Anno II – Numero 196 AVVISO 1. Concorso Straordinario: Regione Campania. 2. Viaggio a S Pietroburgo Martedì 11 Giugno 2013, S. Barnaba CONCORSO STRAORDINARIO REGIONE CAMPANIA: 209 SEDI Concorso della regione Campania. Scade il 10 luglio 2013. REGIONE Notizie in Rilievo Prevenzione e Salute 3. Tumore alla mammella. Se diagnosticato precocemente, guarisce nel 90% dei casi. Scienza e Salute 4. La password che si ingerisce in una pillola 5. Quelle macchie sulla pelle. Politica e Salute 6. Con il risk sharing farmaco pagato solo se ha funzionato. Domande e Risposta SCADENZA Liguria N. SEDI a CONCORSO 89 Lazio Veneto Lombardia Toscana Piemonte Abruzzo Sicilia Marche Calabria Emilia Romagna Friuli V. Giulia Sardegna Puglia Umbria Valle D’Aosta 279 224 343 131 147 85 222 62 91 178 49 90 188 39 2 13/12/2012 16/12/2012 19/12 2012 21/12/2012 22/12/2012 11/01 2013 12/02/2013 16/02/2013 21/02/2013 22/02/2013 01/3/2013 07/03/2013 12/3/2013 18/4/2013 02/5/2013 Molise Basilicata Campania 15 26 209 TOTALE 2.469 30/11/2012 N. PARTECIPANTI 941 FORMA ASSOCIATA 339 2449 2270 3560 2071 1777 1223 1876 1220 1226 3310 640 1212 1958 919 48 1281 1003 1577 922 770 522 1076 651 577 1805 276 470 1132 466 14 26.700 12.881 15/6/2013 1/7/2013 10/7/2013 I farmacisti Napoletani incontrano i Farmacisti Europei: SAN PIETROBURGO TOUR SAN PIETROBURGO 19/22 Settembre 4 giorni / 3 notti 7. Ernie addominali Sfida di uno Zar caparbio, meraviglia sull’acqua, capitale imperiale e delle rivoluzioni, S.Pietroburgo, dalla storia tricentenaria, ha già trovato un posto nella leggenda. Ora vuole ritrovare la sua identità di un tempo, la sua vocazione di illuminata città europea al centro della Russia. E’ proprio questo il momento di riscoprirla, nella effervescenza nuova del suo rinnovarsi e dell’eterna magia delle sue architetture. COME PRENOTARSI: uffici dell’Ordine entro e on oltre il 20 Luglio p.v. SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 196 PREVENZIONE E SALUTE TUMORE ALLA MAMMELLA. SE DIAGNOSTICATO PRECOCEMENTE, GUARISCE NEL 90% DEI CASI Il dato è stato riportato nel corso del convegno promosso dal Gruppo italiano mammella. Il rischio però è che i progressi sin qui raggiunti siano messi a repentaglio "dalla mancata o non corretta applicazione di raccomandazioni e linee guida sul trattamento della patologia". Se diagnosticato precocemente, nel 90% dei casi il tumore alla mammella guarisce perfettamente. E' quanto ha rilevato Francesco Cognetti, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica del Regina Elena di Roma, durante il convegno nazionale promosso dal Gruppo italiano mammella (Gim) nella capitale per la presentazione degli ultimi lavori scientifici sul cancro al seno. “Il contributo del Gim è stato determinante per raggiungere l’eccellenza – commenta Cognetti – Il nostro network, che riunisce i maggiori specialisti italiani, è nato dal desiderio di costituire un rapporto di stretta collaborazione clinica e scientifica tra tutti coloro che operano quotidianamente in questo settore. Per assicurare alle pazienti il maggior livello assistenziale possibile, oltre a favorire il progresso nella ricerca. Abbiamo compiuto grandi passi". Il lavoro effettuato sino a questo momento rischia però di "essere minato, nella sua validità, dalla mancata o non corretta applicazione di raccomandazioni e linee guida sul trattamento della patologia". Per gli oncologi la preoccupazione maggiore riguarda la "formulazione di proposte terapeutiche spesso minimaliste, che non tengono conto delle raccomandazioni provenienti dalle società scientifiche. Queste modalità di cura, seppure accattivanti per le pazienti per la loro durata ridotta ed una contenuta incidenza di effetti collaterali, spesso non sono sostenute da sufficienti prove scientifiche. Presentano quindi il rischio concreto di un minore effetto sulle possibilità di guarigione”. Eppure, esistono ormai da tempo schemi terapeutici di comprovata efficacia, fondamentali per le oltre 46mila italiane che ogni anno si ammalano di neoplasia al seno. “La Comunità Oncologica Nazionale offre alle pazienti un’uniformità di trattamenti e percorsi condivisi ed omogenei su tutto il territorio – spiega Lucia del Mastro, dell’Oncologia Medica dell’IST di Genova – Questo permette da un lato di lavorare in rete tra le diverse Oncologie, dall’altro di ottimizzare dati clinici e utilizzare in modo appropriato le risorse per garantire alle malate le migliori modalità di approccio diagnostico e terapeutico”. Il Gim riunisce "140 centri d’eccellenza in tutta Italia – sottolinea Sabino De Placido, dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” – Stiamo conducendo in contemporanea diversi studi clinici di fase III, come i GIM 1 - 2 - 3, a cui partecipano migliaia di pazienti. E De Placido garantisce che si tratta di "ricerche davvero promettenti, su combinazioni di farmaci innovative, che speriamo possano rappresentare un aiuto concreto per tutte le donne con tumore della mammella”. (Farmacista online) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 196 SCIENZA E SALUTE LA PASSWORD CHE SI INGERISCE IN UNA PILLOLA Un chip ingeribile potrebbe liberarci dalla schiavitù delle password. Il suo destino sarebbe però legato alle fasi della digestione... Diventerà la nostra pillola quotidiana? Quante password maneggiamo? C'è chi dice che siano almeno una mezza dozzina. Ma è un calcolo ottimista: tutti i servizi che usiamo sul web (e non solo) ci richiedono password sempre più lunghe e complesse, che costano ai più un grande sforzo di memoria. E se invece di ricordare le password, le… mangiassimo? La proposta l'ha lanciata qualche giorno fa la Motorola: una pillola con all'interno un chip capace di generare un segnale che ci "autentica" quando ce n'è bisogno. Una volta ingerita la pastiglia, lo stomaco agirebbe come un elettrolita sulla batteria del chip facendogli generare un segnale a 18 bit simile a quello di un elettrocardiogramma. Il risultato è una sorta di password elettrica che, grazie alla conduttività del corpo umano, diventa trasmissibile attraverso il tatto. Pillole, cerotto, smartphone…..:Fantascienza? No, pillole dotate di microchip esistono già. A marzo dell'anno scorso la Food and Drug Administration (Fda) americana ha approvato la commercializzazione di un sensore ingeribile per uso medico: l'Ingestion Event Marker (IEM) della Proteus Health. In questo caso la pillola non funziona da sola, ma è parte di un sistema di feedback digitale costituito da un microchip poco più grande di un granello di sabbia, da un sensore indossabile attraverso un cerotto e da un'app che permette di visualizzare i dati su uno smartphone. Il sistema si basa sulla comunicazione tra la pillola e il cerotto per rilevare dati fisiologici in seguito all'assunzione di farmaci. Quando la pillola viene a contatto con i succhi gastrici invia un segnale al corpo che viene "letto" dal cerotto, che a sua volta trasmette questa informazione assieme ad alcuni parametri fisiologici allo smartphone. E il medico può facilmente sapere se abbiamo preso le medicine e la reazione del nostro corpo. L'idea di pillole con queste caratteristiche naturalmente non incontra solo favori: i detrattori paventano la possibilità di pillole contenenti microchip a nostra insaputa, utilizzate per il controllo degli spostamenti o comunque in violazione della privacy. Ma anche limitando il discorso agli usi in medicina, le perplessità riguardano la possibilità di intercettazione del segnale inviato dalla pillola allo smartphone o allo studio del medico. Sforzo di memoria: Certo, non dover più ricordare le password d'accesso non sarebbe male. Secondo una ricerca del produttore di antivirus Kaspersky, il 71% di noi è costretto a memorizzare le password per non lasciarle in giro. Questo comporta tre tipi di problemi: dimenticare la password, essere costretti ad adottarne di troppo semplici o usare la stessa password per più servizi, dall'home banking all'accesso a Facebook, facilitando il lavoro ai malintenzionati. Ma sareste davvero disposti a mandare giù una pillola per evitarlo? E a farvi tatuare - e perciò "registrare" - per sempre? L'alternativa alla pillola è il tatuaggio-chip, che avrebbe una durata maggiore della pastiglia, il cui destino è inevitabilmente legato alle fasi della digestione. (Focus) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 196 POLITICA E SALUTE CON IL «RISK-SHARING» FARMACO PAGATO SOLO SE HA FUNZIONATO Quando si parla di sprechi si pensa ai farmaci: un miglior uso delle risorse si può fare in chirurgia, radioterapia, diagnostica Le cifre sono da capogiro. Ogni anno in Italia si spendono oltre 8 miliardi di euro per coprire i costi legati ai tumori fra prestazioni ospedaliere, farmaci e "mancata produttività" di malati e familiari. Si tratta di circa 25.800 euro per ciascun paziente, una somma totale pari allo 0,6% del Prodotto Interno Lordo. Nel 2012 le nuove diagnosi di tumore nel nostro Paese sono state 364 mila e tutte le statistiche dicono che il numero di casi è destinato ad aumentare. Grazie ai progressi fatti nei campo della prevenzione e della ricerca, poi, sempre più pazienti possono guarire o essere curati per molti anni, rendendo il cancro, di fatto, a una malattia cronica. Gli importi a carico del Ssn risultano quindi inevitabilmente in crescita, mentre la spending review impone tagli. Il timore più grande di medici e malati è quello che non vengano più garantite a tutti le migliori terapie possibili. La parola d'ordine condivisa da tutti per risolvere il problema è appropriatezza, ovvero capacità di eliminare gli sprechi utilizzando al meglio le risorse disponili in base alla loro efficacia. SPRECHI - «Quando si parla di sprechi si pensa subito ai farmaci, ma un miglior uso delle risorse si può fare anche in chirurgia, radioterapia e nella diagnostica - sottolinea Roberto Labianca, presidente del Collegio Italiano dei Primari Medici Oncologi Ospedalieri (Cipomo)-. Bisogna promuovere l'uso dei nuovi farmaci ad alto costo solo quando è davvero indicato il loro impiego, ridurre gli esami diagnostici a quelli necessari e limitarci a prescrivere le cure che sappiamo essere utili ed efficaci, evitando i casi in cui sappiamo che le probabilità d'insuccesso sono elevate e sarebbe più indicata una terapia palliativa». Quindi, come si valuta l'efficacia delle cure in oncologia? «Gli oncologi e l'AIFA collaborano da anni per razionalizzare l'uso dei farmaci ad alto costo - spiega S. Cascinu, presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom)-. Dal 2005 abbiamo creato sistemi che sono stati presi come modello in altri Paesi europei: cost sharing, risk sharing e payment by result. Si tratta di tre diverse modalità di condividere la spesa dei farmaci oncologici tra Ssn e aziende farmaceutiche. Tutti e tre i metodi prevedono una sorta di "sconto", o il pagamento della terapia innovativa solo nei pazienti che effettivamente ne traggono beneficio». In pratica, lo Stato paga il nuovo farmaco in base al successo della cura, valutato per ciascun malato con determinati criteri scientifici. COSTI ALTI - Ciò che più fa temere per l'equilibrio del sistema e per la possibilità di assicurare in tutti i casi necessari le cure innovative è il fatto che i nuovi farmaci biologici sono costosissimi: le case farmaceutiche devono coprire i soldi spesi in ricerca e sperimentazione prima che scada il brevetto, oltre a ricavare il proprio guadagno. Un primo modo per valutare come usare al meglio questi farmaci sono i test genetici per stabilire contro quale tipo di tumore (e dunque per quali pazienti, da cui il termine "terapia personalizzata") la cura ha maggiori probabilità di avere successo. Test sono già disponibili per molti nuovi medicinali, perché generalmente il test viene messo a punto contestualmente allo sviluppo del farmaco stesso. Inoltre, stanno per scadere i brevetti dei primi farmaci biotecnologi, per cui l'arrivo, nei prossimi anni, dei biosimilari può aprire nuove prospettive di risparmio per il Ssn, senza trascurare gli interrogativi sulla loro efficacia e sicurezza. Quanto alla chirurgia, diverse iniziative delle varie società scientifiche in collaborazione con il Ministero della Salute si muovono nella stessa direzione: si stanno decidendo i criteri e il numero minimo d'interventi per ogni singola neoplasia al di sotto dei quali non si dovrebbe operare. (Salute, Corriere) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 196 SCIENZA E SALUTE QUELLE MACCHIE SULLA PELLE Sole sì, ma con giudizio. Questa è la prima regola per chi soffre di psoriasi, e si tratta di almeno due milioni e mezzo di persone in Italia. In altre parole non bisogna rinunciare alla tintarella, ma è necessario proteggersi con creme e pomate nelle prime fasi dell’esposizione al sole, evitando scottature ed eritemi. Non solo, ma in alcuni casi, le radiazioni diventano esse stesse una cura per questa patologia nelle forme più gravi. La fototerapia sfrutta infatti la capacità della luce di “nutrire” la pelle e di aumentare l’apporto di sangue grazie all’allargamento dei piccoli vasi capillari. Il trattamento si può realizzare in ambulatorio con speciali lampade o con radiazioni laser mirate e, allo stesso modo, i raggi solari di prima mattina o del tardo pomeriggio possono rappresentare un rimedio per chi combatte con le antiestetiche chiazze tipiche della psoriasi che col tempo possono anche “collegarsi” tra loro e ricoprirsi di sottili squame. Le zone più colpite sono gomiti, ginocchia, cuoio capelluto e la parte bassa della schiena. «La psoriasi è una patologia molto comune che colpisce circa due persone su cento e nell’80 per cento dei casi si presenta nella forma lieve-moderata» spiega Aurora Parodi dir. della Clinica dermatologica dell’Univ. di Genova «si manifesta con lesioni tipo eritemato-desquamanti, che nella forma classica si localizzano in alcune regioni del corpo, quali gomiti, ginocchia, cuoio capelluto. C’è poi una forma di psoriasi detta “psoriasi inversa”, che si manifesta nelle pieghe sottomammarie, ascellari e inguinali, ma tutto il corpo può essere soggetto a questa patologia». Al momento, purtroppo, non si conoscono con certezza le cause della malattia. Sicuramente è importante la predisposizione genetica: circa il 30% dei soggetti con psoriasi ha una storia familiare tra i parenti di primo grado e la probabilità di ammalarsi, quando entrambi i genitori sono affetti da psoriasi, è di circa il 40%. Su questa base si inseriscono altri fattori, come ustioni o cicatrici, oppure alcune forme di tonsillite soprattutto nei bambini. Non vanno poi sottovalutati l’eccesso di peso, il fumo e l’abuso di alcolici, l’impiego di alcuni farmaci come i beta-bloccanti per la cura dell’ipertensione o gli antinfiammatori impiegati per il mal di schiena o qualche linea di febbre. In ogni caso, a determinare la comparsa delle lesioni è un’errata regolazione di particolari “guardiani” del sistema immunitario, i linfociti-T, che porta a velocizzare di cinque volte il ciclo di replicazione delle cellule dello strato superficiale della pelle, mentre la morte delle cellule da sostituire viene rallentata. L’eccesso di cellule che si aggiungono e la mancata eliminazione di quelle morte, alla fine, porta alla comparsa delle lesioni. «La psoriasi è una malattia che può presentarsi a qualsiasi età: la troviamo nei giovani, ma anche nei bambini, come pure nei soggetti anziani». Nelle forme lievi e moderate, più comuni, il trattamento è di tipo topico e prevede l’applicazione di farmaci a livello locale associati ad emollienti, che hanno l’effetto di ridurre lo spessore delle squame. Inoltre, queste terapie locali possono essere accompagnate a fototerapia ed elioterapia. In estate il paziente può esporsi a luce ultravioletta con buoni risultati, e da questo punto di vista in estate siamo avvantaggiati grazie al sole e al mare». Per il resto va sempre ricordato che la psoriasi è una patologia cronica che è caratterizzata da fasi di attività e fasi di remissione e pertanto prevede una terapia costante. Su questo fronte, qualcosa è cambiato. «Anni fa la percentuale di aderenza alla terapia nei pazienti era molto bassa in quanto i farmaci, che erano a base di catrame, erano considerati difficili da applicare e inoltre potevano sporcare gli abiti». Oggi invece ci sono nuovi prodotti topici con nuove formulazioni molto efficaci ma di pratico utilizzo per i pazienti grazie ai quali l’aderenza è maggiore. PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 196 «Inoltre se il paziente viene informato con precisione dal proprio medico curante sulle modalità di applicazione di questi trattamenti topici, l’aderenza aumenta notevolmente con un ottimo riscontro sull’efficacia della terapia e il miglioramento della qualità della vita». Proprio questo aspetto, peraltro, è tra quelli che più contano per i pazienti, perché la psoriasi incide su gran parte degli aspetti del vivere quotidiano del paziente, dalla scelta dei vestiti alle attività sportive. Ad esempio, anche mettersi in costume e fare una nuotata può diventare un problema, così come scegliere una mise particolarmente corta per le serate estive: queste due situazioni del tutto normali rischiano di diventare momento di stress per chi soffre di psoriasi, perché magari si ha vergogna ad esporre parti della pelle in cui sono presenti le lesioni. Un errore da non fare, perché la malattia non è per nulla contagiosa. Anche se molti ancora non lo sanno. (Salute, Secolo XIX) DOMANDA E RISPOSTA ERNIE ADDOMINALI ernia di anse intestinale parete addominale Domanda: buonasera professore desidererei porle una domanda su mia madre che da qualche settimana si e' trovata una grossa tumefazione sopra l'ombelico questa mattina ha fatto l'ecografia e la risposta che le hanno scritto è che si tratta di un'ernia sopraombelicale dovrà operarsi? Le ricordo che mia madre 5 anni fa ha subito l'asporto più o meno in quella di calcoli alla cistifellea e la mia domanda è che tutto questo possa aver provocato la formazione di quest'ernia (mia madre pesa quasi 100kg) in attesa di una sua risposta la ringrazio vivamente. Risposta(Prof. G. Campanelli): Gent.ma Sig.ra il quadro che lei descrive è sicuramente ascrivibile a un'ernia incisionale, cioè un laparocele. Il foro praticato quando è stata operata di colecistectomia è andato incontro a un progressivo allargamento dando così luogo alla nascita di questa ernia, in più essendo sua mamma di un considerevole peso è verosimile che il tessuto adiposo in eccesso possa aver giocato un ruolo nella patogenesi della patologia. Indipendentemente dalla dimensione, sua mamma ha assoluta necessità di una riparazione estesa con una rete per via laparoscopica o per via aperta. Ernia Inguinale RECIDIVA Egr, Dott. ho 55 anni e negli ultimi 6 anni ho subito 4 interventi di ernia inguinale 2 sul lato destro e 2 su quello sinistro ( entrambe recidive ), tutte con la stessa tecnica classica : incisione inguinale e riparazione con posizionamento di PLUG in polipropilene. Ora a distanza di alcuni mesi mi si è nuovamente presentata sul lato sinistro una nuova ernia. Vorrei sapere quale tecnica chirurgica è la più consiglita nel mio caso per una soluzione il più possibile definitiva. Risposta (Prof. G. Campanelli): Egregio signore questi sono i casi che preferisco e che frequentemente mi si prospettano. Naturalmente il semplice intervento con plug nel suo caso non è indicato, in quanto lei necessita di un'ampia riparazione pre peritoneale con rete adeguata. E fatta in maniera tale da avere una buona possibilità di successo. Il mio suggerimento è di venire a farsi vedere.