Anno II – Numero 182 Notizie in Rilievo Prevenzione e salute 1. Esami del sangue: gli esami per il cuore: Calcemia. 2. La chiave della longevità femminile è il sistema immunitario. 3. Dermatite: una difesa dallo stress Alimenti e Salute 4. Verdura e tè verde per combattere l’artrosi anche a tavoloa. Scienza e Salute 5. Stanza color caramello? 6. La malattia dell’occhio scoperta con un foglio a quadretti. Domande e Risposta 7. Perché nell’acqua salata si galleggia? 8. Piede: alluce valgo è ereditario? Mercoledì 22 Maggio 2013, S. Rita PERCHÉ NELL'ACQUA SALATA SI GALLEGGIA Il fenomeno è legato al principio di Archimede, secondo cui "un corpo immerso in un fluido riceve una spinta verso l'alto equivalente al peso del volume del fluido spostato". In pratica, quando ci immergiamo spostiamo un volume di acqua equivalente al nostro volume corporeo. Il peso della massa d'acqua spostata dipende dalla quantità di materiali in essa disciolti, e quindi dalla sua densità. L'acqua salata, essendo più densa di quella dolce, a parità di volume pesa di più. In base al principio di Archimede, dunque, la spinta verso l'alto conferita dall'acqua salata è maggiore rispetto a quella conferita dall'acqua dolce e permette di galleggiare meglio. Morto a galla. Nel Mar Morto, il lago salato situato fra Israele e Giordania, la salinità dell'acqua (e quindi la sua densità e il suo peso specifico) è talmente elevata che per galleggiare non serve neppure nuotare. In un litro di acqua del Mar Morto ci sono 365 g di sale, contro i 35 presenti mediamente nell'acqua degli oceani. (Focus) PIEDE: ALLUCE VALGO E' EREDITARIO Secondo un nuovo studio condotto fra donne e uomini bianchi europei, le più comuni deformità dei piedi sarebbero ereditarie. Alluce valgo (borsite), dito ad artiglio e deformita' dipenderebbero infatti dai propri genitori, in base al Framingham Foot Study della Harvard Medical School di Boston. Gli scienziati hanno analizzato 1.370 partecipanti con un'eta' media di 66 anni e il 57 dei quali di sesso femminile. Il team ha stimato l'ereditabilità delle deformità del piede piu' comuni utilizzando un software che esegue analisi genetiche. I risultati hanno mostrato la prevalenza di borsiti, di minori deformità dei piedi e di atrofia plantare dei tessuti molli. Alluce valgo, uno dei comuni disturbi strutturali del piede, e' risultato altamente ereditabile, a seconda dell'età e del sesso. L'atrofia plantare dei tessuti molli invece non ha dimostrato significativa ereditabilità. (Agi) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: ordinefa@tin.it; info@ordinefarmacistinapoli.it SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA PAGINA 2 Anno II – Numero 182 GLI ESAMI DEL SANGUE Una sintetica «biblioteca» dei principali valori che si possono trovare sul referto Esami per il RENE EMOCROMO ESAMI PER IL FEGATO ESAMI PER CUORE E METABOLISMO Esami per il FERRO Esami MalattieInfettive Azotemia, Creatininemia MCHC, MCV, RDW, Emoglobina, Globuli rossi, Ematocrito, Globuli bianchi, elettroforesi di proteine plasmatiche Bilirubina, Gamma GT, Fosfatasi alcalina, Transaminasi Colesterolo, Trigliceridi, Glicemia, Troponina, D-Dimero, Proteina C-reattiva, CALCEMIA, Paratormone, Vitamina D, Calcitonina Sideremia, Transferrina serica, Ferritina Test per l’HIV GLI ESAMI PER IL CUORE E IL METABOLISMO Esistono diversi test per verificare la salute del cuore e dei vasi, che è spesso correlata anche al buon funzionamento del metabolismo. Nella tabella alcuni fra quelli più spesso prescritti. CALCEMIA O CALCIO SIERICO Che cosa si misura: Il test misura la calcemia, cioè la concentrazione di calcio nel sangue. Il calcio è uno dei più importanti minerali dell’organismo e si trova per il 99 per cento nelle ossa. Quasi tutto il calcio rimanente circola nel sangue, dove può essere presente in forma libera o legato a speciali proteine, dette proteine plasmatiche. Quando il medico prescrive il test della calcemia, in genere richiede la misurazione del calcio totale, cioè sia la forma libera sia quella legata. In alcune situazioni, per esempio durante gli interventi chirurgici, soprattutto quando vengono effettuate trasfusioni di sangue, può essere richiesta anche la misurazione del calcio libero. Valori normali bambini: 9-11 mg/dl adulti: 9-10,7 mg/dl infezioni, infiammazione,iperparatiroidismo (aumento della funzione delle ghiandole paratiroidi, dovuta di solito a tumori benigni), tumori con metastasi alle ossa, Se aumenta ipertiroidismo (aumento della funzionalità della tiroide), fratture ossee combinate a (ipercalcemia) immobilizzazione prolungata, eccessiva assunzione di vitamina D, trapianto di reni, tubercolosi, sarcoidosi, mieloma, assunzione di alcuni diuretici (tiazidici). Leucemie. ipoparatiroidismo, ridotta assunzione di calcio con la dieta per malnutrizione o Se diminuisce malassorbimento, ridotti livelli di vitamina D, rachitismo e altre malattie delle ossa, (ipocalcemia) eccesso di fosforo, carenza di Mg, infiammazione acuta del pancreas, insufficienza renale cronica, alcolismo, farmaci anticonvulsivanti (barbiturici, idantoinici). Quando e perché il test è indicato: La misurazione della calcemia è indicata come parte degli esami di routine, per accertarsi che i valori del calcio siano nella norma. L’esame viene usato anche per favorire la diagnosi e seguire l’andamento di malattie delle ossa, dei denti, dei reni e dei nervi. Quindi il medico lo prescrive in presenza di sintomi che indichino: malattie renali, come l’insufficienza o i calcoli renali; ipercalcemia (aumento della calcemia): debolezza, fatica, perdita d’appetito, nausea, stitichezza, dolori addominali, orinazione frequente, aumentata sete, calcoli renali. ipocalcemia (diminuzione della calcemia): crampi addominali e muscolari, formicolii alle dita; condizioni associate a variazioni della calcemia come: malnutrizione, malattie della tiroide e dell’intestino, alcuni tumori (seno, polmone, testa e collo, reni, mieloma multiplo). Come si fa il test: sufficiente prelevare un campione di sangue dalla vena di un braccio. In genere livelli di calcitonina molto alti (> 500 pg/ml) sono un buon indicatore di iperplasia benigna o di carcinoma midollare della tiroide; per confermare la diagnosi, però, sono necessari altri esami, come la biopsia tiroidea, l’ecografia o la Tac. (Salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 182 PREVENZIONE E SALUTE LA CHIAVE DELLA LONGEVITA’ FEMMINILE E’ IL SISTEMA IMMUNITARIO Il segreto della longevità femminile non è da circoscrivere soltanto ad un diverso stile di vita, ma anche dal diverso modo di invecchiare del sistema immunitario rispetto a quello maschile. A svelarlo è uno studio pubb. sulla rivista Immunity & Ageing da K. Kirokawa, secondo cui le difese immunitarie femminili diminuiscono più gradualmente rispetto a quelle degli uomini, riuscendo, così, a combattere le infezioni per più anni. Per giungere a questa conclusione i ricercatori hanno misurato i livelli di globuli bianchi e di alcune molecole che partecipano alla risposta immunitaria, le chitochine, in campioni di sangue prelevati da 356 uomini e donne in buono stato di salute di età compresa tra i 20 e i 90 anni. Ne è emerso che, come atteso in base a studi precedenti, all'avanzare dell'età il numero dei globuli bianchi diminuisce sia negli uomini che nelle donne e che il sistema immunitario invecchia in modo diverso nei due sessi. Infatti sia i linfociti B – quelli che producono gli anticorpi – sia i linfociti T – che proteggono l'organismo dalle infezioni – diminuiscono più facilmente negli uomini, così come fanno anche i livelli di due delle citochine analizzate. Inoltre i livelli di linfociti T CD4+ e delle cellule dette Natural Killer – entrambi coinvolti nella lotta contro i patogeni – aumentano durante l'invecchiamento, ma lo fanno più nelle donne che negli uomini. Sulla base di questi risultati “i cambiamenti associati all'età in diversi parametri immunologici sono diversi fra uomini e donne”. Questa differenza contribuisce a dare una spiegazione alla maggiore longevità delle donne rispetto a quella degli uomini. (Sn) STANZA COLOR CARAMELLO? PIÙ SESSO Tre performance settimanali nelle camere da letto di questa tonalità Hanno una vita sessuale più appagante le coppie con una stanza da letto arredata e dipinta nei toni del caramello. La sfumatura calda tra il beige e il marrone garantirebbe tre performance sessuali a settimana. A sorpresa, il rosso, tradizionalmente considerato il colore della passione, ridurrebbe la frequenza a un solo ménage settimanale. Questi i risultati di una ricerca inglese condotta dalla catena alberghiera Travelodge. Con il blu dormi come un pupo - Nello studio sono state esaminate circa 2mila abitazioni e sono stati somministrati dei questionari ai residenti. Per una notte di tranquillo riposo bisogna scegliere il blu come colore base della camera da letto, sonno garantito per circa otto ore filate. Secondo la ricerca, il blu è associato alla calma, aiuta a moderare il battito cardiaco e ad abbassare la pressione sanguigna. Anche il verde e il giallo sembrerebbero conciliare il sonno: chi li utilizza nelle proprie stanze ha dichiarato di dormire in media sette ore e quaranta minuti. Il suggerimento è invece di evitare il viola, che stimola il cervello e porta a un riposo notturno di meno di sei ore, e altri colori come il grigio e il marrone, che possono portare senso di depressione. Chi ha pareti e mobili sui temi del grigio fa più shopping online di sera, mentre chi ha scelto il color argento è indotto a fare più esercizio fisico. (salute TGcom24) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 182 ALIMENTI E SALUTE VERDURA E TÈ VERDE PER COMBATTERE L'ARTROSI ANCHE A TAVOLA Il ruolo degli antiossidanti e di sostanze che contrastano l'infiammazione Combattere l'artrosi con uno stile di vita corretto è la prima linea di difesa contro questa malattia. Lo dicono gli esperti di un centro di ricerca canadese, e di uno danese, che hanno messo in evidenza gli accorgimenti che possono aiutare a prevenire e affrontare questa malattia degenerativa delle articolazioni che solo in Italia interessa circa 4 milioni di persone. Nella loro revisione degli studi scientifici sull’argomento (da poco pubblicata su Arthritis), i ricercatori hanno insistito su due fattori, finora piuttosto trascurati, strettamente legati alla comparsa e alla progressione dell'artrosi: l'infiammazione e lo stress ossidativo (il danno causato al l'organismo da una eccessiva produzione di radicali liberi o da un’insufficiente presenza di difese anti-ossidanti). «In effetti — commenta Francesca Oliviero, specialista in Scienze dell'alimentazione e ricercatrice presso la cattedra di reumatologia dell'Università di Padova — l'artrosi non è più considerata solo una malattia degenerativa della cartilagine legata all'invecchiamento. Dati scientifici sempre più numerosi dimostrano come anche nell'artrosi si verifichi il rilascio di sostanze pro-infiammatorie, come le citochine, in grado non solo di causare il processo infiammatorio, ma di aumentare i fattori di rischio per le malattie associate all'artrosi come l'aterosclerosi». Ma esiste uno stile di vita anti-infiammatorio? Secondo la nostra esperta sì. «Nella revisione in questione, il modello alimentare mediterraneo - basato prevalentemente sul consumo di frutta, verdura, olio extravergine d'oliva, legumi, pesce, frutta secca oleosa - è indicato come il modello migliore di alimentazione per ridurre alcuni marcatori dell'infiammazione, in particolare la proteina C reattiva. E tra i componenti della dieta mediterranea cui vengono attribuiti gli effetti benefici maggiori — prosegue Oliviero — c’è l'olio di oliva extravergine, ricco di acido oleico e composti fenolici. Negli ultimi anni ha suscitato notevole interesse anche il tè verde. In uno studio appena, pubblicato su Frontiers Pharmacology Inflammation, è stato dimostrato come uno dei principi attivi del tè verde (epigallocatechina gallato) diminuisca la risposta infiammatoria agendo su specifiche vie biochimiche». Nello studio dei canadesi e dei danesi viene ribadito anche il classico consiglio di perdere peso (l'obesità è uno dei principali fattori di rischio per l'artrosi) acquista più valore perché il dimagrimento, oltre a ridurre lo stress meccanico causato dai chili di troppo sulle articolazioni, diminuisce l’infiammazione sistemica e, di conseguenza, i sintomi dell'artrosi. Il tessuto adiposo, infatti, è in grado di rilasciare molecole infiammatorie, come la leptina e le citochine, la cui liberazione può essere ridotta o addirittura soppressa dalla diminuzione della massa grassa. «Accanto al controllo del peso — non va dimenticata l’importanza di un' attività fisica regolare, svolta in maniera adeguata alle capacità e alle caratteristiche personali. La ginnastica in acqua e il nuoto sono utili nel caso di pazienti con artrosi che non possono praticare esercizi a terra a causa dei sintomi dolorosi o di altri fattori. In acqua le articolazioni sono sottoposte ad un impatto minimo. (Salute Corriere ) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 182 SCIENZA E SALUTE LA MALATTIA DELL'OCCHIO SCOPERTA DA UN FOGLIO A QUADRETTI La degenerazione maculare senile non porta a cecità, ma interferisce con la qualità della vita. Ecco nuove terapie Basta guardare un foglio a quadretti: se i quadretti appaiono deformati e accartocciati al centro diventano la spia di una malattia della retina, la degenerazione maculare senile (o legata all’età, come viene oggi definita). Questo semplice test ( si chiama test di Amsler e viene normalmente usato dagli oculisti) potrebbe aiutare a identificare in anticipo la patologia (che spesso viene diagnosticata in ritardo) e a curarla per tempo. La degenerazione maculare colpisce dall’8 all’11% delle persone tra i 65 e i 74 anni, ma poi, con l’aumentare dell’età, cresce in maniera esponenziale: fra gli over 70 ne soffrono 35 persone su cento. Ci sono due forme di malattia: quella umida e quella secca. La prima rende conto del 20-30% dei casi, la seconda del restante 60-80%. «Nella forma umida – spiega F. Bandello, dir. della Clinica Oculistica all’Ospedale San Raffaele di Milano – i vasi sanguigni, che stanno sotto la retina (la retina è la parte dell’occhio su cui vengono proiettate le immagini che verranno poi inviate al cervello), proliferano e invadono la parte centrale chiamata macula (quella che permette la visione più dettagliata) e la danneggiano. Risultato: i pazienti vedono le immagini sfuocate al centro. Nella forma secca, invece, la retina si assottiglia e compromette a poco a poco la visione, sempre al centro». QUALITA’ DELLA VITA - La malattia interferisce in maniera importante con la qualità della vita di una persona, ma occorre chiarire subito che non porta a cecità, proprio perché colpisce soltanto la parte centrale della retina: il paziente non è destinato a dipendere da altri, avrà difficoltà nella vita di tutti i giorni (avrà problemi nella lettura, sarà limitato nelle attività domestiche, soffrirà, per questo, un disagio psicologico, perderà in parte la sua autonomia), ma manterrà le capacità di badare a se stesso. «Ecco come spieghiamo ai pazienti la malattia - dice G. Staurenghi dir. della Clinica Oculistica dell’Osp. Luigi Sacco di Milano – La retina è come un muro con un intonaco perfetto, ma se si rompe un tubo dell’acqua che passa al suo interno, il muro ne viene danneggiato: è quello che succede alla retina nella forma umida della malattia quando i vasi sanguigni proliferano e producono essudato. Nella forma secca, invece, il muro si scrosta. In entrambi i casi si verifica un danno alla visione». Negli ultimi tempi c’è stata un’evoluzione delle terapie per la degenerazione maculare, in particolare per la forma umida. Negli anni Ottanta si ricorreva a un trattamento con il laser che, al momento, provocava un peggioramento della capacità visiva, ma garantiva, sulla lunga distanza (cinque anni), un risultato migliore rispetto al non fare niente. Ma non sempre questa cura era accettata dai pazienti. Negli anni Novanta è stata introdotta la terapia fotodinamica (da notare che le terapie per l’occhio sono state spesso mutuate da quelle oncologiche): prevedeva l’iniezione di un farmaco che si concentrava nella lesione oculare e lì, attivato da una luce laser, determinava una “bruciatura” dei vasi anomali. Nel 50 per cento dei casi il trattamento riusciva a stabilizzare la malattia, nel 6 per cento migliorava la situazione, nel resto risultava inefficace. ANNI DUEMILA - Si arriva così al 2005 quando viene proposta la terapia con il pegaptanib, un farmaco da somministrare per iniezione intraoculare: il pegaptanib è un composto che blocca il Vegf, un fattore di crescita dei vasi sanguigni, responsabile della forma proliferativa o umida della degenerazione maculare. PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 182 «Il fattore di crescita dei vasi sanguigni o Vegf – spiega A. Giovannini, dir. della Clinica Oculistica dell’Univ. Politecnica delle Marche – è l’attore principale della malattia. Bloccarlo significa impedire la proliferazione dei vasi sanguigni che danneggiano la retina>. Ecco perché dopo il pagaptanib sono comparsi due nuovi farmaci: il ranibizumab, studiato per la cura della degenerazione maculare, e il bevacizumab, normalmente usato per il trattamento di certi tumori: entrambi bloccano il Vegf, ma il primo è stato registrato per l’uso specifico in oftalmologia ed è molto costoso, l’altro viene utilizzato off-label (cioè al di fuori delle indicazioni per cui è registrato e cioè la cura del tumore al colon) ed è molto più economico. Sull’impiego di questi farmaci e sulla sicurezza del bevacizumab è in corso una discussione molto accesa fra oculisti, autorità regolatorie e associazioni di pazienti nei vari Paesi (in Italia l’Aifa, l’agenzia per il controllo dei farmaci autorizza soltanto l’uso del ranibizumab). Nel frattempo sta arrivando sul mercato una nuova molecola, l’aflibercept che funziona, come gli altri, bloccando il Vegf, il fattore di crescita dei vasi sanguigni, ma avrebbe il vantaggio di bloccarlo in maniera più efficace. VANTAGGI - Risultato sul piano pratico: un’efficacia paragonabile ai farmaci già esistenti, ma una diminuzione del numero delle iniezioni intraoculari, il che significa un minore rischio di infezioni legati all’iniezione (anche se rare), un carico minore per le strutture ospedaliere, un vantaggio per i familiari che devono accompagnare i pazienti in ospedale e dedicare loro del tempo. Attualmente il farmaco è in fascia C ospedaliera, cioè è già disponibile, ma, per ora, a pagamento. (salute, Corriere) PREVENZIONE E SALUTE DERMATITE, UNA DIFESA DALLO STRESS I capelli possono essere la spia di problemi interni ben più complessi La dermatite seborroica è una infiammazione che colpisce principalmente zone come il cuoio capelluto, la faccia, il torace, il condotto uditivo e, in generale, le zone più ricche di ghiandole sebacee. Si presenta con prurito e desquamazione, ma può portare anche alla perdita dei capelli. Un problema che coinvolge soprattutto donne e uomini, ma anche i bambini. Pucci Romano, dermatologa, docente presso la scuola di specializzazione in dermatologia e venerologia dell’Università Tor-Vergata di Roma e vicepresidente Skineco, ci spiega che una situazione di stress emotivo può essere alla base di manifestazioni tipiche della seborrea, che quindi è sempre da interpretare come l’espressione di una nostra difesa individuale. Anche l’iperinsulinismo alimentare è spesso fonte di manifestazioni seborroiche, a causa dell'azione ormonale indotta dall'aumento dell'insulina. Attenzione anche ai cosmetici, che possono provocare svariati problemi di natura dermatologica. In un anno, circa il 25% delle donne e il 14% degli uomini ha lamentato una reazione avversa a cosmetici. La presenza in un cosmetico di uno o piu componenti particolari (a carattere comedogenico), può stimolare in maniera anomala il follicolo pilo sebaceo, con conseguente irritazione e possibile sviluppo di dermatite seborroica. (Salute, Sani e belli)