Anno I – Numero 23 Mercoledì 03 Ottobre 2012, S. Gerardo abate CERIMONIA CELEBRATIVA Notizie in Rilievo • Cerimonia Celebrativa 1. La Federazione degli Ordini dei Farmacisti italiani: cento anni di storia iniziati a Napoli il 4 Ottobre 1912 “_t _t YxwxÜté|ÉÇx wxzÄ| bÜw|Ç| wx| YtÜÅtv|áà| àtÄ|tÇ|M àtÄ|tÇ|M vxÇàÉ tÇÇ| w| áàÉÜ|t |Ç|é|tà| t atÑÉÄ| |Ä G bààÉuÜx DLDE ” Si terrà il prossimo 22 Ottobre con inizio alle ore 20.00, presso il Teatro di San Carlo di Napoli. • Patologie 2. Che cosa si può fare per il piede piatto? • Salute e Prevenzione 3. Anche i pidocchi non sono più quelli di una volta • Alimentazione e Benessere 4. I rischi legati all’antipasto • Domande e Risposta 5. Perché è meglio non bere il tè con il latte? Il Consiglio dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli ha proposto tale iniziativa affinchè tale ricorrenza non passi inosservata, dispersa nella più anonima consuetudine quotidiana, consentendo con la Vostra attiva partecipazione di ricordare che il compimento di cent’anni di vita professionale della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, nata a Napoli il 4 ottobre 1912, costituisca un evento di indubbia rilevanza. E’ un orgoglio riscoprire che il primo Ordine dei Farmacisti a costituirsi è stato quello della provincia di Napoli e solo successivamente sono nati gli altri Ordini assumendo il numero progressivo, in ordine di anzianità di iscrizione, incominciando dal N. 1 con l’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli. E’ partendo da queste considerazioni che il Consiglio ha organizzato l’evento andando a riscoprire le nostre radici e la storia professionale dei Farmacisti . Siamo certi che vorrete comprendere ed apprezzare l’impegnativo compito che questo Consiglio dell’Ordine ha assunto per l’organizzazione della manifestazione, pur non perdendo di vista le sofferenze di alcuni Colleghi che in questo particolare momento stentano a trovare una collocazione professionale stabile. Pertanto, la partecipazione delle massime Autorità di Categoria avrà non solo una funzione celebrativa ma anche di analisi sulle varie problematiche, compresa quella occupazionale. Nell’organizzazione, pur assicurando una cornice altamente prestigiosa alla manifestazione, come il Teatro di San Carlo, abbiamo fruito per la realizzazione di contributi provenienti da Enti diversi, pertanto senza particolare onerosità a carico degli Enti di Categoria. COME PARTECIPARE: gli Iscritti che vogliono partecipare possono prenotarsi on-line sul sito dell’Ordine, dal 5 Ottobre p.v., entro e non oltre le ore 14,00 del 12/10/2012. Gli interessati, subito dopo aver effettuato la prenotazione dovranno ritirare l'invito personale gratuito, presso la sede dell'Ordine, entro e non oltre il 16 Ottobre, negli orari di apertura degli uffici. PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno I – Numero 23 PATOLOGIE CHE COSA SI PUÒ FARE PER IL PIEDE PIATTO? Tra i 4 e gli 8 anni in genere viene proposto un plantare. Solo successivamente un eventuale intervento Le persone con piedi piatti sono molte, soprattutto tra i bambini sotto i 4 anni, nei quali l'abbondanza di grasso plantare fa sì che quasi l'intera pianta del piede sia a contatto con il terreno. Ma non sempre è necessario prendere provvedimenti. «Bisogna distinguere tra piede piatto morfologico che ha solo l'aspetto di un piede piatto (arco plantare ridotto e conseguente impronta appiattita) e non necessita di trattamenti, e piede piatto con alterazioni funzionali che, invece, va curato» spiega Sandro Giannini, direttore della Clinica ortopedico-traumatologica I dell'Università di Bologna- Istituto Rizzoli. COME SI CAPISCE LA DIFFERENZA? «Bisogna valutare il cammino. In condizioni normali nella prima fase del passo (appoggio al suolo) il piede si appiattisce, mentre nella seconda fase spinge in avanti e diventa più incavato. In presenza di un piede piatto con alterazioni funzionali non c'è un corretto equilibrio tra queste due fasi e il piede rimane più tempo nella fase di appiattimento. Sempre durante il cammino si possono notare: eccessiva deviazione della parte posteriore del piede verso l'esterno, precoce sollevamento del tallone dal suolo per tendine d'Achille accorciato, riduzione della spinta dell'alluce nella fase di distacco del piede dal suolo. In alcuni centri specializzati i test sul cammino vengono eseguiti con una particolare attrezzatura computerizzata (gait analysis) in grado di fornire informazioni molto dettagliate». QUANDO E COME SI INTERVIENE SUL PIEDE PIATTO? «Un intervento mirato ha senso solo in caso di alterazioni funzionali. Nei bambini si prende in considerazione dopo i 4 anni, perché prima il piede non ha ancora sviluppato le caratteristiche di un piede normale. Tra i 4 e gli 8 anni in genere viene proposto un plantare che mantenga il tallone in asse con la gamba ristabilendo la normale divergenza tra le due ossa del retro piede (astragalo e calcagno) che, quando troppo divergenti, sono alla base del piede piatto. Non tutti gli specialisti concordano, ma noi lo riteniamo utile in questa fascia di età perché il piede è ancora in accrescimento e tale crescita si può giovare di un corretto posizionamento del tallone. Quando, nonostante il plantare, non ci siano stati miglioramenti o quando la deformità viene osservata dopo gli 8 anni può essere considerato l'intervento chirurgico di artrorisi sottoastragalica che mira a limitare l'eccessiva apertura tra astragalo e calcagno con l'inserimento di una vite o un tassello ad espansione appena davanti al malleolo esterno. Questa operazione dà risultati molto soddisfacenti nei bambini, ma man mano che ci si avvicina all'età adulta bisogna optare per una strategia più articolata, mirata a correggere altri difetti che si sono consolidati con la crescita. Il piede piatto dell'adulto è in genere un piede che non è stato curato a tempo debito, creando altri problemi (dolore, deformazioni delle dita, artrosi, ecc) e quindi richiede un intervento su più fronti per ripristinare una corretta biomeccanica». (Fonte: Salute-Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno I – Numero 23 SALUTE E PREVENZIONE ANCHE I PIDOCCHI NON SONO PIÙ QUELLI di una VOLTA La mappa dell'infestazione: esistono tre ceppi, ma solo uno può essere vettore di malattie infettive A scuola e asilo iniziati ritorna la preoccupazione che i bambini tornino a casa con un ospite clandestino e sgradito. Uno studio pubbl. sull’European Journal of Clinical Microbiology & Infectious Diseases spiega che neanche più i pidocchi sono quelli di una volta e suggerisce le strategie ottimali per stanarli e combatterli. LA MAPPA DELL’INFESTAZIONE - «Per conoscere i pidocchi bisogna capire che i primi antenati in grado di infestare i primati sono comparsi 25 milioni di anni fa, mentre sono vecchi di 5,5 milioni i parassiti con caratteristiche comuni che hanno trovato ospitalità nello scimpanzé e nell’uomo.» dichiara Hermann Feildmeier. «Fenomeni evolutivi complessi, in quanto hanno coinvolto nello stesso tempo ospite e parassita, hanno oggi condotto a tre tipi di Pediculus humanus: il gruppo A diffuso in tutto il mondo, il gruppo B localizzato nelle Americhe, in Europa e in Australia, il gruppo C, il più divergente, presente esclusivamente in Nepal e in Etiopia. Proprio da questo gruppo, oggi esportato in altre parti del mondo da profughi e migranti, potrebbe venire qualche minaccia per la salute perché il pidocchio può essere vettore di malattie infettive. Si tratta di un pericolo al momento mai dimostrato e teorico: anche se il 65% dei rifugiati provenienti dall’Etiopia è infestato, la possibilità di diffusione di malattie infettive è marginale. Un bambino europeo con pediculosi ha in media sul capo 10 parassiti e la quantità di sangue che ingerisce ciascuno di loro, sempre ammesso che sia del gruppo C, è minima» IL TRATTAMENTO - la pediculosi è un fenomeno in crescita negli ultimi 10 anni, in primo luogo per la comparsa di resistenza ai farmaci tradizionali, alcuni dei quali parenti stretti degli insetticidi e come loro tossici per il sistema nervoso e per il sangue, oltre che in grado di innescare allergie della pelle. Sono quindi entrate sulla scena due nuove classi di medicamenti. Nella prima sono compresi i prodotti vegetali. In Italia è un commercio una lozione che contiene estratti di noce di cocco, di anice e olio di ylang ylang, una pianta che cresce nelle foreste pluviali. Uno studio britannico riconosce a questo prodotto, disponibile in forma di lozione spray o schiuma la capacità di liberare dai pidocchi 8 su 10 persone trattate. Per quanto siano naturali, non è mai stata verificata la loro sicurezza come farmaci. Hanno invece un’azione meccanica i derivati del DIMETICONE, liquidi trasparenti, incolori, inodori e idrorepellenti. Una volta distribuiti, formano una sottile pellicola sulla capigliatura ma anche sul pidocchio e in definitiva lo soffocano. Sono stati usati per anni per bocca nei neonati per controllare le coliche e sono quindi collaudati quanto a sicurezza e, ovviamente, il modo con cui agiscono non prelude allo sviluppo di resistenze. QUALCHE CURIOSITA’- Perché le bambine sono colpite con frequenza circa doppia: «Non è solo perché hanno i capelli lunghi, ma anche perché il loro modo di giocare e relazionarsi comporta un tempo di contatto più prolungato e ravvicinato tra le testoline rispetto ai maschi.» L’ispezione visiva è tre volte meno affidabile del passaggio del pettine sul capello umido e la ricerca delle uova va effettuata in alcune sedi predilette dai parassiti: le tempie, la zona dietro le orecchie e la nuca. «Ci si può limitare a queste aree del cuoio capelluto solo in fase di diagnosi e se la ricerca dà esito positivo, altrimenti è bene estendere l’ispezione. Se si deve accertare l’avvenuta eradicazione dopo un trattamento, il pettine deve essere passato su tutta la capigliatura»(Fonte: Salute-Cor.) FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno I – Numero 23 ALIMENTAZIONE E BENESSERE I RISCHI LEGATI ALL’ANTIPASTO Spesso, quando si va al ristorante, o nelle cerimonie, è previsto il consumo dell’antipasto. Esso dovrebbe servire per “stuzzicare” l’appetito del consumatore, affinchè possa gustare con più soddisfazione le portate seguenti. Inutile anticipare che, se non consumato appropriamente, questo spesso rischia di diventare un boomerang, con l’impossibilità di gustare al meglio il resto del pasto. Gli antipasti possono essere di diverso tipo: a base di salumi e formaggi, a base di fritti, a base di pesce, a base di insalate. Nulla ci vieta di assaporare questa portata che, molte volte, comprende alimenti e sapori ottimi. Al fine di gustare in modo soddisfacente l’antipasto e, non solo, potrebbe essere utile seguire questi consigli: 1. pensare, quando possibile, a ciò che è previsto per le portate successive: nello specifico se verranno serviti alimenti ipercalorici o di difficile digestione, scegliere soprattutto insalata, salumi magri, pesce o stuzzichini. Si cerchi di evitare invece alimenti eccessivamente conditi con salse, carne, pasta fredda, fagioli; 2. evitare di ingerire bevande gassate o succhi di frutta calorici; 3. mangiare lentamente, sia per evitare “un’abbuffata” in questa fase, sia per non ingerire aria che, a livello dello stomaco, creerebbe sazietà anticipata; 4. evitare di ingerire alimenti particolarmente salati o acidi che, oltre arrecare, alla lunga, problemi alla nostra salute, aumentano il senso di appetito invogliando a consumare più cibo nell’antipasto. Mangiare in compagnia, al ristorante o ad una cerimonia è un’esperienza di socializzazione e condivisione fantastica, e proprio per questo motivo l’alimentazione diventa uno stupendo strumento in tal senso. Tuttavia per renderlo ancora più efficace e farci stare meglio con noi stessi, è importante riflettere su ciò che mangiamo ed anche il nostro corpo ci ringrazierà. (Fonte: Alimentazione-Salute) DOMANDE E RISPOSTA PERCHÉ È MEGLIO NON BERE IL TÈ CON IL LATTE? Nel mondo il tè, come bevanda, è secondo solo all’acqua. Gli studiosi confermano che ci protegge dalle malattie cardiovascolari perché contiene le catechine, sostanze che favoriscono la produzione di ossido nitrico, un composto capace di migliorare l’elasticità delle arterie. Se si aggiunge latte, però, i benefici del tè vengono annullati. Alcune proteine presenti nel latte, le caseine, contrastano infatti l’azione delle catechine. Contro il cancro: gli esperti ritengono poi che il latte possa far diminuire anche le capacità anticancerogene del tè. (Fonte: Focus)