Anno II – Numero 178 Notizie in Rilievo Prevenzione e Salute 1. gli esami del sangue: Cuore e metabolismo: Glicemia Farmaci e Salute 2. Depressione: addio con l’aspirina Scienza e Salute 3. Test. Ti leggo nei geni per offrirti la terapia migliore 4. Celiachia: un test per la diagnosi precoce. 5. Cresce consumo cannabis tra gli adolescenti Domande e Risposte 6. Perché si dice “perdere il filo?” 7. Qual è il sogno più ricorrente? Giovedì 16 Maggio 2013, S.S.Ubaldo, Margherita, Adamo PERCHÉ SI DICE "PERDERE IL FILO"? L’espressione allude al distrarsi o al disorientarsi, da cui l’interruzione della consequenzialità di un pensiero e dunque, se si sta parlando, di un discorso. Ma il filo perduto, in origine, era molto più materiale. (Figura: Arianna, figlia di Minosse, diede a Teseo un filo per orientarsi nel labirinto creato da Dedalo) Molti storici della lingua concordano: l’allusione è alla mitologia greca e cioè al celebre filo di Arianna, quello che permise a Teseo di orientarsi nel labirinto del Minotauro, a Creta, e di uccidere il mostro. Per colpa di un tappeto: Tuttavia il modo di dire relativamente recente, documentato a partire da fine Settecento, potrebbe avere anche un’origine diversa, legata alla tessitura. Nella confezione dei tappeti, organizzata secondo una precisa trama di fili manipolati con le dita, perdere quello giusto significava dover ricominciare da capo... E che la lavorazione dei tappeti avesse valore lo mostra un altro modo di dire: “chi è sotto annoda i fili”, nel ricordo di chi tesseva tappeti stando sotto il telaio, lavoro faticosissimo, metafora del subire angherie e soprusi. QUAL È IL SOGNO PIÙ RICORRENTE? Il sogno più diffuso in tutte le culture è, in realtà, un incubo e cioè essere inseguiti da qualcuno che vuole assalirci. L’interpretazione non ha necessariamente valenza negativa: scappare in sogno può indicare che nella vita reale stiamo perseguendo un obiettivo ma tentiamo di sottrarci a un confronto, o a una responsabilità, che meritano più attenzione. Assume, invece, significato negativo quando l’inseguitore è un uomo incappucciato, un lupo feroce o un mostro spaventoso, che alla fine ci cattura e ci divora: rappresenta una parte della nostra psiche che è fonte di angoscia. E spesso è indice di depressione. (Focus) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: ordinefa@tin.it; info@ordinefarmacistinapoli.it SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 178 GLI ESAMI DEL SANGUE Una sintetica «biblioteca» dei principali valori che si possono trovare sul referto Esami per il RENE EMOCROMO Azotemia, Creatininemia ESAMI PER IL FEGATO ESAMI PER CUORE E METABOLISMO Esami per il FERRO Esami MalattieInfettive MCHC, MCV, RDW, Emoglobina, Globuli rossi, Ematocrito, Globuli bianchi, elettroforesi di proteine plasmatiche Bilirubina, Gamma GT, Fosfatasi alcalina, Transaminasi COLESTEROLO, TRIGLICERIDI, GLICEMIA, Troponina, D-Dimero, NTpro-BNP, Proteina C-reattiva, Calcemia, Paratormone, Vitamina D, Calcitonina Sideremia, Transferrina serica, Ferritina Test per l’HIV GLI ESAMI PER IL CUORE E IL METABOLISMO Esistono diversi test per verificare la salute del cuore e dei vasi, che è spesso correlata anche al buon funzionamento del metabolismo. Nella tabella alcuni fra quelli più spesso prescritti. GLICEMIA Adulti 65-110 mg/dl Neonati 29-90 mg/dl Cosa si misura: Il test misura la concentrazione di glucosio nel sangue. Il glucosio è uno zucchero e rappresenta la principale risorsa di energia per l’organismo. I suoi livelli nel sangue dipendono dall’equilibrio tra la quantità di zucchero introdotta con la dieta o derivante dalle riserve corporee, e la quantità che viene utilizzata dai vari tessuti (muscoli, cervello, eccetera). Questo equilibrio è regolato da due ormoni: l’insulina e il glucagone. La prima viene rilasciata subito dopo un pasto e consente di mantenere la glicemia entro valori normali, favorendo l’assunzione e l’immagazzinamento del glucosio nelle cellule. Il secondo, invece, agisce tra un pasto e l’altro favorendo il rilascio di glucosio dal fegato quando i livelli nel sangue sono bassi. Un’alterazione di questo sistema di regolazione può provocare condizioni di ipoglicemia (bassi livelli di glucosio nel sangue) o di iperglicemia (alti livelli di glucosio nel sangue), che possono essere anche fatali. Per esempio, nel diabete, uno stato di iperglicemia cronica può portare a un danno progressivo di organi come reni, occhi, nervi, cuore e vasi. L’ipoglicemia, invece, ha effetti gravi soprattutto sul sistema nervoso. Quando e perché il test è indicato: L’esame serve a determinare se il glucosio nel sangue è nella norma o se sono presenti condizioni anomale di iperglicemia o ipoglicemia. Può essere dunque utilizzato per fare una diagnosi di diabete. A questo scopo esso è indicato per le seguenti categorie: 1. individui apparentemente sani, come parte degli esami del sangue di routine; 2. persone a rischio di diabete: con storia familiare di diabete, in sovrappeso, di età > ai 40-45 anni; 3. individui con sintomi di iperglicemia (aumentata sete e produzione di urine, fatica, visione sfuocata); 4. individui con sintomi di ipoglicemia: (sudorazione eccessiva, ansia, confusione, tremori, fame); 5. malati di diabete che devono tenere sotto controllo i livelli di glucosio diverse volte durante la giornata. Come si fa il test: Si utilizza un campione di sangue prelevato dalla vena di un braccio. Per un controllo personale della glicemia, pratica quotidiana nei malati di diabete, è sufficiente raccogliere poche gocce di sangue pungendo la pelle con un piccolo ago. L’esame viene eseguito a digiuno, ad almeno 8-10 ore dall’ultimo pasto. PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 178 Come interpretare i risultati dell’esame: Elevati livelli di glucosio nel sangue sono di solito dovuti al diabete, ma possono essere causati anche da altre condizioni, quali: avvelenamento da monossido di carbonio (CO), obesità, tumori cerebrali, ictus cerebrale, infarto cardiaco, insufficienza renale cronica, ipertiroidismo, neoplasia del pancreas, pancreatite, sindrome di Cushing, stress, acromegalia, uso di alcuni farmaci (pillola anticoncezionale, diuretici e alcuni antidepressivi). Valori inferiori a quelli ritenuti normali possono essere determinati da: eccessiva assunzione di alcol, cirrosi epatica, malattie epatiche croniche, digiuno o malnutrizione, ipotiroidismo, tumori del pancreas, tumori dell’ipofisi, sarcomi, uso di alcuni farmaci (betabloccanti, steroidi anabolizzanti), eccesso di insulina. Informazioni aggiuntive: Oltre che a digiuno, la misurazione del glucosio può essere effettuata anche vicino ai pasti. Per esempio, il cosiddetto test da carico di glucosio consiste in una serie di misurazioni del glucosio effettuate a tempi diversi dall’assunzione di una quantità standard di glucosio. Questo esame è usato per seguire i livelli di glucosio nel tempo ed è indicato, così come il test del glucosio a digiuno, per la diagnosi del diabete. In entrambi i casi per confermare la diagnosi occorre ripetere il test almeno due volte. Esiste anche il test del glucosio urinario, che misura la concentrazione di glucosio nelle urine e che rientra nelle analisi delle urine eseguite di routine. In genere ciò che causa aumenti della glicemia produce anche un incremento del glucosio nelle urine. (Salute Corriere) FARMACI E SALUTE DEPRESSIONE ADDIO CON L'ASPIRINA Gli antinfiammatori alleviano i sintomi dei più comuni disturbi mentali La comune aspirina, come altri antinfiammatori, è efficace contro i più diffusi disturbi mentali la cui origine si riconduce a processi infiammatori nel sangue e nel cervello. Lo dimostrano le sperimentazioni dell'Università di Melbourne esposte in una relazione alla Conferenza nazionale sulla salute mentale che si è tenuta nella città australiana. Contro la depressione - Medicinali come aspirina, celecoxib, infliximab ma anche gli acidi grassi omega 3 contenuti nell'olio di pesce, alleviano significativamente i sintomi di depressione, disturbo bipolare e schizofrenia, se aggiunti ai trattamenti esistenti. Uso diverso di medicine esistenti -Brian Dean, che ha condotto le ricerche, ha spiegato che i risultati offrono nuove spiegazioni su come si sviluppano molti disturbi mentali: per via di lesioni nei tessuti cerebrali, associate a livelli anormali di proteine legate a infiammazione, oltre a cellule individuate nel sangue e nel cervello di pazienti. E' ormai evidente, per Dean, che vi sia "uno stato infiammatorio acuto nei disturbi mentali e la buona notizia è che non è necessario sviluppare nuove medicine: possiamo destinare quelle esistenti a nuovi obiettivi. Chi avrebbe mai pensato che uno dei più promettenti nuovi farmaci in psichiatria sarebbe stata l'aspirina?" Cure psichiatriche con analisi del sangue - Analizzare i cambiamenti in proteine legate a infiammazione, secondo lo scienziato, aiuterà a definire le fasi di progresso dei disturbi mentali. E potrà permettere di scoprire "sottotipi" o "forme infiammatorie" di malattie, aprendo la strada a trattamenti psichiatrici usando analisi del sangue. Secondo lo studioso, i processi infiammatori coincidono con le prime fasi di una malattia mentale o le precedono e i danni che provocano sono in parte all'origine dei disturbi conclamati. Molti altri fattori tuttavia causano vulnerabilità alle infiammazioni, come trauma e stress, variazioni genetiche, gli effetti sul feto di infezioni materne e uno stile di vita poco sano. (salute Tgcom24) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 178 SCIENZA E SALUTE TEST. TI LEGGO NEI GENI PER OFFRIRTI LA TERAPIA MIGLIORE I test genetici offrono non solo la possibilità di prevenire il cancro e di migliorarne la diagnosi, ma anche la capacità di personalizzare sempre più la cura I test genetici stanno dando, a medici e a pazienti, non solo la possibilità di prevenire il cancro e di migliorarne la diagnosi, ma anche la capacità di personalizzare sempre più la cura. Un esempio è un test genetico, già utilizzato negli Stati Uniti e approvato in Europa, chiamato Oncotype Dx: basato sull’analisi di 21 geni e su un algoritmo, permette di individuare nelle donne con cancro al seno i tumori a rischio elevato di recidiva, per i quali è indicata anche la chemioterapia, e quelli in cui il pericolo di recidiva è basso e l’aggiunta della chemio sarebbe inutile. I dati, presentati a un recente convegno in Svizzera, dimostrano che il test ha spinto i medici a modificare le scelte terapeutiche in un terzo circa delle pazienti, diminuendo il ricorso alla chemio dal 63 per cento al 45 per cento. L’Oncotype Dx è costoso, oltre 3 mila dollari, e per ora è disponibile, oltre che negli Stati Uniti, in Canada, Israele, Germania e Gran Bretagna (in quest’ultimo paese il ministero per la Salute è riuscito a ridurne il prezzo). In Italia può essere richiesto privatamente ma non viene rimborsato dal Servizio sanitario nazionale. «Qualora il costo dovesse scendere, da 3 mila a 150 dollari per dire, allora il suo uso potrebbe essere più frequente, accessibile e rilevante, anche per l’alta qualità del laboratorio centralizzato che lo esegue e per la sua elevata riproducibilità» sottolinea Aron Goldhirsch, vicedirettore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo). «Non è però l’unico test che ci permette di stabilire in anticipo l’utilità o meno della chemioterapia. Allo Ieo, per esempio, nelle donne con tumore al seno utilizziamo esami immunoistochimici. L’obiettivo è lo stesso: confezionare per ogni paziente il trattamento più adeguato, in cui le prospettive di successo nel prolungare la vita superino di gran lunga il costo degli effetti collaterali». (Salute, Panorama) CRESCE CONSUMO CANNABIS TRA ADOLESCENTI Cresce il consumo di cannabis tra gli adolescenti italiani tra 15 e 19 anni, mentre l'uso di tale sostanza è in diminuzione tra la popolazione generale. Il trend emerge dai dati preliminari del rapporto 2013 sullo stato delle tossicodipendenze in Italia curato dal Dipartimento delle politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri. I dati, anticipati al congresso nazionale della Società italiana di Pediatria, segnalano nel 2012 una crescita del consumo del 2%. PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 178 SCIENZA E SALUTE CELIACHIA, UN TEST PER LA DIAGNOSI PRECOCE La chiave per riconoscere la malattia è una proteina che stimola la produzione di anticorpi in presenza di Rotavirus C’è una nuova, potenziale spia che potrebbe aiutare a svelare precocemente la celiachia, superando le attuali difficoltà nel riconoscimento della malattia. L’hanno individuata i ricercatori dell’Ist. Gaslini di Genova in collaborazione con l’Univ. di Verona. Il test, da eseguire esclusivamente nei soggetti geneticamente predisposti a sviluppare la malattia (la sola predisposizione genetica non basta però per ammalarsi), permette la diagnosi precoce di celiachia e può aiutare a diagnosticare i casi in cui i sintomi sono particolarmente sfumati o la patologia non dà alcun segno della sua presenza. La chiave per riconoscere la malattia si chiama VP7, ed è una proteina che stimola la produzione di anticorpi specifici in seguito all’infezione da Rotavirus. Questi anticorpi vengono infatti prodotti solamente nelle persone affette da celiachia e non nei soggetti sani. LO STUDIO - I ricercatori hanno dimostrato che nel sangue dei bambini indagati erano presenti anticorpi diretti contro la proteina VP7 del Rotavirus, che comparivano anche dieci anni prima dell’insorgenza della malattia. Con un semplice esame del sangue, quindi, si può sperare di individuare la patologia, ben prima che i normali esami come la rilevazione della transglutaminasi risultino positivi. IL TEST - «Durante lo studio, solo i bambini che si ammalavano di celiachia presentavano anticorpi diretti contro la proteina Vp7 del rotavirus - spiega Puccetti -. Abbiamo osservato che gli anticorpi antiVp7 comparivano diverso tempo prima dell’esordio della malattia e prima degli anticorpi antitransglutaminasi che vengono utilizzati per la diagnosi della celiachia. Abbiamo quindi messo a punto un test semplice e di facile esecuzione per prevedere l’insorgenza della malattia celiaca nei soggetti geneticamente predisposti». Questo test si basa sulla determinazione nel siero di anticorpi diretti contro la proteina VP7 del Rotavirus, è positivo prima dell’esordio della malattia e prima della comparsa degli anticorpi antitransglutaminasi. «Il test realizzato al Gaslini si può eseguire con una semplice analisi del sangue, al momento è disponibile solo presso il nostro laboratorio di ricerca, ma potrebbe diventare in tempi brevi un kit diagnostico commerciale - precisa Puccetti -. Il test infatti è stato messo a punto in un formato che è facilmente adattabile anche a scopi commerciali». DIAGNOSI - «La diagnosi di celiachia oggi disponibile si basa sulla presenza nel sangue di particolari anticorpi diretti contro un enzima (Transglutaminasi) che agisce sul glutine, e su una biopsia eseguita con gastroscopia - spiega Lorenzo Moretta, dir. scientifico dell’Istituto Gaslini -. Questo studio rappresenta quindi un importante passo avanti per una diagnosi precoce di celiachia e può essere particolarmente utile in caso di celiachia con sintomatologia atipica extraintestinale o nei casi di celiachia silente. Ricordiamo che la celiachia è una patologia subdola, che può portare danni notevoli a un organismo in accrescimento, pertanto una diagnosi precoce è di particolare rilevanza». LA MALATTIA - La celiachia è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino tenue, dovuta a una intolleranza al glutine (una proteina contenuta in alcuni cereali: frumento, farro, orzo, segale, avena) assunto attraverso la dieta. La celiachia è una malattia a predisposizione genetica, ciò significa che alcune persone alla nascita hanno i geni che favoriscono la comparsa del disturbo. Chi ha i geni predisponenti (HLA DQ2/DQ8) non è detto che si ammali per forza, infatti, non si tratta di una malattia genetica, dove la trasmissione di un gene alterato fa nascere bambini con la malattia, mentre l’assenza di questi geni preclude la possibilità di contrarre la patologia. (P. Santamaria, Salute Corriere)