Anno V – Numero 1104
AVVISO
Ordine
1. ORDINE: assistenza legale
gratuita
2. Concorso straordinario
3. ORDINE:
FAD
in
farmaDAY
Notizie in Rilievo
Scienza e Salute
4. Colesterolo: ecco come
interpretare correttamente
i valori degli esami del
sangue
5. Lo sai che troppo sport fa
male?
6. Le bibite in lattina fanno
male al cervello?
7. Ecco cos'è il metodo
stamina
Giovedì 26 Aprile 2017 – S. Zita
Proverbio di oggi….……..
‘A femmena è comme ‘o tiempo ‘e marzo: mò t’alliscia e mò te lascia
ORDINE: iniziato FAD in farmaDAY:
un nuovo modo di aggiornarsi
FAD in farmaDAY: nuova opportunità che l’Ordine da ai propri
iscritti per ottemperare all’obbligo dell’aggiornamento ECM
Per maggiori dettagli consultare la sez. bacheca di questo numero
AVVISO:
per partecipare al corso ci si può iscrivere fino al 15 Giugno
ECCO COS'È IL METODO STAMINA
"Il
protocollo
prevede
l'utilizzo
sia
di cellule dello
stesso paziente (autologhe) che di cellule da donatore (allogeniche).
Manca tuttavia l'indicazione di un piano di identificazione, screening e testing di
donatori allogenici. Questo esclude, tra l'altro, la verifica del rischio di malattie e
Prevenzione e Salute
agenti trasmissibili (Hiv-1, Hiv-2, Hbv, Hcv, Treponema pallidum, Htlv-1, Htlv-2,
8. Cervello,
la
dieta
mediterranea
scudo Cmv, Cid). In assenza di tali controlli, l'impiego di cellule da donatore potrebbe
contro l’atrofia?
rappresentare un rischio per i pazienti". E' quanto affermava a dicembre 2013 il
comitato di esperti chiamato a esprimersi sul protocollo Stamina. Un parere poi
giudicato non imparziale dal Tar del Lazio, nell'ordinanza con cui aveva sospeso
l'effetto delle conclusioni degli scienziati.
5 CICLI - "Il fatto che il protocollo preveda somministrazioni ripetute (5 cicli
costituiti ciascuno da un'infusione endovenosa più una intrarachidea) potrebbe
Meteo Napoli
aumentare il rischio di fenomeni di sensibilizzazione con complicanze anche gravi
Giovedì 27 Aprile
(es. encefalomielite)" continuavano gli esperti.
ï‚· Variabile
CAROTA OSSEA - E ancora: "Data la natura del materiale di partenza (carota
Minima: 15° C
ossea) questo tipo di preparazione comporta il rischio di iniezione di materiale di
Massima: 22 °C
origine ossea al livello del sistema nervoso". In sostanza, "in aggiunta ai rischi
Umidità :
legati alla possibile contaminazione delle cellule e alla possibile iniezione
Mattina = 65%
intrarachidea di materiale osseo, non essendo possibile comprendere le
Pomeriggio = 42%
caratteristiche e quindi le potenzialità fisiologiche della popolazione cellulare
ottenuta, risulta impossibile stabilirne il profilo di sicurezza". (AdnKronos)
SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it
iBook Farmaday
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PAGINA 2
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 1104
SCIENZA E SALUTE
COLESTEROLO: ECCO COME INTERPRETARE
CORRETTAMENTE I VALORI degli ESAMI del SANGUE
Elevati livelli aumentano il rischio di ictus e infarti. Chi è a rischio deve monitorarne
l’andamento frequentemente.
Nella lotta ad infarti e ictus il monitoraggio dei livelli di colesterolo
LDL, quello comunemente chiamato “cattivoâ€, è fondamentale per
capire se le terapie hanno effetto.
I valori soglia sono diversi da persona a persona e dipendono dallo
stato di salute.
Come interpretare gli esiti degli esami del sangue?
Quando è necessario ricorrere all’utilizzo dei farmaci?
Lo chiediamo al professor Cesare Fiorentini, dir. del Programma di Cardiologia all’Ospedale Monzino di
Milano, uno dei centri più all’avanguardia per le patologie cardiache.
PROFESSORE, CHE COS’È IL COLESTEROLO?
«Nel corpo umano la presenza dei lipidi è fondamentale. Diverse strutture che ci compongono hanno
presente al loro interno dei grassi come fosfolipidi, trigliceridi e colesterolo.
Quest’ultimo è importante per la produzione di molti ormoni e della membrana cellulare.
Il colesterolo funge da mattone per la sintesi di molecole complesse. Se non lo introduciamo attraverso
la dieta il nostro corpo è comunque in grado di produrlo».
Che relazione c’è tra questa molecola e gli eventi cardiovascolari?
«Negli ultimi 40 anni la scienza si è molto concentrata sul ruolo del colesterolo perché si è visto che un
suo accumulo causa una condizione nota come aterosclerosi.
Si tratta dell’accumulo di grasso a livello dei vasi sanguigni. A lungo andare causano un restringimento
che può portare ad infarti ed ictus poiché si riduce il flusso si sangue e ossigeno diretto ai tessuti.
Oggi, senza nessun ragionevole dubbio e in virtù dei numerosissimi studi sull’argomento, è possibile
affermare che elevati livelli di colesterolo LDL rappresentano un fattore di rischio importante per gli
eventi cardiovascolari. Più sono alti e maggiore è la probabilità che si verifichino».
Esiste un valore di riferimento univoco da non superare?
«No, il valore va tarato a seconda dello stato di salute della persona. In persone ad elevato rischio,
ovvero in chi soffre di diabete, ipertensione e in chi ha già avuto passati eventi cardiovascolari, i valori
di colesterolo devono essere tenuti estremamente bassi.
Le principali società scientifiche europee che si occupano di prevenzione sono chiare a questo riguardo:
nei casi di elevato rischio la soglia di LDL da non superare è pari a 70 mg per decilitro (70 mg/dl).
Nelle persone che invece non presentano questo rischio il valore può tranquillamente arrivare a 130
mg/dl. Addirittura negli Stati Uniti questi valori sono al ribasso.
Questo perché la relazione eventi cardiovascolari e livelli di colesterolo è lineare. Più sono bassi e
minore è il rischio di andare incontro ad infarti e ictus».
Come abbassare i livelli?
«Se una persona presenta un rischio molto basso ma ha i livelli di colesterolo alto non necessariamente
deve essere trattato farmacologicamente. In questi casi può essere sufficiente un aggiustamento della
dieta e un po’ di attività fisica. Quando invece il rischio aumenta allora il farmaco è necessario.
Oggi milioni di persone sono in cura con le statine, molecole che hanno rivoluzionato il trattamento
dell’ipercolesterolemia. Nella maggioranza dei casi agiscono efficacemente. Nei primi mesi in cui si è in
trattamento è necessario un monitoraggio costante dei livelli per stabilire se la cura funziona. Centrato
l’obbiettivo i controlli possono essere diluiti nel tempo anche ogni quattro mesi.
PAGINA 3
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 1104
«Un buon 10% della popolazione non riesce a centrare
l’obbiettivo della riduzione.
Sono sempre efficaci le Statine?
Non solo, le statine possono anche indurre dolori
muscolari che mal vengono tollerati dai pazienti. Ecco perché, pur essendo valide, la scienza sta
cercando farmaci alternativi per curare quella fetta di popolazione su cui le statine falliscono.
Come dimostrato nel recente studio pubblicato dal New England Journal of Medicine, l’approccio che
prevede la somministrazione di statine associato ai nuovi farmaci a base di anticorpi potrà permettere
quel salto di qualità nella lotta al colesterolo». (Salute, Fondazione veronesi)
SCIENZA E SALUTE
LO SAI CHE TROPPO SPORT FA MALE?
Se fare attività fisica è importante per la salute di cuore e polmoni, muscoli e ossa, oltre a
far bene a umore e cervello, farne troppa, ovvero praticare sport in modo intenso e per
lungo tempo, specie se di tipo anaerobico, fa male
Lo – spiega la professoressa Daniela Lucini, responsabile della
Sezione di Medicina dell’esercizio di Humanitas. –
LO SPORT VA CONSIDERATO COME UN FARMACO
 il farmaco giusto, nella dose giusta e per il periodo giusto fa
bene;
 se prendo il farmaco sbagliato, a dosi troppo elevate o per troppo tempo, anziché averne
benefici, si rischia di ritrovarsi con problemi anche seri.
Come dimostrato da uno studio sui runner, infatti non è necessario correre le maratone o allenarsi tutti
i giorni correndo a elevata velocità per avere i benefici cardiovascolari e metabolici che la corsa offre
all’organismo.
Nello studio, coloro che vengono definiti “corridori energiciâ€, cioè che in un’ora coprono di corsa una
distanza di dodici chilometri, avevano le stesse probabilità di morire delle persone sedentarie, cioè di
chi non pratica alcuna attività fisica.
Viceversa, i corridori che si allenavano due o tre volte alla settimana, per un totale di circa 1 o 2 ore alla
settimana, e correvano anche ad una velocità adeguata stabilita in otto chilometri all’ora, traevano
dall’attività fisica tutti i benefici per i quali lo sport è consigliato da tutti i medici.
Per questo motivo, praticare troppa attività fisica, soprattutto in modo agonistico, oltre a stimolare
eccessivamente l’apparato cardiovascolare e a non far bene al cuore, può aumentare anche il rischio di
traumi e lesioni muscolo-scheletriche, oltre al fatto di non far bene neppure alle performance sportive.
Infatti, chi pensa che allenarsi in modo energico aiuti a migliorare le proprie performance sportive,
dovrebbe sapere che
 l’overtraining, cioè l’allenamento eccessivo e non adeguato, riduce anzichè migliorare la
performance.
E a nulla serve assumere integratori antiossidanti per lo sportivo che promettono di ridurre i danni da
overtraining; mangiare tanta frutta e verdura invece è ciò di cui hanno bisogno tutti gli sportivi che
praticano l’attività sportiva preferita in modo corretto e adeguato, cioè quelle persone che prima di
iniziare a fare attività fisica si sono sottoposte a una visita con uno specialista di medicina dell’esercizio
per avere un programma di attività fisica adeguato al proprio stato di salute.
(Salute, Humanitas)
PAGINA 4
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 1104
PREVENZIONE E SALUTE
CERVELLO, LA DIETA MEDITERRANEA SCUDO CONTRO
L’ATROFIA?
La Dieta mediterranea fa bene al cervello. Secondo un nuovo studio pubblicato su
Neurology, il volume del cervello delle persone anziane che mangiano “alla mediterraneaâ€
diminuirebbe in misura minore e l’atrofia sarebbe meno significativa.
Ignoti gli alimenti protettivi della Dieta mediterranea
I dati della risonanza sono stati confrontati poi con le abitudini alimentari e il
grado di adesione alla Dieta mediterranea. Chi non la seguiva perfettamente –
aveva un rischio aumentato di andare incontro a una maggiore perdita di
volume cerebrale nei tre anni fra le due risonanze rispetto a chi la seguisse con più rigore. Le abitudini
alimentari sono state rilevate prima della misurazione del volume cerebrale cosa che suggerisce –
dicono i ricercatori – una sorta di possibile effetto protettivo nel tempo della dieta sul cervello.
I risultati persistevano anche dopo aver corretto i dati per altri fattori come età , grado di
istruzione, diabete e ipertensione che possono impattare sul volume del cervello.
Non è emersa invece nessuna correlazione tra abitudini alimentari e volume di materia grigia e
spessore corticale. Cosa potrebbe mediare l’impatto della Dieta mediterranea sul volume cerebrale?
Né il consumo di pesce né quello di carne, dicono i ricercatori, smentendo precedenti ricerche, forse
altri ingredienti della Dieta o la dieta tutta in sé.
Cosa comporta la riduzione del volume cerebrale e come si può prevenire?
«Un certo grado di atrofia del cervello durante l’invecchiamento è fisiologica; questo normale processo
di invecchiamento si accompagna a un lieve peggioramento delle facoltà cognitive e della working
memory». «Tuttavia sappiamo anche che le abitudini e le esperienze accumulate durante la vita
(educazione, una professione stimolante, aver coltivato hobby e interessi e aver praticato attività fisica)
sono elementi che condizionano la nostra riserva cognitiva e che ci permettono di preservare le nostre
facoltà mentali – soprattutto la memoria – durante l’invecchiamento e l’anzianità ».
Anche la dieta è utile, come suggerisce la ricerca?
«Un fattore fondamentale è dato anche dal regime alimentare. Numerosi studi hanno infatti
dimostrato come una dieta equilibrata ricca di cereali integrali, verdure a foglia larga, noci e pesce
azzurro potesse avere degli effetti positivi nel ritardare gli effetti dell’invecchiamento e riducendo il
rischio di sviluppare patologie neurodegenerative. Negli ultimi anni sono state effettuate numerose
ricerche scientifiche sia su coorti di pazienti affetti da forme iniziali di Alzheimer, soggetti anziani
oppure modelli sperimentali di malattia per identificare i singoli alimenti, elementi nutrizionali che
avessero una valenza positiva o negativa. I risultati di questi studi hanno consentito di stilare una lista
di alimenti amici del cervello (brain-friend) e una lista di alimenti che non lo sono e che quindi è meglio
ridurre il più possibile».
«I risultati di questi studi hanno consentito di comprendere i meccanismi biologici alla base degli effetti
positivi o negativi riscontrati consentendo quindi di sostanziare con evidenze scientifiche i consigli
alimentari: molti di questi elementi hanno infatti naturali proprietà antiinfiammatorie e/o antiossidanti
o sono molecole essenziali per il funzionamento delle cellule nervose. Nel complesso si ritiene che
la dieta mediterranea sia quella che riassume in maniera esemplare le singole evidenze».
«Il fatto che un corretto regime alimentare e un adeguata attività fisica siano importantissimi per la
salute generale e abbiano una funzione preventiva nei confronti di malattie oncologiche o
cardiovascolari è oramai un concetto largamente recepito. (Salute, Humanitas)
PAGINA 5
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 1104
SCIENZA E SALUTE
LE BIBITE IN LATTINA FANNO MALE AL CERVELLO?
Due studi indipendenti hanno trovato correlazioni (ma non rapporti causa-effetto) tra il
consumo regolare di bevande dolci o dolcificate e alcune patologie cerebrali.
Dopo la conferma che quando apriamo una bibita in lattina - zuccherata o diet che sia - ci prepariamo
inevitabilmente a ingrassare, arriva un'altra cattiva notizia: se
consumate con assiduità , le bevande dolci o dolcificate possono
danneggiare il cervello.
Lo sostengono due studi pubblicati separatamente e a breve distanza
su altrettante riviste scientifiche, Alzheimer's & Dementia e Stroke.
Entrambi, è bene precisarlo subito, rilevano una correlazione - ossia
non un rapporto diretto causa-effetto - tra il consumo di questo tipo
di bibite e i danni al cervello.
I problemi potrebbero derivare, cioè, non direttamente dalle bevande ma
l girovita potrebbe non
da uno stile di vita globalmente scorretto o da pregresse patologie di
essere l'unico problema
base, come diabete e sofferenze vascolari.
Entrambe le ricerche sono state condotte da un gruppo di neurologi della Boston University School of
Medicine (USA).
Nella prima, gli scienziati hanno esaminato dati, risultati di test cognitivi e scansioni cerebrali di 4.000
persone che avevano partecipato al Framingham Heart Study, un ampio studio del 1948 per valutare i
rischi di patologie cardiovascolari.
A CARO PREZZO. Tra chi consumava più di due drink zuccherati al giorno (come bibite gassate o
succhi di frutta) o almeno tre bevande in lattina a settimana, sono state notate evidenze di
invecchiamento cerebrale precoce, problemi di memoria, riduzione del volume cerebrale e
dell'ippocampo (una struttura coinvolta nella capacità di ricordare). Tutti campanelli d'allarme
della malattia di Alzheimer.
LIGHT SOLO NEL NOME. Nel secondo studio, dopo aver valutato le abitudini di consumo di bibite
dei partecipanti alla stessa, storica indagine, ci si è concentrati su chi, nei 10 anni successivi, aveva
ricevuto una diagnosi di demenza legata all'Alzheimer o aveva avuto un ictus.
Sorprendentemente, in questo caso non sono state trovate correlazioni tra consumo di bibite
zuccherate e queste due precise patologie.
Ma è emerso che chi era abituato a bere almeno una bevanda diet al giorno, correva un rischio almeno
tre volte più alto di avere un ictus o sviluppare demenza.
CAUSE PREGRESSE. Benché i ricercatori abbiano tenuto conto di altri fattori (come abitudine al
fumo, tipo di dieta o età ), non si può escludere che la correlazione derivi da condizioni precedenti il
consumo di bibite diet.
Per esempio, i diabetici tendono a berle più spesso, per tenere a bada l'apporto giornaliero di zuccheri.
E poiché il diabete è un fattore di rischio per la demenza, l'origine del rapporto potrebbe essere questa.
(Salute, Focus)
PAGINA 6
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 1104
Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli
La Bacheca
ORDINE: partita la II° Edizione di FAD in farmaDAY (30
CF): un NUOVO MODO di AGGIORNARSI
FAD in farmaDAY è una nuova opportunità che l’Ordine da ai propri iscritti per
ottemperare all’obbligo dell’aggiornamento ECM
La POSSIBILITÀ di effettuare la formazione
obbligatoria ECM in modo semplice,
GRATUITO e .....quotidiano e a casa propria,
seguendo il notiziario farmaDAY
30 Crediti
ECM
COME PARTECIPARE
a) Inviare all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. la richiesta di fruizione del Corso.
Tale richiesta deve contenere i seguenti dati:
1. Nome, Cognome; 2. Codice Fisc. , indirizzo mail (non PEC!!), 3. luogo e data di nascita,
4. n. di iscrizione all’Ordine dei Farmacisti di Napoli; 5. n. tel. mobile che verrà utilizzato
esclusivamente per comunicazioni urgenti relative a modifiche del Corso
b) In tempi brevi riceverai le credenziali con una USERNAME e una PASSWORD PERSONALE
insieme alle istruzioni per fruire del Corso
c) All’arrivo del farmaDAY, notiziario dell’Ordine redatto quotidianamente dal Presidente Prof.
V. Santagada, l’ultima pagina sarà dedicata all’argomento del corso o argomenti similari e
conterrà un link che vi “porterà †direttamente sulla piattaforma FAD del Provider.
d) Il Titolo del Corso : “SINTOMI in FARMACIA – Ruolo del FARMACISTA
Influenza, Raffreddore, Influenza e Raffreddore, Mal di Gola, Rinite, Tosse,
Sinusite,Patologie dell’Orecchioâ€
e) Cliccandoci sopra si aprirà la pagina contenente i vari moduli.
Al termine di ogni Modulo dovrai rispondere al questionario di fine modulo che Ti consentirÃ
di passare al modulo successivo e così via.
Una volta terminato il corso potrai accedere al modulo di assegnazione dell’attestato ECM
che potrai liberamente scaricare e stampare. Ma non finisce qui!! Avrete a disposizione un
tutor on-line a cui vi potrete rivolgere in caso di difficoltà .
PAGINA 7
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 1104
ORDINE: “SINTOMI in FARMACIA – Ruolo del FARMACISTA
Influenza, Raffreddore, Influenza e Raffreddore, Mal di Gola, Rinite,
Tosse, Sinusite,Patologie dell’Orecchioâ€
Di seguito schema generale del corso.
SCHEMA DEL CORSO FAD IN FARMADAY: 30 CF
Modulo
1/A
1/B
1/C
1/D
1/E
1/F
1/G
1/H
1/I
TITOLO
Influenza
Influenza
Influenza
Influenza
Influenza
Influenza
Influenza
Influenza
Influenza
Data
N.
Modulo
TITOLO
Data N.
26-Apr
27-Apr
28-Apr
2-Mag
3-Mag
4-Mag
5-Mag
8-Mag
9-Mag
1
2
3
4
5
6
7
8
9
1
2
3
4
5
6
7
8
9
5/A
5/B
5/C
5/D
5/E
5/F
5/G
5/H
5/I
Rinite 1
Rinite 2
Rinite 3
Rinite 4
Rinite 5
Rinite 6
Rinite 7
Rinite 8
Rinite 9
8-Giu
9-Giu
12-Giu
13-Giu
14-Giu
15-Giu
16-Giu
19-Giu
20-Giu
29
30
31
32
33
34
35
36
37
21-Giu
22-Giu
23-Giu
26-Giu
27-Giu
28-Giu
29-Giu
30-Giu
3-Lug
38
39
40
41
42
43
44
45
46
4-Lug
5-Lug
6-Lug
47
48
49
Patologie dell’Orecchio 1 7-Lug
Patologie dell’Orecchio 2 10-Lug
Patologie dell’Orecchio 3 11-Lug
50
51
52
QUESTIONARO n.1
2/A
2/B
2/C
2/D
2/E
2/F
Raffreddore
Raffreddore
Raffreddore
Raffreddore
Raffreddore
Raffreddore
QUESTIONARO n. 5
1
2
3
4
5
6
10-Mag
11-Mag
12-Mag
15-Mag
16-Mag
17-Mag
10
11
12
13
14
15
18-Mag
19-Mag
22-Mag
23-Mag
24-Mag
25-Mag
26-Mag
16
17
18
19
20
21
22
QUESTIONARO n.2
3/A
3/B
3/C
3/D
3/E
3/F
3/G
Influenza e Raffreddore
Influenza e Raffreddore
Influenza e Raffreddore
Influenza e Raffreddore
Influenza e Raffreddore
Influenza e Raffreddore
Influenza e Raffreddore
1
2
3
4
5
6
7
QUESTIONARO n.3
4/A
4/B
4/C
4/D
4/E
4/F
Mal di Gola 1
Mal di Gola 2
Mal di Gola 3
Mal di Gola 4
Mal di Gola 5
Mal di Gola 6
QUESTIONARO n. 4
29-Mag
30-Mag
31-Mag
5-Giu
6-Giu
7-Giu
23
24
25
26
27
28
6/A
6/B
6/C
6/D
6/E
6/F
6/G
6/H
6/I
Tosse
Tosse
Tosse
Tosse
Tosse
Tosse
Tosse
Tosse
Tosse
1
2
3
4
5
6
7
8
9
QUESTIONARO n. 6
7/A
7/B
7/C
Sinusite 1
Sinusite 2
Sinusite 3
QUESTIONARO n. 7
8/A
8/B
8/C
QUESTIONARIO n.8
PAGINA 8
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 1104
Modulo 1/B:
SINTOMI IN FARMACIA:
Ruolo del Farmacista - Influenza (I)
L’influenza rappresenta un importante problema di Sanità Pubblica, perché causa ogni anno epidemie
stagionali che, in Italia, colpiscono il 5-10% della popolazione. Pur avendo nella maggioranza dei casi un
decorso benigno, l’influenza può causare gravi complicanze, soprattutto in individui fragili come gli anziani
e persone con patologie croniche di base.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), coadiuvata dai National Influenza
Centres (NIC), fornisce informazioni relative ai ceppi virali circolanti ed al trend
epidemiologico dell’anno in corso. In base ai dati osservati, ogni anno comunica
la composizione del vaccino per la stagione vaccinale.
L'influenza è una malattia virale altamente contagiosa che colpisce l'apparato
respiratorio ed è causata dai virus dell'influenza di tipo A, B e C. Compare di
solito durante i mesi invernali ed è caratterizzata da improvvise epidemie in
diverse aree geografiche, che durano da 6 a 8 settimane.
L'influenza venne descritta per la prima volta da Ippocrate nel 412 d.C. e la
prima documentata, vale a dire la prima epidemia influenzale di ampie, risale al
1580. Da allora, sono note ben 31 pandemie di influenza, di cui 3 si sono
verificate nel secolo appena trascorso, per l'esattezza nel 1918, nel 1957 e nel
1968.
L'influenza può essere considerata un'infezione respiratoria acuta (IRA) anche se si differenzia dal
raffreddore comune per il suo esordio improvviso e per l'interessamento di tutto l'organismo.
Il paziente colpito dall'influenza all'inizio lamenta dolori alle gambe, alle braccia e alla schiena, avverte
cefalea e brividi, febbre, anche alta e affaticamento. Inoltre, possono comparire sintomi acuti a carico
dell'apparato respiratorio, come tosse secca. La sintomatologia respiratoria acuta dura da 5 a 7 giorni, ma
tosse e debolezza possono persistere per 2 settimane.
La trasmissione virale avviene attraverso piccole gocce d'acqua o particelle nebulizzate che vengono diffuse
con la tosse e gli starnuti. La malattia ha un periodo di incubazione che varia tra le 18 e
le 72 ore. Durante questo periodo la persona contagiata, anche in assenza di sintomi,
può diffondere il virus ad altri soggetti e mantiene questa capacità per alcuni giorni
dopo l'esordio dei sintomi.
Una volta penetrato nell'organismo, il virus attacca le cellule di rivestimento delle vie
aeree superiori e inferiori. Entro poche ore dal contagio, inizia la moltiplicazione del
virus (replicazione) cui segue la liberazione di nuove particelle virali che contaminano
progressivamente tutto l'apparato respiratorio. Le cellule superficiali infettate dell'apparato respiratorio
muoiono e il sistema immunitario rilascia sostanze che determinano la comparsa dei sintomi generali.
Il link che vi “porterà †direttamente sulla piattaforma FAD del Provider.
https://fad.ocmcomunicazioni.com