Anno II – Numero 188 AVVISO 1. Ordine: corsi ECM Giovedì 30 Maggio 2013, S. Ferdinando, Felice Ordine dei Farmacisti di Napoli: Corsi ECM Stasera il prossimo evento organizzato dall’Ordine. Notizie in Rilievo Giovedì 30 Maggio ore 21.00 Prevenzione e salute Sabato 1 Giugno ore 9.30 2. Torna l’epatite A in Italia trasmessa dai frutti di bosco congelati 3. Gli esami del sangue: Ferritina 4. Meglio il lunedì per andare sotto i ferri. L’OMEOPATIA nei DISTURBI ESTIVI LA TERAPIA NATURALE COME COADIUVANTE nella PATOLOGIA DIABETICA 5 CF 5,5 CF AVVISO I Colleghi interessati al Corso possono prenotarsi direttamente presso la Sede dell’Ordine al momento dell’espletamento dell’evento. PERCHÉ CHANEL N° 5 SI CHIAMA COSÌ? Scienza e Salute 5. Zucchero per curare le ferite 6. Urologia: boom di tumori alla prostata. Aumentano tra i giovani quelli al testicolo 7. Un freno per la ludopatia online Curiosità 8. Perché Chanel N° 5 si chiama così La scelta del nome di questo profumo è frutto di un caso. Nel 1921, a Cannes, la stilista Coco Chanel decise di commissionare al profumiere francese Ernest Beaux la realizzazione di un profumo innovativo, diverso da tutti quelli in circolazione e che non fosse semplicemente a base di essenze naturali, ma anche sintetiche. Testò personalmente i risultati, annusando tutte le boccette di prova dei campioni proposti e la scelta cadde sul quinto di essi: Chanel N° 5. Un dono leggendario: Originalmente pensato da Coco Chanel come un regalo natalizio per i migliori clienti, il profumo fu lanciato sul mercato nel 1922. Il successo mondiale si deve però alla diva americana Marilyn Monroe, che nel 1953 dichiarò di andare a letto.“indossando” soltanto due gocce di Chanel N° 5. (Focus) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 188 GLI ESAMI DEL SANGUE Una sintetica «biblioteca» dei principali valori che si possono trovare sul referto Esami per il RENE EMOCROMO ESAMI PER IL FEGATO ESAMI PER CUORE E METABOLISMO ESAMI PER IL FERRO Esami Malattie Infettive Azotemia, Creatininemia MCHC, MCV, RDW, Emoglobina, Globuli rossi, Ematocrito, Globuli bianchi, elettroforesi di proteine plasmatiche Bilirubina, Gamma GT, Fosfatasi alcalina, Transaminasi Colesterolo, Trigliceridi, Glicemia, Troponina, D-Dimero, Proteina C-reattiva, Calcemia, Paratormone, Vitamina D, Calcitonina Sideremia, Transferrina serica, FERRITINA Test per l’HIV Oggi parliamo di alcuni esami che rientrano negli esami per il Ferro; GLI ESAMI PER IL FERRO Sono diversi i test ematici che possono dare indicazioni sullo stato del ferro. È importante valutarli nel loro insieme. FERRITINA Che cosa si misura: Il test misura la concentrazione della ferritina neonato 25-200 ng/ml primo mese 200-600 ng/ml 20-120 ng/ml nel sangue. La ferritina è una proteina che lega il ferro e, insieme donna all’emosiderina, rappresenta la principale riserva di questo elemento uomo 20-300 ng/ml nell’organismo. Oltre alla ferritina sierica, cioè quella presente nel sangue, ci sono anche le ferritine tissutali, che si trovano nel fegato, nella milza e nel midollo osseo. La concentrazione della ferritina nel sangue è in rapporto ai depositi di ferro presenti nei vari tessuti ed è quindi un ottimo indicatore della quantità di ferro a disposizione di tutto il corpo. Quando e perché il test è indicato: L’esame serve a determinare quanto ferro di riserva è a disposizione dell’organismo. Viene prescritto, insieme ai test della sideremia e della capacità ferrolegante totale (transferrina sierica), in caso di: sospetto eccesso di ferro dovuto a: malattie ereditarie come l’emocromatosi, eccessiva assunzione di ferro con la dieta, overdose accidentale di ferro, accumulo di ferro (emosiderosi); bassi valori di ematocrito ed emoglobina: in questi casi, e quando i globuli rossi sono più piccoli e meno rossi della norma (microcitici e ipocromici), una carenza di ferro potrebbe essere causa di un’anemia. Come si fa il test: prelevare un campione di sangue dalla vena di un braccio. Come interpretare i risultati dell’esame: Bassi livelli di ferritina possono essere dovuti a carenza cronica di ferro, carenza di vitamina C, malnutrizione (riduzione delle proteine corporee). Una ferritina bassa (22 ng/ml), associata a valori alterati di emoglobina ed ematocrito e in presenza di globuli rossi di piccole dimensioni e meno rossi della norma (microcitici e ipocromici), indica un’anemia sideropenica (causata da carenza di ferro). Aumenti della ferritina rispetto ai valori normali possono essere dovuti a malattie del fegato, una malattia genetica detta emocromatosi, alcuni tumori (del seno, dei polmoni, del pancreas, del colon, del rene, leucemie, neuroblastoma, malattia di Hodgkin), infezioni acute e croniche, alcune malattie autoimmunitarie (artrite reumatoide e lupus eritromatosus), eccessive trasfusioni di sangue. Informazioni aggiuntive: In caso di malattie che causano danni agli organi che contengono le ferritine tissutali (fegato, milza, midollo osseo), i livelli di ferritina nel sangue possono aumentare anche se le riserve totali di ferro nel corpo sono normali. Per questo, da soli, i livelli di ferritina non sono molto informativi nelle persone affette da infezioni croniche, tumori e malattie autoimmunitarie. (Salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 188 PREVENZIONE E SALUTE TORNA L'EPATITE A IN ITALIA TRASMESSA DAI FRUTTI DI BOSCO CONGELATI L'allerta dell'Istituto Superiore di Sanità: «In tre mesi i casi cresciuti del 70%». Sotto accusa i prodotti congelati Sembrava un problema d’antan, alle nostre latitudini. Invece l’epatite A (dovuta all’infezione da Hav) è tornata ad affacciarsi in Italia nelle scorse settimane e minaccia altri episodi da qui all’estate, se il Ministero della Salute si è affrettato a precisare che «alla luce della particolare situazione in atto, fino al 31 luglio 2013, le segnalazioni dei nuovi casi e gli eventuali focolai epidemici devono essere avanzate tempestivamente al ministero e all’Ist. Superiore di Sanità». Non è un allarme, ma poco ci manca. D’altronde i numeri registrati dal sistema di sorveglianza parlano chiaro: in 16 regioni che hanno trasmesso dati aggiornati al 20 maggio 2013, risulta un incremento delle notifiche di epatite A nel periodo marzo-maggio pari al 70% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. L’aumentata incidenza è stata registrata in 4 regioni del centronord (Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Veneto) e in una del sud (Puglia). LA «NUOVA» FONTE – Caratterizzata da un decorso acuto (stanchezza, febbre, disturbi gastrointestinali e ittero) e dalla prevalenza della trasmissione oro-fecale (come l’epatite E) rispetto a quella interumana, l’epatite A è causata da un virus a singolo filamento di Rna diffuso soprattutto attraverso l’acqua contaminata e gli alimenti venuti a contatto con la stessa. Tra i cibi incriminati, finora, c’erano soprattutto le cozze e i vegetali lavati con acqua sporcata da residui fecali. Oggi, invece, sotto osservazione sono finiti i frutti di bosco misti congelati: rintracciati in un cluster familiare del virus individuato in un paziente che aveva consumato una torta guarnita nel mese di aprile. FRUTTI DI BOSCO CONGELATI - Le indagini sulla materia prima (probabilmente di origine extraeuropea) non sono ancora terminate, ma finora epidemiologi ed esperti in sicurezza alimentare non avevano mai concentrato i loro sforzi sugli alimenti conservati nel freezer. «È un aspetto nuovo e su cui converrà indagare: sappiamo che il congelamento non uccide i virus, ma non avevamo mai rintracciato l’Hav in un prodotto congelato», spiega M. Triassi, ordinario di igiene all’univ. Federico II di Napoli, città in cui nel 2004 si registrò una vasta epidemia italiana: 421 i nuovi casi allora conteggiati tra gennaio e aprile. «Probabilmente si tratta di una contaminazione avvenuta all’origine del prodotto e che il congelamento non è riuscito a debellare». Soltanto la cottura ad alte temperature, può inattivare il virus. Non è un caso che questa sia la principale raccomandazione fornita dai medici, assieme all’accurato lavaggio con acqua e amuchina di tutti gli alimenti di dubbia provenienza: principalmente molluschi (cozze e vongole) e verdure. SI AL VACCINO - Le indagini condotte a livello europeo hanno evidenziato la presenza di due gruppi di epatite A: uno tra gli abitanti dei Paesi nordeuropei, l’altro in un gruppo di turisti rientranti dall’Egitto. Se il primo caso potrebbe essere ricondotto al consumo dei frutti di bosco congelati, diversa è l’origine del secondo: quasi certamente dovuto alle scarse condizioni igienico-sanitarie dello Stato nordafricano. «Ai nostri connazionali che non hanno avuto l’infezione durante l’infanzia (non hanno sviluppato immunità a lungo termine) e organizzano le vacanze in paesi africani, orientali e dell’America Latina, consiglio sempre di vaccinarsi almeno tre mesi prima della partenza». «Dopo venti giorni va effettuato un richiamo: così si assicura una protezione pari al 90%. Chi non ha modo di pianificare un viaggio con largo anticipo può ricorrere alla profilassi passiva: gli anticorpi iniettati assicurano una difesa per 5-6 settimane». (Salute Corriere) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 188 PREVENZIONE E SALUTE MEGLIO IL LUNEDÌ PER ANDARE SOTTO I FERRI I rischi di mortalità sono minori a inizio settimana mentre salgono vertiginosamente nel week-end Il giorno ideale per stare sul lettino operatorio è il lunedì. Scelta che si può effettuare,naturalmente, solo in caso di interventi chirurgici programmati. Lontano dall'inizio della settimana si rischia grosso: il rischio di morte a distanza di 30 giorni dall'operazione aumenta. Lo rivela uno studio sul British Medical Journal condotto presso l'Imperial College di Londra. Motivi non del tutto chiari - Gli esperti hanno passato in rassegna più di 4 milioni di interventi chirurgici programmati di vario tipo, da semplici a complessi, e incrociato i dati a loro disposizione con quelli sui decessi a 30 giorni dalla procedura (in tutto 27.582 morti). Il 4,5% di questi interventi è stato effettuato nel week end. Lo studio prende le mosse da quello che per i camici bianchi è noto come effetto week-end, ovvero il fenomeno secondo cui chi viene ricoverato per un'emergenza, specie se grave, nel fine settimana ha un rischio più elevato di morire rispetto a un caso analogo con ricovero infrasettimanale. L'effetto week-end potrebbe essere ascritto a turni di lavoro diversi nel fine settimana, al personale che è in corsia al fine settimana o anche alla carenza di personale il sabato e domenica. Gli esperti britannici hanno visto che in un certo senso l'effetto week-end si vede anche per gli interventi programmati e che anzi per questo tipo di interventi, specie se complessi, il rischio di morte aumenta man mano che dal lunedì ci si avvicina al fine settimana come giorno dell'operazione. (Salute Tgcom24) ZUCCHERO PER CURARE LE FERITE: COSÌ IL RIMEDIO TRADIZIONALE AFRICANO CHE «FA SCUOLA» IN GRAN BRETAGNA Non solo per mandare giù la pillola. Lo zucchero serve anche a far rimarginare più in fretta le ferite. Lo sa bene M. Murandu, docente presso la Wolverhampton University, in Gran Bretagna, che nel suo paese di origine, lo Zimbabwe, aveva sempre visto curare ulcere e tagli cospargendo le ferite con qualche cucchiaino di zucchero. Perché non provare anche negli ospedali di Sua Maestà, nei casi in cui la medicina occidentale, gli antibiotici e le pomate cicatrizzanti sembrano fallire? La cura alternativa ha avuto successo su A. Bayliss, un ingegnere che aveva subito l'amputazione della gamba sopra il ginocchio. Un caso difficile, perché nonostante le cure intense la ferita stentava a richiudersi. Finché Bayliss è stato preso in cura da Murandu che ha messo in pratica quello che suo padre faceva con lui e suoi fratelli da piccoli: ha applicato un intero barattolo di zucchero sulla ferita, che ha cominciato a guarire velocemente. Dopo due settimane sono stati necessari pochi cucchiaini. Un rito da sciamani? Niente di tutto questo. La cura allo “zucchero” ha dei saldi fondamenti scientifici: lo zucchero cosparso sulle ferite, assorbe l'acqua di cui hanno bisogno i batteri per crescere e moltiplicarsi. Aiuta a risolvere casi che si protraggono da tempo ma anche a dare la spinta iniziali a guarigioni difficili. (Salute 24ore) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 188 SCIENZA E SALUTE UROLOGIA. BOOM DI TUMORI ALLA PROSTATA. AUMENTANO TRA I GIOVANI QUELLI AL TESTICOLO L'incidenza delle neoplasie alla prostata è aumentata del 53% in dieci anni. Al testicolo cresce del 6% l’anno. E 8 italiani su 10 tra gli over 60 soffre di patologie urologiche. A lanciare l’allarme l’Associazione Urologi Italiani in occasione del 20° Congresso nazionale a Montecatini Terme. L’80% degli italiani con oltre 60 anni soffre di una patologia urologica. Non solo tumore della prostata, la neoplasia maschile più diffusa per la quale si registra un boom di incidenza del 53% negli ultimi dieci anni, ma anche incontinenza urinaria, neoplasia del rene, disfunzione erettile. Patologie che colpiscono sempre di più anche i giovani, se consideriamo che il tumore del testicolo ha fatto registrare un aumento del 45% negli ultimi 30 anni tra i ragazzi tra i 16 e i 24 anni. Ma i disturbi vengono troppo spesso sottovalutati. È l’allarme lanciato dagli specialisti dell’Auro (Associazione Urologi Italiani), riuniti a Montecatini Terme in occasione del 20° Congresso Nazionale, per fare il punto sulle nuove terapie ed i progressi scientifici in questo campo. “Gli uomini italiani sono poco attenti alla loro salute – sottolinea P. Puppo, Resp. dell’Urologia Oncologica Istituto Humanitas di Castellanza , soprattutto quando il problema ha a che fare con la sfera sessuale. Un atteggiamento ben lontano da quello delle loro compagne: in caso di disturbi sessuali una donna impiega 2 settimane a chiedere una consulenza, un uomo ci mette 2 anni. E così il 70% degli over 50 non ha mai fatto l’esame del Psa, test principale per la diagnosi precoce del cancro alla prostata”. Una neoplasia sempre più diffusa, come dimostrano le ultime statistiche. “Si tratta del tumore più frequente nell’uomo – dichiara il prof. Mirone. La sua incidenza, infatti, raggiunge la soglia del 12% e sorpassa quella del polmone, ferma al 10%. Il tumore della prostata è raro negli individui con meno di 40 anni e aumenta progressivamente con l’età. È stato calcolato, quindi, che un uomo nel corso della vita presenta un rischio di sviluppare un carcinoma prostatico pari a circa il 15%. L’attribuzione delle categorie di rischio avviene solamente sulla base del PSA (Antigene Prostatico Specifico) e dei risultati della biopsia prostatica, che è il mezzo diagnostico per eccellenza”. La prevenzione è possibile e passa da uno stile di vita sano. Alimentazione sana e attività fisica sono i fattori di rischio modificabili più importanti per impedire lo sviluppo, alterare il comportamento del tumore e arrestarne la progressione, suggeriscono gli esperti: “Molti elementi della dieta mediterranea possono giocare un ruolo importante nella prevenzione”. Ma anche i più giovani devono prestare attenzione alla propria salute sessuale. “In Italia registriamo un aumento del 6% l’anno dell’incidenza dei tumori del testicolo, soprattutto tra gli under 24. Le cause risiedono nella modificazione dello stile di vita addirittura durante la gestazione, dove alimentazione, sedentarietà ed età materna sempre più elevata sono in grado di alterare equilibri ormonali responsabili della futura insorgenza della malattia. L’inquinamento atmosferico, probabilmente di più quello elettromagnetico, hanno probabilmente contribuito a questo aumento di incidenza. Ma in questa malattia la diagnosi precoce e l'autodiagnosi possono fare la differenza. “Ragazzi e giovani adulti dovrebbero conoscere dimensioni e aspetto dei loro testicoli – aggiunge Nicolai, esaminandoli periodicamente senza timore. Quando si notano delle anomalie bisogna sottoporsi a una visita urologica, senza far trascorrere settimane o mesi, come purtroppo succede”. PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 188 Quando la prevenzione non raggiunge i risultati sperati, la tecnologia e le nuove strumentazioni vengono in aiuto dell’urologo al momento della cura. “Il ruolo dei medici è fondamentale – sottolinea Puppo – prima di intervenire occorre definire il percorso attraverso l'interazione tra i vari specialisti, individuando il ruolo di ciascuna terapia a seconda del paziente. Ma la ricerca ha fatto passi da gigante e costituisce una grande arma in nostro possesso. Per individuare il tumore della prostata, ad es., spesso la biopsia tradizionale non è sufficiente, perché non riesce a raggiungere tutte le zone della ghiandola. A questo si sta finalmente ovviando con l’adozione di ecografi tridimensionali che simulano, ricostruiscono e registrano il percorso dell’ago all’interno della ghiandola. Con la biopsia in 3D si ha quindi finalmente un controllo di qualità del prelievo e la ragionevole certezza di aver effettuato una valida mappatura della prostata”. Anche la diagnostica per immagini è in grado di “vedere” il tumore della prostata. “La Risonanza Magnetica ha un’elevata sensibilità per il carcinoma prostatico – conclude Mirone, peccato che sia praticamente impossibile eseguire una biopsia transrettale sotto RM. Fortunatamente sono stati di recente introdotti software cd di “fusione elastica”, che sono in grado di trasferire le informazioni della RM sull’immagine ecografica tridimensionale. È nata così la biopsia con fusione, che già nelle prime serie si è dimostrata in grado di aumentare sino a raddoppiare l’accuratezza diagnostica. Verrà quindi ridotto il n. delle biopsie inutili e verrà fornito al clinico un inquadramento migliore, che consentirà di sbagliare meno nell’attribuire una categoria di rischio al tumore prostatico”. (Farmacista online) UN FRENO PER LA LUDOPATIA ON LINE ''I malati del gioco d'azzardo aumentano con la crisi economica ma la cura per loro arriva troppo tardi''. Ad affermarlo è P. Vinciguerra, psicoterapeuta, Pres. dell'Associaz. Eur. Disturbi da Attacchi di Panico. Secondo i dati, su 60 milioni di italiani il 54% ha giocato almeno una o piu' volte ai giochi d'azzardo. Di questi l'1,5% ha sviluppato una vera e propria patologia legata al gioco. Questo vuol dire che in Italia circa mezzo milione di persone ha bisogno di cure appropriate a causa del comportamento ossessivo compulsivo che ha sviluppato. ''Con l'uso di Internet la malattia del gioco d'azzardo e' aumentata in modo esponenziale; la possibilita' di giocare on-line ha fatto perdere quei freni inibitori che sono presenti nel gioco dal vivo. Il giocatore on-line e' meno esposto a confronti con l'esterno e ad eventuali disagi che proprio il confronto con gli altri potrebbe creargli. Non ha bisogno di uscire di casa e per questo non deve inventare scuse; i giocatori dipendenti tendono a mantenere segreti anche alla famiglia i loro comportamenti''. Secondo l'esperta, ''se la diagnosi della malattia e' precoce c'e' la possibilita' di una remissione totale dei sintomi. Ma va tenuto presente che i portatori di patologie compulsive sono molto restii a considerarsi malati, giustificano continuamente i loro comportamenti, negano la dipendenza ed affermano di mettere in atto il comportamento per loro scelta. Sostengono, inoltre, di essere assolutamente in grado di smettere quando vogliono. Questo atteggiamento non permette di poter accedere alla cura se non quando la compulsività ha ormai invaso quasi la totalità del quotidiano e la presenza dei sintomi è evidentissima''. ''I sintomi della dipendenza sono diversi per es. c'e' la necessità di trascorrere sempre più tempo a giocare. Se si smette c'e' agitazione, ansia, depressione, si perde l'interesse per qualsiasi altra attività e si deve tornare a giocare d'azzardo per stare meglio''. ''tutti questi sintomi, che possono apparire lentamente, difficilmente vengono riconosciuti dal giocatore e dai suoi familiari. Il giocatore e' bravissimo nel dire e nel dirsi bugie e i familiari prendono coscienza della patologia solo quando la situazione pratica o economica e' ormai deflagrata'' ''Lo stato di dipendenza altera la nostra attività cerebrale. Quando si vuole curare un malato di gioco d'azzardo si tratta di modificare alcuni suoi circuiti cerebrali che si sono organizzati nel tempo in modo disfunzionale e in questo tipo di patologie la prevenzione e' fondamentale''. (Sn)