Anno II – Numero 177 Notizie in Rilievo Prevenzione e Salute 1. gli esami del sangue: Cuore e metabolismo: Trigliceridi Stili di vita e Salute 2. Quanto temp si deve camminare per smaltire le calorie? 3. Lavorare troppo aumenta il rischio di diabete Alimenti e Salute 4. Lattuga, radicchio e cipolla: mix salva sonno Scienza e Salute 5. L’esercizio fisico associato al calo del rischio di cancro al seno 6. Bambini: piccole dosi latte artificiale utili per bebè sottopeso 7. Menopausa precoce: sotto accusa gli ftalati presenti nel make up Domande e Risposte 8. Fa bene piangere? 9. Potremmo avere i capelli blu o verdi? Mercoledì 15 Maggio 2013, S.S.Torquato, S. Achille, Germana FA BENE PIANGERE? Sì. Secondo W. Frey, biochimico dell’Univ. del Minnesota (Usa), il pianto serve a espellere le sostanze prodotte quando si accumula tensione emotiva. Infatti, a differenza delle lacrime che si generano in modo naturale perché ci sono corpi estranei nell’occhio o per irritazioni e allergie, quelle del pianto sono ricche di corticotropina e prolattina (ormoni i cui livelli aumentano in stato di stress) e di manganese (presente in alte concentrazioni nel cervello dei depressi). Gli studi psicologici, inoltre, riferiscono che l’88,8% delle persone si sente meglio dopo essersi sfogato con un bel pianto liberatorio. Anche se gli uomini lo fanno, in media, solo 7 volte all’anno, contro le 47 delle donne. Si va a piangere al pub: Che piangere faccia bene lo sanno gli uomini d’affari giapponesi che, per scaricare lo stress, hanno diffuso la moda, arrivata anche in Europa, dei crying club (club del pianto): locali in cui si va apposta per piangere assieme a perfetti sconosciuti. Molti di questi locali offrono un “aiuto” a chi non ha la lacrima facile: da film commoventi a cipolle e peperoncini. POTREMMO Avere i CAPELLI BLU o VERDI? No, naturalmente non è possibile. Il colore dei capelli è dato dalla melanina, di cui esistono due tipi, l’eumelanina e la feomelanina. La prima è scura, marrone o nera, e la seconda è rossa o gialla (e dà il colore ai biondi e ai rossi). La mancanza o la presenza ridotta di melanina causa l’albinismo, in cui i capelli possono essere bianchi o chiarissimi. Colori bestiali: Anche negli altri mammiferi il colore del mantello dipende dalla melanina. Ecco perché, pur esistendo tantissime sfumature, non ci sono peli verdi o blu. Esiste l’eccezione dei bradipi, che sono verdastri per la presenza di un’alga nella loro pelliccia. (Focus) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: ordinefa@tin.it; info@ordinefarmacistinapoli.it SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 177 GLI ESAMI DEL SANGUE Una sintetica «biblioteca» dei principali valori che si possono trovare sul referto Esami per il RENE EMOCROMO ESAMI PER IL FEGATO ESAMI PER CUORE E METABOLISMO Esami per il FERRO Esami MalattieInfettive Azotemia, Creatininemia MCHC, MCV, RDW, Emoglobina, Globuli rossi, Ematocrito, Globuli bianchi, elettroforesi di proteine plasmatiche Bilirubina, Gamma GT, Fosfatasi alcalina, Transaminasi COLESTEROLO, TRIGLICERIDI, Glicemia, Troponina, D-Dimero, NTpro-BNP, Proteina C-reattiva, Calcemia, Paratormone, Vitamina D, Calcitonina Sideremia, Transferrina serica, Ferritina Test per l’HIV GLI ESAMI PER IL CUORE E IL METABOLISMO Esistono diversi test per verificare la salute del cuore e dei vasi, che è spesso correlata anche al buon funzionamento del metabolismo. Nella tabella alcuni fra quelli più spesso prescritti. TRIGLICERIDI Che cosa si misura: Questo esame misura la concentrazione di trigliceridi nel sangue. I trigliceridi sono la forma di immagazzinamento dei grassi nell'organismo e sono utilizzati come fonte di energia. Derivano soprattutto dalla dieta e solo in parte minore sono prodotti dall'organismo (fegato). Una volta introdotti o sintetizzati sono accumulati nel tessuto adiposo (tessuto grasso), oppure sono usati dal muscolo e da altri organi come fonte di energia. Una quota di trigliceridi è presente anche nel sangue veicolata da particolari proteine a formare chilomicroni e VLDL (lipoproteine a densità molto bassa). Quando e perché il test è indicato: La determinazione dei trigliceridi nel sangue rientra nella valutazione e determinazione del profilo lipidico, un insieme di esami che comprendono anche la misurazione del colesterolo totale, del colesterolo HDL ("colesterolo buono") e LDL ("colesterolo cattivo"). Il test è indicato nella valutazione del rischio cardiovascolare. Il test è indicato nei soggetti con patologie cardiache note o in soggetti adulti apparentemente sani, soprattutto se sono presenti altri fattori di rischio cardiovascolare (fumo, ipertensione arteriosa, diabete). Come si fa il test: È necessario un semplice prelievo di sangue dalla vena di un braccio. Talvolta il campione può essere ottenuto pungendo con un ago la punta di un dito. Per una corretta valutazione dei trigliceridi, il soggetto deve essere a digiuno da almeno 12 ore (dopo i pasti la concentrazione dei trigliceridi nel sangue tende ad aumentare anche di 5-10 volte) e non deve aver assunto alcol nelle ultime 24 ore. Quali sono i valori normali e quelli anomali A digiuno i valori normali di trigliceridi sono compresi da 50 e 150 mg /dl. In presenza di valori superiori si parla di ipertrigliceridemia (lieve tra 150 e 199 mg/dl, molto grave se > 500 mg/dl). Come interpretare i risultati dell’esame: I trigliceridi aumentano soprattutto per eccessivo introito alimentare legato a diete ipercaloriche e ricche di grassi. Spesso l'aumento dei trigliceridi non è isolato, ma si accompagna ad aumento del colesterolo totale e del colesterolo LDL ("dislipidemia mista") o ad una riduzione del colesterolo HDL e ad un aumento della glicemia basale e della circonferenza addominale a configurare il quadro noto come Sindrome Metabolica, che è un importante fattore di rischio per le malattie cardiache e il diabete. I grassi alimentari in causa sono quelli saturi contenuti nella carne rossa, nelle uova, nei formaggi e nei latticini. PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 177 Una riduzione dei trigliceridi è invece ottenuta aumentando l'introito di omega 3, grassi insaturi contenuti nel pesce. Ricordarsi inoltre che il fegato è in grado di produrre trigliceridi a partire dagli zuccheri per cui anche una alimentazione ricca di zuccheri può portare ad una ipertrigliceridemia. Anche un eccesso di alcol porta ad ipertrigliceridemia perché l’alcol fornisce un eccesso di calorie che vengono convertite in grassi e riduce l’attività dell’enzima che degrada i trigliceridi. Alcuni farmaci possono aumentare i livelli di trigliceridi nel sangue: corticosteroidi (cortisone), pillola anticoncezionale, estrogeni, alcuni diuretici (furosemide), alcuni agenti antifungini (miconazolo), inibitori delle proteasi. Anche malattie renali (sindrome nefrosica) e l’ipotiroidismo si accompagnano a ipertrigliceridemia. Meno comunemente un aumento dei trigliceridi può essere secondario a malattie ereditarie, come il deficit familiare di lipasi lipoproteica (valori superiori a 700 mg/dl) e l'ipertrigliceridemia endogena familiare (valori anche superiori a 1000 mg/dl). Quando i valori di trigliceridi sono molto alti (> 1000 mg/dl) c'è il rischio di sviluppare una pancreatite, vale a dire una infiammazione acuta del pancreas. Informazioni aggiuntive: Una diminuzione dei trigliceridi si osserva nelle seguenti condizioni: malassorbimento intestinale, malnutrizione, ipertiroidismo, insufficienza epatica. Anche alcuni farmaci possono portare a riduzione dei trigliceridi nel sangue: clofibrati, statine, eparina, androgeni, steroidi anabolizzanti, Vitamina C. STILI DI VITA E SALUTE QUANTO TEMPO SI DEVE CAMMINARE PER SMALTIRE LE CALORIE Un buon sistema per controllare i peccati di gola è indicare i minuti che servono per smaltire l'alimento consumato Che effetto farebbe trovare nei menu, accanto alle voci «tramezzino» o «patatine fritte», l’avvertimento: «ci vogliono circa due ore di cammino per smaltirne le calorie»? Probabilmente ci si interrogherebbe di più sulle proprie scelte. È quanto sostengono ricercatori dell’Univ. del North Carolina (USA) in uno studio pubblicato su Appetite. In questa ricerca è stato proposto a 800 adulti di «ordinare», da un menu virtuale, alcune pietanze. Il menu prevedeva di offrire gli alimenti normalmente reperibili nei fast food in quattro varianti: a) senza informazioni sulle calorie apportate; b) con gli apporti calorici di ciascuna scelta; c) con le calorie e i minuti di cammino necessari per smaltirle; d) con le calorie e i chilometri da percorrere per bruciarle. Risultati: Valutando le ordinazioni, i ricercatori hanno visto che in assenza di informazioni nutrizionali i menù scelti erano più ricchi rispetto a quando venivano indicate le calorie e soprattutto rispetto a quando queste venivano tradotte in attività fisica necessaria per smaltirle. Si andava, infatti, da 1020 kcal quando non vi erano informazioni, a 927 con le notizie relative alle sole calorie, a 916 con i minuti di cammino, a 826 con i km da percorrere. Ma anche se l’informazione relativa ai chilometri sembrava indurre a una ancor maggior morigeratezza, i partecipanti all’esperimento hanno dichiarato di trovare più chiara quella relativa ai minuti. In un altro studio, si è visto che, quando nei punti di vendita c’erano cartelli informativi sulle calorie fornite dalle bibite zuccherate, la scelta ricadeva più facilmente sull’acqua. Inoltre, di tre condizioni testate - i dati sull’apporto calorico, la percentuale del fabbisogno energetico giornaliero fornito da una bibita zuccherata, i minuti di corsa necessari per smaltire le calorie - la durata della corsa necessaria per bruciare le calorie risultava la più efficace nel ridurre l’acquisto di bevande dolci. «Non c’è da stupirsi se un riferimento concreto, come i minuti di movimento da fare, si è rivelato più efficace di un numero astratto, come quello relativo alle calorie, nell’indurre a una maggiore attenzione nei confronti del cibo. Ma l’attenzione non deve trasformarsi in fissazione, ma aiutarci a migliorare lo stile di vita». PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 177 STILI DI VITA E SALUTE LAVORARE TROPPO AUMENTA IL RISCHIO DIABETE Ma anche i cattivi rapporti coi colleghi e mancati riconoscimenti possono facilitare l'insorgere della patologia Il capo vi sta sempre col fiato sul collo, siete oberati di lavoro, il rapporto coi colleghi non è dei migliori e non vi sentite gratificati da quello che fate. Poi magari arrivate a casa e continuate a rispondere alle mail lavorative. Se la situazione vi è familiare, allora attenzione, perché tutto ciò favorisce l’insorgere del diabete di tipo 2. Lo stress, ma soprattutto la mancanza di relazioni sociali positive sul luogo di lavoro, sono infatti fattori di rischio pericolosi quanto l’obesità, l’ipertensione, la cattiva alimentazione e la sedentarietà. Lo dice uno studio effettuato all’Università di Tel Aviv e pubblicato sul Journal of Occupational Health Psychology. STUDIO: Per tre anni e mezzo un team di medici israeliani ha seguito quasi seimila volontari che si erano presentati in ambulatorio, sani, per un controllo di routine, chiedendo loro di descrivere, nel tempo, le proprie condizioni sul posto di lavoro. Dopo 41 mesi, ben 182 persone avevano sviluppato il diabete: comparando con quanto riportato dagli stessi individui, è emerso che carichi di lavoro eccessivi e scarsa interazione coi propri pari aumentano il rischio di ammalarsi, indipendentemente dall’età, predisposizione, storia familiare e indice di massa corporeo. RISULTATI: Da questi dati, i ricercatori israeliani hanno elaborato così un modello per valutare l’impatto dell’ambiente lavorativo sull’insorgenza della malattia: secondo i risultati, in chi afferma di avere buoni rapporti e il supporto dei colleghi, la probabilità di sviluppare il diabete si riduce del 22%, mentre chi al contrario non è appagato dal contesto sociale in ufficio e si sente oppresso dalla mole di attività incrementa il rischio del 18%. Le regole d’oro per rimanere sani? Innanzitutto non portarsi il lavoro a casa: la tentazione di controllare la posta anche alla sera può essere forte, ma così si prolungano le ore lavorative, a discapito della salute. Usciti dall’ufficio, staccare quindi la spina, in tutti i sensi. Ma il più lo dovrebbero fare i datori di lavoro, a cominciare dal dosare bene i carichi: né troppo, né troppo poco (se diventa noioso e non più stimolante causa frustrazione). E poi, promuovere la comunicazione e l’interazione tra colleghi, e soprattutto riconoscere i meriti: lodare ogni tanto le buone performance dei dipendenti non costa nulla, in soldoni veri, ma aiuta a prevenire il diabete, facendo risparmiare giorni di “mutua”. Ricordatelo ai vostri capi. (Salute, Panorama) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 177 SCIENZA E SALUTE L'ESERCIZIO FISICO ASSOCIATO AL CALO DEL RISCHIO DI CANCRO AL SENO Secondo una ricerca condotta da Mindy S. Kurzer del Department of Food Science and Nutrition dell'Universita' del Minnesota, a Saint Paul, gli esercizi di aerobica diminuiscono il rischio per le donne di ammalarsi di tumore al seno grazie ai cambiamenti nella ripartizione - o nel metabolismo - degli estrogeni. Il nostro e' il primo studio a dimostrare che l'esercizio aerobico influenza il modo in cui i nostri corpi gestiscono gli estrogeni e producono piu' metaboliti 'buoni' che abbassano il rischio di cancro al seno", spiegano gli autori. I ricercatori hanno coinvolto un ampio campione di donne di differenti eta' in un programma di allenamento aerobico durante il quale sono stati tenuti sotto osservazione i livelli degli estrogeni E1, E2 e E3 e dei metaboliti nelle urine. Secondo gli studiosi, il metabolismo degli estrogeni favorisce la produzione del metabolite 2-OHE1 sul metabolite 16alpha-OHE1, condizione che induce l'aumento del rapporto 2-OHE1/16alphaOHE1 collegato a una riduzione del rischio di cancro al seno. I risultati della ricerca hanno rivelato che l'esercizio aerobico porta a un aumento delle quantita' di 2-OHE1 e a una diminuzione delle quantita' di 16alpha-OHE1, innescando un significativo aumento del rapporto tra i due elementi correlato a una riduzione delle possibilità di ammalarsi di cancro al seno. L'indagine e' stata pubb. su Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention (Sn) " BAMBINI: PICCOLE DOSI LATTE ARTIFICIALE UTILI PER BEBE' SOTTOPESO Durante i primi giorni di vita del neonato ricorrere all'allattamento artificiale a piccole dosi in clinica puo' essere una strategia efficace per recuperare peso. Lo sostiene un nuovo studio condotto dall'Univ. della California pubb. sulla rivista Pediatrics: offrire piccole quantità di latte artificiale nei primi giorni di vita ai bimbi che perdono molto peso appena nati garantisce la serenità delle mamme e di conseguenza l'allattamento al seno per un periodo più lungo. Anche se il latte materno e' importante per la crescita sana del bebè e del suo sistema immunitario, secondo gli studiosi statunitensi, una piccola dose di latte artificiale può aiutare a rasserenare le mamme preoccupate per l'eccessiva perdita di peso dei bimbi subito dopo la nascita, ponendole nelle condizioni di produrre il latte con più tranquillità, e contemporaneamente permettere al neonato di recuperare chili. Tutta una questione di quantità, sostengono gli autori, limitata al punto da non mettere a rischio l'allattamento al seno: il limite stabilito dallo studio e' di circa un terzo di un'oncia di latte artificiale subito dopo l'allattamento al seno per due-cinque giorni dopo la nascita. (Agi) PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 177 LATTUGA, RADICCHIO, CIPOLLA MIX SALVA-SONNO Notti insonni e giornate bollenti per colpa del troppo caldo. Meglio affidarsi ai cibi giusti, che conciliano il sonno, mettendo da parte quelli che alzano ancora di più la temperatura. Quindi largo a “cibi come pane, pasta e riso, ma anche lattuga, radicchio, cipolla, aglio e formaggi freschi, uova bollite, latte fresco caldo e frutta dolce come pesche e nettarine possono venire in soccorso per superare le notti di passione”, consigliano gli esperti di Coldiretti. Per fronteggiare la grande calura, gli italiani hanno incrementato del 10% l’acquisto di frutta, fa sapere Coldiretti. Da evitare, invece, per chi non vuole avere incubi, “caffè e superalcolici che spesso accompagnano le serate in compagnia nei luoghi di vacanza - ricordano gli esperti - ed anche agli alimenti in scatola che garantiscono praticità ai turisti che non vogliono perdere tempo nella preparazione dei cibi ma che - precisa la Coldiretti - sono considerati a 'rischio' per chi vuole trascorrere tranquillamente la notte nelle braccia di Morfeo mentre sono da privilegiare lattuga, radicchio e frutta dolce di stagione''. (Salute, Sole 24ore) MENOPAUSA PRECOCE, SOTTO ACCUSA GLI FTALATI PRESENTI NEL MAKE UP Gli ftalati, molecole contenute nei prodotti per il make up, nelle lacche per capelli, nei detersivi per la casa e nei materiali di imballaggio dei cibi aumentano il rischio di menopausa precoce danneggiando il sistema riproduttivo femminile, ovaie incluse. La notizia arriva dalla conferenza dell'American Society of Reproductive Medicine di San Diego (USA), dove i ricercatori della Washington Univ. di St. Louis hanno presentato i risultati di uno studio che ha coinvolto 5.700 donne, svelando che l'accumulo di questi composti nel sangue e nelle urine è associato a una menopausa anticipata, in media di 2,3 anni. I pericoli associati all'esposizione agli ftalati sono noti già da tempo. In passato alcune ricerche hanno portato ad ipotizzare che questi composti aumentino la probabilità di sviluppare un cancro e di avere problemi di diabete e di obesità. Non solo, questi composti potrebbero anticipare la pubertà nelle ragazze e portare alla femminilizzazione del cervello dei bambini. Nel caso della menopausa, l'effetto può essere talmente forte da anticipare la fine dell'età fertile di una donna addirittura di 15 anni. “Una menopausa precoce ha un impatto molto forte sulla salute – ha spiegato N. Grindler. Ci sono molte cose che non sappiamo in questo momento, la nostra ricerca è ancora preliminare, ma è sufficiente a suggerire che tutto ciò ha un effetto deleterio a lungo termine”. Entrare in menopausa precocemente aumenta, infatti, l'incidenza di ictus, malattie cardiache, osteoporosi ed emorragie cerebrali. Grindler e colleghi non hanno identificato la causa esatta dell'accumulo di ftalati nell'organismo delle donne coinvolte nello studio. L'eccessiva esposizione potrebbe essere dovuta all'uso di quantità maggiori di cosmetici o a un consumo più elevato di acqua in bottiglia o di cibi confezionati, ma è ancora troppo presto per condannare definitivamente uno di questi possibili colpevoli. (sole 24 ore)