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Anno VI – Numero 1171 Lunedì 04 Settembre 2017 – S. Rosalia AVVISO Ordine 1. ORDINE: Progetto Farmaco per tutti”; “Un 2. Eventi Mese di Settembre 3. Ordine: legge annuale per il mercato e la concorrenza Notizie in Rilievo Scienza e Salute 4. Dolore all’AVAMPIEDE, lo sai che lo riduce se rinforzi i muscoli dei piedi? 5. Raggi X e Tac fanno venire il CANCRO? 6. Un'App fa la diagnosi del tumore al pancreas con un selfie Prevenzione e Salute 7. Gambe gonfie, 5 consigli per un weekend di benessere 8. Dopo i 40 anni attenti alle radicolopatie: ecco come prevenirle 9. Diete, anche le prugne secche aiutano a dimagrire Meteo Napoli Venerdì 01 Settembre ï‚· Sereno Minima: 18° C Massima: 27 °C Umidità: Mattina = 61% Pomeriggio = 59% Proverbio di oggi……… L'omm faticator è a ruvin ra cas Chi troppo Dolore all’AVAMPIEDE, lo s’inchina, mostrariduce sai che lo il sedere se rinforzi i muscoli dei piedi? Il dolore ai piedi, soprattutto nella parte anteriore verso le dita, chiamato anche metatarsalgia può avere diverse cause ed essere alleviato in diversi modi spiega il dottor Leonardo Maradei, resp. di Chirurgia del piede e mininvasiva di Humanitas. – A seconda delle cause, rinforzare i muscoli del piede con una ginnastica specifica, dimagrire, se si è sovrappeso, e usare un plantare o soletta ortopedica sono azioni efficaci per dare sollievo in caso di metatarsalgia. Mentre la ginnastica di rinforzo muscolare dei piedi e la perdita di peso sono azioni che aiutano a migliorare la funzionalità e il sovraccarico del piede, l’uso di una soletta può aiutare a risolvere il problema. Prima di ricorrere alla soletta ortopedica, però, è bene rivolgersi a un ortopedico specialista che, dopo la valutazione del passo computerizzato, grazie ad un esame in grado di rilevare l’appoggio del piede in movimento, saprà indicare il materiale, la forma e la durata d’uso della soletta più adeguata al problema. Infatti, se la metatarsalgia è associata agli stili di vita, come per esempio microtraumi a carico dell’avampiede dovuti a sport come la corsa o il salto, in cui maggiore è il rischio di sovraccaricare la parte anteriore del piede, indossare il plantare per alcune settimane dopo la comparsa del dolore, aiuta a ridurre l’infiammazione e a ripristinare un appoggio normale, in modo da poter ricominciare a svolgere attività fisica. Diverso è il caso di dolore dovuto al piede piatto o a deformità nell’appoggio del piede, che sono tra le cause più frequenti di metatarsalgia. In questi casi, quando la causa è la forma del piede, le indicazioni d’uso del plantare sono diverse dallo sportivo perché il sovraccarico esercitato sull’avampiede è costante. Pertanto, i plantari andranno indossati sempre e comunque per tutto il tempo in cui si sta in piedi, anche in casa, inserendo il plantare fra il piede e la calzatura. (Salute, Humanitas) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1171 SCIENZA E SALUTE Raggi X e Tac fanno venire il CANCRO? Spesso si crea confusione su cosa provoca un tumore: a volte i dubbi sono legittimi, altre si tratta di bufale. Questa la risposta dell'esperto oncologo Massimo Di Maio, consigliere dell’Aiom, l'Associazione Italiana di Oncologia Medica Non è raro che si crei confusione su cosa può provocare un tumore: esistono teorie oggi superate che continuano a tornare «a galla» e numerosi «falsi miti» duri a morire nonostante la scienza abbia ampiamente dimostrato che si tratta di bufale prive di ogni fondamento. E poi ci sono delle domande ricorrenti, dubbi che nascono dal «sentito dire» o che hanno un fondamento, per i quali esiste una risposta provvisoria o definitiva, che però non sempre viene fornita in modo chiaro. È il caso di raggi X e Tac, per i quali spesso si temono conseguenze nocive, così come per molte radiazioni somministrate a fini medici. DOVE STA LA VERITÀ? «Alcune radiazioni sono dette ionizzanti, vale a dire che, avendo una grande energia, sono in grado di modificare la struttura degli atomi di cui è composta la materia. Le radiazioni ionizzanti includono:  i raggi X (inclusi quelli impiegati per le radiografie e le Tac),  i raggi gamma,  le particelle alfa,  le particelle beta  i raggi ultravioletti (inclusi i raggi solari). È provato che le radiazioni ionizzanti, quando colpiscono e danneggiano le cellule del nostro corpo, sono cancerogene, ovvero possono determinare un aumento del rischio di tumori. L’aumento del n. di tumori in soggetti esposti alle bombe atomiche (Hiroshima e Nagasaki), così come l’aumento del n. di tumori in chi è stato esposto alle radiazioni seguite agli incidenti nucleari di Chernobyl/Fukushima confermano che le radiazioni ionizzanti sono cancerogene per l’uomo. In teoria, tutti i tessuti del corpo sono potenzialmente soggetti al danno cancerogeno indotto dalle radiazioni». IL CALCOLO RISCHI-BENEFICI «In pratica, ci sono alcuni tessuti e organi che più di altri sono sensibili: prima di tutti il midollo osseo (con un’aumentata incidenza di leucemie), nonché la tiroide (con un aumento del numero dei tumori che colpiscono quest’organo). Inoltre si registra, anche a distanza di vari anni dall’esposizione patologica, un aumento del numero dei casi di tumore al polmone e di neoplasie in altri organi del corpo. Anche la radioterapia, strategia terapeutica basata sull’impiego di radiazioni e comunemente utilizzata nel trattamento di molti tipi di tumore, può determinare un effetto cancerogeno sui tessuti sani irradiati. Naturalmente è importante sottolineare che questo effetto è ben noto ai medici quando propongono al paziente la radioterapia: in questi casi, gli effetti positivi del trattamento sono superiori ai rischi teorici». ESAMI SOLO SE NECESSARI «Le radiazioni associate all’esecuzione di esami strumentali come le radiografie e la Tac sono ovviamente molto più limitate rispetto a quelle provocate dagli incidenti nucleari, ma sono comunque associate a un rischio aumentato (sebbene piccolo) di sviluppare un tumore. Per questo motivo, è importante sottolineare che, al pari di tutti gli esami, anche questi vengono richiesti dai medici solo quando sono realmente necessari e utili per le decisioni terapeutiche: in queste situazioni, i vantaggi dell’esecuzione di una Tac o di una radiografia sono maggiori rispetto al piccolo rischio cancerogeno associato alle radiazioni. Nessun panico, quindi: occorre fiducia nell’utilità delle terapie e degli esami diagnostici». (Salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1171 SCIENZA E SALUTE Un'App fa la diagnosi del tumore al pancreas con un selfie Una app potrebbe permettere di scoprire se si ha un tumore al pancreas con un semplice selfie. A metterla a punto è stata l'università di Washington, che presenterà i risultati di uno studio pilota alla prossima conferenza della Association for Computing Machinery. La app, Biliscreen, si basa sull'osservazione che uno dei sintomi del tumore è l'accumulo di bilirubina, che provoca l'ingiallimento della pelle e della sclera, la parte bianca dell'occhio. La colorazione gialla è invisibile però ad occhio nudo, almeno (per quanto riguarda in particolare la pelle) nei primi stadi della malattia. Facendo una foto all'occhio usando uno speciale box che rende la luce uniforme l'algoritmo presente nella app analizza il colore alla ricerca di un eventuale ingiallimento. Il primo test, su 70 persone, ha trovato il tumore correttamente nell'89,7% dei casi. «Il problema con il tumore del pancreas è che nel momento in cui è sintomatico spesso è troppo tardi. La speranza è che se le persone potessero fare un test semplice una volta al mese qualcuno potrebbe trovare la malattia abbastanza presto da sottoporsi ai trattamenti». Un principio simile è usato da un altro algoritmo, ancora non 'trasformato' in app, descritto dai ricercatori del Cedars-Sinai su JCI Insight per scovare l'Alzheimer. In questo caso si analizza la sclera alla ricerca di accumuli di una proteina legata alla malattia. (Salute, Il Mattino) SBADIGLIO: ECCO PERCHÉ È CONTAGIOSO Uno tira l'altro, anche se magari non è proprio così stanchi. A scoprire perché lo sbadiglio è contagioso è un team dell'Università di Nottingham, che firma uno studio su “Current Biology”. Ebbene, l'interruttore scatena sbadiglì è nel cervello, o meglio nei riflessi primitivi della corteccia motoria primaria, l'area che controlla il movimento. Gli ultimi risultati mostrano inoltre che la nostra capacità di resistere e non farci contagiare quando qualcuno accanto a noi sbadiglia è limitata. E, anzi, l'impulso a sbadigliare aumenta proprio se si cerca di reprimerlo. Non solo, la forza del richiamo a sbadigliare cambia da persona a persona. «Questi risultati possono essere particolarmente utili per capire meglio l'associazione tra l'eccitabilità e sensibilità motoria e il presentarsi di ecofenomeni in molte malattie fra cui demenza, autismo e sindrome di Tourette». Gli ecofenomeni sono forme di imitazione automatica e involontaria di parole (ecolalia) o azioni (ecopraxia) altrui. Un comportamento non solo umano: lo sbadiglio è contagioso anche fra scimpanzé e cani. Ebbene, grazie a uno studio su 36 volontari gli scienziati hanno aumentato con la stimolazione magnetica transcranica il desiderio di sbadigliare e monitorato le reazioni dei soggetti. Scoprendo che l'impulso a sbadigliare «aumenta se si cerca di reprimerlo. Con la stimolazione elettrica abbiamo poi aumentato l'eccitabilità e la propensione allo sbadiglio contagioso», aggiunge Georgina Jackson, docente di Cognitive Neuropsychology nell'Institute of Mental Health. «Nella sindrome di Tourette se riusciamo a ridurre l'eccitabilità possiamo ridurre i tic, e stiamo lavorando proprio a questo», conclude. (Salute, Il Mattino) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1171 DOPO I 40 ANNI ATTENTI ALLE RADICOLOPATIE: ECCO COME PREVENIRLE Il termine radicolopatie è utilizzato genericamente in medicina per indicare condizioni di sofferenza delle radici nervose. Dal midollo spinale emergono 31 paia di radici ventrali e dorsali di cui 8 cervicali, 5 lombari, 5 sacrali e 1 coccigea. Le cause più spesso responsabili di radicolopatie, che rappresentano le patologie più frequenti del sistema nervoso periferico, sono rappresentate dai fenomeni artrosico-degenerativi del rachide direttamente collegati all’età, dalle ernie del disco intervertebrale e dai traumi alla colonna vertebrale. CATEGORIE A RISCHIO Secondo i dati disponibili le radicolopatie sono in costante aumento soprattutto, ma non esclusivamente, nelle persone con più di 40 anni. «Questo fenomeno può essere spiegato anche in considerazione di una serie di fattori favorenti, come il sovrappeso, abitudini sedentarie, attività che comportino il ripetersi di microtraumatismi alla colonna vertebrale e di sforzi muscolari asimmetrici come ad esempio, la guida prolungata di mezzi o il sollevamento di pesi, che possono aggiungersi ad eventuali predisposizioni ereditarie e a fenomeni degenerativi vertebro-discali legati all’età aggravando la situazione – chiarisce il prof. Rocco Liguori Dir. della Clinica Neurologica IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche, Alma Mater Studiorum Università di Bologna che aggiunge- Alcune categorie di lavoratori, nello specifico, come impiegati che svolgono attività sedentarie, operai edili impegnati in mansioni particolarmente pesanti, autisti e gli sportivi come i calciatori o i tennisti, specie se privi di una adeguata preparazione fisica, sono esposti a un rischio maggiore di sviluppare tali patologie». QUANTO CONTA L’ESSERE IN SOVRAPPESO Nella genesi di questo tipo di disturbi gioca un ruolo importante il sovrappeso. L’integrità delle radici nervose, infatti, è da porsi in stretta dipendenza dalle condizioni della colonna vertebrale, che risentono del carico che devono sostenere, dalla postura che si assume normalmente e dalla correttezza dei movimenti che si eseguono. A tal proposito interviene ancora il prof. Liguori: «Diventa intuitivo capire come il sovrappeso o, a maggior ragione l’obesità, costituiscano un importante fattore di rischio per lo sviluppo delle radicolopatie. Va considerato, inoltre, che i risultati di uno studio indicano, che l’obesità, attraverso un’azione negativa sull’apparato muscolo scheletrico, comporta un potenziamento della sensazione dolorosa. Il dolore è il sintomo principale delle radicolopatie». CONTROLLARE IL DOLORE Al di là della causa che provoca la radicolopatia il sintomo principale e più invalidante, dunque, è il dolore, che, tra l’altro, una volta entrato in scena è difficile da risolvere. Per il trattamento di tale sintomo sono sicuramente da tenere in considerazione ai fini dell’utilizzo i farmaci antinfiammatori (sia FANS sia steroidi) e sostanze ad azione neurotrofica, ma soprattutto va inserito nel piano terapeutico un adeguato trattamento fisioterapeutico. Solo i casi più gravi possono richiedere un intervento chirurgico di decompressione della radice spinale interessata. MEGLIO PREVENIRE: Certamente i trattamenti fin qui elencati alleviano la sintomatologia, ma in ogni caso non risolvono le cause all’origine della radicolopatia. Per questo come conclude il professor Liguori, è necessario tenere ben presente che: «Nella gestione delle radicolopatie assume importanza fondamentale un atteggiamento preventivo, rivolto alla correzione del sovrappeso e\o l’obesità, al mantenimento di una postura adeguata e allo svolgimento di una attività fisica corretta. In sintesi, non bisognerebbe essere sedentari né svolgere attività sportiva senza adeguato allenamento e\o riscaldamento. Bisogna adoperarsi per mantenersi normopeso e cercare di preparare il fisico allo svolgimento di determinate attività lavorative». (Salute, Il Secolo XIX) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1171 SCIENZA E SALUTE DIETE, ANCHE LE PRUGNE SECCHE AIUTANO A DIMAGRIRE Favoriscono la perdita di peso e il senso di sazietà Spesso accusata di rischiare di compromettere le diete dimagranti, la frutta essiccata può in realtà essere un prezioso alleato del dimagrimento, o almeno sembra essere proprio questo il caso delle prugne secche, che secondo uno studio di cui si è parlato al 21mo Congresso Europeo sull'Obesità possono addirittura favorire la perdita di peso. Presentato da Jason Halford e Jo Harrold, esperti del Dipartimento di Scienze Psicologiche dell'Università di Liverpool, nel Regno Unito, questo nuovo studio ha infatti dimostrato che il consumo quotidiano di circa un etto e mezzo di prugne secche è associato a un dimagrimento più significativo e a un aumento del senso di sazietà che, ha sottolineato Halford, “può essere un sentore di effetti più a lungo termine delle prugne e della frutta secca sull’appetito”. Le ricerche di Halford e Harrold hanno coinvolto 74 donne e 26 uomini di età media pari a 43 anni, tutti i sovrappeso o obesi e abituati a un'alimentazione a basso contenuto di fibre, che hanno dovuto seguire per 12 settimane una dieta. A un gruppo di partecipanti sono stati forniti 1. consigli su spuntini sani, 2. ad un altro è stato indicato di magiare tutti i giorni delle prugne secche. In particolare, alle donne è stato indicato di consumarne 140 grammi al giorno, mentre gli uomini ne hanno dovuti mangiare tutti i giorni 171 grammi. RISULTATI: E' stato così scoperto che il consumo di prugne secche permette di ridurre significativamente il peso, consentendo una perdita media di 2 chili e di 2,5 cm di girovita. Le differenze nei livelli di perdita di peso fra i due gruppi sono risultate particolarmente significative – con una tendenza a dimagrire di più fra chi stava assumendo prugne secche – nelle ultime 4 settimane di dieta, ma già dopo le prime 8 settimane è stato riscontrato un maggiore senso di sazietà fra i partecipanti che stavano mangiando quotidianamente prugne. Infine, nonostante le grandi quantità di prugne consumate e nonostante i partecipanti non fossero abituati a mangiare molte fibre non sono stati osservati effetti collaterali. "Questi risultati dimostrano che il consumo di quantità significative di prugne secche ogni giorno come parte di una dieta sana ed equilibrata non porti ad aumento di peso – commenta la nutrizionista Evelina Flachi – Inoltre, dimostrano come il consumo di frutta secca non debba essere sconsigliato nell’ambito di una dieta sana e uno stile di vita attivo”. Secondo l'esperta è probabile che questa raccomandazione affondi le sue radici nella convinzione che le prugne secche contengano più carboidrati rispetto alle prugne fresche. “In realtà – spiega Flachi – per ciascuna porzione, gli zuccheri sono gli stessi, dal momento che una prugna secca altro non è che una prugna fresca parzialmente disidratata”. “I consumi di frutta e verdura sono spesso al di sotto dei livelli giornalieri raccomandati – conclude la nutrizionista – e dunque l’aggiunta di frutta secca nell’alimentazione potrebbe essere parte della soluzione a questa carenza”. (Salute, Sole 24ore) PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1171 Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli La Bacheca ORDINE: CAMPAGNA DI PREVENZIONE AL MELANOMA: CONTROLLA I TUOI NEI L’Ordine in collaborazione con il Comune di Napoli, la Fondazione melanoma ONLUS e Federfarma Napoli ha predisposto “La Prevenzione sul Melanoma”. CALENDARIO visite gratuite per la Prevenzione del MELANOMA Un gruppo di Dermatologi è a disposizione dei Cittadini per un CONSULTO GRATUITO presso la Sede dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli secondo il Calendario riportato nella locandina SETTEMBRE: 1. Lunedì 18 ore 16.00 – 19.00 2. Venerdì 23 ore 16.00 – 19.00 3. Mercoledì 27 ore 16.00 – 19.00 PAGINA 7 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1171 ORDINE: Progetto “UN FARMACO PER TUTTI” Il progetto ha come finalità l’utilizzo di farmaci, le cui confezioni siano integre, ma anche di prodotti diversi dai farmaci come presidi medico chirurgici o integratori e dispositivi medici non ancora scaduti provenienti da donazione spontanea da parte di cittadini e Aziende Farmaceutiche, nonché di privati a seguito di cambio/fine terapia o decesso di un congiunto malato. FARMACIE - COME ADERIRE: Clicca sul Link sottostante e compila il Form in modo da avere le informazioni utili riguardo il Luogo di Consegna del Contenitore per la Raccolta dei Farmaci. https://www.ordinefarmacistinapoli.it/ordi neNuovo/news/1097-un-farmaco-per-tutti RACCOLTI FINORA PIÙ DI 80.000 CONFEZIONI DI FARMACI E DISPOSITIVI DONATI AI SEGUENTI ENTI ASSISTENZIALI: La Tenda, La Casa di Tonia, Emergency, Ordine di Malta, UNITALSI Campania, Stelle in Strada, Suore della Carità di Madre Teresa di Calcutta, Elemosiniere del Santo Padre, Croce Rossa, ORDINE: Discussione alla CAMERA dei DEPUTATI della Mozione sul progetto “Un Farmaco per Tutti” Lunedì 17 Luglio, ore 13.00, Se Vuoi Vedere la Registrazione della discussione alla Camera dei Deputati, basta cliccare sul seguente link: https://www.ordinefarmacistinapoli.it/ordineNuovo/?option=com_co ntent&view=article&layout=edit&id=1808 PAGINA 8 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1171 PAGINA 9 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1171 PAGINA 10 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1171

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