Anno II – Numero 214 AVVISO 1. visita alla Farmacia degli incurabili: lunedi’ 15 luglio, ore 20.45 Venerdì 05 Luglio 2013, S. S. Antonio Maria Zaccaria VISITA ALLA FARMACIA degli INCURABILI: LUNEDI’ 15 LUGLIO, ORE 20.45 Notizie in Rilievo Si terrà il prossimo 15 Luglio con inizio alle ore 20.45. Farmaci e Salute 2. Farmaci introvabili, sotto accusa l'esportazione parallela in Europa Prevenzione e Salute 3. Gli Ogm fanno male? I dubbi sulla ricerca-choc 4. Fragole, olio e zucca: la lista della spesa che fa bene alla pelle Cari Colleghi, dopo lo straordinario successo dell’edizione tenuta lo scorso anno, vissuta nel cortile monumentale dell’Ospedale degli Incurabili, aperto straordinariamente in notturna per Noi, la seconda edizione è prevista per Lunedì 15 luglio. COME PARTECIPARE: gli Iscritti che vogliono partecipare, possono: 1. Prenotarsi on-line sul sito dell’Ordine 2. Prenotarsi presso gli Uffici dell’Ordine 3. Venire direttamente nel Cortile del complesso degli Incurabili, ore 20.45. 4. PERCHÉ si dice "PRENDERE in CASTAGNA"? Scienza e Salute 5. Con relazioni lunghe più di 2 anni il benessere ci guadagna Alimentazione e Salute 6. Un antiossidante può trattare la malattia di Alzheimer Si tratta di un’espressione derivata da “prendere in marrone”, considerata sinonimica, dato che castagna e marrone indicano entrambi il frutto del castagno. Ma marrone ha anche altri significati, tra cui quello di “errore, sbaglio” e “azione sconsiderata, dannosa, inopportuna” o più semplicemente “marachella, birbonata, scappatella”. “Prendere in marrone”, oggi non più in uso, voleva dire cogliere qualcuno in errore e, per estensione, anche scoprire qualcuno in un luogo o in una situazione inappropriata. Anche in fallo È possibile inoltre un legame tra questi modi di dire e l’analogo “cogliere in fallo”, in quanto sia fallo sia marrone indicano gli organi genitali maschili ed è nota l’associazione popolare tra questi e la stupidità. (Focus) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 214 SCIENZA E SALUTE FARMACI INTROVABILI, SOTTO ACCUSA L'ESPORTAZIONE PARALLELA IN EUROPA Carenza di medicinali, anche salva-vita, sugli scaffali a causa del commercio, legale, dall'Italia verso i Paesi del Nord. ". Il problema riguarda numerose patologie e in alcuni casi "l'irreperibilità arriva a superare i 20 giorni". Medicinali introvabili sugli scaffali delle farmacie. E non medicinali qualunque: si va da quello utilizzato per trattare il dolore neuropatico e il disturbo d’ansia generalizzata, ad alcuni antidepressivi, antiepilettici fino a medicinali fondamentali per la cura di malattie degenerative, come il morbo di Parkinson. La loro carenza costringe i farmacisti a penose quanto inutili "cacce al tesoro". E lo stesso vale per i malati, che poi ovviamente riversano la loro (giusta) ira sui professionisti. Un problema ben noto a tutti i livelli della sanità italiana, ma finora rimasto senza soluzioni. La situazione è diventata però insostenibile a tal punto da spingere Federfarma Roma a presentare un esposto alla. Procura della Repubblica proprio per denunciare «le gravi carenze sul territorio», se non addirittura «l'irreperibilità per lunghi periodi (più di 20 giorni) di alcuni farmaci», in particolar modo quelli innovativi, ad elevato valore terapeutico, ad alto costo e senza un equivalente alternativo. ESPORTAZIONE PARALLELA: Il fenomeno delle esportazioni parallele di farmaci, il cosiddetto 'parallel trade', in mercati più redditizi, come quelli di Inghilterra e Germania, “sta provocando il contingentamento e la conseguente carenza di molti farmaci, con gravissimi rischi per la salute dei cittadini, costretti addirittura a interrompere la terapia”. In base alla legislazione vigente, le aziende produttrici o i distributori all'ingrosso possono esportare in altri Paesi farmaci destinati al mercato domestico. Oltre alle ditte produttrici e ai distributori all'ingrosso, in base al D.Lgs 219/2006 che regolamenta il commercio di farmaci sul territorio nazionale e nell'ambito della comunità europea, anche le farmacie possono acquisire l'autorizzazione di distributore all'ingrosso di farmaci e operare quindi nel mercato parallelo. Segnalazioni sono arrivate anche da Federfarma Salerno, Federfarma Veneto e Federfarma Napoli che per voce del presidente Michele Di Iorio, che ha chiesto all’Aifa una maggiore attenzione a un tema per ora troppo trascurato, un’informativa più aggiornata sull’elenco dei farmaci carenti e un intervento più incisivo sull’esportazione parallela su tali farmaci. “ll vantaggio per chi opera nel mercato parallelo - è solamente economico e dettato dalla plusvalenza, visto che l'esportazione avverrà solo per quei farmaci che in Italia hanno un prezzo al pubblico/farmacia inferiore rispetto a quello di altri Paesi. Tanto per fare un esempio, un farmaco molto utilizzato per la malattia del Parkinson, costa alla farmacia in Italia 53,10 € contro gli oltre 270 € della farmacia in Germania. E’ evidente il tornaconto economico”. Il fenomeno riguarda un’ampia gamma di patologie: dal farmaco utilizzato per trattare il dolore neuropatico e il disturbo d’ansia generalizzata, ad alcuni antidepressivi, antiepilettici fino a medicinali fondamentali per la cura di malattie degenerative, come il morbo di Parkinson. Secondo Caprino, all’interno di questo contesto le aziende produttrici contingentano i farmaci distribuiti, “inviandone solo il quantitativo ritenuto sufficiente a soddisfare le richieste di mercato, ma considerata la difficoltà di individuare chi esporta, molti di questi farmaci vengono ‘distratti’ e destinati all’esportazione parallela, causando così gravi carenze sul territorio”. A ciò si aggiunge che “anche i servizi di urgenza attivati dalle aziende, che consentono di consegnare 1 o 2 pezzi a farmacia per richiesta, sono assolutamente insufficienti per coprire il fabbisogno dei cittadini”. (Farmacista online) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 214 PREVENZIONE E SALUTE GLI OGM FANNO MALE? I DUBBI SULLA RICERCA-CHOC Uno studio francese pubblicato sulla rivista Food and chemical toxicology dai ricercatori dell'Università di Caen e diretto da Gilles-Eric Seralini, afferma che nutrire per due anni dei ratti con un mais geneticamente modificato (NK603) resistente all'erbicida glifosate (Roundup), o con lo stesso Roundup, faccia sviluppare tumori anche molto gravi - neoplasie alla mammella, all'ipofisi, al fegato - oltre a complicazioni renali e alterazioni nell'equilibrio ormonale, e il sospetto dei ricercatori è che lo stesso possa avvenire anche negli uomini. Lo studio, di cui molto si è parlato, ha subito mobilitato la comunità scientifica, che ha sollevato diversi dubbi. Ne abbiamo parlato con Roberto Defez, dell'Istituto di Genetica e Biofisica «A. Buzzati Traverso» del Consiglio nazionale delle Ricerche di Napoli. Prima di tutto, spiega l'esperto, «l’articolo posi su basi scientifiche molto fragili. A detta di tutti gli esperti sentiti sull'argomento, fare una statistica su 10 ratti nutriti per 2 anni è come fare un test sull’uomo nutrendolo con la stessa dieta per 40 anni. Per giunta, senza un'interpretazione statistica dei dati: ciò indica come l’articolo posi su basi scientifiche molto fragili». Due caratteristiche dello studio, in particolare, devono essere messe in evidenza per poterne giudicare i risultati, spiega Defez. Prima di tutto va messo in evidenza, spiega il ricercatore del Cnr, «che gli effetti peggiori non sono stati riscontrati con alti dosaggi di mais Gm o di erbicida, ma con dosaggi bassi. Ossia non si tratta, come è ben noto in tossicologia, di un 'effetto dose'. In questo caso, quindi, non è la dose che fa il veleno». In secondo luogo, poi, «gli autori dello studio dimenticano di dire che i ratti impiegati nei test sviluppano normalmente tumori, anzi vengono utilizzati proprio per questa loro caratteristica. In pratica, l'81% di questi ratti sviluppa normalmente un tumore entro i 2 anni. Quindi ciò che si dovrebbe andare a misurare è capire se c'è stata una qualunque variazione dalle statistiche già note e pubblicate da tempo». Infine, conclude Defez, «lo studio afferma essere l’unico a lungo termine, ovvero oltre i tre mesi, condotto su questo argomento. I ricercatori dimenticano invece che studi sugli effetti a lungo termine sono già stati fatti in passato, e hanno portato a conclusioni opposte a quelle di Seralini e coautori». (Salute, sole 24ore) TUMORE POLMONARE: UNA «SPIA» NEL SANGUE PREDICE LO SVILUPPO Analizzare la quantità di Dna "libero" nel sangue per diagnosticare il grado di sviluppo del cancro ai polmoni. È questo l'obiettivo degli esperti dell'Univ. Politecnica di Valencia, che in uno studio pubblicato su Journal of Thoracic Oncology, hanno rilevato il legame tra l'avanzare della malattia e la presenza di acido desossiribonucleico nel flusso sanguigno. Gli studiosi hanno esaminato i livelli di trascrittasi inversa telomerica (hTERT) libera nel sangue come indicatore del Dna circolante - prima e dopo la chemioterapia. Al termine, gli esperti hanno constatato l'esistenza di un'associazione tra la presenza dell'ac. desossiribonucleico nel flusso sanguigno e la velocità di progressione del cancro polmonare, indicativa, inoltre, delle possibilità di sopravvivenza dei pazienti. "Dal momento che l'hTERT può essere misurato con una procedura semplice, non invasiva ed economica - potrebbe rappresentare un valido aiuto per diagnosticare e monitorare lo sviluppo del tumore ai polmoni". PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 214 PREVENZIONE E SALUTE FRAGOLE, OLIO E ZUCCA: LA LISTA DELLA SPESA CHE FA BENE ALLA PELLE Fragole, prima di tutto: secondo una ricerca pubblicata sull'American Journal of Clinical Nutrition, contengono più vitamina C - che combatte l'azione dei radicali liberi - di arance e pompelmi. Una dieta che contempli le fragole garantisce una pelle più giovane e meno rughe. Come frutta fresca, quindi, ma anche da bere in un frullato a base di frutti di bosco e da usare come ingrediente di una maschera di bellezza fai-da-te. L'olio d'oliva, ha il potere di rendere la pelle più morbida, liscia e luminosa: usato come condimento base nella dieta mediterranea dispiega le sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie e spalmato sulle labbra e sul corpo è particolarmente consigliato a chi ha una pelle secca e tendenzialmente disidratata. Per impacchi e bevande, il dermatologo consiglia il tè verde: secondo alcuni studi, infatti, questa particolare qualità di tè serve a prevenire il cancro alla pelle. I suoi effetti sono inoltre potenziati se nella bibita viene aggiunto un po' di succo di arancia o limone, che permette ai benefici principi attivi di rimanere più a lungo nell'organismo. Una bustina di tè verde fredda pressata sugli occhi per 10-15 minuti è infine un ottimo rimedio contro borse e occhiaie. CON RELAZIONI LUNGHE PIÙ DI 2 ANNI IL BENESSERE CI GUADAGNA Avere una relazione stabile migliora notevolmente lo stato di salute e tanto è più longeva, tanto più il benessere personale ci guadagna. E lo status giuridico non c'entra nulla: secondo lo studio pubblicato sul British Journal of Psychiatry, infatti, essere sposati o fidanzati non fa differenza: l'importante è che la relazione sia il più duratura possibile, così da allontanare il più possibile la depressione e l'uso di alcol e sostanze stupefacenti. Il "giro di boa" sembrano essere i 2 anni: dopo 24 mesi di relazione si comincia a beneficiare degli effetti positivi sulla salute. Non prima: gli studiosi hanno rilevato che intorno ai 30 anni il 16% delle persone che non aveva un rapporto stabile ha mostrato sintomi di depressione rispetto al 23% di coloro che avevano una relazione da meno di due anni. Il tasso è invece sceso a meno del 10% tra le persone che avevano una storia che durava da 2-4 anni, e arrivava appena al 9% per i componenti della coppia che avevano una relazione da più di cinque anni. Gli studiosi hanno anche riscontrato che il tasso di abuso di alcol o stupefacenti era del 12% tra i trentenni single e del 13,5% tra le persone che avevano una relazione da meno di due anni, mentre solo il 4% di coloro che avevano una storia di 2-4 anni hanno fatto rilevare problemi di alcol, e la percentuale è scesa al 3% per i soggetti che avevano una relazione da più di 5 anni. "Abbiamo scoperto che lo status giuridico del rapporto non fa la differenza. È la durata del rapporto che ha un effetto positivo sulla salute mentale dei cittadini, e non importa se la coppia è sposata o convivente. (salute) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 214 ALIMENTAZIONE E SALUTE Un antiossidante può trattare la malattia di Alzheimer Il pinocembrino, un noto flavonoide antiossidante contenuto nel miele e nella propoli, è stato trovato essere una sostanza utile nel trattamento della malattia di Alzheimer proteggendo i neuroni dall’azione tossica della placca beta-amiloide Una sostanza naturale è stata scoperta essere utile nel contrastare l’azione dannosa sui neuroni da parte della placca beta-amiloide. Si tratta del pinocembrino, un flavanone (un tipo di flavonoide) antiossidante che si trova comunemente nel miele, nella propoli e nella pianta Damiana. Dietro alla degenerazione neuronale si ritiene vi sia l’azione dell’accumulo di placca beta-amiloide (Ap). A concorrere in questo processo degenerativo vi è l’interazione tra l’Ap e un recettore chiamato RAGE, ossia il Recettore per i prodotti finali della Glicazione Avanzata. I ricercatori della Chinese Academy of Medical Sciences & Peking Union Medical College di Beijing (Cina) hanno scoperto che il pinocembrino protegge dalla tossicità indotta dalla placca beta-amiloide per mezzo dell’inibizione del RAGE. Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati su BMC Medicine, si è basato su precedenti ricerche che hanno mostrato come il pinocembrino abbia effetti neuroprotettivi, in particolare nei casi di demenza vascolare ischemica e nel migliorare le funzioni cognitive. Questo stesso antiossidante è stato utilizzato nel trattamento dei pazienti con ictus. In questo nuovo studio su modello animale, il dottor Rui Liu e colleghi a un gruppo di topi trattati con Ap per indurre modifiche cerebrali simili a quelle dell’Alzheimer, hanno somministrato diverse dosi di pinocembrino nella misura di 20 mg al giorno per chilo di peso e 40 mg al giorno per chilo di peso. Il tutto per otto giorni consecutivi. Le modifiche al cervello che intercorrevano dal trattamento con l’Ap e la somministrazione dell’antiossidante sono state valutate per mezzo di un’analisi della degenerazione neuronale, delle funzioni e prestazioni comportamentali, nonché dall’espressione del recettore RAGE. I risultati delle analisi hanno permesso ai ricercatori di individuare un’azione positiva del flavonoide nel migliorare le funzioni cognitive e, allo stesso tempo, nel diminuire la neurodegenerazione della corteccia cerebrale. Anche l’azione, o interazione, del recettore RAGE è stata significativamente diminuita – così come la risposta infiammatoria che ne consegue. Infine, il pinocembrino ha mostrato di essere attivo nel migliorare il potenziale mitocondriale – riducendo il malfunzionamento dei mitocondri – e riducendo lo stress ossidativo, sempre dei mitocondri. Grazie a tutte queste potenzialità, gli autori dello studio concludono che il pinocembrino può essere un ottimo candidato per lo sviluppo di nuovi trattamenti per la malattia di Alzheimer.