Anno II – Numero 265 AVVISO 1. Corso per la formazione dei lavoratori 2. Sito Ordine: raggiunti 500.000 contatti Notizie in Rilievo Prevenzione e salute Lunedì 14 Ottobre 2013, S. Orlando, Fortunato Il Proverbio di Oggi Chi ha fatto chicchnichì, mm po’ fa chicchiricò. Non si può cambiare idea da un momento all’altro. ALCOL: CONTRO la SBORNIA UTILE BERE una SPRITE 3. Alcol: contro la sbornia La miglior cura per i postumi di una sbornia? utile bere una Sprite 4. Radicali liberi, come contrastarli? Bere una Sprite, secondo un nuovo studio della University of Exeter. Niente tisana nè caffè forte, contro i sintomi post-ubriachezza basta una lattina della celebre e frizzante bevanda per accelerare il recupero di forze e risorse psicofisiche. Lo studio ha testato gli effetti anti-sbornia di 57 bevande e la Sprite si e' aggiudicata i punteggi piu' alti nell'alleviare i sintomi legati all'assunzione in eccesso di alcol. Alcuni sintomi come nausea e mal di testa sono causati dai tentativi del nostro corpo di fronteggiare l'alcol. Il fegato rilascia un enzima chiamato alcol deidrogenasi che scompone l'etanolo nell'alcol in una sostanza chimica chiamata acetaldeide, suddivisa successivamente in acetato da un enzima chiamato aldeide deidrogenasi. La chiave per alleviare gli effetti dannosi dell'alcol sta nel ridurre il tempo di permanenza nel corpo dell'acetaldeide. La Sprite, riporta il Daily Telegraph, sembra riuscire ad accelerare con estrema efficienza questo processo. Scienza e Salute 5. Fatica cronica? Si combatte con ginnastica e ginseng 6. Elettrocardiogramma e glicemia: le misurazioni si faranno in automobile Alimenti e Salute 7. Il lato buono e cattivo del cioccolato 8. Salmone: ora il momento migliore per consumarlo. Vero tocca sana per l’attenzione, l’umore e la memoria. PERCHÉ LEGGERE TI RENDE UNA PERSONA MIGLIORE i lettori più accaniti (di narrativa "impegnata") hanno anche migliori capacità empatiche. Se siete avidi lettori, non è solo la vostra mente a beneficiarne. Le ricadute positive di questa buona abitudine si faranno probabilmente sentire anche sui vostri amici e familiari. Leggere (e in particolare, libri di narrativa) migliorerebbe le nostre capacità empatiche, come dimostra uno studio americano. (Focus) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 265 SCIENZA E SALUTE FATICA CRONICA? SI COMBATTE CON GINNASTICA E GINSENG Quasi tutti i malati di tumore soffrono di un grande senso di affaticamento. Ma esistono dei rimedi Sentirsi fiacchi, deboli, stanchi, per mesi o persino per anni. Capita praticamente a tutti i malati di tumore, soprattutto durante e dopo i trattamenti di chemioterapia. La fatigue è un complesso di sintomi che porta a una riduzione dell’energia fisica, delle capacità mentali e ha riflessi anche sullo stato psicologico: troppo spesso sottovalutata, perché considerata inevitabile «parte integrante» della vita di un paziente oncologico. Invece qualcosa per contrastarla si può fare, come dimostra uno studio. QUASI TUTTI I MALATI NE SOFFRONO - Secondo le stime, nel nostro Paese 2 milioni e 800mila persone vivono con una precedente diagnosi di tumore e nel 2013 saranno circa 366mila le nuove diagnosi di cancro. «Potenzialmente tutte queste persone hanno dovuto affrontare periodi più o meno lunghi di stanchezza cronica - spiega D. Barton, ricercatrice della Mayo Clinic di Rochester (Minnesota) nell’illustrare gli esiti del suo studio pubblicato sul Journal of the national cancer institute. La fatica cronica è uno degli aspetti più diffusi, stressanti e limitanti correlati al cancro. Talvolta è temporanea, un effetto collaterale delle cure (specie di alcuni farmaci chemioterapici), ma può durare anche molto a lungo, anche in persone che superano il tumore o ci convivono per anni, per le quali la fatigue diventa uno dei maggiori problemi da affrontare per tornare alla quotidianità. Sappiamo che può persino iniziare fin dalla diagnosi o subentrare dopo un intervento chirurgico, indipendentemente dai medicinali». Lo studio ha evidenziato che questo senso di «perenne affaticamento» può persistere da 5 a 10 anni dopo la diagnosi e determinare una pesante compromissione della qualità della vita in una percentuale di casi che oscilla fra il 59 e il 96% dei pazienti sottoposti a chemioterapia e fra il 65 e il 100% di quelli che fanno radioterapia. CAUSE E RIMEDI - probabilmente, la fatigue nasce dall’accumularsi di stress che la persona subisce fin dal momento della diagnosi di tumore che l’organismo è costretto a sopportare. «Il modo più facile ed efficace per contrastarla è l’attività fisica. Basta, per iniziare, anche una breve camminata, una passeggiata, un breve giro in bicicletta. È stato dimostrato scientificamente che lunghi periodi di inattività possono portare ad atrofia muscolare e possono aumentare la stanchezza, mentre a una “giusta dose” di cibo, sonno e attività fisica può contribuire a ridurla stanchezza». Sembra facile a dirsi, ma per chi si sente esausto può essere molto difficile iniziare a fare esercizio. «È proprio in quest’ottica che sono stati condotti gli studi sul ginseng americano - , che ad oggi risulta essere l’unico “farmaco” efficace (per di più privo di effetti collaterali) per alleviare l’astenia e fornire ai pazienti quel minimo di energie necessarie ad aiutarli a fare un pò di ginnastica». LO STUDIO - La sperimentazione è stata condotta su 364 pazienti oncologici, suddivisi in due gruppi: 1. a uno è stata somministrata per un periodo di otto settimane, alla mattina, una dose di 2g giornalieri di ginseng americano in capsule; 2. all’altra un placebo. RISULTATI, questa particolare varietà di pianta appare in grado di diminuire i segnali infiammatori e regolare meglio la secrezione di cortisolo, l’ormone dello stress associato all’affaticamento. «Gli esiti dimostrano l’utilità e l’efficacia del ginseng, soprattutto nei pazienti che in trattamento antineoplastico (chemio o radioterapico) durante lo studio - commenta Umberto Tirelli, dir. del dip. di oncologia medica dell’ist. tumori di Aviano. Va precisato che stiamo parlando della varietà americana della Panax quinquefolius (comunemente detta ginseng americano, con proprietà differenti rispetto alla più famosa e diffusa pianta asiatica che, crescendo su terreni di coltura diversi, acquista altre caratteristiche). Si tratta di un medicinale specifico, non di generici “integratori”: è bene che i pazienti si informino sempre con il proprio oncologo, evitando il fai da te». (Salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 265 SCIENZA E SALUTE RADICALI LIBERI, COME CONTRASTARLI? L'alimentazione rappresenta un potente alleato Ultimamente siamo letteralmente bombardati da messaggi pubblicitari che invitano a provare prodotti antiossidanti "miracolosi" in grado di combattere i radicali liberi... ma sappiamo realmente di cosa si tratta? È tutto vero quello che ci dicono? I radicali liberi, infatti, ci vengono spesso presentati come responsabili di molteplici eventi sgradevoli: dalle malattie degenerative all'invecchiamento, sembra che tutta la colpa, o quasi, sia loro. Per combatterli, ci propongono creme di bellezza, integratori alimentari e alimenti che ne limitano la produzione. Ma perché sono così dannosi? La formazione dei radicali liberi è il prezzo da pagare per la respirazione aerobia (ovvero in presenza di ossigeno) che, se da un lato ci consente di essere più efficienti per ciò che riguarda la produzione di molecole energetiche, dall'altro ha un "costo" da pagare. Paradossalmente, proprio l'ossigeno, che ci consente la vita, attraverso il suo metabolismo ossidativo, produce sottoprodotti, contenenti ossigeno altamente reattivo, che causano svantaggi per le nostre cellule. Fra questi, i più noti sono i radicali liberi dell'ossigeno. Durante i normali processi metabolici di ossidazione, si formano radicali liberi "buoni", che producono trasformazioni biochimiche necessarie, ma anche "cattivi". Questi ultimi sono molecole ossidanti, molto reattive e molto tossiche, che innescano processi incontrollati di formazione a catena di altri radicali liberi. Come se non bastasse, non solo il nostro organismo produce radicali liberi dannosi. Ogni giorno siamo infatti bombardati da fonti esterne che li generano: stress, fumo, ozono, pesticidi, farmaci, sole, raggi X e perfino alcuni componenti presenti nel cibo. Per contrastare la produzione di radicali liberi, il nostro corpo, che è una macchina perfetta, è provvisto di diversi sistemi riparatori chiamati antiossidanti: sostanze capaci di interrompere il ciclo di produzione di radicali liberi, donando loro un elettrone, senza però diventare essi stessi, a loro volta, radicali liberi. Purtroppo, però, in particolari situazioni di aumentata produzione di radicali per una maggiore esposizione a sostanze o situazioni che aumentano l'ossidazione, la normale quantità di antiossidanti non è più sufficiente e i radicali liberi agiscono indisturbati nei loro devastanti processi. È proprio in questi casi che diventa, quindi, molto importante rinforzare le difese antiossidanti, utilizzando le risorse di origine esogena ricavabili dall'alimentazione. Le possibilità ci vengono offerte da molti alimenti naturali contenenti di per se al loro interno sostanze antiossidanti, senza dover avere la necessità di reperire obbligatoriamente alimenti addizionati o integratori. Ottime sostanze antiossidanti sono: la vitamina E, reperibile ad esempio nell'olio extravergine d'oliva; la vitamina C, contenuta in broccoli, cavolfiori e limone; la vitamina A, presente in molti vegetali verdi come broccoli e spinaci oppure nelle uova. Inoltre, troviamo anche i polifenoli, sempre ben rappresentati nei vegetali freschi, nell'olio extravergine d'oliva, nel tè e nelle spezie. A questi aggiungiamo anche il coenzima Q10 e i carotenoidi, sempre introducibili tramite l'alimentazione. È importante acquisire una buona conoscenza su quali possano essere alimenti "amici", in base alle diverse tematiche discusse. Conoscere significa poter agire. (Salute, Tgcom24) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 265 IL LATO BUONO E CATTIVO DEL CIOCCOLATO Scopriamo insieme le virtù e i difetti della tavoletta tanto amata Alzi la mano chi, gustando anche un piccolo pezzo di cioccolato, non ha immediatamente provato una piacevole sensazione di benessere. Bianco, fondente, alla nocciola, sono solo alcuni dei tanti modi per poter gustare questo delizioso alimento. Ma dire che faccia bene all’umore non è, fortunatamente, uno dei tanti luoghi comuni esistenti sul cibo: a dimostrarlo sono le numerose ricerche che lo hanno riguardato, ponendolo in una posizione di primissimo piano. Cioccolato e neonati: Per descrivere le qualità del cioccolato non c’è migliore citazione di quella del botanico Alexander Humbold che definì la fava del cacao “un fenomeno che la natura non ha più ripetuto. Non si sono mai trovate tante qualità riunite in un solo frutto così piccolo”. Sembra che la cioccolata abbia degli effetti benefici sui bambini quando ancora sono nel ventre materno. È stato osservato che, se la donna durante la gravidanza consuma ogni giorno un po’ di cioccolata, il nascituro, a 6 mesi di vita risulta decisamente più felice e sereno. Umore e cioccolato: Per comprendere la relazione tra l'umore e la cioccolata, è opportuno fare una premessa che riguarda il triptofano, prezioso amminoacido abbondantemente presente nell'alimento. Tale amminoacido è necessario al nostro organismo per la produzione della serotonina, ovvero un neurotrasmettitore che permette la comunicazione tra le cellule nervose. Quando il corpo si trova in una condizione di deficit di serotonina, il soggetto manifesta una particolare condizione di stress, ansia e depressione, spiegabile dal fatto che la serotonina influisce sull’umore di ognuno di noi. A questo punto, si rende conveniente fare una quotidiana scorta di triptofano. Come? Mangiando i cibi giusti, come, appunto, la cioccolata, ed ecco spiegato il motivo del piacevole benessere riscontrabile dopo averla mangiata. Il triptofano è contenuto anche in altri alimenti, come per es. gli anacardi, la soia, l’avena e le banane. Ma perché dal loro consumo, non proviamo la stessa sensazione di appagamento? Perché proprio il cioccolato: Ciò che rende speciale il cioccolato è la presenza degli zuccheri. Sono proprio questi ultimi a favorire a sua volta il rilascio dell’insulina, ormone pancreatico capace di favorire il passaggio del triptofano nel cervello. Grazie quindi alla collaborazione tra zuccheri-insulinatriptofano, il nostro organismo riuscirà a trarre il beneficio del buon umore. Altre sostanze che potrebbero favorire una piacevole sensazione di benessere e serenità, sono le metilxantine, soprattutto caffeina e teobromina. Queste molecole sono presenti anche in altri alimenti che consumiamo, come il caffè, hanno la capacità di stimolare il sistema nervoso. (Sani e Belli) Salmone: ora il momento migliore per consumarlo. Vero tocca sana per l’attenzione, l’umore e la memoria Apprezzato per il sapore gradevole e la consistenza della sua carne soda e compatta, il salmone è un pozzo ricco di proprietà nutrizionali. Un recente studio pubb. sull’American Journal of Clinical Nutrition, ha dimostrato come il consumo di salmone e pesce azzurro, specie ittiche ricchissime di Omega3, influisca anche sulle performance cognitive di soggetti giovani. Mangiare salmone dunque, migliora gli aspetti riguardanti la capacità mnemonica e i relativi tempi di reazione e all’attenzione; caratteristiche fondamentali per chi ha ripreso a lavorare o studiare. “Gli acidi grassi essenziali, ben conosciuti come Omega3, di cui è ricchissimo lo rendono infatti un toccasana per le donne e i giovani, specialmente in questo periodo dell’anno. Il ruolo degli Omega-3 nel modulare i sintomi depressivi, è noto da sempre, questi acidi grassi polinsaturi, agiscono sulla serotonina, neurotrasmettitore del buonumore”. PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 265 SCIENZA E SALUTE ELETTROCARDIOGRAMMA E GLICEMIA: LE MISURAZIONI SI FARANNO IN AUTOMOBILE Guida più sicura, anche per chi non è più giovanissimo e può incorrere più facilmente di altri in problemi legati a diabete e patologie cardiovascolari: grazie a due tecnologie innovative, sarà ora possibile infatti monitorare, direttamente dall’automobile, il battito cardiaco e il livello di glicemia nel sangue del guidatore, sventando per tempo eventuali crisi. Le due tecnologie, messe in campo da Ford, potranno servire in futuro per comunicare i dati dello stato di salute di chi è al volante direttamente alle strutture ospedaliere o al medico curante. L’ELETTROCARDIOGRAMMA verrà effettuato direttamente in posizione seduta, mentre si è alla guida, da 6 sensori nascosti nel sedile e in grado di rilevare i battiti del cuore anche attraverso i vestiti. Gli ingegneri Ford assicurano che “in base ai test effettuati, il 9095% dei rilevamenti effettuati alla guida è risultato accurato per il 98% del tempo della misurazione, nonostante si tratti ancora delle prime fasi di sviluppo” e intanto stanno studiando il modo di farli funzionare anche attraverso tessuti e materiali che causano interferenze elettriche. “Il sistema sarà in grado di informare il guidatore in caso di problemi cardiovascolari, per esempio un infarto imminente, e potrà essere utilizzato per verificare anche i sintomi di altri disturbi e malattie, monitorando pressione ed equilibrio elettrolitico - spiega Achim Lindner, Responsabile Medico del Centro Ricerche Ford -. Tutto ciò andrà a beneficio non solo del guidatore, ma anche di tutti gli altri utenti della strada, evitando incidenti e situazioni di pericolo”. MONITORAGGIO DELLA GLICEMIA, i ricercatori Ford hanno collaborato con Medtronic, leader nella produzione di dispositivi diagnostici portatili per il monitoraggio del glucosio, per accedere alle misurazioni della glicemia via Bluetooth tramite il sistema di connettività SYNC. Grazie a questa interfaccia, l’auto sarà in grado di mostrare i dati in tempo reale e avvisare immediatamente in caso di crisi ipoglicemiche imminenti. Gli ingegneri spiegano che in futuro "queste tecnologie potranno in futuro integrarsi con i sistemi di connettività avanzata e trasmettere i dati biometrici direttamente al proprio dottore o alle strutture ospedaliere per informare in tempo reale di eventuali complicazioni, anche in caso d’incidente". Secondo Pim van der Jagt, Capo Tecnico Esecutivo Ingegneria Avanzata e Ricerca Ford, “in futuro queste tecnologie potranno incrementare la sicurezza sulle strade e il benessere delle persone a bordo, aiutandole a tenere sotto controllo le proprie condizioni di salute. Rendendo sempre più precisi i sistemi di diagnostica, i guidatori di domani potranno essere avvisati anche di problemi e patologie che ignorano di avere”. (Salute, Sole 24ore)