Anno II – Numero 174 Notizie in Rilievo Regione e Farmacia 1. Trasferimento dei locali di una farmacia. Prevenzione e Salute 2. Gli esami del sangue: esami del fegato. Alimenti e Salute 3. Omega-3 inutili nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare. 4. Cuore: olio noci abbassa rischio cardiovascolare Scienza e Salute 5. Esiste un legame fra l’insonnia e il cancro alla prostata. 6. Gli esperti: i raggi UV sono benefici 7. La medicina dell’amore che può curare le dipendenze Domande e Risposte 8. Gli occhi possono cambiare colore nel corso della vita? Venerdì 10 Maggio 2013, S.S. Antonino, Cataldo, Alfio Trasferimento dei Locali di una FARMACIA Sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania (BURC) n. 24 del 7 maggio 2013 è stata pubblicata la L.R. n. 5 del 6 maggio 2013, che all’art. 33 prevede chiarimenti in ordine alla possibilità di trasferimento dei locali di una farmacia anche al di fuori del perimetro della sede per la quale fu concessa l’autorizzazione. In particolare, l’attuale norma regionale modifica nuovamente in parte l’art. 22 della legge regionale 8 marzo 1985, n. 13 (Riordino delle funzioni in materia di igiene e sanità pubblica e di vigilanza sulle farmacie). Oggi il nuovo dettato normativo regionale 5/2013 all’art. 33 riporta invece quanto segue: art.33. Al comma 4 dell’art. 22 della L.R. 8 marzo 1985, n. 13 (Riordino delle funzioni in materia di igiene e sanità pubblica e di vigilanza sulle farmacie), le parole: “del perimetro della sede per la quale fu concessa l’autorizzazione” sono sostituite dalle seguenti: “oppure ad una distanza inferiore a 200 metri dal perimetro della sede per la quale fu concessa l’autorizzazione, fermo restando quanto previsto dall’art. 1, comma 3, della legge 2 aprile 1968, n. 475 (Norme concernenti il servizio farmaceutico)”. GLI OCCHI POSSONO CAMBIARE COLORE NEL CORSO DELLA VITA? Il colore degli occhi rimane sostanzialmente invariato. Cambia semmai la tonalità: è più chiara in età avanzata (a circa 60-70 anni) nel caso di lieve atrofia dell’iride, cioè quando diminuisce leggermente quella parte della membrana dell’occhio che è posta davanti al cristallino. Diverso il caso dei neonati: alla nascita i bambini non hanno l’iride pigmentata, quindi il colore (dal grigio chiaro all’ardesia) non è altro che il fondo dell’occhio. Tra i cinque mesi di vita e l’anno si fissa invece il colore definitivo. (Focus) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 174 GLI ESAMI DEL SANGUE Una sintetica «biblioteca» dei principali valori che si possono trovare sul referto Esami per il RENE EMOCROMO Azotemia, Creatininemia MCHC, MCV, RDW, EMOGLOBINA, GLOBULI ROSSI, EMATOCRITO, GLOBULI BIANCHI, ELETTROFORESI DI PROTEINE PLASMATICHE BILIRUBINA, GAMMA GT, FOSFATASI ALCALINA, Transaminasi ESAMI PER IL FEGATO Esami per CUORE e METABOLISMO Esami per il FERRO Esami Malattie Infettive Colesterolo, Trigliceridi, Glicemia, Troponina, D-Dimero, NT-pro-BNP, Proteina C-reattiva, Calcemia, Paratormone, Vitamina D, Calcitonina Sideremia, Transferrina serica, Ferritina Test per l’HIV GLI ESAMI PER IL FEGATO Sono diversi i test ematici che possono dare indicazioni sullo stato di salute del Adulti 50-190 U/L* fegato. È importante valutarli nel loro insieme FOSFATASI ALCALINA Adolescenti 10-15 anni Bambini 1-10 anni Bambini fino a 1 anno 130-700 U/L* 110-550 U/L* 110-700 U/L* Che cosa si misura: L’esame consente di misurare la concentrazione della fosfatasi alcalina (AlPh) nel sangue. La AlPh è un enzima presente in diversi tessuti del corpo. In particolare, essa si trova nelle ossa e nelle cellule del fegato che formano i dotti biliari (canalicoli che trasportano la bile all’intestino dove è necessaria per la digestione dei grassi). Sebbene in concentrazioni inferiori, la AlPh è presente anche nelle cellule intestinali e nella placenta. Tutte queste parti del corpo producono forme diverse di fosfatasi alcalina, che sono definite isoenzimi. La AlPh è presente anche nel sangue, ma a livelli bassi; in caso di malattie del fegato o delle ossa essa può aumentare. Quando e perché il test è indicato: L’esame è usato per evidenziare malattie del fegato (soprattutto delle vie biliari) e delle ossa, per seguirne la progressione o per valutare l’efficacia di un eventuale trattamento terapeutico. Il medico prescrive il test della AlPh come parte degli esami di funzionalità epatica che vengono effettuati di routine (bilirubina, transaminasi AST e ALT), oppure quando il paziente presenta i sintomi di un disturbo epatico o osseo. Come si fa il test: prelievo di sangue dalla vena di un braccio. Il digiuno è consigliato, ma non necessario, poiché AlPh aumenta, ma solo lievemente, nelle ore successive a un pasto. I valori della AlPh nel sangue variano a seconda dell’età. Nei bambini piccoli e negli adolescenti, essa aumenta per effetto della crescita delle ossa. Nella tab. sono riportati i valori normali per le diverse fasce d’età. Come interpretare i risultati dell’esame: In generale, livelli di AlPh superiori alla norma sono indice di una malattia del fegato o delle ossa. Se anche gli altri esami di funzionalità epatica, come bilirubina e transaminasi (AST e ALT), sono elevati, AlPh può indicare una malattia del fegato, soprattutto a carico dei dotti biliari. Può trattarsi per esempio di carcinoma biliare, metastasi epatica, epatite o cirrosi biliare. In particolare, in caso di ostruzione dei dotti biliari, AlPh e bilirubina aumentano più delle transaminasi. Quando invece insieme a AlPh aumentano anche calcio e fosfato, è più probabile che il disturbo riguardi l’apparato scheletrico. Le malattie delle ossa associate ad aumento di AlPh sono: morbo di Paget, metastasi ossee, artrite deformante, osteomielite, rachitismo, sarcoidosi, fratture ossee. Quando il medico non riesce a trovare la causa dell’aumento di AlPh, si può effettuare il cosiddetto test degli isoenzimi, che consente di determinare quale forma di AlPh sia aumentata, se quella ossea o quella epatica. Una riduzione di AlPh nei pazienti con tumore al fegato o alle ossa indica che il terapia adottata è efficace. Una diminuzione di AlPh può anche essere causata da ipotiroidismo, anemia, malnutrizione o età avanzata. (Salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 174 ALIMENTI E SALUTE OMEGA-3 INUTILI NEI PAZIENTI AD ALTO RISCHIO CARDIOVASCOLARE L'assunzione di 1 grammo al giorno di acidi grassi polinsaturi non riduce la mortalità né i ricoveri legati ai problemi di cuore Pillole di omega-3 "bocciate": nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare l'assunzione di 1 grammo al giorno di acidi grassi polinsaturi non riduce la mortalità né i ricoveri legati ai problemi di cuore. È il risultato di un maxi studio italiano pubblicato sul New England Journal Medicine, unico nel suo genere perché vede protagonisti 860 medici di famiglia del Ssn, autori del lavoro insieme agli scienziati dell'Irccs Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e Consorzio Mario Negri Sud. Lo studio ha coinvolto oltre 12mila pazienti con età media di 64 anni, per il 39% donne, seguiti per 5 anni. OBIETTIVO DELLO STUDIO: verificare se l'assunzione giornaliera di 1 grammo di omega-3 potesse prevenire, come già documentato nei pazienti con infarto del miocardio, le principali complicanze in una popolazione ad alto rischio cardiovascolare. RISULTATI: la conclusione è chiara: «un trattamento farmacologico con omega-3 non comporta vantaggi specifici in termini di riduzione di mortalità e ospedalizzazione per motivi cardiovascolari, se aggiunta ad una buona assistenza medica così come è disponibile nella pratica degli 860 medici di medicina generale in tutta Italia che hanno partecipato allo studio». (Fonte: Adnkronos Salute) GLI ESPERTI: "I RAGGI UV SONO BENEFICI" Le vituperate radiazioni ultraviolette sono un toccasana contro infarti e ictus I benefici offerti dall'esposizione al sole superano il rischio di tumori della pelle legato ad una cattiva esposizione. La ricerca rivela che i raggi UV riducono la pressione del sangue e quindi il rischio di infarto e ictus. Questi i risultati emersi da uno studio condotto dall'Università di Edimburgo che sarà presentato venerdì alla conferenza International Investigative Dermatology. Il test - Gli esperti hanno coinvolto 24 volontari che hanno sottoposto a lampade abbronzanti mentre la loro pressione sanguigna era monitorata: in un primo esperimento i partecipanti si sono propriamente abbronzati con le lampade, nel secondo le lampade sparavano solo calore ma non raggi Uv. In questo modo si è potuto osservare che, già dopo un'ora, l'esposizione ai raggi Uv (gli stessi del sole) abbassa la pressione del sangue in modo considerevole. Il solo calore delle lampade, invece, non sortiva alcun effetto benefico. I raggi Uv attivano la produzione di un composto "salva-cuore", l'ossido di azoto, che abbassa la pressione del sangue. (Tgcom24 Salute) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 174 SCIENZA E SALUTE ESISTE UN LEGAME FRA L’INSONNIA E IL CANCRO ALLA PROSTATA Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention dell'American Association for Cancer Research, gli uomini che soffrono di insonnia, o che hanno difficoltà ad addormentarsi, hanno più del doppio del rischio di ammalarsi di cancro alla prostata. "I problemi di sonno sono molto comuni nella societa' moderna e possono avere conseguenze drammaticamente negative per la salute", ha spiegato la responsabile della ricerca Lara G. Sigurdardottir dell'Univ. dell'Islanda a Reykjavik. "E' ormai noto che le donne che soffrono di disturbi del sonno hanno un aumentato rischio di ammalarsi di cancro al seno, ma sinora si sapeva ancora poco circa il ruolo delle difficoltà a dormire sull'incidenza del carcinoma alla prostata tra gli uomini - ha precisato l'autrice. RISULTATI: rilevati dall'analisi di un campione di oltre duemila uomini, hanno dimostrato che non solo esiste un'associazione tra patologie del sonno e incremento del cancro alla prostata ma che si tratta di un aumento significativo: più del doppio delle possibilità di ammalarsi" (Sn) CUORE: OLIO NOCI ABBASSA RISCHIO CARDIOVASCOLARE L'olio ricavato dalle noci diminuisce il rischio vascolare attraverso un meccanismo diverso dal semplice abbassamento del colesterolo. Lo ha scoperto uno studio dell'Universita' della Pennsylvania pubblicato sul Journal of Nutrition. Nello studio a 15 persone con colesterolo alto sono stati dati quattro trattamenti, o con 85 grammi di noci, o con sei grammi della loro buccia, o con 34 grammi di polpa o 51 grammi di olio. La risposta biochimica e fisiologica e' stata valutata dopo 30 minuti e una, due, quattro e sei ore. Il risultato e' stato che gia' dopo il consumo di una unita' di olio la salute vascolare migliora: "In particolare - l'olio e' efficace nel preservare le funzioni delle cellule epiteliali, fondamentali per la funzionalita' dei vasi sanguigni". (Agi) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 174 PSICOLOGIA LE QUALITÀ DI UN BRAVO CAPO? UN FORTE SENSO DI COLPA Uno studio della Standford University's School of Business spiega come mai alcune persone assumono più facilmente un ruolo da leader. Spesso è proprio la sensazione di non aver agito nel modo giusto a spingerli a intraprendere azioni positive che finiscono per premiarli COMPETENZA, autorevolezza, intelligenza, carisma e velocità nel prendere decisioni. Saper motivare i dipendenti, ma anche delegare le responsabilità e pianificare il lavoro. Sono molte le qualità di un bravo capo, ma ora uno studio rivela che fra quelle fondamentali per gestire al meglio un gruppo di lavoro, c'è il senso di colpa. L'autrice dello studio Rebecca Schaumberg della Standford Univ. School of Business ha cercato di capire come mai negli uffici, nelle fabbriche, nei negozi c'è sempre una persona disponibile ad affrontare ogni richiesta. Per questo l'esperta ha analizzato varie situazioni lavorative per controllare comportamenti e atteggiamenti psicologici. "C'è sempre qualcuno che deve organizzare la festa di Natale dell'azienda e si ricorre sempre a un volontario - spiega Schaumberg alla Bbc. Ma come mai ci sono persone che accettano, anche se si tratta di un lavoro extra, non pagato? Alla fine ho capito che a muovere tutto c'è il senso di colpa". Fra gli psicologi è abbastanza diffusa l'opinione che sia proprio il senso di colpa a muovere molte nostre azioni. Basta pensare quante volte si decide di rimanere in ufficio il venerdì sera, per essere sicuri di essere liberi durante il fine settimana. Questo perché è difficile sentirsi liberi e passare una serata senza pensieri, sapendo di avere ancora del lavoro arretrato. "Il senso di colpa porta ad agire in modo positivo e questo fa sì che in questo modo molte persone finiscano per assumere un ruolo da leader". I ricercatori della Standford University's School of Business hanno fatto una serie di test su decine di gruppi di persone. A ognuno veniva chiesto: "Vi succede di guidare la vostra automobile e di travolgere un animale. Come vi sentite?". Subito dopo aver risposto al quesito i partecipanti venivano coinvolti in gruppi dove avevano la possibilità di risolvere un problema e di entrare nei panni di un vero leader. Nel gioco di ruoli si è scoperto che i dirigenti sviluppavano più facilmente 'il senso di colpa'". In poche parole, la sensazione di non aver agito nel modo giusto spinge i futuri leader a intraprendere azioni positive che finiscono per premiarli. "Se pensiamo che quando le cose vanno male a Wall Street, con conseguenti ricadute economiche, i banchieri dovrebbero sentirsi in colpa nei confronti della società, ci sbagliamo. In realtà possono sentirsi in debito con la loro azienda o le persone per le quali lavorano". Della questione si è occupata un'altra ricercatrice statunitense: Taya Cohen della Carnegie Mellon University, questa volta però con un'attenzione particolare all'etica dei dirigenti. Questa volta la domanda ricorrente era: "Sfruttereste dei lavoratori in nero?. Il 41% delle persone 'con un tasso basso di senso di colpa' ha risposto di 'Sì', mentre una percentuale ben più bassa (25%) delle persone con forte senso di colpa assumerebbe invece persone senza pagare loro i contributi. Le due ricerche hanno anche messo in evidenza la differenza fra "vergogna" e "senso di colpa". Nel primo caso si è più propensi a scaricare le proprie responsabilità sugli altri e a nascondersi il più possibile. Nel secondo invece la persona sente il bisogno di correggere gli errori compiuti con un'azione positiva. Per questo, se vi sentite "sbagliati" per una qualche forma di colpa, non fatevi prendere dall'ansia. La cosa potrebbe portarvi lontano e anche molto in alto. (Repubblica Salute) PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 174 SCIENZA E SALUTE LA MEDICINA DELL’“AMORE” CHE PUÒ CURARE LE DIPENDENZE Definito l’ormone dell’amore, l’ossitocina ha mostrato in un nuovo studio di essere come una medicina che può curare le forme di assuefazione come l’alcolismo o le tossicodipendenze, grazie al suo ruolo fondamentale nelle relazioni sociali e sulle risposte psicofisiche L’amore può fare miracoli. E, in questo peculiare caso, lo fa per mezzo di un ormone. Quello noto con l’appellativo di “ormone dell’amore” e che prende il nome di ossitocina. L’ormone ossitocina si ritiene giocare un ruolo fondamentale nelle relazioni sociali – e dunque anche di coppia – perché viene per es. rilasciato dall’organismo proprio in virtù di legami, momenti d’amore, orgasmo e anche alla nascita di un bambino. La novità, se così si può dire, è che questo stesso ormone sarebbe in grado di agire contro i legami malsani, ossia quelli che creano dipendenza sia mentale che fisica come l’alcol, le droghe e altri ancora. La buona notizia arriva da un nuovo studio condotto dall’Univ. of North Carolina a Chapel Hill e pubb. sulla rivista scientifica Alcoholism:Clinical and Experimental Research. Oggetto dello studio è stato un gruppo di pazienti alcolisti, i quali hanno sperimentato di persona come l’ossitocina possa alleviare i sintomi dell’astinenza, che in genere sono difficili da trattare e mettere a tacere se non si ricorre a mezzi drastici, o si riprende a bere. Gli 11 pazienti arruolati soffrivano tutti di crisi d’astinenza abbastanza gravi, tuttavia non tali da causare convulsioni potenzialmente fatali. Per valutare gli effetti differenti del programma disintossicante attuato per mezzo di farmaci o dell’ormone ossitocina, i partecipanti sono stati suddivisi a caso in due gruppi. Durante i primi tre giorni di programma disintossicante, i pazienti dovevano inalare per due volte al giorno il contenuto di uno spray nasale a base di ossitocina o un placebo. Il programma prevedeva anche l’eventuale assunzione di Lorazepam, un farmaco utilizzato nel trattamento disintossicante che aiuta ad alleviare i sintomi da astinenza. Dai risultati dei test condotti dai ricercatori si è potuto rilevare come i pazienti del gruppo “ossitocina” provassero meno desiderio di bere alcol e avessero avuto una riduzione dei sintomi da astinenza, rispetto al gruppo “placebo”. Allo stesso modo, i pazienti del gruppo ossitocina hanno richiesto quasi 5 volte meno la somministrazione del farmaco anticrisi – sempre rispetto al gruppo placebo. «Il gruppo ossitocina aveva meno desiderio di alcol e sintomi di astinenza più miti rispetto al gruppo placebo – e ha utilizzato solo un quinto del lorazepam. E quattro volontari del gruppo ossitocina non hanno neppure avuto bisogno di assumere il lorazepam». Ecco quindi come l’ormone dell’amore potrebbe essere d’aiuto al pari di un farmaco. Una delle principali differenze tra l’uso dell’ossitocina e del farmaco è nel creare un’altra forma di dipendenza – in questo caso, quella da farmaco. Difatti, alcuni degli effetti indesiderati del farmaco è che quando si smette di assumerlo, nei pazienti si verificano casi di insonnia e un ritorno del desiderio di bere (o altri desideri correlati al tipo di dipendenza). Nel caso dell’ossitocina non si creerebbe questa ulteriore dipendenza. Sebbene lo studio sia di piccole dimensioni, sottolinea il dr Pedersen, «I nostri risultati sono la prima prova che l’ossitocina può bloccare i sintomi dell’astinenza da alcol negli esseri umani». (Stampa, Salute)