E
SINTOMI
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COLON IRRITABILE:
LE TRE CAUSE ALL’ORIGINE DI UN MALE INVALIDANTE
Stress psicologici vissuti nell’infanzia, cattiva alimentazione o alterazione della flora
batterica intestinale alla base della patologia chiamata IBS (Irritable Bowel Syndrome)
Per circa il 15-20% della popolazione i problemi di salute hanno inizio nell’intestino, con un fastidioso
senso di pancia gonfia e dolore addominale che si manifesta
dopo mangiato, accompagnato da irregolarità intestinali,
nausea e numerosi altri sintomi fisici e psicologici che possono
compromettere seriamente lo stile di vita e le relazioni sociali.
Alla base di tutto c’è la sindrome dell’intestino irritabile (IBS),
un disturbo cronico che interessa la funzionalità dell’intero
apparato digestivo e che viene erroneamente indicata come
«colite», malgrado le marcate differenze tra le due patologie.
L’ INTESTINO SI PRESENTA SANO MA I DISTURBI SONO IMPORTANTI
«Per colite si intende un’infiammazione del colon rilevabile a livello endoscopico ed istologico,
mentre la sindrome del colon irritabile indica un disturbo di tipo sintomatico che non si presenta con
alcuna alterazione a livello intestinale». Rispetto alle coliti che sono da ricondurre a infezioni o a
malattie come quella di Crohn, quindi, la sindrome dell’intestino irritabile è un disturbo molto più
frequente che non lascia segnali visibili, legato a cattivo funzionamento dell’apparato Gastro Intest.
COLPITE PIÚ LE DONNE CHE GLI UOMINI : Ad essere colpite sono soprattutto le donne, in cui si
manifesta con un’incidenza tre volte superiore a quella degli uomini. Tuttavia la vera radice del
disturbo risulta ancora ignota. «Ad oggi la teoria più accettata sulle cause della IBS è quella bio-psicosociale», secondo cui il disturbo sarebbe da ricondurre a fattori psicologici - legati a eventuali stress
vissuti nel periodo dell’infanzia - fattori biologici - dovuti a un’alterazione della componente
microbiotica dell’intestino - e sociali - legati soprattutto alla cattiva alimentazione.
TRA I SINTOMI LA STANCHEZZA E LA CEFALEA Altrettanto complesso è il modo in cui la
sindrome dell’intestino irritabile può manifestarsi, con sintomi che spaziano ben oltre il tratto
intestinale e digestivo. «Da un lato abbiamo sintomi colici, con dolori e gonfiori alla pancia, flatulenza,
stitichezza marcata o diarrea. Dall’altro lato abbiamo sintomi digestivi riconducibili prevalentemente a
nausea, vomito, senso di sazietà e deglutizione difficoltosa. Infine si possono manifestare sintomi
extra-digestivi, come cefalea, stanchezza, dolori ginecologici e persino mal di schiena».
I FARMACI SI POSSONO UTILIZZARE MA NON RISOLVONO
In questo quadro complicato spetta al medico identificare il giusto percorso terapeutico, che varia da
caso a caso. «Non esiste una cura uguale per tutti e, data la mancata conoscenza delle cause specifiche
del disturbo, le terapie sono principalmente indirizzate ai sintomi».
Da una parte, quindi, è possibile lenire i dolori e i fastidi attraverso il ricorso a farmaci antispastici,
lassativi, antidiarroici e persino antidepressivi a basse dosi, dall’altro si tende a correggere le abitudini
alimentari tentando di chiudere il cerchio e isolare eventuali alimenti che possono essere causa dei
fastidi. «Anche se possono esserci specifiche intolleranze verso alcuni alimenti, oggi non esistono
esami affidabili per identificare tali intolleranze, pertanto è necessario procedere attraverso
l’esclusione e la reintroduzione di alcuni cibi».
SEGUIRE UNA DIETA A BASSA FERMENTAZIONE: In base ad alcune ricerche, un regime
alimentare utile per i pazienti con sindrome dell’intestino irritabile è quello a ridotto contenuto di
FODMAP (oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli), un termine che identifica un’ampia serie
di alimenti in grado di accentuare la fermentazione intestinale e presenti in diversi componenti della
dieta mediterranea, come nei derivati del grano, nel latte e in molti tipi di frutta e verdura. (La Stampa
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Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli
La Bacheca
ORDINE: ASSISTENZA LEGALE GRATUITA
Da Febbraio assistenza legale gratuita per tutti gli iscritti
Cari Colleghi, l’Ordine è lieto di informarvi che a seguito del bando 1635/15 del 20/10/2015, un
gruppo di Avvocati si è reso disponibile ad offrire agli iscritti un servizio di assistenza legale di primo
livello. Tale iniziativa si inquadra nell’ambito di un processo di sempre maggiore vicinanza che l’Ordine
ha instaurato con i propri iscritti in un momento nel quale i problemi che investono i laureati in
farmacia, nelle sue varie declinazioni, appaiono sempre più attuali. Il servizio è disponibile presso la
sede dell’Ordine a partire dal 2 Febbraio p.v. e per ogni successivo Martedì dalle 14.30 alle 16.30. A
tal fine, i Colleghi interessati potranno prenotarsi presso la segreteria dell’Ordine attraverso le
seguenti modalità : 1. Telefonando al numero 081 551 0648;
2. Inviare un fax al numero 081 552 0961
3.Inviare e-mail all’indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
ORDINE:Visita a MATERA Capitale Europea della Cultura 2019
Oggi più che mai è necessario che la Categoria dei Farmacisti entri in contatto con
gli altri Colleghi per sviluppare una rete di relazioni tali da dare alla figura del
Farmacista un ruolo sempre più unitario
Proprio per questo spirito il Consiglio dell’Ordine, nel rispetto del suo
programma di sviluppo triennale, organizza una serie di viaggi “culturali
e relazionali†con il duplice obiettivo: creare momenti di coesione e
occasioni di incontro con altri Colleghi per scambiare esperienze.
Dopo S. Pietroburgo, Lisbona e Tokio, Prossima tappa Matera
Telefonare al seguente numero:
0823 354433 o inviare e-mail all’indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Si precisa che i Colleghi partecipanti possono essere accompagnati
anche da amici e/o familiari non Farmacisti.
TERMINE PRENOTAZIONE: Giovedì 25 Febbraio p.v.
ORDINE: “UN FARMACO PER TUTTIâ€
Il progetto ha come finalità l’utilizzo di farmaci, le cui confezioni siano integre,
ma anche di prodotti diversi dai farmaci come presidi medico chirurgici o
integratori e dispositivi medici non ancora scaduti provenienti da donazione
spontanea da parte di cittadini e Aziende farmaceutiche, nonché di privati a
seguito di cambio/fine terapia o decesso di un congiunto malato.
FARMACIE - COME ADERIRE: Clicca sul link sottostante e compila il form in modo da avere le
informazioni utili riguardo il luogo di consegna del contenitore per la raccolta dei farmaci.
https://www.ordinefarmacistinapoli.it/ordineNuovo/news/1097-un-farmaco-pertutti
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