Anno II – Numero 154 AVVISO
CURIOSITÀ 1. I farmacisti napoletani incontrano i farmacisti Europei: Praga •
Scienza
e
Salute 3. Oggi si possono scaricare le immagini dei sogni 4. Il tuo alito è unico • RICICLARE
I
GUSCI
DELLE
UOVA
Notizie
in
Rilievo
Da Leicester una ricerca per produrre plastica alimentare 2. ENPAF, le proposte Federfarma: via 0,90% e iscrizione obbligatoria • Mercoledì 10 Aprile 2013, S. Ezechiele Alimentazione
e
Salute
5. L’aceto è amico della glicemia oltre che della dieta 6. Pane alla sugna: croce e delizia per il palato
Curiosità
7. Riciclare i gusci delle uova
Pasqua
è
ormai
alle
spalle
e
il
ricordo
della
frantumazione
di
dolci
gusci
d’uovo
delle
più
variegate
qualità
di
cioccolato,
spesso
anche
stravaganti,
è
pronto
per
essere
riposto
nei
cassetti
della
mente.
Proprio
in
questi
giorni,
sembra
opportuno
dirlo,
arriva
dall’Inghilterra
una
notizia
“fresca
fresca”:
l’iNet
Food
and
Drink,
fondazione
di
ricerca
nel
campo
alimentare
con
sede
a
Nottingham,
ha
rivelato
che
sta
finanziando
un
progetto
presso
l’Università
di
Leicester
per
il
riutilizzo
del
guscio
delle
uova,
quelle
vere
in
questo
caso.
I
gusci
d’uovo,
attualmente,
sono
considerati
rifiuti
e
pertanto
devono
essere
con-‐
feriti
in
discarica,
rappresentando
un
costo
vivo
per
il
settore
della
produzione
alimentare
a
base
di
uova.
L’obiettivo
della
ricerca
è
quello
di
individuare
nuovi
utilizzi
di
questa
materia
prima
seconda
evitando,
quindi,
sia
l’impatto
ambientale
che
lo
spreco
di
risorse.
Il
team
di
studiosi,
capitanati
dal
professor
Andy
Abbot,
direttore
del
Dipartimento
di
Chimica
specializzato
nel
settore
della
chimica
“verde”
e
dei
materiali
sostenibili,
sta
cercando
il
modo
più
vantaggioso
per
estrarre
dai
gusci
i
glicosaminoglicani
(GAG),
le
proteine
alla
base
della
struttura.
I
GAG
trovano
già
larga
applicazione
in
campo
farmaceutico,
ma
l’idea
è
quella
di
farne
una
base
“riempitiva”
per
i
materiali
plastici
destinati
alla
conservazione
degli
alimenti
a
base
di
uova
e,
addirittura,
per
un
possibile
impiego
in
edilizia.
“Il
guscio
d’uovo
è
classificato
come
materiale
di
scarto
dall’industria
alimentare
–
commenta
Richard
Worrall,
direttore
dell’iNet
–
di
fatto,
però,
esso
è
un
materiale
composito
altamente
sofisticato.
Studiarne
la
struttura
e
pro-‐
gettare
nuovi
utilizzi
non
può
che
avere
implicazioni
positive,
sia
per
il
settore
specifico
che
in
altri”.
“Il
progetto
–
dice,
invece,
il
professor
Abbott
–
è
finalizzato
a
stabilire
una
gestione
innovativa
dei
flussi
di
materiali
che
possono
essere
reimpiegati
nella
produzione,
divenendo
così
sostenibili
ecologicamente
e
finanziariamente”.
Ciò
significa
che
bisogna
sviluppare
un
processo
di
pretrattamento
dei
gusci
per
renderli
sterili,
le
procedure
per
l’estrazione
dei
GAG
e
per
il
loro
impiego
nella
produzione
di
plastica
a
base
di
amido
e,
infine,
i
test
per
definirne
le
proprietà
fisiche
e
meccaniche.
SITO
W EB
I STITUZIONALE:
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PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 154 ENPAF,
LE
PROPOSTE
FEDERFARMA:
VIA
0,90%
E
ISCRIZIONE
OBBLIGATORIA
Roma, 9 aprile - Federfarma ha dato subito seguito all'incontro sulla previdenza promosso e organizzato dall'Enpaf il 3 aprile scorso, mettendo nero su bianco le proprie proposte in una lettera inviata ieri al presidente della cassa di categoria a firma della presidente Annarosa Racca.
La
nota
formalizza
e
in
qualche
misura
precisa
e
integra
le
posizioni
già
rappresentate
dal
sindacato
titolari
nell'incontro-‐confronto
della
settimana
scorsa,
prefigurando
un
intervento
strutturale
che,
dopo
le
necessarie
verifiche
"di
natura
giuridico-‐attuariale
sulle
prospettive
previdenziali
assicurate
dal
passaggio
a
un
sistema
di
tipo
contributivo",
porti
in
futuro
alla
soppressione
del
contributo
dello
0,90%
a
carico
delle
farmacie
e
all'abolizione
della
contribuzione
obbligatoria
per
tutti
gli
iscritti
all’albo
professionale.
Per
Federfarma
(ma
la
posizione
è
come
noto
condivisa
anche
dalle
sigle
dei
non
titolari)
l'obbligo
di
iscrizione
va
mantenuto
soltanto
per
gli
iscritti
all'Ordine
privi
di
altra
copertura
previdenziale:
in
pratica,
i
soli
titolari
di
farmacia,
soci,
collaboratori
familiari
e
associati
in
partecipazione.
Una
soluzione
che,
di
fatto,
si
tradurrebbe
in
un
sensibile
abbattimento
della
platea
degli
iscritti,
trasformando
l'Enpaf
nella
cassa
di
previdenza
di
titolari
e
assimilati.
Manifestando
apprezzamento
per
l'apertura
di
un
tavolo
di
confronto
sulla
materia
previdenziale,
Federfarma
ha
anche
convenuto
sulla
opportunità
di
alleggerire
gli
obblighi
contributivi
degli
iscritti
in
condizioni
di
difficoltà
(disoccupati,
dipendenti
con
contratti
atipici,
titolari
di
pensione
Enpaf),
fatta
salva
la
condizione
che
l'introduzione
di
eventuali
misure
di
alleggerimento
non
richieda
poi
"compensazioni
tali
da
aggravare
la
già
onerosa
situazione
contributiva
dei
titolari
e
dei
loro
familiari."
La
richiesta
di
una
profonda
revisione
dell'architettura
della
cassa
di
previdenza,
tuttavia,
non
vuole
suonare
critica
nei
confronti
dell'operato
dell'Ente,
al
quale
anzi
Federfarma,
riconosce
il
merito
di
"aver
sostanzialmente
contenuto
l’incremento
della
pressione
contributiva
nei
confronti
degli
iscritti
nell’attuale
sistema
a
contribuzione
fissa".
Il
presidente
dell'Enpaf
Emilio
Croce
(nella
foto)
"incassa"
la
lettera
Federfarma
come
"un
utile
contributo
alla
riflessione
comune
che
l'ente
ha
voluto
avviare",
senza
entrare
nel
merito
tecnico
delle
indicazioni
contenute.
"Nella
sua
nota,
Federfarma
pone
questioni
di
natura
strutturale"
si
limita
a
osservare
Croce
"che
abbisognano
ovviamente
di
approfondimenti
molto
seri
sotto
il
profilo
della
tenuta
dell'intero
sistema
e
dovranno
necessariamente
fare
i
conti
con
un
eventuale
passaggio
legislativo,
piuttosto
complicato
alla
luce
della
complessa
rete
di
obblighi
e
norme
che
regolano
la
materia
previdenziale
nel
nostro
Paese.
A
Federfarma,
in
ogni
caso,
non
sfugge
la
stretta
correlazione
esistente
tra
la
prospettiva
dell'eventuale
abolizione
del
contributo
dello
0,90
e
l'ineludibile
necessità
di
un
passaggio
al
sistema
contributivo.
Al
riguardo,
non
è
inutile
ricordare
che
già
oggi
tutte
le
altre
professioni,
a
partire
da
medici,
notai,
avvocati
e
commercialisti,
pagano
i
contributi
in
percentuale
sul
reddito,
da
un
minimo
del
16%
a
un
massimo
del
25%,
versando
cifre
di
gran
lunga
superiori
a
quelle
di
un
iscritto
Enpaf.
Per
spiegare
bene
il
concetto,
sarà
sufficiente
dire
che
-‐
ipotizzando
realisticamente
una
percentuale
contributiva
media
del
20%
-‐
un
farmacista
con
un
reddito
annuo
di
50
mila
euro
ne
pagherebbe
10
mila,
in
luogo
dei
4.375
della
quota
intera
fissata
per
il
2013."
Croce
mette
quindi
in
guardia:
"Prima
di
innamorarsi
del
sistema
contributivo"
avverte
il
presidente
dell'Enpaf
"converrà
chiedersi
perché
le
altre
casse
professionali
-‐
notai,
medici,
avvocati
eccetera
-‐
hanno
accuratamente
evitato
di
avvalersi
di
questa
formula.
Non
si
è
trattato
di
incapacità
o
insipienza
ma
piuttosto,
di
una
attenta
analisi
dei
pro
e
contro,
che
ha
dimostrato
come
il
passaggio
al
contributivo
avrebbe
comportato
oneri
maggiori
senza,
per
contro,
adeguati
ritorni
in
termini
di
trattamenti.
Sarà
il
caso
di
riflettere."
(Fonte:
RIFday)
PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 154 SCIENZA E SALUTE OGGI
SI
POSSONO
“SCARICARE”
LE
IMMAGINI
DEI
SOGNI
Un nuovo metodo permette di visualizzare con il 60 per cento di precisione ciò che vedete durante il sonno. Oggi,
con
l’aiuto
di
un
algoritmo,
e
di
Internet,
i
ricercatori
di
Kyoto,
riescono
a
vedere
il
60
per
cento
di
ciò
che
una
persona
sta
sognando.
L'idea,
come
il
processo,
non
è
poi
così
complicata:
Il
nostro
cervello
reagisce
sensibilmente
a
stimoli
diversi:
la
vista
di
un
libro
o
di
un
edificio
non
provoca
la
stessa
reazione.
Così
il
team
di
Kyoto
con
tre
tester
che
dormivano,
per
tre
ore
al
giorno
per
10
giorni,
collegati
ad
un
apparecchio
per
risonanza
magnetica
(fMRI),
e
ad
un
EEG,
che
ha
utilizzato
i
segnali
elettrici
dal
corpo
per
tenere
traccia
da
quale
fase
del
sonno
provenissero
i
segnali.
All'inizio,
a
pochi
minuti
dopo
essersi
addormentati,
i
segnali
dei
sogni
cominciato
a
venire
a
raffica.
Gli
scienziati
hanno
svegliato
i
soggetti
subito
dopo
e
hanno
chiesto
loro
che
cosa
avessero
visto.
I
ricercatori
hanno
scritto
le
20
cose
più
comuni
che
i
soggetti
avessero
sognato:
persone,
edifici,
ecc.
Hanno
poi
trovato
le
immagini
su
internet
ed
hanno
riscontrato
queste
cose
con
i
tester
svegli.
Tale
informazioni
sono
state
inserite
in
un
algoritmo
di
apprendimento;
hanno
quindi
usato
l’algoritmo
per
“interpretare”
i
segnali
elettrici
provenienti
dall’ECG
e
dall’FMRI
durante
il
sonno
dei
tester.
Quando
i
ricercatori
hanno
svegliato
i
soggetti
di
nuovo
e
ha
chiesto
ciò
che
avessero
visto,
l'algoritmo
aveva
elaborato
immagini
con
il
60
per
cento
di
precisione.
I
ricercatori
affermano
che
è
la
prima
volta
che
il
contenuto
di
un
sogno
è
stato
strappato
dalla
testa
di
un
dormiente.
Quindi,
anche
se
il
team
è
stato
solo
in
grado
di
farlo
con
percentuale
di
solo
il
60
per
cento
di
precisione,
la
tecnica
è
probabilmente
potrà
solo
migliorare.
(Fonte:
Smithsonian)
SCIENZA E SALUTE IL
TUO
ALITO
E’
UNICO
E gli scienziati vogliono usarlo per verificare malattie, come farebbero con il sangue o nelle urine. Oggi,
se
i
medici
vogliono
farvi
un
test,
prelevano
il
sangue
o,
gentilmente,
vi
chiedono
di
urinare
in
un
contenitore.
Niente
di
male,
ma
non
sarebbe
meglio
se
vi
avessero
chiesto
semplicemente
di
continuare
a
respirare?
I
ricercatori
di
Zurigo
stanno
esaminando
il
"breathprints",
ovvero
le
caratteristiche
uniche
del
respiro
di
una
persona,
per
verificare
le
malattie.
Con
una
tecnica
nota
come
spettrometria
di
massa,
che
separa
le
molecole
misurando
le
loro
masse,
la
squadra
ha
mappato
modelli
chimici
di
11
volontari
facendoli
respirare
attraverso
uno
strumento
collegato
allo
spettrometro
di
massa.
Ogni
trama
risultante
era
unica,
e
gli
schemi
non
cambiano
molto
durante
il
giorno.
Il
team
sta
cercando
di
utilizzare
il
processo
per
verificare
malattie
polmonari
in
primo
luogo.
Gli
spettrometri
di
massa
utilizzati
nello
studio
sono
anche
costosi
e
pesanti,
dicono
i
ricercatori,
ma
sono
già
allo
studio
spettrometri
più
economici
e
portatili.
La
soglia
di
difficoltà
per
eseguire
un
test
di
respirazione
sarebbe
molto
inferiore
ai
test
sull’urina
o
sul
sangue,
poiché
potrebbe
dare
risultati
in
pochi
secondi
e
sarebbe
molto
meno
invasiva.
Basta
respirare.
(Fonte:
Science
Daily)
PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 154 ALIMENTAZIONE E SALUTE L’ACETO
È
AMICO
DELLA
GLICEMIA
(OLTRE
CHE
DELLA
DIETA)
Le proprietà salutari di un condimento sempre più utilizzato. L'acido acetico riduce l'assorbimento del glucosio
L'aceto
è
stato
usato
sin
da
tempi
remoti
non
solo
come
condi
mento,
ma
anche
a
scopo
medicinale.
All’aceto,
o
meglio
agli
aceti,
viste
le
tante
varianti
disponibili
(di
vino,
balsamici,
di
frutta,
di
riso)
sono
state
attribuite
numerose
proprietà:
si
dice,
in
particolare,
che
agiscano
sulle
riserve
di
«grasso»,
che
siano
antitumorali
e
utili
per
il
controllo
della
glicemia.
Ma
mentre
per
i
primi
due
effetti
non
ci
sono
sufficienti
riscontri
scientifici,
sul
controllo
della
glicemia
esistono
molti
dati.
A
conferma,
possiamo
citare
uno
degli
studi
più
recenti,
pubblicato
sul
Diabetes
Metabolism
Journal.
Alcuni
ricercatori
dell'Università
di
Seul
(Corea)
hanno
osservato,
sia
pure
in
animali
da
laboratorio,
che
quando
questi
venivano
sottoposti
a
diete
ad
elevato
contenuto
di
grassi,
abbinate
con
aceto
balsamico,
si
attenuavano
gli
effetti
negativi
dei
grassi
sulle
cellule
beta
del
pancreas,
quelle
che
secernono
insulina
quando
aumentano
i
livelli
di
glucosio
nel
sangue.
In
pratica,
si
potrebbe
ipotizzare
un
effetto
preventivo
nei
confronti
del
diabete,
in
quanto
le
cellule
che
producono
insulina
sarebbero
meno
esposte
ai
rischi
di
una
dieta
ricca
di
grassi.
«In
effetti
—
commenta
Francesca
Scazzina,
ricercatrice
del
Dipartimento
di
scienze
degli
alimenti
dell'Università
di
Parma
—
diversi
studi
hanno
dimostrato
la
capacità
dell'aceto
di
attenuare
l'iperglicemia.
L'ingrediente
attivo
è
l'acido
acetico,
ma
i
meccanismi
non
sono
ancora
chiariti.
Per
esempio,
si
ipotizza
che
l'acido
acetico
possa
rallentare
lo
svuotamento
dello
stomaco
e
inibire
l'attività
degli
enzimi
digestivi
presenti
nell'intestino
tenue,
limitando
la
completa
digestione
dell'amido
e,
quindi,
l'assorbimento
del
glucosio.
O
potrebbe
aumentare
la
captazione
di
glucosio
da
parte
del
tessuto
muscolare,
sottraendolo
dal
circolo.
Questo
effetto
si
è
osservato
sia
in
soggetti
sani
sia
in
diabetici.
L'aspetto
positivo
è
che
per
ottenere
il
beneficio
dell’aceto
ne
basta
la
quantità
che
comunemente
si
aggiunge
all'insalata».
Ci
sono
casi
in
cui
con
l’aceto
conviene
adottare
qualche
precauzione?
«Vista
l’acidità
dell’aceto
—
dice
Giulio
Marchesini,
responsabile
Unità
di
Malattie
del
metabolismo
e
Dietetica
clinica,
Università
di
Bologna
—
può
essere
opportuno
non
abbondare
quando
si
soffre
di
gastrite
o
di
reflusso
gastro-‐esofageo.
Ma
poche
gocce
di
un
buon
aceto
non
sono
un
rischio
per
lo
stomaco.
E
neppure
per
la
linea,
come
dimostra
il
basso
contenuto
calorico
dei
vari
tipi
di
aceto».
(Fonte:
Salute,
Corriere)
PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 154 ALIMENTAZIONE E SALUTE PANE
ALLA
SUGNA:
CROCE
E
DELIZIA
PER
IL
PALATO
Il profumo del pane appena sfornato attira chiunque ma spesso quell’aroma e quella fragranza indicano la presenza di sugna tra gli ingredienti.
La
sugna
(definita
anche
“strutto”)
è
un
grasso
ottenuto
dai
tessuti
adiposi
addominali
e
s
urrenali
del
maiale
che
trova
impiego
in
panetteria
grazie
a
diverse
caratteristiche.
È
più
economico
dell’olio
d’oliva,
ha
un
elevatissimo
punto
di
fumo
(tiene
meglio
la
cottura),
incrementa
la
lievitazione
e
la
cottura
interna
legandosi
alle
maglie
di
glutine
e
favorendo
una
distribuzione
più
omogenea
dell’anidride
carbonica
e
conferisce
ai
prodotti
un
aroma,
un
sapore
e
una
fragranza
davvero
irresistibili.
In
napoletano
viene
definita
“’nzogna”
e,
come
nel
resto
della
Campania
(e
in
molte
altre
regioni
italiane),
domina
il
panorama
dolciario
e
non
solo:
è
presente
tra
gli
ingredienti
caratterizzanti
dei
taralli,
del
panino
napoletano,
del
casatiello
e
del
tortano,
delle
pizze
ripiene,
delle
focacce
e
di
rustici
vari,
della
sfogliatella,
della
pastiera,
degli
struffoli
e
delle
brioche.
Inoltre,
è
usata
per
friggere
altri
prodotti
come
la
tipica
graffa,
le
chiacchiere
e
le
zeppole,
pizze
e
frittelle
varie.
La
presenza
della
sugna
tra
gli
ingredienti
non
spaventa
finché
si
tratta
di
alimenti
per
così
dire
“accessori”:
qualche
caloria
in
più,
una
buona
dose
di
colesterolo,
un
po’
di
pesantezza
di
stomaco
rappresentano
normalmente
il
prezzo
della
golosità.
Il
problema
emerge
quando
si
compra
del
normale
pane
da
tavola
oppure
il
pane
in
cassetta
e
si
ha
quella
sensazione
di
unto
sulle
dita,
la
macchia
di
grasso
sul
tovagliolo
e
quella
insolita
e
sorprendente
gustosità
per
il
palato:
non
è
giusto
aggiungere
inconsapevolmente
colesterolo
e
calorie
alla
dieta
(100gr
di
sugna
contengono
circa
900kcal).
Per
non
parlare
di
chi
segue
un
regime
ipocalorico
o,
comunque,
ipolipidico
e
di
chi
segue
l’alimentazione
vegetariana.
Altro
problema,
poi,
deriva
dall’elevata
deperibilità
dei
prodotti
preparati
con
la
sugna
che,
priva
di
antiossidanti,
è
un
ingrediente
particolarmente
soggetto
a
irrancidimento
e
impone
la
conservazione
in
frigo
degli
alimenti
che
la
contengono.
Dunque,
è
fondamentale
un’immediata
identificabilità
del
prodotto
tramite
chiara
indicazione
del
contenuto
di
sugna
(non
è
sufficiente
elencarla
in
piccolo
nella
lista
degli
ingredienti):
“pane
alla
sugna”,
“pane
preparato
con
sugna”,
“prodotto
contenente
sugna”.