Anno II – Numero 254 Notizie in Rilievo Farmaci e salute 1. Il rischio di artrite reumatoide diminuisce con l’assunzione di Omega-3 Alimenti e salute 2. Acne, attenzione a cosa mangiamo! 3. Troppa caffeina in pubertà "blocca" il cervello Scienza e Salute 4. Perché alle donne piacciono gli uomini divertenti? 5. Perché fischiano le orecchie? 6. Medicina estetica: studio Gb, rischio infezione ritocchi con aghi 7. Muovere la mano (di un altro) solo con il pensiero: adesso è possibile Patologia e Salute 8. Sete e urina abbondante: i sintomi del diabete di tipo I Venerdì 27 Settembre 2013, S. Vincenzo de Paoli Il Proverbio di Oggi ’A femmena pè ll’ommo addeventa pazza, l’ommo p’ ’a femmena addeventa fesso Ci sono uomini che per una donna si rimbecilliscono PERCHÉ ALLE DONNE PIACCIONO GLI UOMINI DIVERTENTI? Da un punto di vista evolutivo, la donna è più esigente dell’uomo nella scelta del partner perché spetta a lei il compito di allevare la prole. Quindi, se lui può “accontentarsi” di una femmina bella e in buona salute (dunque idonea alla riproduzione di figli sani), la femmina ha bisogno di garanzie più sostanziose, e cioè intelligenza, creatività, apertura mentale. Requisiti che le persone con senso dell’umorismo in genere possiedono. Alle donne piacciono gli uomini divertenti, agli uomini piacciono le donne che ridono. Una ricerca svolta dall’Univ. del Colorado ha dimostrato che le persone divertenti hanno anche test di intelligenza migliori. I ricercatori chiesero a un gruppo di volontari di inventare frasi o immagini divertenti. Chi possedeva il QI più alto produsse situazioni più spassose di chi aveva un quoziente intellettivo inferiore. La simpatia femminile invece.....al contrario, per gli uomini una donna che sa far ridere non è particolarmente attraente. Mentre lo è la donna che ride alle loro battute. Diverse ricerche hanno dimostrato che durante una conversazione fra uomini e donne, le seconde ridono molto di più dei maschi. E poiché la risata è un efficace indicatore di attrazione, in quanto segnala inconsciamente interesse e piacere, gli uomini trovano molto interessanti le donne che ridono. Quindi per entrambi i sessi l’umorismo ha un ruolo importante nel gioco dell’attrazione e del corteggiamento, ma le modalità sono completamente diverse. (Focus) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 254 PERCHÉ FISCHIANO LE ORECCHIE? Il fischio nelle orecchie è una sensazione soggettiva: si percepisce un suono acuto che non è originato dalle vibrazioni di onde sonore esterne ma che nasce nella parte interna dell’orecchio. Basta un’ostruzione del condotto uditivo dovuta a cerume o a catarro, per generare il fischio. Muscoli troppo tesi. Se invece il condotto è libero, il fischio è dovuto ai muscoli interni (stapedio e muscolo tensore del timpano) che si contraggono per mantenere tesa la membrana timpanica e quindi smorzare le vibrazioni prima che raggiungano la parte più delicata dell’orecchio. A volte però i muscoli si contraggono per spasmi involontari, soprattutto per effetto dello stress. Quando è colpa di una malattia. Di natura diversa sono i fruscii e ronzii legati alle malattie e che possono derivare da alterazioni della pressione dei liquidi che si trovano nella parte più interna dell’orecchio, da patologie dell’apparato uditivo o del nervo acustico, oppure da difetti circolatori come nell’ipertensione e nell’arteriosclerosi. (Focus) IL RISCHIO DI ARTRITE REUMATOIDE DIMINUISCE CON L’ASSUNZIONE DI OMEGA-3 Un nuovo studio ha dimostrato che una regolare assunzione di acidi grassi Omega3, all’interno della propria dieta, protegge dall’artrite reumatoide Un nuovo studio ha dimostrato che una dieta nella quale abbondi pesce ricco di acidi grassi protegge dall’artrite reumatoide. Una regolare assunzione di acidi grassi Omega-3 all’interno della propria dieta si associa ad un 35% di probabilità in meno di contrarre l’artrite reumatoide nel breve termine, arrivando fino ad una diminuzione del rischio di oltre il 50% in caso di consumo prolungato di Omega 3, che si trovano in grande quantità in pesci grassi quali il salmone e lo sgombro. “L’analisi indica un ruolo potenzialmente importante degli acidi grassi polinsaturi a catena lunga Omega-3 nell’eziologia dell’artrite reumatoide e suggerisce che l’osservanza di alcune regole alimentari relative all’assunzione di pesce possono generare benefici rispetto al rischio di artrite reumatoide” hanno concluso gli autori. I risultati si allineano a quelli di un altro studio nel quale si evidenziava una riduzione del 20% del rischio di artrite reumatoide tra gli uomini e le donne che dichiaravano di mangiare almeno una porzione di pesce grasso al mese. Fino ad ora però gli integratori a base di olio di pesce erano considerati l’unica fonte di omega 3 chiaramente associata ad un ridotto rischio di artrite reumatoide mentre gli studi sulle fonti alimentari di omega 3 avevano prodotto risultati variabili. Ora questo studio indica che un’elevata assunzione, superiore a 0,21 grammi al giorno di omega-3 direttamente dal pesce, è associata ad una riduzione statisticamente significativa del rischio di artrite reumatoide. (Salute, Panorama) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 254 PATOLOGIA E SALUTE SETE E URINA ABBONDANTE: I SINTOMI DEL DIABETE DI TIPO I Colpisce soprattutto bambini e adolescenti. Alito acetonico e disidratazione sono altri sintomi importanti Ogni anno in Italia sono circa 15 mila i nuovi casi di diabete di tipo 1, malattia autoimmune che insorge soprattutto nell’infanzia e nell'adolescenza (perciò è chiamata anche "diabete giovanile"). «Le cause del diabete di tipo 1 non sono del tutto chiarite. Si pensa che questa malattia derivi da un danno provocato alle cellule beta del pancreas, innescato da alcuni ceppi di virus - spiega Carlo Giorda, presidente della Fondazione Associazione medici diabetologi. In individui con una particolare predisposizione genetica, questo danno indurrebbe il sistema immunitario a reagire in modo eccessivo, arrivando a distruggere le cellule beta del pancreas. Queste cellule sono deputate alla produzione di un ormone, l'insulina, che regola l'uso del glucosio da parte delle cellule come fonte di energia. Il risultato della mancata produzione di insulina è che il glucosio che deriva dagli alimenti e dalla produzione epatica si accumula nel sangue, per poi essere eliminato con le urine, con numerose conseguenze negative per l'organismo». Quali sono i sintomi caratteristici?: «Sono diversi i segnali che possono far pensare al diabete di tipo 1, soprattutto quando riguardano un bambino o un adolescente (anche se non mancano i casi in cui la malattia si sviluppa nell’adulto o nell'anziano). Nel bambino, uno dei primi segni che può far sospettare il diabete è la pipì a letto, dopo che il piccolo aveva perso questa abitudine. Sintomi, in genere, da associare a un possibile diabete sono: aumento cospicuo della produzione di urina (sia di giorno sia di notte), sete continua, disidratazione e alito acetonico. Se non si riconosce subito un'iperglicemia (valori di glucosio nel sangue superiori alla norma), può instaurarsi una chetoacidosi, condizione potenzialmente letale se non si interviene per tempo». Che cosa si può fare?: «Una volta diagnosticato il diabete di tipo 1 con semplici esami del sangue, bisogna fornire all'organismo l'insulina (per il resto della vita), somministrata con iniezioni sottocute più volte al giorno o con microinfusori. Occorre calibrare correttamente la quantità di insulina necessaria in relazione a ciò che si mangia e questo può essere fatto solo con l'autocontrollo». In che cosa consiste l'autocontrollo del diabete?: «Nel misurare più volte al giorno la glicemia con particolari dispositivi, i glucometri, e quindi assumere l'insulina in quantità adeguata. Non è così facile come può sembrare, soprattutto perché gli interessati sono perlopiù bambini o adolescenti: fondamentale è la collaborazione tra medico, genitori e paziente. Quasi la metà dei diabetici non ha un buon controllo della glicemia, aumentando così le possibilità di complicanze. L'iperglicemia, alla lunga, può infatti danneggiare i vasi sanguigni, gli occhi, i reni e il sistema nervoso». (Salute, Corriere) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 254 ALIMENTI E SALUTE ACNE, ATTENZIONE A COSA MANGIAMO! Tra le cause principali, un’alimentazione a base di cibi ad alto indice glicemico Chi, nel corso della propria adolescenza, non ha dovuto combattere con l'annoso problema dell'acne? Via quindi con creme al cetriolo, pulizie del viso, saponi allo zolfo e intrugli più o meno efficaci. La chiamano acne "giovanile" ma spesso può fare la sua comparsa anche intorno ai trent'anni. Si tratta di un disturbo legato alla secrezione degli ormoni androgeni (tipicamente maschili) e, proprio per questo motivo, è molto più diffuso tra gli uomini, ma non di certo assente tra le donne. Esiste un legame tra acne e alimentazione? A quanto pare sì. Sembra, infatti, che ci sia uno stretta connessione tra quello che mangiamo e fattori endocrini che portano, poi, allo sviluppo di questa patologia. In particolare, tra le cause principali di tali squilibri, ci sarebbe un’alimentazione a base di cibi ad alto indice glicemico, vale a dire la velocità con cui aumenta la concentrazione di glucosio nel sangue (glicemia). Tale concetto è strettamente collegato all’innalzamento dell’ormone insulina circolante (maggiore è l’aumento di glicemia, maggiore sarà la produzione da parte del pancreas di insulina, per cercare di far rientrare i valori glicemici all’interno di range accettabili). L’iperinsulinemia è infatti implicata nel processo di formazione dell’acne, poiché stimola la liposintesi a livello delle ghiandole sebacee della pelle. Uno studio ha analizzato gli effetti di un’alimentazione a basso indice glicemico in relazione ai sintomi dell’acne. Per fare ciò, 32 pazienti di età compresa tra i 20 ed i 27 anni, sono stati divisi in due gruppi: il primo gruppo, composto da 17 soggetti, è stato sottoposto ad un’alimentazione a basso indice glicemico per 10 settimane, il secondo gruppo, composto da 15 persone (controllo) ha continuato ad osservare un’alimentazione normale per lo stesso periodo di tempo. RISULTATI: L’analisi dei risultati ottenuti ha condotto a conclusioni molto interessanti. Il gruppo osservante un’alimentazione a basso indice glicemico ha registrato una netta diminuzione di lesioni infiammatorie della pelle dovute all’acne rispetto al gruppo di controllo, il quale non ha invece registrato importanti riduzioni. Inoltre, sempre nel primo gruppo, è stata registrata anche una diminuzione delle dimensioni delle ghiandole sebacee. Tutto questo dimostra che esiste una significativa e netta correlazione tra il miglioramento dell’acne e un’alimentazione a basso indice glicemico. (Salute, Tgcom24) MEDICINA ESTETICA: STUDIO GB, RISCHIO INFEZIONE RITOCCHI CON AGHI Botox, filler e tutte le altre pratiche di medicina estetica che prevedono l'uso di un ago potrebbero nascondere rischi di infezione se non vengono seguite tutte le norme igieniche. Lo afferma l'istituto di vigilanza britannico sulla sanità. L'agenzia ha pubblicato sul proprio sito delle linee guida dedicate ai centri che praticano queste terapie, che ora sono a disposizione del pubblico per i commenti. "Stiamo vedendo - afferma una portavoce al sito della Bbc - un aumento delle infezioni dovute a queste pratiche, e le ultime linee guida sull'uso di aghi risalgono al 2009, quando queste pratiche non erano molto diffuse soprattutto tra gli adolescenti come invece avviene oggi".(Agi PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 254 ALIMENTI E SALUTE TROPPA CAFFEINA IN PUBERTÀ "BLOCCA" IL CERVELLO Potrebbe compromettere il corretto sviluppo dell'organo Il consumo eccessivo di caffeina durante la pubertà potrebbe ridurre il sonno profondo e ritardare lo sviluppo del cervello. Almeno in base a uno studio condotto presso l'Ospedale pediatrico di Zurigo. Riduzione del sonno profondo - Gli scienziati hanno osservato che presso i roditori durante la pubertà, un consumo eccessivo di caffeina, che corrisponderebbe per un umano a 3-4 tazze di caffè al giorno, conduce a una riduzione del sonno profondo e a un ritardo dello sviluppo cerebrale. Il consumo di caffeina fra gli adolescenti è aumentato negli ultimi 30 anni di oltre il 70%, soprattutto a causa delle bibite energetiche che contengono la sostanza eccitante. Età critica - Presso gli uomini e i ratti, la durata e l'intensità del sonno profondo aumentano durante l'infanzia, così come il numero di sinapsi o connessioni nel cervello, per poi diminuire all'età adulta. Il cervello comincia la maturazione durante la pubertà. Questa ottimizzazione si verifica probabilmente durante il sonno profondo. Delle sinapsi più importanti vengono consolidate, altre riassorbite affinché la rete diventi più efficace e che le prestazioni del cervello migliorino. (Salute, Tgcom24) MUOVERE LA MANO (DI UN ALTRO) SOLO CON IL PENSIERO: ADESSO È POSSIBILE Messa a punto la prima interfaccia cerebrale uomo-uomo Comandare il movimento della mano di una persona a centinaia di metri di distanza, con la sola imposizione del pensiero: adesso è possibile, grazie alla prima interfaccia cerebrale uomo-uomo non invasiva (realizzata, cioè, senza l'inserimento di elettrodi nel cervello) messa a punto dai ricercatori dell’University of Washington (Usa). Mentre gli studiosi della Duke University (Usa) hanno dimostrato che è possibile realizzare la comunicazione cervello-cervello tra due topi, e i ricercatori di Harvard (Usa) hanno dimostrato che è possibile fare lo stesso tra un uomo e un topo, Rajesh Rao e l'italiano Andrea Stocco dell'University of Washington ritengono che questa sia la prima dimostrazione di interfacciamento tra due cervelli umani. Utilizzando una forma di stimolazione magnetica - la stimolazione magnetica transcranica, che permette di stimolare i nervi senza contatto diretto - e usando internet per inviare gli stimoli cerebrali, il cervello di Rao ha comunicato con quello di Stocco, che si trovava dall’altro lato del campus dell’università, riuscendo a fargli muovere un dito sulla tastiera di un computer. “Internet è stato, finora, uno strumento per collegare i computer. Da adesso potrà essere un modo per collegare cervelli. Vorremmo riuscire a trasmettere la conoscenza acquisita da un cervello a un altro cervello”. Secondo Stocco in futuro questa tecnologia potrebbe essere utilizzata dalle persone con disabilità e con difficoltà di comunicazione per manifestare le loro volontà riguardo, ad es., a cibo e acqua, o per permettere a delle persone a terra di aiutare gli assistenti di volo o i passeggeri di un aereo in caso di incapacità del pilota. Il tutto superando, ovviamente, tutti i disagi legati al parlare due lingue diverse. (Salute, Sole24ore)