Anno II – Numero 221 AVVISO 1. Ordine: Viaggio a S. Pietroburgo. Notizie in Rilievo Tecnologia e salute 2. Salute: il pannolino diventa hi-tech avverte per cambio e controlla urine. 3. Una cura alternativa per l'ipertensione Patologie e Salute 4. Protesi al seno, non cresce il rischio di cancro Scienza e Salute 5. Le infradito: sì per la spiaggia no per lunghe passeggiate in città Alimentazione e Salute 6. Frutta e verdura allungano la vita 7. Integratori e nutrizione, le ultime novità Curiosità e Storia 8. la Teriaca di Andromaco a Napoli tra XVI e XVIII sec. Martedì 16 Luglio 2013, S. Nostra Signora del Monte Carmelo, Elvira, Carmen SALUTE: il PANNOLINO Diventa HI-TECH Avverte per CAMBIO e CONTROLLA URINE Gli 'Smart Diapers', prodotti dalla Pixie Scientific, sono semplici pannolini-mutandina con codici QR che cambiano colore a contatto con l'urina. I genitori, attraverso una app, possono scannerizzare il codice e controllare i rischi di infezione urinaria, di disidratazione e problemi renali. Anche i pannolini per i bebè diventano hi-tech, in grado di segnalare quando è il momento del cambio e persino di tenere sotto controllo la salute, testando le urine raccolte. Un'azienda americana ha infatti realizzato un prodotto che integra un sensore in grado di dare informazione ai genitori sull'idratazione del bambino e sulla sua salute renale. Gli 'Smart Diapers', prodotti dalla Pixie Scientific, sono semplici pannolini-mutandina con codici QR ('evoluzione' del codice a barra che possono essere letti da smartphone) che cambiano colore a contatto con l'urina. I genitori, attraverso una app, possono scannerizzare il codice e controllare i rischi di infezione urinaria, di disidratazione e problemi renali. E i dati possono essere memorizzati mentre lo stesso smartphone allerta mamma e papà nel caso di valori anomali. L'azienda realizzerà dei test con l'università della California e prevede di presentare presto la richiesta di autorizzazione alla la FDA statunitense. (Adnkronos Salute) FRUTTA E VERDURA ALLUNGANO LA VITA Cinque porzioni al giorno di frutta e verdura possono allungare la vita di tre anni. Lo afferma uno studio del Karolinska Institut di Stoccolma pubb. dall'American Journal of Clinical Nutrition. I ricercatori hanno monitorato la salute e la nutrizione di 71mila uomini e donne tra 45 e 83 anni per un periodo di 13 anni, durante il quale sono morte 11500 persone. Emerge che cinque porzioni al giorno di frutta e verdura allungano la vita in media di 37 mesi. SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 221 PATOLOGIE E SALUTE PROTESI AL SENO, NON CRESCE IL RISCHIO DI CANCRO Le donne sottoposte a chirurgia plastica possono stare tranquille, anche grazie ai nuovi strumenti diagnostici che vedono meglio attraverso i tessuti. Ma facciano i controlli Le donne che hanno deciso di sottoporsi a chirurgia plastica per ricostruire il seno dopo un intervento legato all’asportazione di un tumore o quelle che lo hanno fatto per puri motivi estetici possono essere tranquille nel sottoporsi ai normali controlli per la diagnosi precoce di un eventuale carcinoma mammario? Ovvero, gli impianti possono limitare la "visibilità" del radiologo durante mammografie ed ecografie? La questione è stata sollevata nei mesi scorsi da un articolo pubb. sul British Medical Journal. IPOTESI «AZZARDATA» - Le conclusioni cui giunge lo studio destano qualche preoccupazione perché suggeriscono che «la mastoplastica additiva influisce negativamente sulla sopravvivenza delle donne a cui viene poi diagnosticato il cancro al seno». Come dire che, a causa dell’impianto protesico, si arriva più tardi a una diagnosi e dunque le probabilità di guarigione diminuiscono. Ma gli stessi autori canadesi precisano che «questi esiti vanno presi con cautela perché si tratta di una metanalisi di dati estratti da studi diversi, dunque il campione analizzato non è omogeneo e non possono essere considerate valide le statistiche sulla sopravvivenza che derivano da donne in condizioni differenti». Quindi, che dire alle donne portatrici di protesi? «NESSUN TIMORE PER CHI HA PROTESI» - «Non c’è nessun motivo di preoccuparsi - risponde Maurizio Nava, dir. dell’Unità di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva dell’Ist. Naz. dei Tumori di Milano e autore di un commento all’articolo pubblicato sempre dal British Medical Journal. Ansie e timori sono ingiustificati per vari motivi, a partire dai limiti dell’analisi canadese, che include casi disomogenei e dati vecchi. Inoltre bisogna considerare la migliore qualità dei nuovi strumenti diagnostici, che riescono a vedere meglio i noduli attraverso il tessuto umano e pure attraverso le protesi. Infine, esistono studi condotti su migliaia di donne che dimostrano che, in chi si è sottoposta a mastoplastica additiva, non c’è un rischio superiore di ammalarsi di tumore al seno né una sopravvivenza minore». I nuovi mammografi digitali, ecografi e strumenti di tomosintesi mammaria, consentono di eseguire correttamente una diagnosi precoce anche in chi si è rifatta il seno. «Se si tratta di pazienti già operate di tumore e sottoposte a ricostruzione plastica su uno o entrambi i seni - bisogna poi tener presente che sono controllatissime, già inserite in un iter che supervisiona accuratamente la loro salute. E, di routine, anche in chi decide di fare la mastoplastica solo per motivi estetici si valuta il rischio oncologico: si parla con la paziente e le si spiega l’importanza di sottoporsi a controlli regolari, gli stessi che dovrebbero fare tutte le donne e con un’attenzione in più, visto che hanno impiantato delle protesi». (Salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 221 SCIENZA E SALUTE UNA CURA ALTERNATIVA PER L'IPERTENSIONE La denervazione renale è utile quando i valori pressori non sono controllati dalle terapie farmacologiche disponibili Una particolare tecnologia, la denervazione renale, sembra offrire una possibilità terapeutica per i pazienti ipertesi i cui valori pressori non possono essere controllati dalle terapie farmacologiche attualmente disponibili. «Sono un miliardo nel mondo i pazienti ipertesi e, nonostante i progressi nel campo delle terapie, il 22% di loro non ha un buon controllo pressorio - ricorda Silvio Bertoli, dir. della U.O. Nefrologia e Dialisi, IRCCS Multimedica, Sesto San Giovanni (MI). In questo gruppo bisogna considerare coloro che non assumono correttamente le terapie, ma esiste un n° di pazienti la cui ipertensione è resistente nonostante una terapia adeguata». Questi i potenziali candidati alla procedura. COME FUNZIONA - Per comprendere l’effetto della denervazione renale bisogna ricordare che il rene svolge un ruolo centrale nello sviluppo dell’ipertensione attraverso molti meccanismi, uno dei quali è rappresentato proprio dal sistema nervoso simpatico, le cui fibre giungono al rene correndo lungo le arterie renali. Attraverso queste fibre il sistema simpatico controlla Dispositivo usato per la denervazione renale gli stimoli che dal cervello arrivano al rene, con effetti sulla pressione. Da qui l’idea di ricorrere alla distruzione delle fibre nervose simpatiche dirette al rene per curare quei casi di ipertensione che non possono essere controllati nonostante l’esecuzione di una terapia farmacologica ottimale. Un risultato che può essere ottenuto grazie a una procedura per via percutanea che prevede l’introduzione a livello dell’inguine, attraverso l’arteria femorale, di un catetere dotato di elettrodi che, scaldando la parete dell’arteria renale, provocano la distruzione delle delicate fibre nervose simpatiche, senza per altro danneggiare le pareti del vaso. Un affinamento della tecnica è stato ottenuto grazie a un elettrodo di nuova concezione, una sorta di "cestello" coperto di elettrodi. CALORE - «Prima l’elettrodo veniva sistemato lungo la parete interna dell’arteria renale e spostato a mano dall’operatore. Il nuovo catetere NnligHTN aprendosi si appoggia alle pareti dell’arteria. Una volta posizionato, l’elettrodo è stabile ai movimenti respiratori o a quelli della parete dell’arteria con il battito cardiaco». A questo punto viene erogata la corrente che attiva gli elettrodi in sequenza producendone il riscaldamento. Il calore provoca un danno alle fibre simpatiche che corrono lungo l’arteria che vengono così distrutte. Se indicato, il catetere può essere riposizionato in un altro punto dell’arteria e l’ablazione viene ripetuta. La procedura consente di ottenere in tempi brevi una significativa diminuzione della pressione. «In un gruppo di 46 pazienti trattati, dopo un 1 mese si è ottenuta riduzione importante sia della pressione sistolica (- 28 mmHg), sia della diastolica (-10 mmHg) che si è mantenuta a 6 mesi - sottolinea Gianluigi Patelli, dir. della Divisione di Radiologia, Osp. di Alzano Lombardo (BG) -. Un terzo dei pazienti è rientrato in valori pressori normali, senza che si verificassero complicanze maggiori». LE PATOLOGIE - «La denervazione renale si sta affermando per la sua efficacia come tecnica non farmacologica per il controllo dell’ipertensione e conta ormai più di 5mila interventi eseguiti in Europa. L’evoluzione tecnologica l’ha già resa più efficace, riproducibile e meno operatore dipendente. L’applicazione corrente apre a nuove frontiere di grande impatto clinico e sociale come l’insufficienza renale cronica, l’apnea del sonno e il diabete insulino resistente». (Salute, Corriere) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 221 INTEGRATORI E NUTRIZIONE, LE ULTIME NOVITÀ L'Italia è il primo paese d'Europa per la vendita di integratori alimentari. Lo rivela la ricerca Euromonitor international's passport per Federsalus. Nel 2012 gli integratori hanno sviluppato un giro d'affari di 7,5 miliardi, con una crescita dell'1,5% rispetto al 2011. La quota italiana sul totale è di oltre 1,6 miliardi. Di seguito le principali novità della ricerca scientifica sul fronte degli integratori. INTEGRATORI, CHI LI CONSUMA E QUANDO: La categoria maggiormente acquistata e' quella delle vitamine, che ha fatto registrare vendite pari a 2 miliardi di euro. La Farmacia e la Parafarmacia si confermano i canali di acquisto privilegiati, con una quota a valore pari al 62%, mentre nella Gdo si effettua il 21% delle vendite. Inizia ad assumere un certo rilievo la vendita su canali non tradizionali come internet, che raggiunge quota 17% e mostra un trend in costante crescita. I principali consumatori di integratori e fitoterapici sono soprattutto le donne nella fascia d’età tra 40-50 anni e laureate. Numerosi dati riportano che le donne utilizzano integratori e fitoterapici in ogni fase della vita riproduttiva dall’adolescenza fino alla menopausa, incluso il periodo della gravidanza, sia per prevenire che per trattare un elevato numero di sintomi e patologie. Le principali motivazioni che inducono le donne all’impiego di terapie non convenzionali rispetto a quelle convenzionali è che le prime vengono considerate come prodotti “naturali” e quindi privi di effetti collaterali. MULTIVITAMINICI E CANCRO: Una delle novità più importanti è la presentazione del Physicians’ Health Study II (PHS II), il primo e unico trial clinico che ad oggi abbia raccolto evidenze circa i benefici e il profilo di sicurezza correlati all’assunzione quotidiana e prolungata di un integratore multivitaminico. Lo studio clinico, promosso dal NIH, ha osservato per una durata di quasi 12 anni una popolazione di 14.641 medici volontari, tutti di sesso maschile, con stili di vita sani e di età superiore ai 50 anni,che ha assunto quotidianamente un multivitaminico completo e di qualità o il placebo per tutta la durata del trial. Al termine dello studio, si è visto che l’assunzione dell’integratore ha ridotto dell’8% l’incidenza del cancro. AMINOACIDI ANTI-AGING: Vari studi hanno dimostrato come gli aminoacidi sono utili, non solo per il trofismo muscolare, ma per combattere l’invecchiamento e le malattie croniche legate all’età. A questo riguardo, è stato dimostrato come la leucina riduce il consumo di cibo agendo sui neuroni ipotalamici coinvolti nella regolazione del comportamento alimentare. Inoltre, le miscele arricchite in aminoacidi essenziali, si sono dimostrate in grado di attivare i segnali cellulari coinvolti nel mantenimento della mitocondriogenesi e della funzione ossidativa mitocondriale e, quindi, di aumentare la produzione di energia delle cellule. Aminoacidi per obesità e diabete; la supplemetazione dietetica con miscele arricchite in aminoacidi essenziali contribuisce a diminuire l’insulino-resistenza, il diabete di tipo 2, le disfunzioni cardiovascolari e neuro-degenerative. In particolare, leucina, isoleucina e valina aumentano la sopravvivenza dei lieviti e i loro livelli plasmatici sembrano correlati a diverse malattie metaboliche, come l’obesità e il diabete. CELIACHIA E SENSIBILITÀ AL GLUTINE: In pochi anni il numero delle diagnosi di celiachia è raddoppiato arrivando a 135.000, con un incremento di circa il 10% all’anno negli ultimi 5 anni mentre il numero teorico di celiaci dovrebbe essere intorno ai 600.000. Le più recenti ricerche dimostrano che anche alcuni fattori ambientali possono svolgere un ruolo determinante nello scatenamento della celiachia a cominciare dalle infezioni come quelle da Rotavirus o da Adenovirus e altri ceppi virali, così come gastroenteriti di natura batterica contratte dopo un viaggio in paesi con condizioni igieniche non ottimali o infezioni da parassiti. Fra gli altri fattori ambientali in grado di provocare lo sviluppo della celiachia in soggetti geneticamente predisposti bisogna ricordare la fase del puerperio dopo una gravidanza trascorsa in modo del tutto regolare o stress legati a gravi dispiaceri (ad es. lutti familiari) o ad interventi chirurgici. Ma l’ambito della patologia da glutine si è arricchito negli ultimi tempi di una nuova realtà rappresentata dalla sensibilità al glutine non celiaca (SGNC), una sindrome caratterizzata da molteplici sintomi intestinali e/o extraintestinali correlati alla assunzione di glutine, che migliorano o scompaiono dopo l’eliminazione del glutine e che recidivano quando il glutine è reintrodotto nella dieta, in soggetti in cui è stata esclusa preventivamente la diagnosi di celiachia e di allergia al grano. PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 221 ACIDO FOLICO: L’acido folico (vitamina B9) dovrebbe essere assunto al dosaggio di 0.4mg da tutte le donne che programmano una gravidanza dal periodo preconcezionale fino al termine della 12° settimana di gestazione. L’assunzione di questo integratore è, infatti, fondamentale per la prevenzione di alcuni difetti congeniti dello sviluppo del sistema nervoso centrale fetale. Dai dati dell'Ist. Sup. di Sanità, nel 2004 la percentuale delle donne che assumevano correttamente acido folico raggiungeva appena il 4%, nel 2011 dopo un’adeguata campagna informativa si è arrivati al 20-30%. Secondo gli esperti, questi dati, seppur mostrino un netto miglioramento rispetto a quelli di alcuni anni fa, vanno comunque migliorati ed è infatti necessario sensibilizzare non solo le donne ma soprattutto i ginecologi sulla necessità di prescrivere l’assunzione di questo integratore alle donne che programmano una gravidanza. LATTOFERRINA: Per le donne che soffrono di anemia, una valida alternativa all’assunzione di ferro, che spesso è associata a numerosi effetti collaterali, quali dolori gastrici e dissenteria, è l’utilizzo della lattoferrina, una molecola che di recente è stata introdotta nella pratica clinica per il trattamento dell’anemia correlata alla gravidanza. L’azione di questa molecola non è attribuita solo alla quantità di ferro apportato, peraltro molto inferiore a quella somministrata con altri integratori, ma ad un più complesso meccanismo che coinvolge i fattori chiave dell’omeostasi sistemica del ferro, che in sostanza permettono il legame tra questa molecola ed il ferro stesso impedendone l’aumentato consumo. Myo-inositolo: Nell’ultimo decennio numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia del Myo-inositolo nel trattamento della sindrome dell’ovaio policistico, patologia molto complessa caratterizzata da alterazioni endocrinologiche e metaboliche. In queste pazienti l’assunzione di 4 gr al giorno di myo-inositolo associate a 400µg di ac. folico ha indotto una riduzione dei disturbi del metabolismo come l’insulino resistenza e l’iperinsulinemia, un miglioramento dell’assetto ormonale e una riduzione di alcuni sintomi fisici come l’irsutismo. Inoltre, tra le donne che si sono rivolte a centri di procreazione medicalmente assistita, sia sane che affette da PCOS, l’assunzione di myo e d-chiro-inositolo è stata associata ad un miglioramento della qualità ovocitaria. FITO-ESTROGENI: I fitoestrogeni sono sostanze naturali ad attività simil-estrogenica che grazie alla loro struttura chimica, sono in grado di legarsi ai recettori degli estrogeni ed espletare attività biologiche di tipo estrogenico od antiestrogenico. La diversificazione di questo effetto dipende dalla loro concentrazione, da quella degli estrogeni prodotti dall'organismo e da caratteristiche individuali. Per quanto riguarda l’ambito ginecologico, il ruolo terapeutico dei fitoestrogeni è stato appurato osservando le popolazioni asiatiche, la cui alimentazione è particolarmente ricca di soia. Dall'esame di questi dati, e dal loro confronto con i corrispettivi occidentali, è emersa una minore incidenza dei disturbi associati alla menopausa. Da qui, in ambito ginecologico, la proposta di utilizzare un'integrazione alimentare di fitoestrogeni nella prevenzione e cura dei sintomi climaterici quali vampate di calore e secchezza dei genitali. Il ruolo protettivo dei fitoestrogeni nella comparsa dell'osteoporosi è in attesa di conferme cliniche, ma gode già di ottimi presupposti epidemiologici e sperimentali. PROBIOTICI: Sono in corso numerosi studi che hanno l’obiettivo di confermare i dati incoraggianti riguardo all’utilizzo di probiotici somministrati per via orale nelle donne con vaginosi batterica, un disturbo molto diffuso sia al di fuori che durante la gravidanza. La somministrazione di questi preparati, in particolare contenenti i ceppi di Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus rhamnosus, L. acidophilus e Bifidobacterium lactis, agisce a livello vaginale migliorando le difese locali e favorendo l’instaurarsi di un ambiente sfavorevole alla proliferazione di agenti patogeni. Attualmente i dati disponibili suggeriscono l’efficacia dell’utilizzo di alcuni ceppi di probiotici nella terapia e successiva prevenzione dei casi di vaginosi batterica. In particolare, come emerge da un recentissimo studio, in ambito ostetrico la prevenzione e riduzione della vaginosi batterica sembra essere associata anche alla riduzione del numero di parti pretermine. PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 221 La TERIACA di ANDROMACO a NAPOLI tra XVI e XVIII Sec. La vipera e l'oppio Tra tutti i pesci della tradizione napoletana, il più sfortunato è senz'altro 'O Guarracino, attore forse non protagonista di gustose zuppe di pesce, ma attore senz'altro protagonista in una delle tarantelle più popolari della tradizione napoletana. Nella canzone del guarracino, nota in un notevole numero di varianti, il pesce è innamorato della sardella, ma l'amore è, di versione in versione, ostacolato da un altro pesce, e la canzone culmina sempre in una grande battaglia che coinvolge tutti i pesci del mare, divisi in due partiti opposti. Nella versione che ci interessa in questa sede il Guarracino sta per sposare la Sardella, ma ad un tratto la sposa ha un malore, e nella preoccupazione generale... È cosa 'e niente strillaje 'a murena Chella 'a sposa già era prena... ...A chi è figlio strillaje 'o guarracino m'ha fatto curnuto 'e Santu Martino.. L'imputato, accusato dallo Sparaglione, altro pesce attore della vicenda, pare essere 'o Capitone. Ovviamente, il tutto finisce nella solita rissa tra i familiari e gli amici della sposa e gli amici del Guarracino. Alla fine, il bilancio della battaglia è desolante: Cinquanta muorte e duicient' ferite E n'ati vinte 'mpericule 'e vita E 'll'autri jettero add'ò speziale A piglià l'Acqua Turriacale Per inciso, nel parapiglia, la sposa partorisce, ed a sorpresa partorisce uno scunciglio scagionando il malcapitato capitone... Ma ora lasciamo le vicende di amore e di guerra della saga del guarracino per occuparci della cura miracolosa che abbiamo visto prontamente prendere dallo speziale sottomarino, l'acqua turriacale, il medicamento che, senza alcun dubbio, possiamo definire come il più popolare nelle terre meridionali nel periodo che va tra XV e XVIII secolo. L'acqua turriacale del guarracino, non è altro che acqua theriacale, ossia una bevanda medicinale contenente quella Theriaca di Andromaco il Vecchio che costituiva la più celebre e credibile approssimazione storica del mito della panacea universale, il pharmaco catholico della tradizione alchimistica. La teriaca (dal greco antico thériakè, cioè antidoto, oppure secondo alcuni dal sanscrito táraca dove tár significa salva) è un preparato farmaceutico dalle supposte virtù miracolose di origine antichissima. Sebbene con molte variazioni di ricetta, questo elettuario è stato utilizzato per secoli, addirittura fino all’inizio del XX secolo. Probabilmente i romani la ripresero partendo dall’antidoto di Mitridate. Un es. famoso è la "teriaca di Andromaco", medico di fiducia di Nerone che seguendo le indicazioni e i consigli del medico personale di Mitridate, re del Ponto ideò una nuova teriaca, comprendente anche la carne di vipera, dato che in base alle credenze dell'epoca, un animale velenoso avrebbe dovuto possedere all'interno del suo corpo anche l'antidoto. La sua composizione ha avuto delle variazioni nel tempo, trasformandosi da rimedio contro i veleni a rimedio per combattere numerose malattie. Le teriache del XVI, XVII e XVIII secolo erano fondamentalmente composte da: carne di vipera (elemento primario), angelica, centaurea minore, genziana, mirra, incenso, timo, tarassaco (componenti amari), oppio, matricaria (elementi sedativi), succo d’acacia, potentilla (componenti astringenti), miele attico, liquirizia (addolcenti), finocchio, anice, cannella, cardamomo (elementi carminativi), radice di valeriana e di aristolochia, opoponax (elementi fetidi), scilla, agarico bianco (componenti acri), vino di Spagna.