Anno II – Numero 262 AVVISO Mercoledì 09 Ottobre 2013, S. Dionigi, Ferruccio, Sara 1. Corso per la Il Proverbio di Oggi formazione dei lavoratori E’ malatie veneno a cavallo e se ne vanno a père E’ la guarigione che è lenta Notizie in Rilievo Prevenzione e salute 2. Cervello e udito: con la sordità il rischio di demenza quintuplica 3. Diagnosi precoce di Parkinson: a farla è la scrittura a mano 4. Stress in gravidanza, bimbi ansiosi 5. Gb: se si camminasse 20 min al di' decine migliaia morti in meno Scienza e Salute 6. Tumori: a 15 anni inventa un test per il tumore al pancreas 7. Il laser che ringiovanisce il viso 8. Case surriscaldate e il peso aumenta Alimenti e Salute 9. Pilosella, centella e ananas per combattere la ritenzione idrica 10. Patatine surgelate: così si riduce il rischio cancro. TUMORI: A 15 ANNI INVENTA UN TEST PER IL TUMORE AL PANCREAS Ha inventato un test per il tumore al pancreas, Jack Andraka, un ragazzo americano di 16 anni, ne aveva appena 15 inventa un test per il tumore al pancreas. Dopo che il cancro uccide suo zio, inizia a fare ricerche su web sul cancro pancreatico, proteine tumorali e recettori e realizza un sistema di diagnosi che si rivela efficace: un test, basato su sensori e nanotubi di carbonio, per poterla individuare in fase precoce. Jack, convinto della validità dei suoi risultati, li ha inviati a oltre 200 professori. Ignorato da 199, che forse non hanno nemmeno letto la lettera. Uno, però, l’ha letta. Si chiama Abirban Maitra, un esperto di cancro pancreatico della Johns Hopkins. Maitra chiama subito il ragazzino inventore nel suo laboratorio. Dopo esperimenti durati sette mesi, il test ha finalmente dimostrato di funzionare: una striscia immersa nel sangue o nell’urina (praticamente come un semplice test di gravidanza) segnala i livelli della proteina mesotelina. Il test, è stato giudicato dalla prestigiosa rivista americana Forbes 160 volte più veloce di altri screening attualmente disponibili, 26.667 volte meno costoso (costa 3 centesimi rispetto agli 800 dollari di un test standard), e 400 volte più sensibile dei precedenti test per la diagnosi del cancro. Con ogni striscia è possibile eseguire 10 test, che richiedono 5 minuti ciascuno. Secondo gli esperti promette di diventare il migliore test al mondo. Andraka ha brevettato il suo metodo, che è poi un «sensore cartaceo». L’attenzione è massima. Il tumore al pancreas è una malattia devastante con un tasso di sopravvivenza a cinque anni di solo il 5,5%. Una delle ragioni di questo basso tasso di sopravvivenza è la mancanza di metodi di screening non invasivi, precisi e poco costosi. Maitra è entusiasta del suo pupillo: «Sentirete molto parlare di lui negli anni a venire. Questo ragazzo è l’Edison dei nostri tempi». (Salute, Sole 24ore) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 262 PREVENZIONE E SALUTE CERVELLO E UDITO: CON LA SORDITÀ IL RISCHIO DI DEMENZA QUINTUPLICA Importante intervenire tempestivamente sul danno uditivo Tanto più si hanno problemi di udito, tanto più si rischia di incorrere nello sviluppo di una demenza: “Oggi sappiamo che tra ipoacusia e demenza esiste una relazione bidirezionale: un grave deficit uditivo è in grado di aumentare di ben 5 volte, in maniera indipendente rispetto ad altri fattori, il rischio di sviluppare demenza”. A spiegarlo è Alessandro Martini, Dir. del Dip. di Neuroscienze e Organi di Senso e docente di Otorinolaringoiatria, Università di Padova: “Dobbiamo quindi intervenire tempestivamente sul danno uditivo, con opportuni test audiometrici e i giusti apparecchi acustici, in modo da contrastare il più possibile il decadimento della funzione uditiva. Rallentare anche di un solo anno l’evoluzione del quadro clinico, porterebbe a una riduzione del 10% del tasso di prevalenza della demenza nella popolazione generale, con un notevole risparmio in termini di risorse umane ed economiche”. Stando ai dati, oltre 7 milioni di italiani e 590 milioni di persone nel mondo convivono con un deficit dell’udito e vanno incontro a un rischio maggiore di sviluppare forme di demenza: Il pericolo di decadimento cognitivo è direttamente proporzionale al livello di ipoacusia: può aumentare fino a 5 volte nei casi più gravi di sordità e per ogni peggioramento dell’udito di 10 decibel si registra una crescita del rischio di demenza di circa 3 volte. Del legame tra ipoacusia e declino cognitivo si è parlato nel corso della presentazione del consensus paper “Sentire bene per allenare la mente”, promosso da Amplifon. Come spiega Roberto Bernabei, Dir. Dip. per l'Assistenza Sanitaria di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia dell'Univ. Cattolica del Sacro Cuore di Roma, nei prossimi 30 anni la percentuale di anziani raddoppierà e nel 2050 gli ultrasessantenni saranno quasi 2 miliardi (il 21% della popolazione mondiale). Nello stesso periodo, anche le persone affette da sordità raddoppieranno e supereranno il miliardo, mentre gli individui con una forma di demenza triplicheranno e saranno più di 100 milioni: “L’allungamento della vita media è un dato di fatto. Dobbiamo prendere atto di come il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione sia correlato alla demenza e al deficit dell’udito. Ebbene, se oltre il 50% delle persone con più di 85 anni ha un deficit cognitivo e quasi il 90% ha un disturbo dell’udito, c’è il rischio paradossale di arrivare tutti a vivere fino a 100 anni di età, ma senza accorgercene”. Secondo gli esperti è possibile ritardare l’invecchiamento cognitivo tramite l’uso di apparecchi acustici e una maggiore attenzione verso la prevenzione e l’identificazione precoce della sordità. Eppure, gli apparecchi acustici sono fortemente sotto-utilizzati nel nostro Paese: si stima che l’età media degli italiani “portatori” di apparecchi acustici sia di 74 anni, contro una media europea di 60,5 anni. “È un problema culturale - conclude il prof. Bernabei -. Se un bambino sente poco è automatico suggerire una soluzione acustica, se un cinquantenne non riesce più a leggere il giornale è automatico che inforchi gli occhiali: è mai possibile che su oltre 7 milioni di italiani ipoacusici solo 700.000 portino gli apparecchi acustici?”. (Salute, Sole 24ore) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 262 DIAGNOSI PRECOCE DI PARKINSON: A FARLA È LA SCRITTURA A MANO I malati tendono a scrivere le lettere più piccole ed esercitano meno pressione sulla superficie di scrittura Attraverso l’osservazione della scrittura a mano libera è possibile effettuare la diagnosi precoce di Parkinson: a sostenerlo sono i ricercatori israeliani dell'Univ. di Haifa, secondo cui i cambiamenti nella scrittura si possono verificare anni prima di una diagnosi clinica: "Identificare i cambiamenti nella scrittura a mano potrebbe portare a una diagnosi precoce della malattia e, quindi, a effettuare interventi a livello neurologico in un momento critico”. Gli studi degli ultimi anni dimostrano che non ci sono differenze uniche e distintive tra la grafia di pazienti con malattia di Parkinson e quella di persone sane. La maggior parte degli studi, però, fino a oggi si è concentrata sulle capacità motorie della scrittura a mano (come ad es. riuscire a disegnare delle spirali) e non sugli aspetti cognitivi connessi alla scrittura stessa (come la firma di un assegno o la compilazione dei vari campi dell’indirizzo di residenza). Il team israeliano ha confrontato la scrittura di 20 persone sane e 20 affette dal Parkinson ai primi stadi, tutte con lo stesso livello di scolarità, rilevando che i soggetti con Parkinson tendono a scrivere più piccolo, esercitano meno pressione sulla superficie di scrittura e necessitano di maggior tempo per completare l'operazione. Secondo Rosenblum una differenza particolarmente evidente era il tempo che i pazienti con Parkinson impiegavano tra la scrittura di ogni lettera e di ogni parola. “Questa scoperta è particolarmente importante perché, mentre il paziente tiene la penna in aria, la sua mente sta progettando la prossima azione nel processo di scrittura e la necessità di più tempo riflette la ridotta capacità cognitiva del soggetto. Cambiamenti nella scrittura a mano si possono verificare anni prima di una diagnosi clinica, e quindi possono essere un segnale precoce della malattia si avvicina”. A conti fatti è emerso che, eccezion fatta per un caso, la diagnosi di Parkinson è risultata confermata in tutti i pazienti, facendo registrare ai ricercatori un 97,5% di accuratezza. (Salute, Sole 24ore) PILOSELLA, CENTELLA E ANANAS PER COMBATTERE LA RITENZIONE IDRICA L'esperta consiglia alcune erbe in grado di agire sul microcircolo Agire sul microcircolo per combattere la ritenzione idrica Domanda - Ho problemi di ritenzione idrica concentrata maggiormente nelle cosce. Ho 32 anni, sono alta 1.68 e peso 66 kg. Svolgo attività fisica 2/3 volte a settimana in sala pesi e running tre volte a settimana con una media di 40 km settimanali. Ormai da 6 anni seguo un'alimentazione di circa 1000 kcl sotto il controllo di un nutrizionista e da un anno a questa parte il mio peso continua a salire anziché scendere. Ma anche quando pesavo 55 kg. la ritenzione c'era sempre. Ho eseguito esami del sangue: cortisolo, aldosterone, progesterone e altri ancora per vedere i livelli ormonali e diciamo che più o meno è tutto nello norma. Al limite dei valori, ma rientro nei valori. Sono normali anche i risultati dell'eco della tiroide, eco reni, ghiandole surrenali, proteinemia nel sangue e nelle urine. Ma non riesco ad eliminare questa ritenzione idrica. Vorrei sapere cosa fare per eliminare questo inestetismo. Risposta - Se è stato escluso un problema ormonale, e mi sembra abbia fatto tutto, evidentemente si tratta di un problema microcircolatorio. L'unico modo per attenuarlo, ma non per risolverlo del tutto, oltre all'attività fisica aerobica e ai massaggi, è utilizzare prodotti che agiscano sul microcircolo e antiedemigeno. Vanno bene, per esempio, centella, pilosella, meliloto, bromelina, gambo d'ananas, vitis vinifera, ippocastano e diosmina. (Salute, Repubblica) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 262 SCIENZA E SALUTE IL LASER CHE RINGIOVANISCE IL VISO Elimina rughe e cicatrici con laser CO2 e radiofrequenza Dimentica il lifting: la nuova frontiera per spianare le rughe del viso è un trattamento che abbina il laser CO2 di ultima generazione alla radiofrequenza. La tecnica è stata recentemente convalidata da due studi condotti a Roma, uno dall'Istituto San Gallicano e l'altro dal Campus universitario biomedico. In entrambe le ricerche la nuova metodica ha dato buoni risultati, sia per il trattamento delle cicatrici (anche quelle lasciate dall'acne), sia per quello delle rughe. In particolare, rispetto ai laser tradizionali, il Co2 associato alla radiofrequenza ha comportato nella maggior parte dei volontari effetti indesiderati minimi: rossore e infiammazione spariscono nel giro di 48 ore e già dopo un paio di giorni è possibile tornare a usare cosmetici e trucchi. «L'intensità della luce del laser può essere ridotta, rendendo il trattamento meno invasivo», spiega Norma Cameli, responsabile del centro di dermatologia estetica dell'Istituto San Gallicano, «mentre il calore specifico della radiofrequenza induce la produzione di nuove fibre di collagene e di elastina. E queste, “stirandosi” naturalmente, riducono le rughe e i pori dilatati e aumentano la tonicità della pelle, come in un lifting leggero». Dopo l'applicazione di una crema anestetica locale si passa al trattamento combinato, che dura circa 15 min. Al termine si stende sulla zona interessata una crema antibiotica. La procedura, leggermente dolorosa, va ripetuta in media per tre volte a intervalli di 40 giorni, per un costo che varia mediamente da 300 a 500 euro a seduta. Il laser con radiofrequenza è controindicato nelle persone che hanno una pelle abbronzata o predisposta alla formazione di cheloidi (cicatrici in rilievo). Non bisogna esporsi al sole per due mesi dopo il trattamento. (OK Salute e benessere) Patatine surgelate: così si riduce il rischio cancro Uno studio pubblicato svela com'è possibile ridurre la quantità di acrilamide, sostanza potenzialmente cancerogena, presente nelle patatine fritte surgelate. Gli autori dello studio, hanno spiegato che questa molecola si forma a causa della riduzione degli zuccheri e dell'amminoacido asparagina durante la preparazione delle patatine, ma che la riduzione del rapporto fra il fruttosio e il glucosio presente nei bastoncini di patata già tagliati può abbassarne i livelli finali. In realtà questa molecola si forma naturalmente durante la cottura di diversi cibi. La sua produzione è inevitabile anche nel caso delle patatine fritte, ma stabilendo quanto ognuna delle diverse fasi della preparazione del prodotto surgelato contribuisce al suo accumulo è possibile minimizzarne le quantità finali. A giocare un ruolo fondamentale sono la fase iniziale di sbiancamento, il trattamento in una soluzione a base di glucosio e la frittura parziale. Questi tre passaggi, infatti, determinano la quantità di precursori dell'acrilamide presenti nelle patatine pronte per la frittura finale. I ricercatori hanno monitorato in diverse fasi della cottura la presenza di acrilamide, aminoacidi, zuccheri, umidità e grassi e il colore di patatine pretrattate con diverse concentrazioni di glucosio e fruttosio. In questo modo è stato possibile mettere a punto un modello che ha dimostrato che sia il glucosio, sia il fruttosio contribuiscono alla formazione di acrilamide e che le loro quantità predicono accuratamente il contenuto della sostanza cancerogena nella patatine pronte al consumo. I risultati ottenuti confermano quanto già ipotizzato da precedenti ricerche: minimizzare il rapporto fra fruttosio e glucosio nelle patatine pronte per la frittura può ridurre l'acrilamide che finisce nel piatto. (sole 24 ore) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 262 PREVENZIONE E SALUTE CASE SURRISCALDATE E IL PESO AUMENTA Temperature eccessive nelle abitazioni possono contribuire all'obesità Uno dei motivi alla base dell'eterna lotta con la bilancia potrebbe essere la temperatura elevata nelle abitazioni. Lo dimostra uno studio condotto presso la Città della salute di Torino e pubblicato sulla rivista scientifica International Journal of Obesity Riscaldamento nemico della linea - Nella ricerca, guidata da Paolo Cavallo Perin, si afferma che il termostato impostato sui 20-21 gradi anziché 19 contribuisce a ridurre la spesa energetica dell'organismo favorendo l'obesità. La quantità di calorie che il soggetto spende per mantenere la temperatura corporea a 37 gradi, infatti, si riduce se la temperatura ambientale è più elevata. L'obesità - è una patologia multifattoriale ed è in costante aumento, sia fra gli adulti che fra i bambini e gli adolescenti. In Italia è in sovrappeso il 33,1% della popolazione e il 9,7% è obesa. (Tgcom24) STRESS IN GRAVIDANZA, BIMBI ANSIOSI L'umore della puerpera influenza il bebè. L'effetto è aggravato in presenza di smog Sintomi di stress come ansia, demoralizzazione durante la gravidanza aumentano il rischio del nascituro di andare incontro a problemi comportamentali, quali ansia, depressione, aggressività, deficit di attenzione. L'esposizione della gestante all'inquinamento atmosferico peggiora le cose inasprendo ancora di più gli effetti dello stress in gravidanza. La ricerca - Lo dimostra uno studio del Columbia Center for Children's Environmental Health presso la Mailman School of Public Health e pubblicato su Pediatrics. L'indagine ha coinvolto 248 coppie madre-figlio tenendo sotto osservazione le donne durante la gravidanza e poi i bambini fino al compimento del nono anno di vita. E' emerso che i livelli di demoralizzazione (incapacità di reagire alle situazioni difficili) e stress sono associati alla probabilità che il bambino manifesti disturbi del comportamento. Inoltre, se le gestanti sono state esposte a inquinamento atmosferico (da traffico e anche per l'uso di carbone come fonte di calore) le percentuali di rischio per i bambini aumentano. (Salute, Tgcom24) GB: SE SI CAMMINASSE 20 MIN AL DI' DECINE MIGLIAIA MORTI IN MENO Se tutti gli abitanti di un Paese come l'Inghilterra camminassero per 150 minuti alla settimana, meno di 22 al giorno, ogni anno si salverebbero 37mila vite. Lo afferma un rapporto di due organizzazioni britanniche, che sottolinea come ci sarebbero anche migliaia di casi in meno di diverse malattie croniche. Secondo i dati presentati, che si riferiscono alla sola Inghilterra che ha circa 53 milioni di abitanti, l'attività fisica moderata quotidiana potrebbe evitare 6.700 casi di cancro al seno, 4.700 di tumori del colon retto e risparmiare 300mila casi di diabete di tipo 2. "Servono maggiori investimenti - per promuovere il camminare come la più semplice forma di prevenzione delle malattie". (Agi)