Anno VII – Numero 1480
AVVISO
Ordine
1. ORDINE:
Progetto
“Un
Farmaco per tutti†“Una Visita
per Tuttiâ€
2. Ordine: WEB-TV dell’Ordine
di Napoli
3. Ordine: Eventi Dicembre
Notizie in Rilievo
Scienza e Salute
4. Saltare i pasti? Fa venire la
pancetta
5. Cavo orale: ecco perché la
lingua diventa bianca
6. Il Capezzolo introflesso:
Cause e terapie della
presenza di capezzoli in più
Prevenzione e Salute
7. Bronchite, ecco le cure per
batterla
8. Meno grassi nella dieta per
combattere gli attacchi di
emicrania
Mercoledì 12 Dicembre 2018 – S. Giovanna F.
Proverbio di oggi………
Chi crede ‘e guadagnà ’ perde ‘a mmitÃ
SALTARE I PASTI?
FA VENIRE LA PANCETTA
Troppe fluttuazioni di insulina e zucchero fanno ingrassare. Lo
studio Usa su topi che hanno fatto un pasto unico e poi
digiunato
Saltare i pasti provoca una serie di «errori» metabolici
che portano a un aumento di peso localizzato a livello
addominale, insomma allo sviluppo della pancetta.
È quanto emerge da una ricerca pubb. sul Journal of
Nutritional Biochemistry.
L’esperimento sui topi: Gli studiosi hanno svolto degli esperimenti su topi
in laboratorio divisi in 2 gruppi:
1. un unico pasto al giorno in modo che digiunassero per il resto del
tempo
2. gruppo di controllo, libero accesso al cibo.
Risultati: Dai risultati è emerso che i topi messi a seguire per tre giorni una
dieta ristretta, un unico pasto con metà delle calorie giornaliere, hanno perso
peso rispetto al gruppo di controllo, riguadagnandolo mano mano fino a
quando al sesto giorno sono state aggiunte calorie alla dieta ma il grasso
localizzato a livello addominale, l’equivalente della pancetta per l’uomo, ha
pesato di più nei topi con una dieta limitata che in quelli che erano liberi di
sgranocchiare tutto il giorno.
EFFETTO CONTRARIO: un eccesso di questo tipo di grasso è associato a
insulino-resistenza e il rischio di diabete di tipo 2 e malattie cardiache.
«Questo supporta l’idea che i piccoli pasti durante la giornata possano essere
utili per la perdita di peso, anche se questo potrebbe non essere pratico per
molte persone», spiega Martha Belury, docente di nutrizione umana, secondo
cui «se si vogliono diminuire le calorie meglio non saltare i pasti perché ciò
provoca grandi fluttuazioni di insulina e glucosio nell’organismo e potrebbe
tradursi in un guadagno anziché una perdita di peso». E soprattutto provoca
un effetto contrario per chi vuole far scomparire l’odiata pancetta. (Ansa)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno VII – Numero 1480
PREVENZIONE E SALUTE
BRONCHITE, ECCO LE CURE PER BATTERLA
Sono diverse le forme cliniche e ad ognuna deve corrispondere un’adeguata terapia.
Quella acuta va sospettata nei pazienti che presentano tosse per almeno 5 giorni
Molto spesso si sente parlare di bronchite, ma altrettanto di frequente il termine viene
usato in maniera impropria Ecco perché è importante cercare di fare un po’ di chiarezza, e
lo si può fare solo analizzando le diverse forme cliniche, la genesi, i criteri diagnostici e i
percorsi terapeutici.
Dora Maria Nicotra, medico specializzato in malattie dell’apparato respiratorio, spiega che
per bronchite si intende «un’infezione del tratto respiratorio che coinvolge le grandi vie
aeree, quindi i bronchi».
Sono addirittura quattro le forme cliniche che si possono distinguere:
1. Una acuta, nel caso di un’infezione del tratto respiratorio inferiore a carico dei bronchi.
2. Una forma cronica semplice, caratterizzata da tosse con un espettorato mucoso, che ricorra per almeno 3
mesi l’anno (anche non consecutivi) e per almeno 2 anni successivi.
3. Si può avere una forma cronica muco purulenta, che è l’evoluzione della forma cronica,
4. una forma cronica ostruttiva. In quest’ultimo caso si parla di broncopneumopatia cronica ostruttiva.
All’infiammazione dei bronchi si associa una componente disfunzionale ostruttiva irreversibile».
Ma, cosa c’è alla base di una bronchite? A scatenarla nella sua forma acuta è, nella maggior parte
dei casi, un’infezione virale. «I maggiori “indiziati†sono i VIRUS responsabili dell’influenza di tipo A e B,
Parainfluenza, Coronavirus, Rhinovirus, Virus respiratorio sinciziale, Human metapneumovirus.
I batteri sono meno coinvolti, tuttavia quelli di più frequente riscontro sono Bordetella pertussis,
Mycoplasma pneumoniae, e Chlamydia pneumoniae». Ben diversa, è la genesi della bronchite cronica.
«Il primo fattore scatenante è l’esposizione cronica al fumo di tabacco e agli inquinanti ambientali,
associata alla suscettibilità individuale. Il fumo di sigaretta determina un’iperplasia (un aumento della
crescita in numero) delle ghiandole presenti nella sottomucosa dei bronchi.
Ne consegue l’aumento di secrezioni che caratterizza l’evoluzione della bronchite cronica con associata
riduzione del riflesso della tosse. L’effetto finale è un ingombro delle vie aeree che facilita il prodursi di
infezioni e il perpetuarsi dell’infiammazione. Si instaura dunque un circolo vizioso che sostiene questo
processo patologico». Nonostante si tratti di una patologia frequente, non sempre si arriva celermente ad
una diagnosi tramite una seria “raccolta anamnesticaâ€.
«La bronchite acuta – va sospettata nei pazienti che presentino tosse per almeno cinque giorni (spesso da
una a tre settimane) e che non abbiano riscontri clinici indicativi di una polmonite.
La bronchite cronica viene diagnosticata in relazione ai sintomi descritti dal paziente in associazione a
esami di funzionalità respiratoria (esame spirometrico) con riscontro di deficit ostruttivo non reversibile
alla somministrazione di broncodilatatori».
Fatta la diagnosi, è importante intervenire sin da subito con la terapia adeguata. «Per la forma muco
purulenta è utile l’associazione di una terapia a base di antibiotico con un esame microbiologico
dell’espettorato. Per la forma cronica ostruttiva la terapia è in relazione alla gravità di ostruzione
funzionale riscontrata alla spirometria, unita all’entità dei sintomi. TERAPIA
 Per lo stadio lieve la terapia è basata sull’utilizzo di broncodilatatori a rapida azione al bisogno,
 per la forma moderata si provvederà all’associazione di più broncodilatatori a azione prolungata,
 per la forma severa vanno associati corticosteroidi inalatori e un programma di riabilitazione
respiratoria.
per la forma molto severa, la terapia è la medesima della forma severa con l’aggiunta di ossigeno terapia
domiciliare a lungo termine indicata per i pazienti che presentano una saturazione periferica di ossigeno
minore al 90%». (Salute, Corriere del Mezzogiorno)
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
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Anno VII – Numero 1480
SCIENZA E SALUTE
CAVO ORALE:
ECCO PERCHÉ LA LINGUA DIVENTA BIANCA
Oltre a essere il muscolo più forte dell'organismo umano, la lingua rientra anche tra quelli
più utilizzati.
Ogni giorno lavora per articolare i suoni, masticare il cibo, percepirne il sapore e
contribuire alla pulizia dei denti. Eppure spesso il suo ruolo non viene riconosciuto.
Le persone tendono a trascurarla, non rendendosi conto che svolge un compito
importante: segnala se l'organismo è in buona salute.
Alla base della richiesta del medico di tirare fuori la lingua, c'è infatti la capacità di
quest'organo di fornire informazioni precise sullo stato sanitario di una persona.
Per esempio, se assume un colorito biancastro, significa che c'è qualcosa che non
va.
Di solito questo avviene perché, in presenza di un disturbo, i villi che ricoprono la
lingua tendono a crescere, facendo apparire biancastra la mucosa. I principali
disturbi che determinano questo fenomeno sono la leucoplachia, il mughetto e il lichen planus orale.
: Si manifesta attraverso la crescita anomala delle cellule del cavo orale, che causa
la formazione di macchie bianche all'interno della bocca e sulla lingua. Di per sé
questo disturbo non è pericoloso, ma può segnalare l'insorgenza di una neoplasia.
È, pertanto, fondamentale accertarne le cause al più presto. In diversi casi la malattia si sviluppa quando
la lingua è irritata.
Colpisce soprattutto i fumatori, ma può essere associata anche al consumo di alcolici o essere dovuta a
cause ignote.
: È anche noto come “candidosi oraleâ€.
MUGHETTO
Si tratta di una micosi, provocata dal fungo Candida albicans, che colpisce la
mucosa orale.
Si manifesta attraverso la presenza di formazioni biancastre, dall'aspetto e dalla consistenza del latte
cagliato. Può causare bruciore e rendere difficoltosa la masticazione.
Colpisce soprattutto i bambini, gli anziani, i portatori di protesi dentali e le persone che possiedono
un sistema immunitario debilitato.
Ma la possibilità di contrarre il mughetto è più alta anche per i pazienti affetti da patologie respiratorie
che utilizzano steroidi inalatori, per i diabetici e per le persone che hanno seguito una terapia antibiotica –
questi medicinali, infatti, possono eliminare anche i batteri “buoni†presenti nella bocca.
Per combattere l'infezione, oltre ai trattamenti farmaceutici, si consiglia di mangiare yogurt con fermenti
lattici vivi, per ripristinare la flora batterica orale.
: È una malattia infiammatoria di origine immunitaria. Si manifesta, infatti, quando il sistema immunitario
attacca le cellule della mucosa perché le riconosce come estranee.
LICHEN PLANUS ORALE
Si riconosce grazie alla presenza, sulla lingua, di strisce
biancastre simili ai licheni che crescono sugli alberi.
Colpisce prevalentemente le donne, soprattutto quelle di età compresa tra 50 e 70 anni.
Le cause potrebbero essere ambientali o legate alla familiarità , ma in diversi casi restano sconosciute.
Spesso la malattia regredisce da sola, oppure attraverso l'impiego di farmaci cortisonici.
(Salute, Sole 24 ore)
LEUCOPLACHIA
PAGINA 4
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno VII – Numero 1480
SCIENZA E SALUTE
IL CAPEZZOLO INTROFLESSO:
Cause e terapie della presenza di capezzoli in più
La malformazione è caratterizzata dall'assenza di prominenza del capezzolo, che
risulta quindi come «risucchiato» all'interno della mammella
Il capezzolo introflesso è una malformazione caratterizzata dall'assenza di prominenza del capezzolo, che
risulta quindi come «risucchiato» all'interno del seno.
Vari i gradi dell'anomalia, che può interessare sia una sola
mammella che entrambe.
Nella forma lieve, detta reversibile, il capezzolo, introflesso a
riposo, può estroflettersi manualmente o con il freddo, mentre
nelle forme più gravi rimane introflesso anche se stimolato.
: Questa anomalia è determinata da dotti
CAUSE
galattofori (i tubicini che durante l'allattamento
portano il latte al capezzolo) troppo corti, che trattengono
all'interno della mammella il capezzolo.
L'origine del problema, che colpisce in media 20 donne su mille, è di solito ereditario; in rari casi può
essere causato da infiammazioni o da interventi chirurgici. Infine, si può presentare dopo l'allattamento.
: Nei casi più lievi, per correggere l'anomalia si può ricorrere a dispositivi, simili a
TRATTAMENTI
piccole ventose, che, creando dall'esterno un vuoto con pressione negativa,
spingono il capezzolo in fuori. Devono essere applicati per circa 6-8 ore al giorno per almeno tre mesi.
GLI SVANTAGGI? Sono scomodi e visibili attraverso i vestiti. Inoltre, se la pelle è molto delicata, possono
provocare l'ulcerazione del capezzolo.
L'alternativa chirurgica consiste nell'effettuare una piccola incisione a livello del capezzolo, attraverso la
quale rimuovere i tralci fibrosi e i dotti galattofori troppo corti.
Al termine dell'operazione, il capezzolo verrà suturato sia all'interno (pull out), per proiettarlo in fuori, che
sulla cute esterna (per affrancare meglio i margini).
Poi verrà posizionata una medicazione ad anello (detta a ring).
L'intervento, che ha una durata di 30-60 minuti, avviene in anestesia locale e in regime di day surgery.
La medicazione applicata sulla mammella verrà rimossa dopo circa 5-7 giorni, eventuali punti di sutura, se
non riassorbibili, dopo circa 10 giorni. Inizialmente la zona potrà risultare tumefatta, ma il gonfiore si
ridurrà progressivamente fino a scomparire nell'arco di due settimane circa.
All'inizio la sensibilità di areola e capezzolo potrebbe essere alterata:
ï¶ ma si tratta di una condizione provvisoria, destinata a tornare alla normalità nell'arco di alcune
settimane o di pochi mesi. In seguito a questa operazione, non è più possibile allattare.
L'iter per avere le corrette indicazioni prevede una visita del medico di famiglia che, constatata l'anomalia,
prescriverà una visita specialistica dal chirurgo plastico.
Sarà poi quest'ultimo a decidere e a programmare, nell'ambito dell'attività ospedaliera.
(OK, Salute e Benessere)
PAGINA 5
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno VII – Numero 1480
PREVENZIONE E SALUTE
MENO GRASSI NELLA DIETA PER COMBATTERE GLI
ATTACCHI DI EMICRANIA
Attenzione soprattutto a burro, strutto, panna, formaggi, lardo, cioccolato, oli di
cocco e di palma
Che il cibo possa avere un ruolo nel favorire gli
attacchi acuti di emicrania, in chi ne soffre
abitualmente, è da tempo più che un sospetto.
Le certezze, però, non sono molte.
Per questo è interessante uno studio, condotto
da ricercatori dell'Università Federico II di
Napoli, appena pubblicato on-line su Nutrition,
Metabolism & Cardiovascular Diseases, nel
quale si è indagato l'effetto della riduzione dei
grassi sugli attacchi di emicrania.
Buoni risultati nel ridurre l’apporto di
grassi saturi
Dopo un periodo senza alcun intervento
dietetico, 83 pazienti affetti da emicrania cronica, che abitualmente consumavano una dieta ricca di grassi
saturi, hanno partecipato a uno studio che prevedeva due regimi dietetici da seguire per tre mesi.
I due regimi erano leggermente ipocalorici rispetto alle abitudini alimentari dei soggetti e caratterizzati
 l'uno da un basso contenuto di grassi (inferiore al 20% delle calorie totali)
 l'altro da un normale contenuto di grassi (circa il 30% delle calorie totali).
In entrambi i casi, la fonte principale di lipidi era rappresentata dall'olio d'oliva, mentre era modesto il
contenuto di grassi saturi (presenti soprattutto in burro, strutto, lardo, panna, insaccati, formaggi,
cioccolato e negli oli di cocco e di palma).
Rispetto al periodo pre-dieta, i pazienti hanno riscontrato una riduzione del numero e della gravità degli
attacchi di emicrania con entrambi i regimi dietetici, ma con risultati migliori con la dieta con meno grassi.
Cautela anche con altri cibi
«Nel nostro studio - commenta Aldo Ferrara, professore di medicina interna e primo autore della ricerca abbiamo osservato che
 i pazienti con emicrania tendono a consumare pasti ricchi in calorie e grassi saturi.
Un'alimentazione un po' più moderata su entrambi i fronti è già capace di ridurre le crisi, ma risultati
migliori si raggiungono se si fa qualche sacrificio in più rispetto al contenuto lipidico, soprattutto di grassi
saturi».
ALTRI CONSIGLI?
«Prima di tutto - risponde Ferrara - è importante mantenere un peso nella norma e poi individuare,
aiutandosi con un diario alimentare, i cibi e le bevande - o i loro componenti - che sembrano scatenare
l'emicrania.
Attenzione a: vino rosso, formaggi stagionati,cioccolato, alcol, caffeina, aspartame, anche se molto
dipende dalla predisposizione individuale e, spesso, anche dalla contemporanea presenza di altri fattori,
come il ciclo mestruale».
(Salute, Corriere)
PAGINA 6
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Anno VII – Numero 1480
Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli
La Bacheca
CONCERTO DI NATALE, MEDAGLIE di BENEMERENZA alla
PROFESSIONE e GIURAMENTO di GALENO
Granelli di Sabbia con STEFANIA BRUNO
Ai quadri si sostituisce la sand art, l'uso della
sabbia per ricreare e dare respiro a storie,
quadri d'oro che mutano secondo il volere
dell'artista. La straordinaria eleganza dei ritmi
artistici, accompagnata dalla musica, scuote i
granelli di sabbia ricreando forme istantanee
dell'anima di luce.
Docilmente, nel silenzio, l'arte si fa libro e fa
proprio l'incipit "C'era una volta...".
Ti aspettiamo per partecipare Tutti insieme,
al Concerto di Natale
e al
Caduceo d’Oro 2018
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PAGINA 7
Anno VII – Numero 1480
MEDAGLIE ALLA PROFESSIONE E GIURAMENTO DI GALENO
Domenica 16 Dicembre, ore 18.00, Teatro Auditorium Mediterraneo Mostra
d’Oltremare – NA
SPIEZIA Carmela
CARETTI
Pietro
VALENTI
Anna
ERRA
GALDIERO
MELILLO
Rosa
Giuseppe
Mariapia
ANNECCHINO
GUARDASCIONE
MARINO
RICCIARDI
STABILE
Bianca
Ermelinda
Elettra
Michele Mario
Vincenzo
AMBROSIO
ANGELILLO
BARBATO
CATAPANO
COCOZZA
COTRONEO
CUOMO
D’AVASCIO
DE ANSERIS
ESPOSITO
FINELLI
FORMICOLA
Michele
Adele
Francesco
Brigida
Silvio
Paolo
Immacolata
Pasquale
Consolata Maria
Gennaro
Annamaria
Lucia
IMPARATO
LOBOSCO
NATALE
NAPOLITANO
PETTO
PIANESE
SARRACINO
SINNO
TORDINO
TOTO
URSUMANDO
VALLEFUOCO
VERDURA
Maria
Michele
Luisa
Elena
Giovanna
Rosa
Giuseppe
Paolo
Margherita
Giuseppe
Riccardo
Margherita
Annamaria
PAGINA 8
AGNELLO
AIEVOLA
ALOE
ANTONIELLI
AURIEMMA
BERNABÃ’ SILORATA
BOERO
BORRELLI
BRUNO
CALABRESE
CANITANO
CASTALDO
CATALANO
COLASANTI
D’AVINO
DE LUCA
DE LUCA
DE MARINO
DELL’AVERSANO
DI GIACOMO
DI GIACOMO
DI MAGGIO
DI PAOLA
FINELLI
FIORITO
GAGLIONE
GALASSO
GARZIA
GAUDIO
GOLIA
GUARINO
IACOMINO
IODICE
IOPPOLO
IOVINE
LA RANA
LANDI
LAURI
LETIZIA
LIMONE
LINETTI
MAIOLINO
MARASCO
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Vincenzina
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Emanuela
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Rosa
Domenico
Anna
Anna
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RUSSO
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PAGINA 9
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