Anno II – Numero 179 Venerdì 17 Maggio 2013, S. Pasquale Baylon AVVISO 1. Assemblea Ordinaria 2013 e Giuramento di Galeno Notizie in Rilievo Prevenzione e salute 2. Le emorroidi: cosa fare Assemblea Ordinaria 2013 e Giuramento dei Giovani Farmacisti nel nome di GALENO e come curarle. Lunedì 20 Maggio p.v. presso la sede dell’Ordine si terrà il giuramento di Galeno per i nuovi iscritti nel 2013 e subito dopo l’assemblea Ordinaria. Alimenti e Salute ARRABBIARSI FA MALE, PERCHÉ AUMENTA IL RISCHIO DI INFARTO 3. Il cancro si combatte a tavola, ecco gli alimenti che fanno male. Scienza e Salute 4. Degenerazione maculare: cosa fare per prevenirla con l’alimentazione. 5. Un cane fa bene al cuore. Domande e Risposta 6. Arrabbiarsi fa male, perché aumenta il rischio di infarto. 7. Con insonnia aumenta rischio ricoveri Arrabbiarsi nuoce gravemente alla salute: le esplosioni di rabbia aumentano il rischio infarto, fino anche a quadruplicarlo se la rabbia è tale da perdere il controllo. Lo rivela uno studio condotto dalla Harvard Medical School di Boston e pubblicato su The American Journal of Cardiology che ha valutato i comportamenti di 3886 infartuati. Emerge infatti che gli scatti di rabbia raddoppiano fino a quadruplicare il rischio infarto e che sono pericolosissime le 2 ore seguenti l'esplosione di rabbia. Con INSONNIA aumenta rischio ricoveri L'insonnia aumenta i ricoveri ospedalieri, tanto che, riducendo e prevenendo il disturbo del sonno, si potrebbe produrre un risparmio sostanziale per i sistemi sanitari in termini di ridotto numero di ospedalizzazioni. Emerge da uno studio della J. Hopkins Bloomberg School of Public Health a Baltimora, che evidenzia un legame tra insonnia e ospedalizzazioni o richiesta di trattamenti sanitari costosi. Lo studio è stato pubb. sulla rivista Journal of gerentology. SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 179 GLI ESAMI DEL SANGUE Una sintetica «biblioteca» dei principali valori che si possono trovare sul referto Esami per il RENE EMOCROMO ESAMI PER IL FEGATO ESAMI PER CUORE E METABOLISMO Esami per il FERRO Esami MalattieInfettive Azotemia, Creatininemia MCHC, MCV, RDW, Emoglobina, Globuli rossi, Ematocrito, Globuli bianchi, elettroforesi di proteine plasmatiche Bilirubina, Gamma GT, Fosfatasi alcalina, Transaminasi COLESTEROLO, TRIGLICERIDI, GLICEMIA, TROPONINA, D-Dimero, NT-pro-BNP, Proteina C-reattiva, Calcemia, Paratormone, Vitamina D, Calcitonina Sideremia, Transferrina serica, Ferritina Test per l’HIV GLI ESAMI PER IL CUORE E IL METABOLISMO Esistono diversi test per verificare la salute del cuore e dei vasi, che è spesso correlata anche al buon funzionamento del metabolismo. Nella tabella alcuni fra quelli più spesso prescritti. TROPONINA Che cosa si misura: Il test misura la concentrazione plasmatica di troponina cardiaca, proteina contenuta nelle fibrocellule del cuore che è rilasciata in circolo solo in caso di morte cellulare (necrosi miocardica) quale si verifica nel corso di ischemia prolungata (infarto miocardico acuto). È considerata attualmente il miglior marcatore umorale di necrosi cardiaca in quanto, a differenza degli altri enzimi cardiaci tradizionalmente usati (CPK, mioglobina) è specifica per il tessuto cardiaco. Esistono due tipi di troponina cardiaca entrambi utilizzabili in clinica: la troponina I (cTnI) e la troponina T (cTnT). Quando e perché il test è indicato: L’esame viene richiesto in Pronto Soccorso tutte le volte che un soggetto si presenta con un dolore toracico che possa far ipotizzare un ischemia cardiaca. L’esame viene eseguito all’arrivo in Pronto Soccorso, a distanza di 6 ore dall’insorgenza dei disturbi e a distanza di 12 ore. Questo perché in corso di infarto la troponina impiega alcune ore per positivizzarsi. Ed è questo il motivo per cui un paziente che accede ad un Pronto Soccorso per un dolore toracico di sospetta origine cardiaca deve rimanere in osservazione per parecchie ore. La negatività dell’esame a 12 ore dall’insorgenza di un dolore toracico prolungato permette infatti di escludere l’origine cardiaca dei sintomi. Ovviamente nei casi in cui la diagnosi di infarto è certa in base ai sintomi e al tracciato elettrocardiografico viene subito intrapresa la terapia medica e, se indicato, il paziente è inviato alla coronarografia per dilatazione con palloncino (PTCA) e impianto stent senza attendere l’esito dell’esame. La troponina risulta particolarmente utile nei casi in cui il dolore riferito è sospetto per le sue caratteristiche, ma l’elettrocardiogramma non mostra alterazioni o nei pazienti che sono portatori di pacemaker o «blocco di branca sinistra» (in questi 2 casi l’ECG è modificato già di per sè e spesso non si riesce a fare diagnosi di ischemia). Come si fa il test: È sufficiente un campione di sangue prelevato da una vena. Come interpretare i risultati: Un aumento della troponina in presenza di una sintomatologia suggestiva ed eventualmente di un ECG sospetto permettono di porre diagnosi di infarto miocardico acuto. La troponina sale fino alla 24 ora poi tende a scendere. A volte l’interpretazione del risultato è più complessa. I livelli di troponina possono aumentare in altre condizioni in cui è presente un danno miocardio quali pericardite, miocardite, scompenso cardiaco, embolia polmonare, infezioni gravi, emorragie cerebrali, ipotiroidismo, traumi toracici. La troponina può poi risultare elevata nei soggetti con insufficienza renale cronica. Nei pazienti in terapia con alcuni chemioterapici (antracicline) l’aumento della troponina è espressione di cardiotossicità da parte del farmaco. (Salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 179 PREVENZIONE E SALUTE LE EMORROIDI. COSA FARE E COME CURARLE Le EMORROIDI costituiscono una malattia nota da tempi lontani e la definizione, dal greco antico, risale addirittura a Ippocrate. In ogni individuo e’ presente nel canale anale il tessuto emorroidario che svolge un ruolo importante nella continenza fecale. (fig. 1). La malattia emorroidaria compare quando compaiono sintomi legati ad un’ alterazione di queste strutture, ed in particolare sanguinamento, dolore, prurito (fig. 2 e 3). Nei paesi occidentali la malattia emorroidaria globalmente considerata nelle varie fasi interessa più del 50 % della popolazione, si tratta quindi di un problema estremamente diffuso. Nel corso degli anni sono stati utilizzati diversi sistemi per classificare le emorroidi considerando diversi parametri, la più diffusa delle quali le divide in quattro stadi in funzione della capacità o meno di prolassare all’esterno dell’ ano e di riposizionarsi nel canale anale. La sintomatologia delle emorroidi può comparire a qualsiasi età ed è frequente in occasione di eventi particolari quali ad esempio il parto. In presenza di sintomi, la prima cosa da fare è una visita che può venire eseguita dal proprio medico, da uno specialista chirurgo o coloproctologo in modo da confermare la diagnosi ed identificare altre patologie che possono presentare sintomatologia simile ma essere completamente diverse. Esistono poi complicanze della malattia, quali la trombosi emorroidaria che richiedono in genere una terapia immediata per risolvere l’episodio acuto. La definizione della malattia, del suo grado e dei sintomi permetterà di scegliere l’approccio terapeutico più adatto al singolo caso. Nella maggioranza dei casi, quando il grado delle emorroidi non e’ avanzato e la sintomatologia modesta, in genere la regolarizzazione dell’alvo, una dieta adeguata, l’ utilizzo di prodotti localmente e di farmaci permette di ottenere la scomparsa definitiva o temporanea dei sintomi. In caso di persistenza dei sintomi o di ricomparsa a breve termine, si possono prendere in considerazione altre terapie, ed in particolare per le emorroidi vengono considerate: la legatura elastica, tecnica indicata in genere nelle emorroidi di II grado con sanguinamento che permette di ottenere ambulatorialmente, senza necessità di anestesia, un buon controllo della sintomatologia che tuttavia in una certa percentuale di casi può ripresentarsi a distanza di tempo. la scleroterapia, tecnica che mediante l’utilizzo di prodotti sclerosanti iniettati nell’ emorroide patologica permette di ottenere risultati simili a quelli della legatura elastica con indicazioni simili la terapia chirurgica della malattia e’ riservata in genere ai casi più avanzati, dove il prolasso diventa la componente caratteristica della malattia. Queste tecniche richiedono sempre un’ anestesia (generale o locoregionale), in genere un ricovero di almeno un giorno e prevedono un decorso postoperatorio variabile in funzione della tecnica utilizzata. La nota tecnica di emorroidectomia secondo Milligan Morgan o Ferguson da alcuni anni è stata sostituita dall’ intervento di mucoprolassectomia secondo Longo che permette di ottenere risultati ottimi con un decorso postoperatorio più favorevole. Esistono infine tecniche nuove quali la HAL o legatura doppler guidata dei peduncoli emorroidari che sono ancora in attesa di validazione definitiva e quindi non utilizzate in maniera sistematica. Esistono linee guida pubblicate dalla Società Italiana di Chirurgia Colorettale che illustrano dettagliatamente le indicazioni ed i risultati di ogni trattamento. In conclusione, non ha senso attualmente soffrire a lungo e spesso di nascosto per una patologia che con le moderne tecniche può venire sempre trattata in modo indolore, e definitivo. (Salute, Donna) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 179 SCIENZA E SALUTE DEGENERAZIONE MACULARE: COSA FARE PER PREVENIRLA CON L'ALIMENTAZIONE Scopriamo insieme quali alimenti ci aiutano a preservare la salute dei nostri occhi La degenerazione della macula è una malattia cronica a lento decorso causata dall’alterazione delle cellule che compongono la macula cioè una piccola area della retina che ci permette la visione centrale del campo visivo, ma anche di cogliere i dettagli delle immagini. Ciò che invece rimane intatta è la visione periferica. La degenerazione maculare nei primi stadi si può manifestare in diversi modi, può addirittura non determinare alcun disturbo della visione. In genere, le alterazioni della macula possono determinare una visione caratterizzata da un’alterazione della forma, del colore e delle dimensioni di ciò che stiamo osservando. Può determinare anche la sensazione che gli oggetti scompaiano o si muovano. Al centro del campo visivo si possono presentare delle macchie scure responsabili della mancata visione nella parte centrale. Inoltre diventa particolarmente difficile l’adattamento della visione al buio ed alla luce. Fattori di rischio: Età: è il fattore di rischio principale, soprattutto, dopo i 55 anni. Sesso: sembra che le donne abbiamo una maggiore incidenza di questa patologia rispetto agli uomini. Luce solare: una eccessiva esposizione degli occhi alla luce solare con il passare del tempo può determinare l’alterazione della macula Fumo e alcool: studi hanno confermato come il fumo e l’alcool riducano la quantità di antiossidanti presenti nell’organismo fondamentali per il loro ruolo protettivo per la visione. I fumatori e gli alcolisti hanno infatti una doppia probabilità di soffrire di questa patologia. Patologie cardiache: coloro che soffrono di ipertensione o cardiopatie è stato constatato avere una maggiore probabilità di soffrire di degenerazione maculare per una minore circolazione sanguigna negli occhi. Eredità: sebbene non sia una malattia ereditaria, si è osservata una maggiore incidenza nei soggetti che hanno uno o più familiari affetti da degenerazione maculare. Cosa può fare l’alimentazione L’alimentazione può certamente aiutarci a mantenere in salute i nostri occhi e a dimostrarlo è una ricerca condotta presso Harvard Medical School e pubblicata sugli Archives of Ophthalmology. I ricercatori hanno infatti dimostrato come l’assunzione di pesce, almeno una volta la settimana, possa essere in grado di svolgere un ruolo protettivo. Questa abitudine alimentare si è visto capace di ridurre di quasi il 50% il rischio di degenerazione maculare. Secondo gli autori sono da prediligere i pesci con carne scura come il tonno e quelli ad alto contenuto in acidi grassi essenziali (omega-3 e 6) come il pesce azzurro, il salmone. I benefici aumentano se a questi alimenti viene affiancata una dieta a basso indice glicemico. Sulla nostra tavola non devono inoltre mai mancare alimenti ricchi in luteina e zeaxantina. La luteina è un carotenoide presente nella macula, proprio perché la protegge dalla luce solare. Questo carotenoide si trova nelle verdure a foglia verde come spinaci, piselli, lattuga, verza o cavolo. (salute, Sani e Belli) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 179 SCIENZA E SALUTE UN CANE FA BENE AL CUORE Non solo affetto, feste e fedeltà assoluta: i cani ci portano anche buona salute ed un cuore più forte. E con loro, aiuterebbero il nostro benessere fisiologico, altri animaletti addomesticati inclusi i serpenti. È ufficiale, la “American heart Association” lo ha messo nero su bianco per la prima volta nella storia degli studi sulle malattie cardiache: avere un cane o comunque un animale domestico - scrive l’organizzazione in un comunicato - è «con tutta probabilità associato ad una diminuzione dei rischi di cardiopatie». Gli amici dell’uomo a quattro zampe sono primi nella lista degli animali la cui presenza in casa è legata ad un muscolo cardiaco che funzionerebbe meglio, ma anche la compagnia di altri animali si è dimostrata utile. «I dati più forti - ha spiegato l’autore principale del rapporto che ha rivisto dozzine di ricerche in materia, Glenn Levine del Baylor college of medicine di Houston in Texas sono quelli legati appunto ai cani ma non vogliamo in alcun modo diminuire i benefici che possono provenire dall’avere altri animali domestici come i gatti». «Una serie di studi - hanno mostrato effetti positivi dall’avere capre, pesci, scimmie e persino rettili. Un esperimento ha evidenziato un beneficio nella risposta cardiovascolare allo stress anche dal giocare con un “animale virtuale” in video». Tra i benefici emersi legati all’avere un cane la American heart association cita: l’esercizio fisico per cui i padroni camminano di più e più spesso, una pressione sanguigna generalmente più bassa, cosi come il colesterolo e meno obesità. Senza contare che chi ha un animale generalmente affronta meglio situazioni di stress. «Ma - c’è bisogno di ulteriori studi che evidenzino quale meccanismo organico entri in gioco nei padroni dei cani, che magari influisce sulla produzione dell’ormone cortisolo. «Forse semplicemente quando si ha un animale si è più felici - ha concluso Levine, padrone a sua volta di ben tre cani - ma certo non vogliamo lanciare il messaggio alla gente di andare ad adottare cani randagi per poi finire sul divano a guardare la televisione a fumare. La chiave è sempre un regime di vita sano». (Salute, Il secolo XIX) PEDIATRI: PEGGIORANO LE CONDIZIONI D'IGIENE E ALIMENTAZIONE. COLPA DELLA CRISI A causa della crisi si rileva ''un trend di crescita di certe malattie infettive ed un peggioramento dello stato dei bimbi con malattie croniche''. Lo afferma il presidente della Società italiana di pediatria, G. Corsello, secondo il quale ''si osserva un peggioramento delle condizioni di igiene e di alimentazione dei più piccoli e un aumento dei rischi''. Imputato il ridotto ricorso alle vaccinazioni a pagamento, ''mentre diminuisce l'assistenza ai bimbi con malattie croniche''. PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 179 ALIMENTAZIONE E SALUTE IL CANCRO SI COMBATTE A TAVOLA, ECCO GLI ALIMENTI CHE FANNO MALE Il Fondo mondiale per la ricerca sul cancro individua nell'obesità e nella vita sedentaria i fattori che predispongono al tumore. Sale, carne rossa e alcool sono nemici della salute Il sovrappeso e la vita sedentaria sono fattori che predispongono al cancro. Le persone grasse, secondo un volume sul rapporto fra alimentazione e tumori del Fondo mondiale per la ricerca sul cancro, si ammalano di più di carcinoma della mammella, dell’endometrio, del rene, dell’esofago, dell’intestino, del pancreas e della cistifellea. Anche fare poco movimento è un fattore di rischio a prescindere dall’obesità. “Gli studi epidemiologici – spiega il professor F. Berrino, dir. del dip. di Medicina predittiva e per la prevenzione dell'Istituto nazionale tumori di Milano – hanno evidenziato che i sedentari contraggono di più il tumore dell’intestino, della mammella, dell’endometrio e, forse, anche del pancreas e del polmone. Di qui la prima raccomandazione di mantenersi snelli per tutta la vita e di evitare i cibi ad alta densità calorica, cioè quelli ricchi di grassi e di zuccheri, che più di ogni altro favoriscono l’obesità. E, in primo luogo, non bisogna mangiare gli alimenti proposti nei fast food e le bevande zuccherate”. I FATTORI DI RISCHIO Alcool e carni rosse: “Il consumo di bevande alcoliche – continua Berrino – è associato ai tumori del cavo orale, della faringe, della laringe, dell’intestino, del fegato e della mammella”. Chi mangia carni rosse, soprattutto quelle conservate, corre il rischio di cancro dell’intestino e, probabilmente, anche di contrarre tumori dello stomaco. Si sta indagando per verificare se ci sia un legame anche con quelli dell’esofago, del pancreas, del polmone e della prostata. Sale e calcio: "Anche il consumo elevato di sale e di cibi conservati sotto sale – continua Berrino – sono associati al carcinoma dello stomaco. E ancora, continua l’esperto dell’Istituto italiano dei tumori, mangiare eccessive quantità di calcio probabilmente provoca il cancro della prostata. Cereali e legumi contaminati da muffe cancerogene sono responsabili del tumore del fegato. La contaminazione con arsenico dell’acqua da bere è invece responsabile di tumori del polmone e della pelle. Il consumo di alimenti contenenti beta-carotene ad altissime dosi (un pigmento arancione contenuto in molte varietà di frutta e verdura) fa aumentare l’incidenza di cancro del polmone nei fumatori". Latte e latticini: "Sul latte e i latticini e, in generale, sui grassi animali – conclude Berrino – gli studi sono molto contrastanti e non conclusivi: il consumo di latte sembrerebbe ridurre i tumori dell’intestino, che sarebbero però aumentati da quello di formaggi. Un utilizzo elevato di grassi aumenterebbe sia i tumori del polmone che i tumori della mammella; si tratta di aumenti di rischio modesti ma, data l’elevata frequenza di questi tumori, tutt’altro che trascurabili. “Un ulteriore fattore importante è l’allattamento: riduce il rischio di cancro della mammella e forse dell’ovaio e il rischio di obesità in età adulta per il neonato”.