Anno II – Numero 244 Notizie in Rilievo Prevenzione e salute 1. Farmaci: per 70% donne pillola giorno dopo e' percorso a ostacoli 2. Tumori: sport, dieta e caffe' 'mix' per ridurre rischio cancro ovarico Alimenti e salute 3. Uva passa, un alleato per non invecchiare Scienza e salute 4. Esiste un limite di sopportazione del rumore? 5. Malattie: genere sessuale incide su insorgenza 6. Asimmetrico o irregolare: le anomalie del seno 7. Sgridare i figli? Inutile e controproducente! 8. Acufene pulsante: cause, sintomi, diagnosi, cure Venerdì 13 Settembre 2013, S. Maurilio Il Proverbio di Oggi ‘A ‘nmidia se stessa smafara L’invidia consuma se stessae ESISTE un LIMITE di SOPPORTAZIONE del RUMORE? La soglia considerata critica per evitare danni all’udito è quella di 90 decibel, quella del dolore intorno a 120. L’Organizzazione Mondiale della Sanità fissa valori medi da non superare all’esterno delle abitazioni per evitare possibili disturbi e danni alla salute (problemi del sonno e della concentrazione; insorgenza di stress, stati ansiosi e irritabilità; disturbi all’apparato cardiocircolatorio, digestivo e respiratorio): tali valori sono di 55 dBA (decibel ponderati, cioè che considerano la diversa sensibilità dell’orecchio alle diverse frequenze) nel periodo diurno (dalle 6 alle 22) e di 45 dBA in quello notturno (22-6). Troppe ore: L’insorgere di problemi fisici e psichici dovuti al rumore dipende anche dal tempo di esposizione. Per esempio, chi fa un lavoro che lo espone a 80 dB per 40 anni, ha una probabilità su due di diventare sordo. (Focus) MALATTIE: GENERE SESSUALE INCIDE SU INSORGENZA Il genere sessuale influisce sul rischio di ammalarsi fisicamente e mentalmente. Un nuovo studio del St. Michael s Hospital in Canada ha dimostrato che in un periodo di 10 anni gli uomini hanno maggiori possibilità delle donne (meno 14%) di ammalarsi fisicamente. Dai risultati è emerso anche che soffrire di una patologia mentale incrementa il rischio di insorgenza di malattie fisiche di 10 volte per entrambi i sessi, anche se le donne si ammalano tendenzialmente con un anno di anticipo. "Il ruolo del sesso come fattore di rischio per la malattia non è sempre considerato ma è invece un elemento importantissimo", ha spiegato F. Matheson, sul Journal of Epidemiology & Community Health. SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 244 SCIENZA E SALUTE ASIMMETRICO O IRREGOLARE: LE ANOMALIE DEL SENO Dalla politelia al capezzolo introflesso, dalla mammella tuberosa alla sindrome di Poland: ecco quali sono i problemi, di varia entità, che possono modificare l'aspetto della mammella. Oggi trattiamo il capezzolo introflesso. IL CAPEZZOLO INTROFLESSO:Cause e terapie della presenza di capezzoli in più La malformazione è caratterizzata dall'assenza di prominenza del capezzolo, che risulta quindi come «risucchiato» all'interno della mammella Il capezzolo introflesso è una malformazione caratterizzata dall'assenza di prominenza del capezzolo, che risulta quindi come «risucchiato» all'interno del seno. Vari i gradi dell'anomalia, che può interessare sia una sola mammella che entrambe. Nella forma lieve, detta reversibile, il capezzolo, introflesso a riposo, può estroflettersi manualmente o con il freddo, mentre nelle forme più gravi rimane introflesso anche se stimolato. CAUSE. Questa anomalia è determinata da dotti galattofori (i tubicini che durante l'allattamento portano il latte al capezzolo) troppo corti, che trattengono all'interno della mammella il capezzolo. L'origine del problema, che colpisce in media 20 donne su mille, è di solito ereditario; in rari casi può essere causato da infiammazioni o da interventi chirurgici. Infine, si può presentare dopo l'allattamento. TRATTAMENTI. Nei casi più lievi, per correggere l'anomalia si può ricorrere a dispositivi, simili a piccole ventose, che, creando dall'esterno un vuoto con pressione negativa, spingono il capezzolo in fuori. Devono essere applicati per circa 6-8 ore al giorno per almeno tre mesi. Gli svantaggi? Sono scomodi e visibili attraverso i vestiti. Inoltre, se la pelle è molto delicata, possono provocare l'ulcerazione del capezzolo. L'alternativa chirurgica consiste nell'effettuare una piccola incisione a livello del capezzolo, attraverso la quale rimuovere i tralci fibrosi e i dotti galattofori troppo corti. Al termine dell'operazione, il capezzolo verrà suturato sia all'interno (pull out), per proiettarlo in fuori, che sulla cute esterna (per affrancare meglio i margini). Poi verrà posizionata una medicazione ad anello (detta a ring). L'intervento, che ha una durata di 30-60 minuti, avviene in anestesia locale e in regime di day surgery. La medicazione applicata sulla mammella verrà rimossa dopo circa 5-7 giorni, eventuali punti di sutura, se non riassorbibili, dopo circa 10 giorni. Inizialmente la zona potrà risultare tumefatta, ma il gonfiore si ridurrà progressivamente fino a scomparire nell'arco di due settimane circa. All'inizio la sensibilità di areola e capezzolo potrebbe essere alterata: ma si tratta di una condizione provvisoria, destinata a tornare alla normalità nell'arco di alcune settimane o di pochi mesi. In seguito a questa operazione, non è più possibile allattare. L'iter per avere le corrette indicazioni prevede una visita del medico di famiglia che, constatata l'anomalia, prescriverà una visita specialistica dal chirurgo plastico. Sarà poi quest'ultimo a decidere e a programmare, nell'ambito dell'attività ospedaliera. (OK, Salute e Benessere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 244 SCIENZA E SALUTE SGRIDARE i FIGLI? INUTILE e CONTROPRODUCENTE! I genitori sono avvisati: redarguire verbalmente, con durezza, i propri figli, o addirittura umiliarli con appellativi “pesanti”, oltre ad essere controproducente ai fini educativi e comportamentali, può anche far loro del male, soprattutto se i soggetti in questione attraversano la fase della prima adolescenza. La conferma arriva da uno studio condotto dall’Univ. di Pittsburgh, pubb. sulla rivista Child Development, che ha sottoposto a un gruppo di ragazzi e ai loro rispettivi genitori due distinti questionari: ai figli si chiedeva quante volte, nell’ultimo anno, avessero mentito in famiglia, quante avessero tenuto atteggiamenti scorretti a scuola, e quante in società. Ai genitori, invece, le volte che, appurata disobbedienza o scorrettezza, avessero rimproverato aspramente i figli e, soprattutto, con quali modalità. Confrontando i risultati di entrambe le categorie, i ragazzi trattati con maggior durezza sono risultati addirittura “destabilizzati” a livello psicologico, con conseguenze negative sul loro stesso comportamento. (Sani e Belli) ALIMENTI E SALUTE UVA PASSA, UN ALLEATO PER NON INVECCHIARE O la si ama o la si odia. Non c’è una via di mezzo. Eppure adesso la apprezzeranno di più anche coloro che non ne sopportano neanche la vista. È l’uva passa (o sultanina) detta anche comunemente uvetta. Nonostante il suo aspetto non proprio invitante, pare abbia notevoli benefici. Ad affermarlo uno studio pubblicato sul Journal of food science. Secondo quanto riportato, l’uva passa potrebbe essere un concentrato di antiossidanti, utile per la prevenzione di un buon numero di patologie. Ad iniziare da quelle che interessano la cavità orale. Pare, infatti, che nell'acino appassito di uva si concentrino dosi super di antiossidanti in grado di contrastare lo Streptococcus mutans, uno dei più combattivi batteri che formano la placca e minacciano i denti. Secondo i ricercatori guidati da Ashley R. Waters l’uvetta può contrastare la formazione del film batterico che attacca i denti, favorendo il distacco della gengiva e quindi la caduta dei denti. Ma non è tutto. Sono stati accertati positivi effetti anche contro diabete e rischi cardiovascolari. Nonostante il notevole tenore di zuccheri, risultato della disidratazione dell'uva, l'elevato livello di vitamine e nutrienti permette di ridurre l'apporto di zuccheri e grassi da altre fonti alimentari. Lo ha stabilito lo studio condotto tra il 2003 e il 2008 su un gruppo di bambini che poteva scegliere di fare merenda con «fuori pasto» diversi: uva passa, uva, patatine o biscotti al cioccolato. I bimbi golosi di uva e uvetta non solo erano più sazi degli altri, ma introducevano nella dieta anche fonti salutari di fibre, antiossidanti come il resveratrolo, vitamina C, potassio e ferro. Una valida alternativa alla merenda dei più piccoli arriva quindi da un piccolo frutto, che aiuta a controllare anche peso e livelli di zuccheri nel sangue. (Salute, Il Mattino) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 244 SCIENZA E SALUTE FARMACI: PER 70% DONNE PILLOLA GIORNO DOPO E' PERCORSO A OSTACOLI Una 'Odissea' che non salva nemmeno 'la casta' dei parlamentari L'accesso alla contraccezione d'emergenza? Una 'Odissea' che non salva nemmeno 'la casta' dei parlamentari. La pillola del giorno dopo negata a una deputata Pd dall'ambulatorio di Montecitorio - caso denunciato in Aula dalla socialista Pia Elda Locatelli - ha riportato alla ribalta la questione dell'accesso alla pillola del giorno dopo. Un vero e proprio percorso ad ostacoli per le ragazze italiane. Secondo un sondaggio online, il portale promosso dalla Smic, la Società medica italiana per la contraccezione - presentato lo scorso luglio - il 68% delle donne che ne hanno avuto bisogno si è visto inizialmente rifiutare il farmaco e il 62% è stato costretto a un 'pellegrinaggio' forzato tra gli ospedali per poterlo ottenere. All'indagine hanno partecipato, da giugno a luglio, quasi 3.500 donne dai 14 anni in su, l'84% concentrate nella fascia di età tra i 21 e i 25 anni. Di queste, solo il 4% ha dichiarato di aver fatto ricorso alla contraccezione d'emergenza. E ancora: il 60% non ha ricevuto indicazioni sulle strutture - ospedale o consultorio - alle quali rivolgersi per ottenere la prescrizione. La quasi totalità del personale sanitario non ha spiegato la differenza tra le due opzioni terapeutiche (pillola del giorno dopo e pillola dei cinque giorni dopo). E il 70% si è sentita 'giudicata'. (Adnkronos Salute) TUMORI: SPORT, DIETA E CAFFE' 'MIX' PER RIDURRE RISCHIO CANCRO OVARICO A stabilirlo è una ricerca dell'Imperial College di Londra Il rischio di sviluppare un cancro ovarico può essere ridotto con l'esercizio fisico, una dieta equilibrata e possibilmente un buon caffè. A stabilirlo è una ricerca dell'Imperial College di Londra. Secondo gli scienziati quasi la metà (3.700 casi) delle neoplasie ovariche segnalate ogni anno nel Regno Unito potrebbero essere prevenute. "I dati dimostrano che questa tipologia di tumori può essere evitata grazie a stili di vita più sani e attivi. Inoltre - suggeriscono - le donne possono ridurre il rischio con circa 30 minuti di esercizio fisico al giorno e con una maggiore attenzione alla bilancia". Il World Cancer Research Fund ha scoperto che anche il caffè può aiutare a ridurre il rischio oncologico, ma secondo gli esperti "non ci sono ancora prove sufficienti per raccomandare questa bevanda come scudo anti cancro". Il tumore dell'endometrio o sarcoma dell'utero è la quarta causa di morte per neoplasia tra le donne inglesi. I ricercatori hanno raccolto studi e lavori scientifici sul cancro dell'endometrio e i legami con la dieta, l'attività fisica e il peso corporeo. Ebbene, hanno trovato le prove che circa 3.700 casi potrebbero essere evitati ogni anno se le donne dedicassero 38 minuti al giorno all'esercizio fisico e al loro peso corporeo. Secondo l'autrice dello studio, Teresa Norat "se si è fisicamente attivi e se si sta attenti al peso - riferisce alla 'Bbc - è possibile ridurre il rischio di cancro ovarico e migliorare la propria salute". (Adnkronos Salute) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 244 PREVENZIONE E SALUTE ACUFENE PULSANTE: CAUSE, SINTOMI, DIAGNOSI, CURE Il disturbo caratterizzato dalla percezione di un rumore ritmico ha origine all'interno del corpo. È causato da un cambiamento del flusso sanguigno in vaso vicino all'orecchio L'acufene pulsante è un disturbo caratterizzato dalla percezione di un rumore ritmico e ha origine all'interno del corpo. È un tipo di acufene raro, che riguarda circa il 3% dei pazienti affetti da questo disturbo. CAUSE. L'acufene pulsante è causato da un cambiamento del flusso sanguigno dei vasi vicini all'orecchio, dovuto per es. a un'ostruzione o a un eccessivo allargamento di un vaso, situazione che costringe i vasi vicini a un sovraccarico che genera rumore. Un'altra causa è la formazione di turbolenze all'interno del vaso. Se la parete interna del vaso è irregolare, per esempio a causa di arteriosclerosi (indurimento delle pareti), il flusso sanguigno sarà turbolento invece che regolare. L'acufene pulsante può, quindi, rappresentare un campanello d'allarme per diverse patologie: fistole arterio-venose, angiomi, glomo timpano-giugulare, paraganglioma, stenosi carotidee importanti, ipertensione arteriosa, valvulopatie cardiache. Molto più raramente gli acufeni pulsanti possono avere un'origine vasculo-tumorale. L'aumento di percezione del rumore prodotto dal flusso sanguigno può avvenire anche in assenza di turbolenze od ostruzioni per: • perdita uditiva di tipo trasmissivo causata da un aumento della risonanza della cavità timpanica (otite catarrale, otite cronica, restringimento tubarico, ecc.); • aumento della sensibilità delle vie uditive che può, come nell'iperacusia, innescare un meccanismo di attenzione in cui il segnale normale di pulsazione viene interpretato come un segnale di allarme ed essere aumentato proprio dall'attenzione selettiva che vi si va a focalizzare (evenienza frequente in soggetti con stati di ansia); • disfunzioni dell'articolazione timpano-mandibolare. SINTOMI. L'acufene pulsante provoca la percezione in uno o entrambi gli orecchi di un rumore ritmico spesso sincrono con il battito cardiaco. Questo può essere facilmente verificato ascoltando il proprio battito con le dita sul collo o sul polso e ascoltando il proprio acufene. In alcuni casi la percezione continua di questo rumore può provocare cefalee e stati d'ansia anche molto intensi. Ha maggiore rilevanza clinica un acufene pulsante monolaterale. DIAGNOSI. Per prima cosa, in presenza di un acufene pulsante è importante rivolgersi al medico specialista audiologo o otorinolaringoiatra che presterà particolare attenzione all'esame del timpano attraverso una microotoscopia ed effettuerà una esplorazione manuale dei vasi del collo. Dopo aver proceduto agli esami di base audiometrico e impedenzometrico ascolterà con uno stetoscopio la zona intorno all'orecchio per valutare se si tratta di un acufene obiettivo (ascoltabile dall'esterno). Il medico valuterà se procedere poi a esami quali: Tac, risonanza magnetica nucleare, angiorisonanza, ecocolordoppler dei vasi epiaortici ed eventualmente trans-cranico, angiografia. TERAPIA. varia a seconda della causa che ha scatenato l'acufene pulsante. Per es., se l'origine del disturbo consiste in fenomeni ostruttivi il medico provvederà alla somministrazione di farmaci antitrombotici e statine. In aggiunta l'acufene pulsante può essere trattato con la Tinnitus Retraining Therapy, con le tecniche di mascheramento sonoro e con terapie psicologiche. Di fronte a un acufene pulsante è bene, dopo aver eseguito le indagini radiologiche e TC o RMN, ove tali esami evidenzino anomalie, chiedere una consulenza neurochirurgica o chirurgica vascolare, neurologica e angiologica.