Anno I – Numero 1 Notizie in Rilievo • Salute 1. Dormire meno di sei ore a notte? • Costume e Società 2. Sempre connessi, anche in vacanza • Salute e Tecnologia 3. Sudorazione eccessiva? Cura con le microonde • Scienza e Farmaci 4. Jet lag? Come affrontarlo • Cronaca e Salute 5. Diete. Senza ricetta medica ribadito no ai ‘mix’ galenici preparati dai farmacisti • Professione 6. Orari di Turni e Ferie delle Farmacie Lunedì 3 Settembre 2012, S. Gregorio martire, S. Marino Dormire meno di sei ore a notte? Possibile rischio per il cuore Indagine su 5.600 volontari: probabilità di ictus più alte di 4 volte e mezza rispetto a chi dorme 7-9 ore al giorno Inattesi e allarmanti i risultati di uno studio americano sugli effetti della mancanza di sonno: i rischi di ictus cerebrale - secondo la ricerca dell'università dell'Alabama - aumenterebbero addirittura di 4 volte rispetto alla media per le persone che dormono meno di 6 ore a notte. Un dato preoccupante specialmente per quanto riguarda individui sani, con un peso nella norma e senza altri fattori di rischio. L'ESPERIMENTO - Illustrato al convegno Sleep 2012, lo studio ha seguito la salute di 5.600 volontari per tre anni: tutti i partecipanti erano sani all'inizio della ricerca, non avevano sofferto alcun ictus o mini-ictus ischemico, non avevano problemi di respirazione o di apnea del sonno e la loro massa corporea era nei parametri regolari. A tre anni dall'avvio dei test, i ricercatori hanno osservato che i volontari sani con meno di 6 ore di sonno a notte avevano probabilità più alte di 4 volte e mezza di avere un ictus rispetto a chi dormiva le consigliate 7-9 ore al giorno. «Il messaggio che emerge è chiaro, la mancanza di sonno va considerata un fattore di rischio a tutti gli effetti per l'ictus, importante quanto l'ipertensione, la dieta, l'esercizio fisico». PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno I – Numero 1 Sempre connessi, anche in vacanza In ferie aumenta l'uso di smartphone e tablet, per restare connessi all'ufficio ma anche per gestire il tempo libero Tablet e smartphone non vanno mai in vacanza, anzi: sono diventati ormai propaggini talmente indispensabili che quando siamo in ferie finiamo addirittura per restare connessi ancora più a lungo. Lo dimostra uno studio in uscita su Annals of Tourism Research, secondo cui il numero di utilizzatori vacanzieri (compulsivi) di smartphone è triplicato negli ultimi anni. WI-FI – L'indagine dimostra che grazie alla presenza quasi ubiquitaria di reti e connessioni wi-fi non stacchiamo praticamente più gli occhi da tablet e smartphone, anche in vacanza. Se appena vent'anni fa per raccontare a parenti ed amici quanto fosse meraviglioso il luogo scelto per le ferie dovevamo spedire una cartolina o trovare un telefono a gettone, oggi possiamo istantaneamente inviare via email le nostre foto, fare una chiamata attraverso Skype, postare su Facebook le nostre impressioni. Una connessione in tempo reale al mondo irresistibile, visto che secondo lo studio a casa nostra passiamo in media il 25 % del nostro tempo su internet, quando siamo in vacanza grazie a tablet e telefonini ci stiamo per il 40 %. Un'occhiata alle previsioni meteo, la prenotazione via web al ristorante, gli orari di treni e voli, le dritte sul posto in cui siamo o stiamo per andare: la rete serve sempre di più anche nel tempo libero e le connessioni wi-fi “facili”, assieme a tablet e smartphone, ci hanno reso di fatto dipendenti da internet. DIPENDENZA – «Da quando gli strumenti per andare in rete sono diventati sempre più portatili la tentazione di navigare non ci molla mai, neppure quando siamo in vacanza, tanto che spesso proprio in ferie passiamo più tempo sul web – conferma Daniele La Barbera, psichiatra all'università di Palermo. Le nostre giornate durante tutto l'anno sono “intossicate” dalla tecnologia: la sfruttiamo per lavoro, per giocare, per stare in contatto con gli altri. In vacanza dovremmo cogliere l'opportunità di connetterci con la realtà vera, vivendo più intensamente gli incontri, dedicandoci alla lettura, avvicinandoci alla natura». In una parola, potremmo finalmente vivere: oggi non potremmo più fare a meno della tecnologia, naturalmente, ma non di rado il rischio è che ci faccia perdere la libertà. «Sono sempre più frequenti i casi di dipendenza da internet, da smartphone, da tablet – osserva La Barbera –. Se non riusciamo a resistere dal controllare spesso le email, aggiornare il profilo su Facebook, dare un'occhiata a un sito web significa che la nostra relazione con la tecnologia è disfunzionale e ne siamo schiavi: non riuscire a fare a meno del portatile per tre giorni di vacanza è di certo segno che qualcosa non va». VACANZA – In questi casi bisogna correre ai ripari e “disintossicarsi”. La vacanza può essere l'occasione giusta per farlo: «Quando si parte è bene portarsi dietro il minimo indispensabile di strumenti tecnologici: lasciamo il portatile a casa, usiamo di meno il cellulare se proprio non vogliamo spegnerlo. Ne va della nostra salute mentale: erroneamente crediamo che il nostro rapporto con questi strumenti sia naturale ma non lo è, soprattutto per chi non è “nativo digitale”. Quando ci interfacciamo con la tecnologia le funzioni mentali “lavorano” in modo diverso rispetto a quando entriamo in rapporto con qualcosa di reale e naturale. Dobbiamo perciò far riposare il cervello da questo sforzo e se non lo facciamo almeno in ferie rischiamo di vivere perennemente distratti da altro, senza assaporare rapporti ed esperienze in modo autentico e profondo». PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno I – Numero 1 Per la sudorazione eccessiva c'è la cura alle microonde La tecnologia offre prospettive interessanti per controllare l’iperidrosi, disturbo che colpisce l'1-1,5% degli adulti La sudorazione eccessiva, ma veramente eccessiva, tale da interferire con le attività e le relazioni della vita quotidiana, è una malattia e si chiama iperidrosi. Non è neanche tanto rara, colpisce l’1-1,5% della popolazione adulta. E in quanto malattia, va ovviamente curata; solo che i rimedi non sono molti e soprattutto non danno risultati permanenti. Qualche speranza viene dall’impiego della tecnologia delle microonde, come dimostrano i risultati di uno studio pubblicato su Dermatologic Surgery, favorevoli in nove pazienti su dieci. COME AGISCONO LE MICROONDE - Lo spiega Paolo Broganelli, Dermatologo dell’ospedale San Lazzaro di Torino: «Da qualche anno è disponibile un apparecchio in grado di trattare zone cutanee circoscritte, tipicamente il cavo ascellare. Le microonde emesse surriscaldano selettivamente l’interfaccia tra gli strati profondi della cute e il sottocutaneo dove sono collocate le ghiandole sudoripare. Queste ghiandole che riversano la loro secrezione, il sudore, sulla superficie cutanea (ghiandole eccrine) sono i primi bersagli della terapia; ma vengono coinvolte anche le ghiandole responsabili del cattivo odore che riversano il loro secreto nel bulbo pilifero (ghiandole apocrine)». LO STUDIO - I ricercatori hanno trattato con le microonde una trentina di adulti di 18-65 anni, per tre quarti donne, con iperidrosi grave. Chih-Ho Hong, che ha coordinato lo studio riferisce: «La gravità dell’iperidrosi si valuta con una scala a 4 livelli e i nostri pazienti si collocavano negli ultimi 2, caratterizzati da una sudorazione insopportabile che interferiva pesantemente sulla vita quotidiana. Inoltre, la quantità di sudore prodotta in 5 min., raccolta da una carta assorbente posta nel cavo ascellare e poi pesata con una bilancia ultrasensibile, superava regolarmente, in alcuni casi anche di molto, i 50 mg». Il trattamento con le microonde è stato ripetuto fino a un massimo di 3 volte nell’arco di 6 mesi in base alla risposta clinica. «In quasi tutti i pazienti sono stati necessari almeno 2 cicli, ma nel 90% circa di loro si è avuta una risposta soddisfacente secondo i due criteri standard (scala del sudore e volume prodotto) anche in termini di soddisfazione personale, un giudizio derivante ovviamente dalla migliorata qualità della vita. Il fatto più importante comunque è la stabilità dei progressi registrati che si mantenevano anche a distanza di un anno dal trattamento». ALTERNATIVE A CONFRONTO - L’esperto intravede interessanti prospettive per il trattamento innovativo: «Se i risultati fossero confermati da casistiche più ampie, le microonde offrirebbero vantaggi in termini di durata e un inferiore disagio, legato a un trattamento non eccessivamente doloroso per il paziente. La tecnica finora più usata e con maggior successo è l’iniezione di tossina botulinica di tipo A che ottiene percentuali di risposta elevatissime in termine di efficacia, ma forse meno stabili nel tempo. Mediamente infatti, 100 Unità di tossina botulinica permettono di mantenere il risultato per 6-8 mesi in media. Con il botulino è minima la possibilità di avere effetti collaterali importanti». Altre tecniche come la chirurgia (con simpaticectomia, che comporta l’interruzione del controllo nervoso alle ghiandole sudoripare) offrono buoni risultati ma sono più rischiose. Per quanto riguarda la sicurezza dei trattamenti, nello studio canadese gli effetti collaterali più frequenti erano gonfiore, dolore e intorpidimento». Maria Rosa Valetto PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno I – Numero 1 QUANDO L'OROLOGIO BIOLOGICO «IMPAZZISCE» Il jet lag? È anche una questione di temperatura corporea Quando si va verso ovest il cambiamento di fuso ci costringe a cercare di prendere sonno quando l'organismo si scalda invece di raffreddarsi Chi, volando da un capo all’altro del mondo, non ha patito le conseguenze del jet lag? Stanchezza, scarsa capacità di concentrazione e attenzione, irritabilità, ma anche nausea e altri problemi gastrointestinali. Probabilmente nessuno, dal momento che cambiare con tanta rapidità l’ambiente a cui l’organismo fa riferimento per regolare i propri cicli è tutto fuorché naturale. TEMPERATURA DEL CORPO - «Il disturbo, infatti - spiega Lino Nobili, direttore del Centro di medicina del sonno dell’ospedale Niguarda - nasce dal fatto che il nostro organismo ha un ritmo sonno-veglia sincronizzato con la successione luce-buio». Non solo: «Quando dormiamo - prosegue l’esperto - il sonno va di pari passo con l’abbassamento della temperatura corporea. Anch’essa risponde infatti ai cicli luce-buio e scende di notte. Affinché il sonno sia riposante deve cadere quando la temperatura scende». È una sincronia perfetta e basta un semplice esempio per capire come spostarsi lungo i fusi orari la faccia saltare facendo impazzire i nostri ritmi. «Se cambiamo fuso orario spostandoci verso ovest, andando per esempio a New York, ci troveremo a dovere andare a letto quando per il nostro orologio biologico sono le 5 del mattino (e a New York le 11 della sera precedente). Ma proprio in quel momento» continua Nobili, «la nostra temperatura sta aumentando». Quindi cercheremo di addormentarci andando contro i nostri ritmi endogeni e il sonno sarà di breve durata, frammentato e non riposante. «I problemi - prosegue - sono minori se ci si sposta verso est, ma ci vogliono comunque dai cinque ai sette giorni perché il ritmo circadiano si sincronizzi con il nuovo ambiente. Anche se non mancano - precisa l’esperto - persone particolarmente flessibili che riescono ad adattarsi in un paio di giorni». MELATONINA E BUONA VOLONTÀ - Indipendentemente dalla durata, in quel lasso di tempo, ci si dovrà sacrificare convivendo con disturbi generalmente di scarsa entità che, se non possono essere eliminati del tutto, possono comunque essere minimizzati. «Per es., è possibile assumere melatonina verso le 7 di sera nei giorni precedenti alla partenza. In tal modo cominciamo ad abituare il nostro organismo ad anticipare il sonno» consiglia. La melatonina, infatti, è un ormone prodotto fisiologicamente dal nostro organismo che è coinvolto nella regolazione del ciclo sonnoveglia. «Tuttavia - precisa Nobili - questa è una misura efficace soprattutto quando ci si muove verso est». E se ci si sposta verso ovest? «In quel caso, c’è una sola soluzione: fare una grossa fatica nel primo giorno cercando di seguire i ritmi del Paese ospitante per adattarsi alla svelta. Ciò significa soprattutto evitare i sonnellini durante la giornata, che danno poco sollievo e ritardano l’adattamento». Quanto ai farmaci, meglio evitarli: «Funzionano molto di più le strategie comportamentali, per rimettersi in carreggiata al ritorno, meglio evitare il rientro il giorno prima di andare al lavoro. Qualche giorno di adattamento è necessario anche se si torna a casa». PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno I – Numero 1 Diete. La Cassazione: senza ricetta medica ribadito no ai ‘mix’ galenici preparati dai farmacisti Per i giudici i farmacisti potranno commercializzare senza autorizzazione comunitaria o Aifa solo le preparazioni galeniche per le diete finalizzate ad ‘una specifica occasione’ motivata dalla presentazione di una ricetta medica. Limite anche alla produzione che dovrà essere ‘per unità’. (QS) 31 AGO - Diete artigianali non autorizzate preparate dai farmacisti? Per la Corte di Cassazione, se non le prescrive il medico, non si possono vendere. La sentenza della Terza Corte Penale n. 3386/2012 ribadisce che i preparati per le diete fatti dal farmacista, se autorizzati dalle norme Ue o dall’Aifa possono essere commercializzati liberamente, ma i giudici hanno precisato che esiste un’eccezione: senza permesso si possono vendere solo i preparati artigianali che sono finalizzati ad una ‘specifica occasione’, motivata dalla presentazione indispensabile di una ricetta medica. Nello specifico per la Suprema Corte, i preparati venduti dai farmacisti, d’ora in poi dovranno rispettare alcuni rigidi requisiti che delimitano il confine entro cui è consentita la vendita ai clienti. La prima condizione riguarda l’estemporaneità. I preparati dovranno essere realizzati dal farmacista specificatamente per il singolo paziente e per una specifica occasione. Dovranno seguire ovviamente i dettami della ricetta medica e non potranno essere immessi sul commercio in quantità ingenti, ma dovranno essere realizzati per unità. Il caso. La sentenza della Corte ha in sostanza confermato l’ordinanza del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere in provincia di Caserta, che un anno fa aveva convalidato il sequestro, disposto dai Nas, di 92 confezioni di prodotti dimagranti ad un farmacista, contenenti ognuna tra le 60-90 capsule, di cui poche provviste di etichetta ma soprattutto senza alcuna ricetta medica correlata a giustificare la produzione. Il farmacista, nel suo ricorso bocciato dalla Corte, aveva chiesto il dissequestro della merce spiegando come quelle fossero preparazioni galeniche magistrali non destinate al pubblico, ma bensì a dei suoi clienti che si rivolgevano a lui in quanto ‘specialista’ nel campo del metabolismo. Evidentemente i giudici non l’hanno pensata così e nel bocciare il ricorso hanno precisato i limiti e le condizioni entro cui i ‘magici mix’ antigrasso preparati dai farmacisti sono vendibili. Preparati fuorilegge: Nel caso all'origine della sentenza, invece, in seguito ad un sopralluogo dei Nas nella farmacia nel mirino, i carabinieri non avevano trovato «nessuna ricetta che giustificasse la detenzione delle confezioni medicinali già pronte» per iniziare la dieta dimagrante. Il farmacista, oltre al pagamento delle spese processuali, dovrà versare ulteriori 1.000 euro alla cassa delle ammende per avere fatto perdere tempo alla giustizia. PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno I – Numero 1 Orari di Turni e Ferie delle Farmacie: Ordinanza Consiglio di Stato Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale accoglie l'istanza cautelare in primo grado. Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Terza), il giorno 31 agosto 2012 ha pronunciato l’ORDINANZA sul ricorso n. di registro generale 5928 del 2012, proposto da alcuni Colleghi contro Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli, Asl Napoli 1 Centro, Regione Campania, Comune di Napoli, per la riforma dell'ordinanza cautelare del T.A.R. CAMPANIA - NAPOLI: SEZIONE V n. 01099/2012, resa tra le parti, concernente precisazioni sugli orari di turni e ferie delle farmacie; Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Terza) ACCOGLIE l'appello (ricorso numero: 5928/2012) e, per l'effetto, in riforma dell'ordinanza impugnata, ACCOGLIE l'istanza cautelare in primo grado. Ordina che a cura della segreteria la presente ordinanza sia trasmessa al Tar per la sollecita fissazione dell'udienza di merito ai sensi dell'art. 55. comma 10, cod. proc. amm. Martini, il rifiuto delle cure riaccende il dibattito La salma di Martini, morto venerdì a 85 anni, al Duomo di Milano.Oggi la sepoltura. Il no all'accanimento terapeutico diventa un caso. E c'è chi strumentalizza Un'amarezza non celata quella del mondo ecclesiastico, che riapre temi particolarmente delicati per il mondo culturale, oltre che politico, italiano. Il defunto cardinale fu sempre un testimone appassionato di un grande amore per la vita. Sul quotidiano cattolico Avvenire, è tornato sul tema il direttore Marco Tarquinio: "In questi momenti di preghiera cristiana e di rispettoso raccoglimento faccio davvero fatica a concepire le polemiche suscitate da certi opinionisti e da taluni politicanti e non riesco a capire come si possano compiere, senza vergogna, simili deformazioni di fatti e verità". Per il filosofo Massimo Cacciari, il cardinale è stato "l'uomo di chiesa più impressionante". "L'assenza di ogni negligenza nella sua fede", cioè di qualunque chiusura o steccato, è la caratteristica di Martini che maggiormente ha colpito Cacciari, che collaborò con lui alla 'cattedra dei non credenti'."Martini era estraneo all'ostinato errore di chi non vuole confrontarsi con gli altri, un errore che è presente nella Chiesa, ma anche nei laici che ritengono la religione una superstizione".