Anno II – Numero 274 Notizie in Rilievo Venerdì 25 Ottobre 2013, S. Crispino, Daria, Gaudenzio Il Proverbio di Oggi Chillo tene ‘a saraca ‘int’ ‘a sacca. Quello nasconde qualcosa, non tue la dice tutta. Prevenzione e salute 1. Cervello: troppo zucchero nel sangue riduce la memoria 2. Influenza: vaccino associato a meno rischi cardiaci 3. Attenzione a non «sporcare» l’acqua del rubinetto Scienza e Salute 4. Che cos'è l'interferone? 5. Il segreto della longevità 6. L'altruismo è un antistress e rende longevi, lo dice la scienza 7. Alimenti e Salute 8. Che cos’è il guarana e come viene utilizzato? 9. .Tutte le virtù della pasta, è la sua giornata mondiale CERVELLO: TROPPO ZUCCHERO NEL SANGUE RIDUCE LA MEMORIA Bassi livelli di zuccheri nel sangue potrebbero far funzionare meglio il cervello. Anche in quelle persone che non hanno diabete o un alto contenuto di zucchero nel sangue, maggiori livelli di zucchero possono significare una più alta probabilità di avere problemi di memoria. STUDIO: la ricerca ha coinvolto 141 persone con una età media di 63 anni che non avevano diabete o pre-diabete. Le persone in sovrappeso, che bevevano alcol per più di tre volte al giorno e che avevano problemi di memoria o di ragionamento non sono state incluse nello studio. RISULTATI: le persone con minori livelli di zucchero nel sangue avevano maggiori probabilità di ottenere punteggi minori nei test mnemonici. Un semplice aumento di circa 7 millimoli per grammo di un marcatore a lungo termine di glucosio noto come HbA1c produceva l'effetto di ricordare due parole in meno, in una lista di 15 parole memorizzate e poi richiamate a 30 minuti di distanza. (Agi) CHE COS’È IL GUARANA E COME VIENE UTILIZZATO? Il guaranà è una pianta spontanea appartenente alle Sapindacee Cresce nella foresta amazzonica e ha l’aspetto di una grossa liana con foglioline lunghe e dentate e piccoli fiori bianchi. I semi grattuggiati della Paullinia cupana, nome scientifico, ricchi di caffeina, catechina, una sostanza amara usata anche in tintoria, e tannino, servono a preparare una bevanda dissetante, stimolante ed energizzante molto usata in Brasile e che si chiama, appunto, guaranà. (Focus) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 274 PREVENZIONE E SALUTE INFLUENZA: VACCINO ASSOCIATO A MENO RISCHI CARDIACI La vaccinazione anti-influenzale e' stata associata con un minor rischio di importanti eventi cardiovascolari avversi oppure di ospedalizzazioni per attacco cardiaco. La vaccinazione antinfluenzale non solo protegge dal virus stagionale ma diminuisce anche i rischi di attacco cardiaco, in qualche caso dimezzandoli. Lo afferma uno studio dell'Università di Toronto pubblicato dalla rivista Jama, che fa il punto su tutta la ricerca recente in quest'area. Per il nuovo studio sono stati utilizzati i risultati di sei ricerche per un totale di quasi 7mila pazienti, fatte su persone che avevano ricevuto il vaccino confrontate con altre che non lo avevano ricevuto. RISULTATI: il 3% di chi si era vaccinato ha avuto un attacco di cuore o un ictus entro un anno, nel gruppo di controllo la percentuale è risultata del 5%. L'effetto protettivo risulta ancora maggiore se chi si vaccina ha avuto nell'anno precedente un evento cardiovascolare. In questo caso gli immunizzati ne hanno un altro nel 10% dei casi, mentre in chi aveva ricevuto il placebo il tasso era del 23%. "E' chiaro che chi ha avuto un attacco cardiaco recente ha la maggior protezione - scrivono gli autori - questo giustifica le raccomandazioni che diamo ai nostri pazienti". CHE COS'È L'INTERFERONE? Con questo nome generico si indica un gruppo di proteine prodotte dalle cellule per difendersi dall'invasione di un virus. Si chiamano così perché si formano per l'interferenza reciproca tra il virus e la cellula. Quando una cellula è colpita da un virus, probabilmente stimolata dall'acido nucleico del virus stesso, produce l'interferone e lo cede alle cellule vicine, al sangue e alla linfa. Stimolate dall'interferone, le cellule producono enzimi che entrano in azione contro il virus non appena questo le raggiunge. L'alfabeto degli interferoni. Sono stati individuati vari tipi di queste proteine: gli interferoni alfa (α), beta (β) e gamma (γ) che sono stati divisi in due classi, tipo I e tipo II. La divisione è basata sul tipo di cellule che producono l'interferone e sulle sue caratteristiche. Gli interferoni di tipo I (sono gli α e i β) sono prodotti da quasi tutte le cellule stimolate da un virus e hanno la funzione di indurre la resistenza cellulare all'invasore. Quelli di tipo II (sono soltanto i γ) sono secreti dalle cellule killer e dai linfociti T e hanno il compito di segnalare al sistema immunitario di reagire ad agenti infettivi o alla crescita di un tumore. La loro notorietà deriva oggi soprattutto dalla speranza di poterli utilizzare per rallentare o addirittura bloccare la crescita delle cellule tumorali. PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 274 PREVENZIONE E SALUTE ATTENZIONE A NON «SPORCARE» L’ACQUA DEL RUBINETTO L’acqua che arriva in casa è buona, ma alcune nostre disattenzioni rischiano di contaminarla Economica, eco-compatibile, comoda. Ma anche e soprattutto sana: l’acqua del rubinetto è buona e a parte una maggiore quantità di derivati del cloro, dovuti alle procedure per disinfettarla e mai tuttavia superiori ai valori-soglia, non è peggio delle acque minerali. A patto di fare attenzione a come si pulisce il rubinetto: farlo con la stessa spugna utilizzata per lavare i piani di lavoro dove ci sono state uova o carni crude può “sporcare” l’acqua con i germi raccolti altrove. STUDIO – Il dubbio è legittimo: le campionature delle ASL vengono eseguite sugli invasi ben prima che l’acqua arrivi effettivamente a destinazione, dopo essere passata da tubature di ogni sorta. Possibile che durante il percorso la qualità ne risenta? Se lo è chiesto Marco Guida, dir. del corso di igiene e tecnologie degli alimenti all’univ. Federico II di Napoli, andando ad analizzare 209 campioni raccolti in casa degli italiani, in 50 città di 17 Regioni diverse. «Abbiamo cercato di avere un campione ogni circa 60mila abitanti – spiega Guida –. Su tutti abbiamo condotto le analisi fisico-chimiche standard e analisi microbiologiche sulla presenza di germi. In parallelo abbiamo analizzato 144 campioni di acque minerali di 24 marchi». Un lavoro certosino, fatto per capire che cosa beviamo davvero optando per l’acqua del rubinetto: una scelta raccomandata per motivi ecologici, perché si evita l’utilizzo di montagne di bottiglie di plastica, ma anche perché è comoda ed economica (secondo le stime si potrebbero risparmiare come minimo 250 euro l’anno bevendo l’acqua del rubinetto anziché la minerale). QUALITÀ – I risultati delle analisi sono incoraggianti: «Molti elementi, ad esempio calcio o bicarbonato, sono presenti in proporzioni simili nelle acque condottate e in quelle minerali – . Le seconde, che derivano da falde o giacimenti sotterranei, sono diverse le une dalle altre perché contengono differenti quantità dei vari elementi minerali, che danno loro caratteristiche igieniche speciali ed eventualmente proprietà favorevoli alla salute. Nelle acque del rubinetto abbiamo trovato quantità di zinco leggermente più alte rispetto alle minerali, probabilmente legate ai materiali di cui sono fatte le condutture, e una maggiore quantità di composti organoalogenati e trialometani, derivati della clorazione. La loro presenza è inevitabile, perché il cloro viene immesso nelle reti idriche per disinfettare: le quantità cambiano in base alle stagioni (in estate se ne trovano di più, perché la clorazione è maggiore a causa dell’uso più intenso di acqua) e anche al territorio, al Sud ad es. le acque risultano più ricche di trialometani. Detto ciò bisogna sottolineare tuttavia che si tratta sempre di quantità al di sotto delle soglie consentite». Nessun pericolo, semmai ci può perdere il gusto: per evitare un cattivo sapore gli esperti consigliano perciò di lasciare l’acqua a “riposare” in caraffe o bottiglie senza tappo (meglio se in frigorifero), così da consentire l’evaporazione dei derivati del cloro. «Ci ha invece sorpreso un po’ di più trovare una contaminazione con microrganismi fecali in un campione su quattro. Sappiamo che l’acqua degli acquedotti non è contaminata da germi, per cui supponiamo che dipenda dai “trattamenti” che subisce prima di arrivare al rubinetto di casa: serbatoi di contenimento per ridurre la pressione dell’acqua non perfettamente puliti, filtri per ridurre la durezza che non brillano per l’igiene, ma anche e soprattutto la cattiva abitudine molto diffusa di pulire gli erogatori con la stessa spugna usata per passare sui piani di lavoro dove sono state appoggiate uova, verdure da lavare, carni crude. Peraltro i rompigetto applicati ai rubinetti contribuiscono a creare un biofilm che facilita la proliferazione dei germi». (Salute, Corriere) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 274 IL SEGRETO DELLA LONGEVITÀ Uno studio dimostra che chi vive più a lungo ha un organismo capace di contrastare meglio le infiammazioni Il segreto di una vita lunga e sana? È tutto nell'abilità dell'organismo di bilanciare e contrastare i meccanismi dell'infiammazione. A scoprirlo è uno studio del Nestlè Research Center su diversi centenari italiani, con il quale gli esperti hanno individuato dei "marker molecolari" che rallentano l'invecchiamento. Lo studio, coordinato da S. Collino e pubb. su PlosOne, ha scoperto che "chi vive a lungo possiede una particolare abilità nell'acquisire un equilibrio tra processi pro e antinfiammatori: questi cambiamenti potrebbero agire nel predisporre a una vita più lunga e a un invecchiamento in migliori condizioni di salute". La scoperta di questo segreto della longevità, spiega Collino all'Ansa, "segna un importante passo avanti verso la piena comprensione dei meccanismi dell'invecchiamento. Le conoscenze acquisite ci aiuteranno a svelare i processi cruciali necessari affinché gli anziani possano mantenersi in salute e vivere in maniera più sana". Il fine ultimo della ricerca sarà la creazione di nuovi strumenti diagnostici di screening capaci di calcolare l'età biologica di una persona, "per identificare i rischi individuali di sviluppare malattie legate alla senescenza". Lo studio ha confrontato campioni di sangue e urine prelevati in Italia a soggetti volontari tra 21 e 111 anni, e ha scoperto che gli ultracentenari "sono accomunati da complessi cambiamenti nei livelli di lipidi presenti nell'organismo, nel metabolismo degli aminoacidi e nella funzione dell'intestino", e presentavano anche un diverso insieme di composti a livelli sorprendentemente simili a quelli riscontrati nei soggetti molto più giovani. "La differenza - sta nel fatto che le persone longeve sono in qualche modo protette contro il crescente carico infiammatorio associato alle patologie croniche legate all'invecchiamento". (Ansa) L'ALTRUISMO È UN ANTISTRESS E RENDE LONGEVI, LO DICE LA SCIENZA Aiutare gli altri garantisce un tornaconto sul benessere personale. Lo sostiene uno studio americano Se facciamo qualcosa per gli altri, i primi a beneficiarne siamo noi stessi. Potenziamo la nostra autostima, stemperiamo lo stress, allontaniamo le malattie e, se queste sono le premesse, saremo anche più longevi. Essere altruisti garantisce un tornaconto, per così dire, personale. Lo sostiene uno studio dell’Università di Buffalo, condotto su 846 persone e durato cinque anni. I ricercatori hanno visto che, messi di fronte a situazioni a rischio e malattie, coloro che negli anni precedenti avevano aiutato altre persone mostravano tassi di mortalità più bassi rispetto a chi non l’aveva fatto. Cosa singolare: i benefici extra sulla salute non valgono per chi l’aiuto lo riceve. La conclusione conferma una ricerca precedente (durata dal 1957 al 2008) che aveva monitorato oltre 10 mila persone osservando una maggiore longevità in chi svolgeva volontariato (1,6% di mortalità contro una media del 4%). «Queste analisi ci dicono che c’è uno stretto legame fra benessere psicologico, emozioni positive e sistema immunitario. Dedicarsi agli altri, anziché aspettare passivamente attimi fugaci di felicità, costituisce un tipo di tensione pro sociale che rende più forti». «Certo, occuparsi degli altri è una fatica e un impegno, però in questo caso parliamo di “eustress”, ossia stress buono. Che non si tramuta in usura e fatica ma porta alla realizzazione di sé, come sosteneva già Aristotele, fattore chiave per mantenersi in salute più a lungo. (Salute, Panorama) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 274 PREVENZIONE E SALUTE TUTTE LE VIRTÙ DELLA PASTA, È LA SUA GIORNATA MONDIALE Si celebra in tutto il pianeta l'alimento principe della dieta mediterranea, che piace sempre di più all'estero (esportazioni +7%). Un piatto che nutre e non fa ingrassare. E' solo questione di quantità. SARA' Istanbul quest'anno a festeggiare, oggi 25 ottobre, il World pasta day, la giornata mondiale della pasta, alimento principe della dieta mediterranea, italiana soprattutto, ma con consumi che cominciano a diventare interessanti anche all'estero, considerato il +7% delle esportazioni nei primi sei mesi del 2013. Sui pregi nutrizionali della pasta sono tutti d'accordo: apporta carboidrati complessi, che forniscono energia a rilascio più lento, basso indice glicemico, buona fonte di proteine (tra 11 e 13 grammi per etto), povera di grassi, circa 360 calorie per etto, non tenendo conto però dei condimenti che possono arrivare a far raddoppiare il bilancio calorico. E poi, fondamentalmente, a buon mercato. Non è un caso - che, mentre i consumi alimentari nazionali si contraggono, i consumi di pasta sono rimasti stabili, con +0,5% della produzione e un rapporto prezzo/prestazione concorrenziale". La prestazione è infatti innegabilmente favorevole: la pasta ha un potere saziante elevato, che permane a lungo, proprio per le sue caratteristiche nutrizionali. E l'Italia ne consuma ben 26 chili pro capite all'anno, primi nel mondo, con i secondi, i venezuelani, a poco più della metà, con 13,2 chili annui a testa. La pasta, da noi, non è solo alimento, è cultura della tavola: si svezzano i bambini con la pastina, si festeggiano le ricorrenze con paste al forno, diverse per condimento e formato da regione a regione, in Italia ne esistono quasi 500, si utilizzano gli avanzi fino a farli diventare ricette uniche, come la frittata di maccheroni campana. E può essa stessa diventare piatto unico e completo, se abbinata per esempio alle proteine dei legumi. Infine non fa ingrassare, come molti temono e come persino il Wall Street Journal ha scritto qualche settimana fa in un articolo dal titolo emblematico "Italy loses its taste for pasta", l'Italia perde il gusto della pasta, con tanto di testimonianze di abbandoni legati al presunto potere ingrassante di spaghetti e tagliatelle. Potere che è solo presunto. "È assolutamente falso ritenere che la pasta faccia ingrassare - spiega Pietro Migliaccio, nutrizionista e presidente società italiana di scienza dell'alimentazione sovrappeso e obesità sono piuttosto legati ad un introito eccessivo di cibo rispetto alle necessità energetiche di ogni individuo. Tutto dipende dalle porzioni e dallo stile di vita di ognuno, più o meno sedentario. Senza carboidrati, oserei dire senza pasta, una dieta non è bilanciata né completa". Il problema però è quello della quantità. "I nuovi Larn, i livelli di assunzione raccomandati per la popolazione italiana - indica come obiettivo nutrizionale per i carboidrati una finestra compresa tra 45 e 60% del totale complessivo giornaliero mentre si suggerisce di tenere il consumo di zuccheri semplici entro il 15%. Quindi la finestra relativa agli amidi - carboidrati complessi - diventa del 30-45%. Tra gli alimenti amidacei la pasta riveste un ruolo importante perché ha un indice glicemico inferiore rispetto a pane, riso, patate, in genere si associa ad alimenti "buoni" come pomodoro, olio, basilico, aglio, ortaggi e prodotti della pesca, legumi, è in genere un pasto equilibrato e veloce da preparare. Un piatto da 80 g. di pasta condito con olio, pomodoro e una fonte proteica come legumi, carne, uovo o pesce è saziante ed equilibrato nelle tre componenti (50-60% carbo, 20-30 grassi e 10-15 proteine).