Anno II – Numero 276 Martedì 29 Ottobre 2013, S. Ermelinda, Massimiliano, Michela Il Proverbio di Oggi Chi scava un fosso con cattiveria, ci finisce dentro Prevenzione e salute 1. Dieta mediterranea anti smog 2. Burro e formaggi: è l’ora del riscatto 3. Influenza: le 7 regole per tenerla lontana DIETA MEDITERRANEA ANTI SMOG In base a una ricerca italiana, riduce i danni dell'inquinamento Il regime alimentare mediterraneo può dare una mano ad arginare i danni causati all'organismo dall'inquinamento atmosferico. E' emerso da uno studio diffuso al Congresso nazionale della Società italiana di medicina interna. Vitamina E ridotta - La ricerca è stata condotta sui lavoratori di un'acciaieria Scienza e Salute 4. Fumo: per smettere l'ecig equivale al cerotto 5. Hai mai avuto l’ asma da temporale? 6. La risata è brucia-grassi Farmaci e Salute 7. Farmaci: nuovo prodotto efficace contro Sindrome Schnitzler Alimenti e Salute 8. Nocciole per il benessere di tutto il corpo di Milano. E' risultato che le polveri sottili abbattono più del 50% il livello di vitamina E nel sangue e allo stesso tempo alzano quello di una proteina legata allo stress ossidativo delle cellule. Rimpinguare il serbatoio di vitamine con alimenti come il pesce, l'olio d'oliva e le verdure, tipici della dieta mediterranea, ridurrebbe il rischio di malattie derivanti da inquinamento atmosferico. La ricerca - "Lo studio è stato condotto su 100 lavoratori di un'acciaieria di Milano fortemente esposti a polveri sottili PM10 e PM5, a livelli non diversi da quelli che può respirare una persona ad esempio al centro di Roma e per la prima volta si è visto un possibile meccanismo che lega lo smog alle malattie cardiovascolari, perché lo stress ossidativo è una delle cause principali di questo tipo di patologie". La dieta, per l'esperto, può aiutare: "I dati tuttavia offrono anche una speranza per mitigare l'effetto nocivo dello smog: un risvolto interessante è che una dieta ricca di antiossidanti come quella mediterranea può contrastarne i danni, aumentando il consumo di olio di oliva, pesce e verdura". (Salute, Tgcom24) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 276 PREVENZIONE E SALUTE BURRO E FORMAGGI: È L’ORA DEL RISCATTO Non sono loro i responsabili delle malattie di cuore, riporta il British Medical Journal. Il loro consumo - equilibrato e senza eccessi come tutti gli alimenti - non è dannoso come si pensava un tempo. Si può tornare a spalmare il burro sul pane a colazione o a concedersi qualche ricco piatto di formaggi con una certa tranquillità. A cuor leggero, sarebbe il caso di dire. Già da qualche tempo è in corso la riabilitazione dei grassi saturi, quelli di origine animale contenuti in alimenti come il burro, i prodotti caseari, la carne rossa, per ora passata in gran parte inosservata, almeno a giudicare da una rapida occhiata sui siti Internet che continuano ad additare questi alimenti come i principali responsabili dell’intasamento delle arterie e dei guai connessi. Ora un articolo-editoriale sul British Medical Journal del cardiologo Aseem Malhotra lo dice a chiare lettere: «è arrivato il momento di dire basta al mito dei grassi saturi nelle malattie cardiache». Dove nasce la reputazione sinistra: La cattiva fama dei grassi saturi – ricorda Malhotra – burro in testa, ha avuto inizio nel 1970, quando nel famoso studio dei “sette paesi” i ricercatori trovarono una correlazione tra livello di colesterolo, correlato a sua volta alla quantità di grassi saturi nella dieta, e malattie cardiache. Ne scaturì il consiglio di tagliare i grassi nell’alimentazione e in particolare quelli saturi, che avrebbero fatto aumentare la frazione LDL del colesterolo, quello cosiddetto «cattivo», e la demonizzazione planetaria di alimenti come il burro. Invece, studi più recenti non hanno trovato alcuna correlazione tra l’assunzione di grassi saturi nella dieta e rischio cardiovascolare. Addirittura, questi grassi risulterebbero protettivi per il cuore, in particolare se assunti attraverso i latticini. Una delle ipotesi è che le vitamine A e D di cui è ricco il latte contrastino il rischio di malattie di cuore con il loro effetto anti-ipertensione. Anche la carne rossa è riabilitata. A far male sarebbero semmai gli additivi, sale e conservanti, contenuti nei salumi. Effetto boomerang: Una dieta troppo povera di grassi saturi, altri studi stanno mostrando, produce il contrario dell’effetto sperato: minimizza la spesa del metabolismo e fa aumentare la resistenza all’insulina, che può portare al diabete. Lo dimostra il fatto che anche dove i grassi sono stati ridotti nell’alimentazione della popolazione, come è avvenuto negli Stati Uniti, l’obesità è in continuo aumento. Il tanto temuto colesterolo – conclude Malhotra - trattato in tutto il mondo con le statine (che costituiscono ormai un’industria multimiliardaria) non è il principale responsabile di infarti e ictus. I veri colpevoli vanno ricercati semmai tra gli alimenti altamente processati dell’industria alimentare: i grassi idrogenati, il sale, gli zuccheri. Tutti ingredienti tipici dei prodotti industriali, necessari tra l’altro per rendere più appetitosi cibi che, una volta tolti i grassi, non sanno di niente. Gli zuccheri in particolare sono alla base della sindrome metabolica, quel quadro di sintomi, dall’obesità alla glicemia alta, che comporta un alto rischio per il cuore. Un dato la dice lunga: due terzi dei pazienti ammessi in ospedale con infarto acuto è affetto da sindrome metabolica, un tempo praticamente inesistente, ma il 75% di loro ha il colesterolo normale. (Focus) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 276 FARMACI E SALUTE FARMACI: NUOVO PRODOTTO EFFICACE CONTRO SINDROME SCHNITZLER Un nuovo farmaco ha dimostrato la sua efficacia nel trattamento della sindrome di Schnitzler. Si tratta, come si legge sulla rivista Annals of the Rheumatic Diseases, di una terapia sperimentale a base di canakinumab. I risultati ottenuti sembrano dimostrare l'efficacia e la buona tollerabilita' del farmaco nel trattamento di questa rara malattia autoinfiammatoria. La sindrome di Schnitzler e' una patologia cronica caratterizzata da febbri eruttive ricorrenti, dolore osseo e articolare, ingrossamento dei linfonodi, affaticamento, leucocitosi e risposta infiammatoria sistemica. In genere si manifesta ad un'eta' media di 51 anni attraverso la comparsa di iniziali eruzioni cutanee, moderate e non pruriginose. Le cause della malattia rimangono tuttora sconosciute, anche se si ipotizza una sua probabile origine congenita. Attualmente il farmaco anakinra, un antagonista del recettore dell'interleuchina-1 (IL-1), rappresenta un efficace trattamento per la sindrome di Schnitzler, ma gli effetti benefici della terapia cessano non appena questa viene interrotta. Canakinumab e' invece un anticorpo monoclonale interamente umano e con lunga emivita, che funge da inibitore selettivo dell'interleuchina-1-beta una proteina fondamentale per il corretto funzionamento delle difese del sistema immunitario che, se prodotta in eccesso, svolge un ruolo centrale nello sviluppo di determinate malattie infiammatorie. In Europa, il farmaco sviluppato da Novartis e' in commercio col nome di Ilaris, ed e' stato gia' approvato per il trattamento dell'artrite idiopatica giovanile sistemica. Nello studio sono stati arruolati 8 pazienti affetti dalla sindrome di Schnitzler, tra cui anche quelli che mostravano una ricomparsa dei sintomi della patologia, in forma moderata o grave, dopo l'interruzione di una precedente terapia a base di anakinra. Tutti i partecipanti hanno raggiunto il risultato primario dello studio, ossia la condizione di remissione completa o clinica della malattia al 14mo giorno di terapia. INFLUENZA: LE 7 REGOLE PER TENERLA LONTANA Implementare la vaccinazione anti-influenzale, soprattutto nelle categorie a rischio, e ridurre l’età di offerta attiva e gratuita dal vaccino da 65 a 60 anni”. Oltre questa proposta, la Società Italiana di igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica ha messo a punto 7 norme atte a prevenire il contagio dall’influenza o, nel caso la si abbia già contratta, a superarla meglio: 1. Lavarsi spesso le mani con il sapone, e soprattutto dopo aver tossito o starnutito 2. Coprire la bocca e il naso con un fazzoletto di carta quando si tossisce o starnutisce, gettandolo nella spazzatura dopo l'utilizzo. 3. Stare a debita distanza da chi manifesta i sintomi dell'influenza. 4. Aereare regolarmente gli ambienti chiusi. 5. Evitare di portare le mani non lavate a contatto con le proprie mucose (occhi, bocca, naso). 6. Restare a letto in ambiente caldo ma non troppo secco durante l'influenza, evitando di contagiare gli altri fin dai primi sintomi non andando al lavoro o a scuola. 7. Seguire una dieta equilibrata, ricca soprattutto di liquidi, indispensabili per reintegrare l'acqua e i sali minerali persi a causa dell'abbondante sudorazione dovuta all'influenza. (Sani e Belli) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 276 ALIMENTI E SALUTE NOCCIOLE PER IL BENESSERE DI TUTTO IL CORPO Un piccolo miracolo della natura, racchiuso in un guscio. La nocciola è una miniera di sostanze benefiche per l’organismo: ricca di vitamina E è un antiossidante naturale che contrasta i radicali liberi e previene l’invecchiamento cellulare. In più ha un alto potere energetico, combatte il colesterolo «cattivo» e anche le sue foglie vengono utilizzate come antinfiammatorio e astringente. Negli ultimi due anni sono state effettuate ricerche e campagne di marketing tese a studiare non solo le proprietà nutrizionali del frutto, ma anche il suo impatto sui territori in cui è coltivata e attestare i numeri della produzione nazionale, che corrisponde a 128mila t distribuita su un territorio che comprende Campania, Lazio, Piemonte e Sicilia. I consumi sono in crescita, anche grazie all’industria dolciaria e a Vinitaly che propone le nocciole come snack da gustare in compagnia dei migliori vini italiani: il messaggio veicolato dalla manifestazione fa intendere la nocciola come un cibo da assumere quotidianamente per combattere i segni del età e più in generale come strumento utile al benessere dell’organismo. (Salute, il Mattino) FUMO: PER SMETTERE L'E-CIG EQUIVALE AL CEROTTO Una ricerca neozelandese ha appurato che le sigarette elettroniche sono leggermente più efficaci nell'aiutare a smettere e per i fumatori più incalliti sono decisamente più incisive nel contribuire almeno a ridurre il numero di sigarette tradizionali Buone o cattive? La risposta definitiva sulle sigarette elettroniche non è ancora stata trovata, ma la ricerca scientifica continua anche a domandarsi se almeno aiutino a dire addio a quelle tradizionali. Lo studio più recente in materia, apparso su Lancet, è stato svolto da un gruppo di ricercatori dell'Università di Auckland, in Nuova Zelanda, e pare aver stabilito che le e-cig reggono almeno il confronto con i cerotti alla nicotina e in alcuni casi sono anche più efficaci. Gli studiosi hanno preso 657 fumatori e li hanno divisi in maniera casuale in tre gruppi: il primo ha ricevuto una fornitura di sigarette elettroniche con 16 mg di nicotina, a un'altro sono stati forniti cerotti alla nicotina (contenenti 21 mg della sostanza ciascuno) il terzo gruppo, che serviva da controllo, ha avuto accesso a sigarette elettroniche placebo, ovvero senza nicotina. Cosa è successo? Dopo sei mesi aveva smesso di fumare il 7,3% dei fumatori del primo gruppo, il 5,8% di quelli che avevano usato i cerotti e il 4,1% del gruppo con il placebo. Queste differenze tra i tre gruppi non sarebbero secondo gli autori significative. Si può quindi dire che i tre metodi siano comparabili per efficacia. Le sigarette elettroniche però si sono mostrate più efficaci dei cerotti nell'aiutare quanti non sono riusciti a smettere almeno a ridurre il numero di sigarette fumate. Tra coloro che non hanno smesso, infatti, il 57% dei partecipanti del primo gruppo dopo sei mesi ha almeno dimezzato il n. di sigarette fumate nel corso di una giornata, contro il 41% di coloro che avevano usato i cerotti. (Panorama) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 276 SCIENZA E SALUTE HAI MAI AVUTO L’ ASMA DA TEMPORALE? È un disturbo ancora poco conosciuto, ma che comincia a far segnalare un numero crescente di casi: è l’ “asma da temporale”. «Le condizioni meteorologiche - afferma Beatrice Bilò, possono agire direttamente sulle vie respiratorie, per esempio nel caso dell’inalazione dell’aria fredda che induce un’irritazione che può avere un effetto broncocostrittivo, sia indirettamente agendo sulla concentrazione degli allergeni nell’aria». Generalmente, spiega l’esperta, «la pioggia riduce la concentrazione di pollini, ma se è troppo intensa può frammentarli e renderli così più facilmente respirabili». In questo caso, avverte l’allergologa, «si realizza appunto quella rara ma grave situazione che è l’asma da temporale: si è infatti riscontrato un aumento dei ricoveri da asma, anche grave, fra soggetti con asma e/o rinite allergica nelle ore successive ad un temporale». In genere, «l’asma da temporale si verifica quando questi coincidono con i periodi di massima concentrazione dei pollini allergenici in atmosfera. Le condizioni di elevata umidità e le manifestazioni temporalesche favoriscono infatti la rottura dei pollini per `shock osmotico´, per cui si ha il rilascio di piccole particelle allergeniche in grado di determinare la rapida comparsa di sintomi bronchiali anche gravi». Episodi di asma associata a temporali, sottolineano gli esperti, si sono verificati a Londra, in Australia ma anche a Napoli, in presenza di elevate concentrazione di pollini di Parietaria, allergene molto comune al Sud. Gli episodi hanno interessato sia adulti che bambini. (Salute, Secolo XIX) LA RISATA È BRUCIA-GRASSI Ridere fa bene alla mente e al corpo. Ecco perché Fa bene al cuore, migliora l'aspetto della pelle e fa bruciare qualche caloria in più: il sorriso è un vero toccasana per la salute e a ricordarcelo è il World smile day. Un esercizio muscolare. Per sorridere sono necessari più di 10 muscoli del volto. Il numero esatto dipende da diversi fattori, primo fra tutti quello culturale. Ogni popolo ha il suo modo di sorridere e, quindi, i muscoli che vengono allenati da un sorriso sono diverse a seconda dell'area del mondo presa in considerazione. Esiste, poi, una variabilità individuale associata a differenze nella struttura ossea del viso che fa sì che anche muscoli che non sono strettamente necessari per sorridere vengano attivati durante la risata. La contrazione di tutti questi muscoli ha effetti positivi sulla pelle del volto, che in chi non risparmia sorrisi appare più tonica e luminosa. Concedendosi anche qualche risata fragorosa si allenano anche i muscoli addominali e pettorali, che si rinforzano e diventano più elastici. La risata brucia-grassi amica del cuore. L'effetto non è trascurabile: secondo uno studio ridere con gusto per un'ora al giorno potrebbe addirittura aiutare a dimagrire di 5 chili all'anno, un beneficio rilevato anche da una ricerca tedesca, che invece parla di 2 Kg persi ogni anno ridendo solo 15 min. al giorno. Le stime parlano di 100 calorie bruciate in un'ora, pari al contenuto calorico di circa 20 gr. di cioccolato fondente, che se ne vanno insieme allo stress e al cattivo umore. I benefici, però, non si limitano alla linea. Ridere aumenta il livello di endorfine – le molecole del buonumore - rinforza le difese immunitarie, migliora il ritmo del respiro, favorisce la dilatazione dei vasi sanguini e riduce livelli di colesterolo e pressione, tanto che alcuni ospedali hanno già sperimentato la geloterapia, la terapia del sorriso, che sembra essere utile per la riabilitazione dopo un ictus. (Salute, Sole 24ore)