Anno II – Numero 191 AVVISO 1. Regione Campania: approvato il bando per il concorso straordinario Martedì 04 Giugno 2013, S. Quirino, Isabella UNA SETTIMANA DI FERIE PROTEGGE IL CUORE Notizie in Rilievo Il rischio di infarto e ictus aumenta del 20% in chi non si concede mai una pausa Prevenzione e salute 2. Una settimana di ferie protegge il cuore. 3. Tatuaggi, allarme nuovi inchiostri rischiosi anche quelli temporanei 4. Salute: il medico, in aumento casi tumore bocca da sesso orale 5. Braccio gonfio da mastectomia, ecco come limitare il rischio Farmaci e Salute 6. Tumori, tre farmaci riattivano gli anticorpi nuove speranze dal congresso ASCO di Chicago. Scienza e Salute 7. Cinque metodi naturali per smettere di fumare 8. Ansia, Stress: si curano con lo yogurt? Staccare la spina anche solo per una settimana è una panacea per il cuore. Accanirsi a perseguire turni forzati senza allentare mai la presa e concedersi un po' di svago al contrario provoca depressione e sollecita cuore e vasi, che così risultano più fragili ed esposti a malattie come infarto e ictus. Ne hanno parlato gli esperti riuniti per il Congresso nazionale dell'Associazione medici cardiologi ospedalieri a Firenze. Bastano sette giorni - I cardiologi sono concordi: il mancato relax e la tensione che ne deriva aumentano il rischio di depressione e ansia e queste possono accrescere il pericolo di infarti e ictus, che sale anche perché il cuore e i vasi, se non ci si riposa mai, sono più esposti a problemi cardiovascolari come ipertensione e aritmie. Ma i cardiologi rassicurano che basta anche solo una settimana di vacanze per ridurre il rischio soprattutto per anziani o soggetti con due o più fattori di rischio cardiovascolare che rinunciando alle ferie si esporrebbero a una maggiore probabilità di malattie ischemiche. La ricerca - La conferma arriva anche da uno studio del San Camillo Forlanini di Roma, in collaborazione con la Facoltà di Medicina e Psicologia dell'Univ. Sapienza di Roma. La ricerca condotta su 30 pazienti che avevano avuto un attacco di cuore dimostra che la tensione muscolare causata nel 61% dei casi da problemi socio-economici e isolamento sociale e nel 34% da difficoltà lavorative e familiari, aumenta del 30% il rischio di depressione e questa, a sua volta, accresce del 20% la probabilità di malattie cardiovascolari come infarti e ictus. (Tgcom24, Salute) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 191 FARMACI E SALUTE TUMORI, TRE FARMACI 'RIATTIVANO' GLI ANTICORPI NUOVE SPERANZE DAL CONGRESSO ASCO DI CHICAGO La scoperta dei recettori Pd-1 alla base di nuovi farmaci che stanno ottenendo buoni risultati sperimentali contro il cancro al polmone, al rene e contro il melanoma. Ecco come funzionano. Dopo trenta anni di speranze, prima accese e poi spente, sembra che si stia trovando finalmente il modo di far aggredire il cancro da chi dovrebbe: il nostro sistema di difesa immunitario. Che si accorge del tumore, lo classifica come nemico e lo combatte, ma in modo così debole e incompleto che la malattia continua la sua avanzata. Proprio una delle cause della sua debolezza è la scoperta di qualche anno fa che ieri - primo giorno dell'annuale summit dell'American Society of Clinical Oncologists che riunisce 30mila specialisti a Chicago fino al 4 giugno - ha dato nuove speranze. La scoperta si chiama Pd-1, (Programmed Death, morte programmata) sigla che indica un sistema di recettori sulla superficie delle cellule killer immunitarie e di proteine prodotte dalle cellule cancerose. Queste ultime, quando si legano ai recettori, letteralmente “spengono” i killer e il tumore continua a crescere. Da questa scoperta è iniziata la messa a punto di anticorpi che impediscono l'azione di spegnimento da parte delle proteine. E i killer tornano micidiali. Tre le aziende che hanno illustrato i risultati sperimentali di farmaci che agiscono con questa strategia, Bristol-Myers Squibb, Roche e Merck. Hanno dato buoni risultati contro tumori di polmone, rene e melanoma, anche in fasi molto avanzate della malattia. Gli aumenti delle sopravvivenze sono del 43% nel tumore del polmone (tipo non a piccole cellule), del 61% nel melanoma e del 70% nel rene. Ancora un anticorpo, ma contro uno dei fattori che il tumore si produce da solo per stimolare la sua crescita, il cetuximab, ha dimostrato in una sperimentazione di fase III, di prolungare di ben 4 mesi la scarsa sopravvivenza dei malati di cancro del colon-retto rispetto ad un farmaco simile. Il confronto è stato condotto associando i due farmaci col trattamento chemioterapico standard (Folfiri) come previsto dai protocolli terapeutici in uso e in malati senza alterazioni del gene Kras. (Salute, Repubblica) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 191 PREVENZIONE E SALUTE TATUAGGI, ALLARME NUOVI INCHIOSTRI RISCHIOSI ANCHE QUELLI TEMPORANEI Allerta dell'ufficio cosmetici dell'Fda. Necessari laser per rimuoverli. Aumentano le reazioni allergiche Complici le belle giornate e la necessità di maniche corte o gonne senza calze, ecco un fiorire di roselline, piccole farfalle, motivi “tribali” fino a composizioni più impegnative su qualche spalla o bicipite allenato. Se il consiglio, per chi ama i tatuaggi, è di rivolgersi sempre a tatuatori specializzati, il rischio per moltissimi è di affidarsi a mani sbagliate, che spesso dimenticano le norme più elementari di igiene (strumenti “usa e getta” contro il rischio epatite C). Pericoli più nascosti però si hanno anche per i tatuaggi temporanei, che durano da 3 giorni a qualche settimana. In molti casi gli inchiostri commercializzati possono essere un mix di henné con altri ingredienti come la parafenilendiamina (PPD), con potenzialità fortemente allergizzanti. Nei casi peggiori, addirittura, vengono usate direttamente le tinture per capelli. L’obiettivo è avere un tatuaggio più scuro e che duri di più nel tempo. «Non sono esenti da rischi», afferma Linda Katz, dir. dell’Ufficio sui cosmetici dell’Agenzia del farmaco americano (Fda), che ha diffuso una nota di allerta per i casi crescenti di reazioni gravi nella popolazione. I problemi vanno dal rossore, bolle, lesioni e perdita di pigmentazione all’aumento della sensibilità all’esposizione solare, fino alla deturpazione permanente. «Il primo consiglio è di andare dal dermatologo», afferma P. Mulas, dir. dermatologia, osp. oncologico di Cagliari, «nell’attesa si può ricorrere ad una crema antinfiammatoria. Ce ne sono con o senza cortisone. Utili sono gli impacchi con acqua Dalibour, tramite garza bagnata ben strizzata. Contiene canfora, solfato di zinco e di rame; si fa preparare dal farmacista. Riduce il fastidio e abbrevia i tempi di guarigione». Un altro fenomeno in aumento sono le allergie, infezioni gravi e reazioni anomale della pelle, dovute ai nuovi inchiostri usati per i tatuaggi in generale. «Gli inchiostri moderni contengono coloranti azoici, gli stessi usati nell’industria tessile, della stampa e nelle vernici delle automobili e pigmenti derivati della plastica. Questi composti si trovano nei colori rossi brillanti, corallo e gialli. Si è registrata una anomala associazione con la sarcoidosi, malattia autoimmune che si presenta con granulomi ma che può anche evolvere negli organi interni. Le reazioni della pelle possono anche essere confuse con il carcinoma squamo cellulare oppure nascondere il melanoma, con il rischio di una tardiva diagnosi». E se ci si pente? Per la rimozione (ci pensa un terzo dei tatuati) lo strumento è il laser, ora in alcuni centri (come il Tamerici dell’università di Pavia, 0382984184) con la tecnologia QS (Quality Factor — Switched Laser) con minimi effetti cicatriziali. L’intervento dura 5-10 minuti, tre sedute a distanza di 3-4 mesi. 7-9 giorni perché scompaiano crosta ed eritema. Possibili controindicazioni. (Salute, Repubblica) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 191 PREVENZIONE E SALUTE SALUTE: IL MEDICO, IN AUMENTO CASI TUMORE BOCCA DA SESSO ORALE Per le donne è più facile essere contagiate "Anche in Italia i tumori del cavo orale sono in aumento, e la relazione con il papillomavirus e il sesso orale è ormai ben documentata". Lo assicura l'andrologo ed endocrinologo dell'Univ. di Padova C. Foresta, dopo le parole di Michael Douglas, secondo il quale il suo cancro alla gola e' stato causato dal Papillomavirus umano (Hpv) contratto attraverso il sesso orale. L'attore anni fa è stato in rehab per curarsi dalla sessodipendenza. "Il legame dei tumori alla gola con l'Hpv è ormai ben documentato, come anche il fatto che il patogeno si 'annidi' non solo nella vagina ma anche nel seme maschile, e per l'uomo può essere causa di infertilità. Dunque bisogna dire con forza che il sesso orale non è sesso sicuro", dice Foresta. A Padova il team di Foresta ha indagato sulla trasmissibilità del patogeno proprio in relazione al sesso orale. "Abbiamo scoperto che nelle coppie in cui c'è un componente positivo all'Hpv e che praticano questo tipo di rapporti, il 25% presenta una positività al papillomavirus nel cavo orale. Inoltre - le donne sono più spesso positive rispetto all'uomo". Dunque per le donne è più facile essere contagiate. Lo studio, condotto su 50 coppie di 30-40 anni, tutte in età fertile e con uno dei componenti portatore di Hpv. Il papillomavirus è sotto accusa per essere la causa del tumore alla cervice nelle donne. "Non è solo il papillomavirus ad essere presente nel liquido seminale, ma anche altri patogeni. Dunque occorre ricordare a tutti, soprattutto ai giovani, che il sesso orale - non è sesso sicuro". (Adnkronos Salute) ANSIA, STRESS? SI CURANO CON LO YOGURT! I probiotici contenuti nello yogurt potrebbero diventare, in futuro, un aiuto per combattere la depressione e l'ansia? La risposta è sì, almeno stando a quanto afferma uno studio pubb. sulla rivista Gastroenterology. Il team guidato dalla prof.ssa K.Tillisch ha infatti scoperto che cervello e intestino si influenzano vicendevolmente: il primo invia stimoli al secondo che, ad esempio, in caso stress ''somatizza'' con sintomi gastrointestinali più o meno forti, ma vale anche il contrario, in quanto un intestino ''tenuto in forma'' con gli yogurt può ridurre l'attività delle parti del cervello legate all'emotività e al dolore. STUDIO: Per arrivare a questa conclusione è stato condotto uno studio su 36 donne di età compresa tra i 18 e i 55 anni, che sono poi state suddivise in tre gruppi. Il primo gruppo ha mangiato 2 volte al giorno per 4 settimane uno yogurt contenente diversi probiotici e batteri intestinali. Il secondo ha assunto un latticino che non conteneva probiotici il terzo (un gruppo di controllo) non ha consumato alcun prodotto. Tutte le partecipanti allo studio sono state sottoposte ad alcuni test e le loro reazioni osservate con una risonanza magnetica per immagini. Ne è risultato che il gruppo di donne che aveva consumato yogurt arricchito con probiotici, di fronte ad immagini di persone in grado di provocare degli stimoli (amore, odio, repulsione ecc) risultava avere un'attività ridotta in entrambe le insula, che elaborano le sensazioni interne del corpo, e nella corteccia somatosensoriale. Queste stesse donne risultavano inoltre più pronte a prendere decisioni. ''Molti di noi conservano in frigo un contenitore di yogurt. Possiamo mangiarlo per gusto o perché pensiamo che potrebbe fare bene alla salute in generale spiega la dott.ssa Tillisch- I risultati indicano che alcuni elementi contenuti nello yogurt possono veramente cambiare il modo in cui il nostro cervello risponde all''ambiente''. (Salute, Sani e Belli) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 191 SCIENZA E SALUTE CINQUE METODI NATURALI PER SMETTERE DI FUMARE Meditazione, agopuntura, ipnosi, automassaggio e chiacchiere: ecco gli aiuti per smettere senza effetti collaterali Con 7000 sostanze chimiche di cui 60 cancerogene, le sigarette uccidono ogni anno sei milioni di persone, di cui 600mila per fumo passivo. Le cattive notizie le conosciamo tutti, e sono state recentemente ribadite nella Giornata Mondiale Senza Tabacco. Il problema rimane il solito: come smettere? Ed è qui che arrivano le buone notizie: ci sono ben cinque metodi naturali, lontani dalla farmacoterapia, la cui efficacia è stata scientificamente dimostrata, che possono davvero aiutare a dire basta una volta per tutte a questo vizio insensato. IPNOSI – Chi l’ha provata, magari dopo vari tentativi di smettere andati «in fumo», la caldeggia senza se e senza ma. L’ipnoterapia, sempre più popolare anche tra i VIP, è una forma di psicoterapia molto valida per sbarazzarsi delle cattive abitudini. Attraverso questo processo, il terapista riesce a trasmettere in modo efficace al subconscio del paziente la motivazione a smettere, le conseguenze positive del farlo e quelle negative del rimandare ancora. Uno studio condotto dall’Univ. della California ne ha dimostrato l’efficacia, persino maggiore per pazienti che in passato hanno dovuto combattere la depressione o altri disturbi psichiatrici. AGOPUNTURA – È utile come sollievo ai sintomi associati all’allontanamento dalla nicotina, come irritabilità e irrequietezza, dato che stimola il rilascio di serotonina, una sostanza coinvolta nella regolazione dell’umore . Ma non solo. Come l’ipnoterapia, può essere un valido metodo per aiutare a smettere di fumare: lo ha confermato una recente revisione di 14 studi precedenti, pubblicata sull’ American Journal of Medicine. MEDITAZIONE – Sempre più studi ne provano la bontà per combattere disturbi di varia natura e cambiare le proprie abitudini di vita ‘tossiche’. Vale anche per il fumo: l' «essere presenti», il processo di attenta osservazione delle proprie esperienze fisiche, mentali e emotive istante per istante, promuove uno stato di calma molto efficace per uscire dallo stress che provoca la mancanza di sigaretta, soprattutto nelle prime settimane. Uno studio della Dip. di Psichiatria della Scuola di Medicina dell’Università di Yale ha sottoposto casualmente un gruppo di fumatori (un pacchetto al giorno di media) a allenamenti alla meditazione oppure al trattamento dell’American Lung Association. Risultato: il 32% di chi ha fatto meditazione ha resistito senza fumare fino all’appuntamento successivo, contro il 6% di coloro che erano stati assegnati al programma «Libertà dal fumo». I benefici della meditazione sono maggiori di quelli dei trattamenti standard per smettere di fumare. AUTOMASSAGGIO – Stai morendo dalla voglia di fumartene una? Un piccolo automassaggio alla mano o all’orecchio aiuta a fartela passare. Bastano un paio di minuti per stimolare i microsistemi che vi si trovano e sentirsi più calmi. Uno studio condotto dalla Scuola di Medicina dell’Univ. di Miami ha dimostrato che chi segue il suggerimento presenta meno sintomi da abbandono del fumo, meno ansia, un umore migliore e fuma meno sigarette di chi non lo fa. CONVERSARE – Parlarne è importante, soprattutto con uno specialista. Circa il 72% di chi sta provando a smettere ci ricade nel giro di 72 ore, e potersi confrontare con qualcuno aiuta a resistere nelle intenzioni. Le chances di successo aumentano – di un modesto 3%, nel caso di un solo breve colloquio, ma lo studio dell’Univ. di Oxford che si è occupato della questione, indagando su oltre 30mila fumatori ha evidenziato come l’incoraggiamento verbale prolungato aiuti la determinazione del paziente nel spegnere una volta per tutte la sigaretta. (Salute, Corriere) PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 191 PREVENZIONE E SALUTE BRACCIO GONFIO DA MASTECTOMIA ECCO COME LIMITARE IL RISCHIO La complicanza può essere ridotta della metà con la radioterapia in alternativa all’asportazione dei linfonodi Succede ad alcune donne che hanno subito una mastectomia con l’asportazione dei linfonodi: a distanza di qualche tempo vanno incontro a un linfedema del braccio, provocato da un accumulo di liquidi. E’ una condizione che si manifesta nel 15 – 20% dei casi, è dolorosa e interferisce con la qualità della vita della paziente. Ma c’è un modo per ridurre della metà la comparsa di questo disturbo: ricorrere alla radioterapia ascellare invece che all’asportazione chirurgica dei linfonodi. LINFONODO SENTINELLA - Lo dimostra uno studio olandese, presentato a Chicago in occasione del 49th Annual Meeting dell’American Society of Clinical Oncology, che ha coinvolto oltre 1400 pazienti con tumore al seno in fase precoce e con il linfonodo sentinella positivo: la metà sottoposta a chirurgia per lo svuotamento di tutti i linfonodi dell’ascella e l’altra metà, invece, trattata con radioterapia. Risultato: a parità di sopravvivenza dopo cinque anni dall’intervento, il rischio di linfedema (conseguente al blocco del sistema linfatico ascellare) è ridotto della metà nelle pazienti sottoposte a radioterapia. STUDIO OLANDESE - «Il nostro studio – ha commentato uno degli autori, Emiel Rutgers, chirurgo oncologo al Netherlands Cancer Institute di Amsterdam – suggerisce di ripensare la strategia di intervento nelle pazienti con linfonodo sentinella positivo. E’ vero che anche la radioterapia può comportare un rischio di linfedema, ma ridotto rispetto alla chirurgia». Le cellule del tumore mammario possono diffondersi in diversi modi. Uno di questi è proprio il sistema linfatico: lo invadono e finiscono nei linfonodi (che si trovano lungo il decorso dei vasi linfatici). Il primo linfonodo che «intercetta» queste cellule si chiama linfonodo sentinella: se risulta «contaminato» dalle cellule tumorali diventa «positivo». Da qui le cellule tumorali possono arrivare ai linfonodi ascellari e diffondersi poi in tutto l’organismo. TRATTAMENTI - Ecco perché i chirurghi «svuotano» il cavo ascellare dei linfonodi. E’ questo lo standard del trattamento che però oggi è messo in discussione dai risultati dello studio olandese. Secondo i ricercatori, che stanno lavorando per ridurre ulteriormente gli effetti negativi della radioterapia, la rimozione chirurgica completa dei linfonodi ascellari non è indicata in tutte le pazienti, ma andrebbe riservata a quelle che presentano estese metastasi nei linfonodi ascellari che non rispondono alle terapie adiuvanti. (Salute, Corriere)