Anno II – Numero 206 AVVISO 1. Ordine: Convegno sulla dieta mediterranea Martedì 25 Giugno 2013, S. Guglielmo, Orietta, Prospero CUORE: NUOVO METODO PER PRODURRE CIBI E BEVANDE ANTI-COLESTEROLO Notizie in Rilievo Grazie a una scoperta della Brandeis University del Informazione e Massachussets sarà possibile a breve avere cibi e bevande a Salute base di fitosteroli, delle potenti molecole anticolesterolo. 2. Maturità, il «segreto» dei pugni chiusi Prevenzione e Salute 3. Estate: esperti, ecco quali farmaci mettere in valigia 4. Sonno, "Indispensabili 8 ore Dormire di meno scatena patologie" 5. Reni e cuore, ecco i modi per salvarli Lo comunica l'universita', che ha appena ottenuto un brevetto per la metodologia messa a punto per rendere queste sostanze piu' disponibili. L'abilita' dei fitosteroli di abbassare il colesterolo e' nota da diversi decenni, ma queste sostanze sono difficili da maneggiare, perche' non si sciolgono ne' in acqua ne' in sostanze grasse. I ricercatori statunitensi hanno trovato il modo di creare un complesso tra fistosteroli e glicerina, in cui diverse molecole della seconda si coordinano ai primi. Il mix risulta invece solubile nelle sostanze grasse e in quelle acquose: "Questa scoperta e' molto importante - scrive l'inventore Daniel Perlman - perche' le caratteristiche dei fitosteroli non si possono sfruttare se non si disperdono in cibi e bevande".(AGI) QUALI SONO I CIBI PIÙ INDIGESTI? Alimentazione e Salute 6. Cuore: nuovo metodo per produrre cibi e bevande anti-colesterolo 7. Quali sono i cibi più indigesti? La digestione è un lungo processo che comincia nella bocca e termina nell’intestino. I cibi più difficili da digerire sono quelli che richiedono un tempo lungo per essere trasformati in sostanze più semplici e più facili da assorbire e assimilare dall’organismo. La digestione, infatti, è la riduzione delle molecole complesse del cibo in molecole più semplici. Sott’olio pesanti: I tempi di digestione variano in funzione della capacità di frammentare più o meno velocemente un alimento da parte degli enzimi deputati alla digestione di ciascun tipo di alimento, ed è in generale più veloce per i carboidrati, seguiti dai grassi, per finire con le proteine. Se quindi glucosio e miele si digeriscono in soli 30 minuti, per una porzione di sardine sott’olio servono oltre 6 ore. (Focus) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 206 PREVENZIONE E SALUTE ESTATE: ESPERTI, ECCO QUALI FARMACI METTERE IN VALIGIA Scattata ufficialmente da alcuni giorni l'estate ma un caldo soffocante si fa già sentire da diverse settimane. Le valige sono pronte dunque per i primi vacanzieri che si accingono a partire per le prossime vacanze estive. Ecco quali farmaci portare in valigia, secondo gli esperti di Assosalute per una vacanza senza incidenti: antidolorifici/antinfiammatori e antipiretici; creme e pomate contro le irritazioni della pelle (antistaminici e cortisonici a bassa media potenza); disinfettanti per la gola; farmaci contro la cattiva digestione (antiacidi e pro cinetici); lassativi; melatonina e altri prodotti contro il jet-lag; il kit del pronto soccorso (disinfettanti, garze sterili e cerotti); antidiarroici. Non bisogna poi dimenticarsi, sottolineano gli esperti, di portare con sè i farmaci con ricetta che si assumono abitualmente (es. quelli per la pressione alta, per il cuore, pillola anticoncezionale, etc). Quanto alle regole per una corretta conservazione dei farmaci in vacanza: evitare forti sbalzi di temperatura: e' consigliabile non superare i 30°C (meglio mantenersi sui 25°C) per cui e' bene non lasciare i farmaci in macchina sotto il sole: dentro l'auto si raggiungono facilmente temperature molto elevate. Sono dannose anche le temperature troppo basse, per cui ad esempio se si viaggia in aereo e' sempre meglio tenere la valigetta dei farmaci nel bagaglio a mano: nelle stive degli aerei la temperatura scende anche di molti gradi sotto lo zero. Accertarsi sempre delle modalita' di conservazione indicate dai foglietti illustrativi: alcuni farmaci, infatti, prevedono una conservazione in frigorifero. Prestare attenzione all'umidita': l'umidita', presente per es. in un bagno non ben aerato, puo' alterare compresse, capsule e cerotti medicati. E' importante ricordarsi di eliminare il batuffolo di cotone che a volte si trova all'interno delle confezioni perche' puo' trattenere l'umidita'. Non sostituire mai la confezione originale: la confezione dei farmaci aiuta a rendere sempre riconoscibile un farmaco; riporta la data di scadenza e conservandola siamo certi di non perdere il foglietto illustrativo, fonte preziosa di informazioni quali le modalita' di assunzione, il corretto dosaggio e gli eventuali effetti indesiderati. Bisogna quindi anche evitare d'inserire farmaci diversi in una sola confezione o mescolarli in uno stesso contenitore per risparmiare spazio in valigia. Conservare i farmaci lontano dalla portata dei bambini: questa e' una regola da seguire sempre, a casa come nel luogo di vacanza. (AGI) . PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 206 SCIENZA E SALUTE MATURITÀ, IL «SEGRETO» DEI PUGNI CHIUSI Serrare la mano destra quando si studia e quello della sinistra quando si è interrogati ci regala una «super memoria» Per i ragazzi che stanno per affrontare l’ultima prova dell’esame di maturità arriva dall’Università del New England una scoperta che potrebbe offrire loro un semplice ed efficace espediente di cui nessun professore potrà mai accorgersi anche se ce l’avesse davanti agli occhi, risolvendo tutte le loro paure di non ricordare cosa rispondere alle domande della commissione esaminatrice. Non bisogna pensare a sofisticati dispositivi wireless di ultima generazione da celare nelle orecchie o negli occhiali, perché si tratta di qualcosa di molto più complesso da sempre nascosto nel nostro cervello. Secondo lo studio pubblicato sulla rivista PLoS One dai ricercatori australiani diretti da Ruth Propper serrare il pugno della mano destra quando si studia e alternativamente quello della mano sinistra quando si è interrogati trasformerebbe i maturandi in novelli Pico della Mirandola. Ciò quantomeno nei destrimani: i 51 soggetti dello studio usavano tutti la destra come mano dominante, ma è probabile che nei mancini si verifichi la stessa cosa, semplicemente a lati invertiti. TEORIA HERA - Questo effetto di rafforzamento della funzione mnemonica si basa sulla teoria neurofunzionale nota con la sigla "HERA", acronimo di Hemispheric Encoding/Retrieval Asymmetry, cioè asimmetria emisferica della codificazione e del recupero dati. Stringere la mano sinistra attiva l’emisfero cerebrale di destra e viceversa la destra quello di sinistra perché, come è noto, le vie nervose sono incrociate e l’emisfero cerebrale di un lato si occupa della metà opposta del corpo. Ma i due emisferi sono specializzati differentemente: è già stato dimostrato che serrando le mani di un lato piuttosto che dell’altro si possono ottenere effetti emotivi diversi. EMOZIONI E MEMORIA - Stringendo la destra e quindi attivando il cervello sinistro si diventa più attivi, inducendo felicità o aggressività, mentre se si stringe la sinistra, con conseguente attivazione dell’emisfero destro, s’inducono sentimenti di ritiro come tristezza e ansia. Per quanto riguarda la memoria e l’apprendimento le aree cerebrali prefrontali di sinistra sarebbero associate alla decodifica e all’acquisizione delle informazioni relative alle memorie episodiche, mentre quelle di destra al loro recupero. Quindi, per fissare meglio ciò che state studiando serrate il pugno destro e poi per ricordarvelo quello sinistro. 90 SECONDI - La misurazione dell’attività elettrica cerebrale effettuata tramite elettroencefalogramma ha dimostrato che per attivare questo meccanismo dell’asimmetria "HERA" bastano 90 secondi di pugno serrato, quindi non rischiate nemmeno di insospettire il professore che potrebbe chiedersi come mai tenete sempre serrata la mano sinistra quando gli dovete rispondere. Secondo gli autori dello studio, se vi abituerete a usare sempre questo semplice stratagemma svilupperete una super-memoria che non vi servirà soltanto per l’esame di maturità, ma vi sarà utile anche nella vita di tutti i giorni, come quando non riuscite a ricordare dove diavolo avete messo le chiavi della macchina. A patto ovviamente di serrare il pugno destro quando le state riponendo, altrimenti, come al solito, non vi ricorderete dove le avevate messe. Anche se stringere almeno il pugno sinistro qualche aiuto potrebbe darvelo lo stesso, grazie alle aumentate capacità di recupero dei dati mnemonici. (Salute, Corriere) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 206 PREVENZIONE E SALUTE SONNO, "INDISPENSABILI 8 ORE DORMIRE DI MENO SCATENA PATOLOGIE" Una ricerca della scuola di Medicina e psichiatria dell'Università di Pittsburg rivela i danni dell'insonnia. Rischio di ictus, attacchi cardiaci e diabete, si ingrassa troppo ed è più facile ammalarsi di tumore. E si prendono abitualmente infezioni di tutti i tipi. I consigli dei medici: andare a letto alla stessa ora, senza animali domestici e al buio. Niente riposini pomeridiani, caffé e computer o tablet serali Dormite cinque ore per note e pensate che va bene così, che ormai vi siete abituati, che il vostro fisico non ne risenta? Bene. Non andate oltre a leggere questo articolo oppure la vostra insonnia aumenterà. Ma popolata dai peggiori incubi. La mancanza di sonno, di quello buono per qualità e quantità è uno dei problemi dell’era moderna. Le statistiche su quanti ne soffrono faticano a tenere il ritmo con la realtà: le ultime ricerche parlano di 41 milioni di americani ma sono sbagliate per difetto. A mettere insieme e comparare i nuovi dati sono gli scienziati della Univ. of Pittsburgh School of Medicine e i risultati non possono prestarsi ad alcun equivoco: bisogna riposare per otto ore, al di sotto di quella soglia si entra nel terreno minato della patologia. Infatti non succede soltanto che magari il giorno dopo sei un po’ meno reattivo e più stanco. No, l’insonnia attacca in maniera pesante il nostro fisico, la nostra mente con danni gravi sino ad una sensibili riduzione delle aspettative di vita. L’elenco dei disastri è sconsolante: i reni funzionano male, i polmoni anche e salgono i rischi di ictus e attacchi cardiaci. Ma non solo: si ingrassa pure. La mancanza di sonno va a toccare il metabolismo, scende la leptina, l’ormone che ci avvisa che abbiamo mangiato a sufficienza e sale invece la grelina che interviene sulla nostra idea di fame. Un insonne rischia di prendere sino a 10 chili in breve tempo. E aumentano anche le probabilità di avere il diabete, perché nella variazione del metabolismo vanno in tilt i delicati equilibri degli zuccheri nel nostro organismo. Niente è risparmiato ai nottambuli. Salgono anche le possibilità di ammalarsi di tumore. Uno studio giapponese su quasi 24.000 donne tra i 40 e i 79 anni indica che sotto le sei ore di sonno crescono le possibilità di un cancro al seno. Poi ci sono le infezioni, quelle banali di tutti i giorni come raffreddore, tosse e mal di gola. Sì, certo colpa del vento freddo e dei virus ma se dormissimo di più saremmo in grado di respingere molto meglio i loro attacchi. Una ricerca su 153 uomini e donne, indica come la linea Maginot delle 6/7 ore cambia con percentuali sensibili la possibilità di finire a letto con l’influenza. Ma non è solo il corpo che ci rimette. Anche la mente. Alcuni esperimenti condotti sui veterani di guerra spiegano chiaramente che tra l’insonnia e la depressione c’è un collegamento diretto. E poi ancora si fa più fatica ad imparare, la memoria vacilla, così come la nostra capacità di giudizio e quella di concentrarsi. Prendiamo decisioni sbagliate e non reagiamo con velocità agli imprevisti. I test effettuati su guidatori suggeriscono un parallelo con chi ha alzato un po’ troppo il gomito: gli effetti sulla tenuta di strada sono gli stessi. E non c’è caffeina o boccata d’aria fresca che possa rimediare ad una notte passata lontano dal letto. Per rimediare a questo disastro annunciato ci sono i consigli dei medici. Andare a dormire sempre alla stessa ora, evitare le distrazioni, i rumori, le stanze troppo luminose, la compagnia degli animali domestici (che al contrario di quanto si pensa sono dannosi per il sonno), mai concedersi riposini pomeridiani, ovviamente niente caffè. E, soprattutto, non sdraiarsi mai in compagnia di computer, smarphone e tablet. Ovvero spegni subito quell’aggeggio su cui stai leggendo questo articolo nella notte italiana. (salute Repubblica) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 206 RENI E CUORE, ECCO I MODI PER SALVARLI Chi ha i reni malati ha un rischio cardiovascolare 10 volte più alto del normale. È quanto emerge da uno studio frutto della collaboraz. tra la Società Italiana di Nefrologia, l’Ist. Sup. di Sanità e l’Associaz. Naz. Medici Cardiologici Ospedalieri. I dati - I risultati dello studio mostrano che in totale l’8% della popolazione generale italiana, uomini e donne, ha un danno renale cronico. Di questo 8% totale, il 5% ha una forma iniziale e il 3% una forma più avanzata. Il dato rilevante è che si è visto che esiste una stretta correlazione tra rene e cuore: un rene che funziona male compromette anche il funzionamento del cuore. “Si stima che un soggetto con il 40% della funzione renale ha un rischio di incidenti cardiovascolari 10 volte maggiore rispetto ad un soggetto con normale funzione renale. I soggetti anziani, obesi ed ipertesi con danno renale cronico presentano un rischio cardio-vascolare ancora maggiore”. La prevenzione - La prevenzione resta uno dei punti saldi per salvaguardare la salute. Passi avanti arrivando dalla diagnostica. Le analisi del sangue e delle urine, di tre diverse proteine, oggi sono in grado di evidenziare subito un’insufficienza renale acuta anche iniziale. Si tratta di strumenti diagnostici che si aggiungono a quelli tradizionali dell’analisi delle urine e creatininemia. Le tre proteine - L’aumento repentino di 100-1000 volte del livello di Ngal - la proteina che, in un soggetto sano, è contenuta in piccole quantità nelle urine e nel plasma - indica la presenza di un danno renale, già a partire da due ore dalla sua insorgenza. La Cistatina C è una proteina serica presente nel sangue che, filtrata dal rene, fornisce indicazioni sullo stato di funzionalità dell’organo: l’analisi del suo valore si rivela utile, in particolare, nella diagnosi di insufficienza renale soprattutto nella valutazione di pazienti cirrotici, obesi, malnutriti e con ridotta massa muscolare. Infine, la molecola Bnp, utilizzata nella diagnosi dello scompenso cardiaco, è un importante fattore prognostico di morbilità e mortalità cardiovascolare nei pazienti in dialisi. I risultati molto promettenti ottenuti finora in studi osservazionali suggeriscono che il Bbp potrebbe essere utilizzato anche per il monitoraggio dell’efficacia della terapia in questi pazienti. “Bisogna mirare ad una diagnosi precoce di malattia renale, quando i reni sono infiammati e sofferenti perdono proteine o sangue nelle urine ma hanno ancora capacità di depurare l’organismo, perché più tardi si possono al massimo limitare i danni e la velocità di perdita di funzione, ma non più guadagnare la guarigione”. SCOPERTO INIBITORE CON 'DOPPIA AZIONE' CONTRO IL PARKINSON Gli scienziati The Scripps Research Institute hanno scoperto un composto che potrebbe contrastare la malattia di Parkinson in due modi contemporaneamente. A quanto si legge sulla rivista ACS Chemical Biology, gli scienziati hanno descritto un "inibitore duale", ossia due composti in una singola molecola, che attacca una coppia di proteine strettamente connesse con lo sviluppo del Parkinson. Questo nuovo inibitore doppio attacca infatti due enzimi: la leucina-rich repeat kinase 2 (LRRK2) e il c-Jun N-terminal chinasi (JNK). Test genetici su diverse migliaia di pazienti affetti da Parkinson hanno mostrato che le mutazioni nel gene LRRK2 aumentano il rischio di malattia, mentre il JNK gioca un ruolo importante nella sopravvivenza dei neuroni in una serie di malattie neurodegenerative. Un inibitore doppio sarebbe preferibile, nell'agire su questi due obiettivi, perchè una singola molecola eliminerebbe le complicazioni dovute all'uso di più farmaci. (Agi)