Anno VII – Numero 1390
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1. ORDINE:
Progetto “Un
Farmaco per tutti†“Una Visita
per Tuttiâ€
2. ORDINE: eventi Luglio
Notizie in Rilievo
Scienza e Salute
3. Diabete, quali verdure
mangiare?
4. Bronchite, ecco le cure
per batterla
Prevenzione e Salute
5. «SCRUB», 5 occasioni in
cui è meglio evitarlo
6. Lenti
a
contatto,
contenitori puliti e asciutti
per evitare infezioni
7. Cinquanta sfumature di
pupù: Il colore delle feci ti
dice come stai
Meteo Napoli
Martedì 10 Luglio
ï‚· Sereno
Minima: 21° C
Massima: 31 °C
Umidità :
Mattina = 53%
Pomeriggio = 56%
Martedì 10 Luglio 2018 – S. Silvana, Felicita
Proverbio di oggi………
‘A verità è figlia d’ ‘o tièmpo
.
DIABETE, QUALI VERDURE MANGIARE?
Dolci e cibi particolarmente carichi di carboidrati facilmente
assimilabili, come il pane bianco, non sono gli unici alimenti
cui fare attenzione quando si soffre di diabete: anche
alcune verdure dovrebbero essere consumate con moderazione.
Il problema è sempre la glicemia, cioè la
concentrazione degli zuccheri nel sangue
tipicamente alterata in questa patologia. Anche
le verdure, infatti, possono farla aumentare
piuttosto velocemente, provocando così rapidi
(e pericolosi) aumenti della concentrazione
ematica di glucosio.
Fra le verdure caratterizzate da
Il consumo di altre verdure può invece aiutare un basso indice glicemico sono
a limitare i picchi glicemici. Ad entrare in gioco inclusi broccoli, cavalfiori,
carciofi, asparagi, melenzane,
sono diverse caratteristiche, in particolare:
peperoni, spinaci e sedano
ï¶ l'indice glicemico: è un parametro
utilizzato per stimare la rapidità con la quale la glicemia aumenta dopo il
consumo di un alimento;
ï¶ i nitrati: noti perlopiù come conservanti, possono essere presenti anche
naturalmente nel cibo. Quelli delle verdure possono aiutare a ridurre la
pressione del sangue e a migliorare, in generale, la circolazione,
contribuendo così a mantenere una buona salute anche quando si soffre
di diabete;
ï¶ il contenuto proteico: le proteine esercitano un effetto saziante,
riducendo così quella tendenza a mangiare in continuazione durante la
giornata deleterio anche per chi convive di diabete;
ï¶ le fibre: aiutano a controllare l'assorbimento degli zuccheri nel sangue, e
non solo. Possono aiutare anche a regolare l'assorbimento del
colesterolo, a ridurre la pressione del sangue, a combattere la
costipazione e, come le proteine, ad aumentare la sazietà – tutti effetti
positivi anche in caso di diabete. (Salute, Sole 24Ore)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno VII – Numero 1390
PREVENZIONE E SALUTE
«SCRUB», 5 occasioni in cui è meglio evitarlo
L'esfoliazione aiuta ad eliminare le cellule morte, lasciando la pelle del corpo liscia e
vellutata. Ma ci sono alcune circostanze in cui questo trattamento di bellezza fa più
male che bene. Ecco quali sono
Dopo una scottatura solare
Perfetto per eliminare cellule morte e impurità , lo scrub (o gommage,
ovvero un trattamento estetico per l’esfoliazione dell’epidermide) può
essere davvero rigenerante per la pelle del corpo. A patto di non
eseguirlo dopo essersi scottati al sole, perché in questo caso
l'epidermide, già danneggiata, finirebbe con l'irritarsi ulteriormente,
rendendo così più difficile la guarigione dalla bruciatura.
«Tutte le cure post scottatura dovrebbero essere orientate a guarire la pelle - e non a crearle nuove
lesioni, quindi è bene preferire detergenti delicati per la pulizia e balsami idratanti per lenire il rossore».
Dopo un intervento
Al termine di qualunque intervento, sia di natura chirurgica che cosmetica,
pelle e corpo sono in modalità “recuperoâ€, il che significa che ogni
trattamento esfoliante può togliere componenti essenziali per la guarigione
della ferita, ritardandone l'intero processo e aumentando il rischio di
discromie cutanee e cicatrici. «Non bastasse, gli scrub al corpo possono
strappare i punti di sutura».
Dopo un trattamento schiarente
Gli agenti schiarenti comunemente usati per curare l’iperpigmentazione
possono irritare la pelle, quindi sottoporla a un successivo scrub non farebbe
altro che peggiorare la situazione, perché l'infiammazione scatenata dal
trattamento esfoliante può finire col provocare un’iperpigmentazione postinfiammatoria, rendendo così la pelle più scura, che è l'esatto contrario
dell'obiettivo iniziale. «È sempre opportuno consultare un dermatologo prima di applicare un qualunque
prodotto esfoliante su un'area cutanea dove nei mesi precedenti è stato usato un agente schiarente».
Prima o dopo un peeling chimico
Il peeling chimico permette di eliminare uno strato di pelle, di conseguenza non
è necessario fare il bis con un ulteriore scrub, che ridurrebbe inutilmente lo
spessore dell'epidermide, aumentando al tempo stesso il rischio di bruciarla e
infiammarla. «Dopo il peeling, meglio evitare di strofinare la pelle che comincia
a cadere, perché si potrebbe rischiare di togliere più epidermide di quella che si
dovrebbe, favorendo così l'iperpigmentazione, nonché aumentando il rischio di infezioni ed eritemi.
Piuttosto, sarebbe opportuno idratare massicciamente la pelle, così da restituirle il suo film idrolipidico».
Dopo una puntura d'insetto
Non c'è niente di più facile dell'esfoliazione per diffondere rapidamente il veleno
messo in circolo nell'organismo dalle punture di zanzare e insetti in genere, cosa
che aumenta l'istamina e i leucotrieni nella pelle, aggravando così rossore e
prurito. «In questi casi il modo migliore per difendersi dalle punture degli insetti
restano le compresse fredde, gli antistaminici orali e gli antinfiammatori ad uso
topico, come le creme al cortisone». (Salute, Corriere)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno VII – Numero 1390
SCIENZA E SALUTE
BRONCHITE, ECCO LE CURE PER BATTERLA
Sono diverse le forme cliniche e ad ognuna deve corrispondere un’adeguata terapia.
Quella acuta va sospettata nei pazienti che presentano tosse per almeno 5 giorni
Molto spesso si sente parlare di bronchite, ma altrettanto di frequente il termine viene
usato in maniera impropria Ecco perché è importante cercare di fare un po’ di chiarezza,
e lo si può fare solo analizzando le diverse forme cliniche, la genesi, i criteri diagnostici
e i percorsi terapeutici.
Dora Maria Nicotra, medico specializzato in malattie dell’apparato respiratorio, spiega
che per bronchite si intende «un’infezione del tratto respiratorio che coinvolge le
grandi vie aeree, quindi i bronchi».
Sono addirittura quattro le forme cliniche che si possono distinguere:
1. Una acuta, nel caso di un’infezione del tratto respiratorio inferiore a carico dei bronchi.
2. Una forma cronica semplice, caratterizzata da tosse con un espettorato mucoso, che ricorra per almeno
3 mesi l’anno (anche non consecutivi) e per almeno 2 anni successivi.
3. Si può avere una forma cronica muco purulenta, che è l’evoluzione della forma cronica,
4. una forma cronica ostruttiva. In quest’ultimo caso si parla di broncopneumopatia cronica ostruttiva.
All’infiammazione dei bronchi si associa una componente disfunzionale ostruttiva irreversibile».
Ma, cosa c’è alla base di una bronchite? A scatenarla nella sua forma acuta è, nella maggior parte
dei casi, un’infezione virale. «I maggiori “indiziati†sono i VIRUS responsabili dell’influenza di tipo A e B,
Parainfluenza, Coronavirus, Rhinovirus, Virus respiratorio sinciziale, Human metapneumovirus.
I batteri sono meno coinvolti, tuttavia quelli di più frequente riscontro sono Bordetella pertussis,
Mycoplasma pneumoniae, e Chlamydia pneumoniae». Ben diversa, è la genesi della bronchite cronica.
«Il primo fattore scatenante è l’esposizione cronica al fumo di tabacco e agli inquinanti ambientali,
associata alla suscettibilità individuale. Il fumo di sigaretta determina un’iperplasia (un aumento della
crescita in numero) delle ghiandole presenti nella sottomucosa dei bronchi.
Ne consegue l’aumento di secrezioni che caratterizza l’evoluzione della bronchite cronica con associata
riduzione del riflesso della tosse. L’effetto finale è un ingombro delle vie aeree che facilita il prodursi di
infezioni e il perpetuarsi dell’infiammazione. Si instaura dunque un circolo vizioso che sostiene questo
processo patologico». Nonostante si tratti di una patologia frequente, non sempre si arriva celermente
ad una diagnosi tramite una seria “raccolta anamnesticaâ€.
«La bronchite acuta – va sospettata nei pazienti che presentino tosse per almeno cinque giorni (spesso
da una a tre settimane) e che non abbiano riscontri clinici indicativi di una polmonite.
La bronchite cronica viene diagnosticata in relazione ai sintomi descritti dal paziente in associazione a
esami di funzionalità respiratoria (esame spirometrico) con riscontro di deficit ostruttivo non reversibile
alla somministrazione di broncodilatatori».
Fatta la diagnosi, è importante intervenire sin da subito con la terapia adeguata. «Per la forma muco
purulenta è utile l’associazione di una terapia a base di antibiotico con un esame microbiologico
dell’espettorato. Per la forma cronica ostruttiva la terapia è in relazione alla gravità di ostruzione
funzionale riscontrata alla spirometria, unita all’entità dei sintomi. TERAPIA
 Per lo stadio lieve la terapia è basata sull’utilizzo di broncodilatatori a rapida azione al bisogno,
 per la forma moderata si provvederà all’associazione di più broncodilatatori a azione prolungata,
 per la forma severa vanno associati corticosteroidi inalatori e un programma di riabilitazione
respiratoria.
per la forma molto severa, la terapia è la medesima della forma severa con l’aggiunta di ossigeno
terapia domiciliare a lungo termine indicata per i pazienti che presentano una saturazione periferica di
ossigeno minore al 90%». (Salute, Corriere del Mezzogiorno)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno VII – Numero 1390
SCIENZA E SALUTE
LENTI A CONTATTO, CONTENITORI PULITI
e ASCIUTTI per EVITARE INFEZIONI
Lenti a contatto, attenzione alle infezioni, ma non solo!
E’ di pochi giorni fa la notizia della ragazza inglese diventata quasi cieca per
poche gocce d’acqua. La giovane è stata attaccata da un parassita dopo aver
indossato le lenti a contatto colpite accidentalmente da qualche schizzo
d’acqua di rubinetto.
L’acanthamoeba, questo il nome del parassita, si era posizionato sulla lente colonizzando poi il bulbo
oculare.
Per evitare che da lì potesse migrare nel midollo spinale, la ragazza ha subito un trattamento lungo una
settimana durante il quale è dovuta restare sveglia quasi tutto il tempo.
Se non trattata adeguatamente, infatti, questa infezione, l’acanthamoeba keratitis, avrebbe potuto
condurre a una paralisi o addirittura alla morte.
L’infezione da acanthamoeba a carico della cornea è piuttosto rara. Insieme ad altri microorganismi,
questo parassita è tuttavia presente non solo nell’acqua degli impianti idrici ma anche nell’acqua di laghi
e oceani e nel suolo.
Ecco i rischi causati dalle infezioni da lenti a contatto
«È bene non farsi la doccia con le lenti perché gli acquedotti contengono l’acanthamoeba, così come le
piscine. È un batterio molto comune, presente anche in bocca. Ad es. i dentisti che portano le lenti a
contatto corrono maggiori rischi d’infezione perché la nebulizzazione delle bocche può indurre la
trasmissione del microorganismo», dice il dr Paolo Vinciguerra, dir. del Centro Oculistico di Humanitas.
«Il rischio di infezioni da lenti a contatto e di ulcere anche con gravi conseguenze è tutt’altro che basso.
Ne è una prova il cospicuo numero di trapianti e di trattamenti laser alternativi al trapianto che si
eseguono come conseguenza di questo tipo di infezioni».
Perciò chi le porta deve prestare la massima attenzione per evitare che queste sottili calotte trasparenti
possano veicolare infezioni causando problemi alla vista.
Come evitare infezioni da lenti a contatto? : «Le precauzioni che gli oculisti e gli altri specialisti
consigliano per l’igiene delle lenti a contatto sono molto spesso disattese. Ai miei pazienti dico sempre
di fare una semplice prova per rendersi conto dei rischi che possono derivare da una scarsa igiene:
svuotare il contenitore delle lenti a contatto e vedere cosa c’è sulle pareti. Troveranno una patina
untuosa che altro non è che un film, cioè una pellicola di batteri», spiega il dott. Vinciguerra.
Svuotare, lavare e asciugare il contenitore delle lenti a contatto ogni giorno
Garantire una buona igiene non è difficile:
«Chi porta le lenti a contatto deve imparare a pulire ogni giorno il contenitore. Deve usare uno
spazzolino, che impiegherà esclusivamente per questa funzione, e igienizzare il contenitore con un
sapone per la disinfezione delle mani.
Il contenitore va asciugato accuratamente perché l’umidità favorisce la proliferazione dei batteri. La sera
– dopo aver lavato le lenti, deve riempire il contenitore con una nuova dose di soluzione salina e riporle.
La mattina deve ripetere queste operazioni».
Le cattive abitudini, dure a morire tra chi porta le lenti a contatto, sono tante.
«Tutti devono imparare a lasciare il contenitore delle lenti in un ambiente più igienico del bagno, magari
in camera da letto; devono usare le lenti a contatto usa e getta rispettando le indicazioni, ovvero usarle
e poi gettarle immediatamente e non riporle e indossarle una seconda volta solo perché le si sono
portate per poche ore. Ancora, deve osservare la data di scadenza delle confezioni, non usare la saliva
per pulire le lenti a contatto e non dormire indossandole», conclude lo specialista. (Salute, Humanitas)
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
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Anno VII – Numero 1390
PREVENZIONE E SALUTE
CINQUANTA SFUMATURE DI PUPÙ
IL COLORE DELLE FECI TI DICE COME STAI
Possono svelare la presenza di problemi di salute anche gravi
La guida ai colori della pupù può aiutare a capire molto riguardo al proprio stato di salute. Prima di tirare
lo sciacquone, voltarsi e dare uno sguardo ai propri escrementi può apparire disgustoso. Eppure, saper
"leggere" ciò che l'organismo espelle può salvare la vita.
Le feci possono assumere diverse colorazioni,
alcune possono indicare seri problemi.
I
VERDE
- Gli escrementi di colore verde possono essere causati
da molte cose, spesso suggeriscono che il cibo è stato
digerito troppo rapidamente ma può essere
conseguenza dell'assunzione di molti vegetali o altro
cibo di colore verde. Può indicare sensibilità all'olio di
anice o costituire un effetto collaterale dell'assunzione di supplementi di ferro.
BIANCA
GIALLA
- La pupù bianca è causata da una carenza di bile che può risultare da un blocco del
dotto biliare. Può essere causata da un calcolo.
- Le feci gialle spesso odorano di uova marce. Ciò accade quando c'è molto grasso nella
pupù che non è stato metabolizzato. Può essere sintomo di celiachia, chiunque abbia
escrementi di questo colore deve fare una visita dal suo medico curante.
- Molti fattori possono far sì che la pupù possa essere nera. Nel migliore dei casi la
colpa è di troppa liquirizia o birra scura oppure è un effetto dell'assunzione di un
supplemento di ferro. Comunque, le feci nere possono essere segno di qualcosa di
sinistro. Può suggerire un'emorragia nella parte superiore del tratto gastrointestinale e ciò può essere
causato da un'ulcera o un tumore. Se il colore nero è sintomo di una perdita di sangue, le feci sembrano
catrame e odorano di marcio. Un altro possibile segnale di problemi di salute può essere il colore rosso
acceso.
NERA
ALTRI COLORI
- Produrre pupù rossa è abbastanza comune e può essere dovuto al consumo di
barbabietole, pomodori e mirtilli rossi. Ma può indicare anche una perdita di
sangue nella parte inferiore del tratto intestinale o emorroidi.
Per quanto possa sembrare difficile da credere, ci sono persone che producono feci dal colore argenteo.
Sfortunatamente, è segno di una cattiva salute intestinale. Può indicare un blocco del dotto biliare o una
perdita di sangue nella parte superiore dell'intestino.
Ciò accade perché quando la pupù bianca, causata da una carenza di bile, si mischia col sangue diventa
color argento. Quindi, se le feci assumono questa tinta è meglio andare subito in ospedale.
(Salute, Tgcom24)
PAGINA 6
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno VII – Numero 1390
Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli
La Bacheca
ORDINE: GLI EVENTI DEL MESE DI LUGLIO
Progetto “Una Visita per Tuttiâ€
Mese di Luglio
dedicato
alla prevenzione
dell’Insufficienza
Venosa
Mercoledì 04 Luglio
(dalle 10.00 alle 18.00)
Martedì 10 Luglio
(dalle 15.30 alle 18.30)
Giovedì 12 Luglio
(dalle 10.00 alle 18.30)
Mercoledì 27 Luglio
(dalle 9.30 alle 18.00)
PORTICI (NA); Via Libertà , n. 244
FRATTAMINORE (NA): Piazza Crispo
PALMA CAMPANIA (NA); Piazza A. De Martino
NAPOLI ; Via Emanuele Gianturco,n. 247
Da definire
LACCO AMENO ISCHIA (NA) da definire
Da definire
FORIO ISCHIA (NA); Via Francesco Regine, 61
Lunedì 30 Luglio
(dalle 9.30 alle 18.00)
PROCIDA (NA); Via Roma, 42
PAGINA 7
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Progetto “Una Visita per Tutti†:
all’insegna della Prevenzione
Di seguito alcune immagini relative a gli ultimi eventi.
Anno VII – Numero 1390
PAGINA 8
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno VII – Numero 1390
PAGINA 8
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL
FARMACISTA
Anno VII – Numero 1390
Progetto “Un Farmaco per Tutti†:
Di seguito l’articolo pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno, 2 Luglio 2018