Anno II – Numero 279 Lunedì 04 Novembre 2013, S. Carlo Borromeo, Rosalia Il Proverbio di Oggi “Chi te vò bene appriesso te vene” Notizie in Rilievo Prevenzione e salute 1. Far ascoltare musica nel pancione migliora l'udito del bebe' Chi ti ama ti segue FAR ASCOLTARE MUSICA NEL PANCIONE MIGLIORA L'UDITO DEL BEBE' Far ascoltare musica ai bambini prima che nascano, per esempio cantandogli ninne nanne, potrebbe potenziare il sistema uditivo del bebe'. Scienza e Salute 2. Reumatismi? Non è tutta colpa dell’umidità 3. È morta a 20 anni Brooke Greenberg, la «bambina» che non invecchiava mai 4. «Ogni notte mi sveglio e mangio, senza avere fame. Che mi succede?» 5. Il fumo ci invecchia il viso di molti anni Alimenti e Salute 6. Le carote aiutano la fertilità maschile 7. Le mandorle snack ideale: 45 grammi spengono la fame Secondo uno studio comparso sulla rivista 'PLoS One', l'esposizione pre-natale alla musica potrebbe portare dei cambiamenti durevoli nel cervello del bambino. Gli autori hanno voluto capire se, dato che far ascoltare Mozart durante la gravidanza e' diventata una pratica molto popolare, l'esposizione prenatale alla musica potesse effettivamente avere qualche effetto sul cervello del bambino. Nella ricerca, gli scienziati hanno chiesto ad alcune donne incinte di cantare 'Twinkle Twinkle Little Star' (l'equivalente del nostro "Ninna Nanna Ninna Oh") per cinque volte alla settimana durante l'ultimo trimestre di gravidanza, mentre in un altro gruppo non veniva riprodotta alcuna musica. RISULTATI: Gli scienziati hanno misurato l'attivita' cerebrale dei bebe' subito dopo la nascita e di nuovo dopo quattro mesi: quando i bambini sentivano la melodia originale cosi' come era stata cantata loro, l'attivita' cerebrale mostrata era maggiore rispetto a quella che si produceva nei bambini a cui non era stata fatta ascoltare musica e questo effetto permaneva anche a quattro mesi di eta'. (Agi) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 279 REUMATISMI? NON È TUTTA COLPA DELL’UMIDITÀ Il 15% degli over 60 ne soffre, ma la colpa non è sempre solo dell’umidità I reumatismi sono un disturbo che colpisce il 15% della popolazione adulta, in particolar modo le donne e gli over 60. In autunno, al pari di altri periodi di transizione da una stagione all’altra, si registra un significativo aumento delle persone che soffrono a causa di questo malessere. La colpa, dicono, è dell’umidità che penetra nelle ossa e rende difficili anche i movimenti più semplici. In effetti, l’umidità accentua il dolore invece di anestetizzarlo come fa il freddo, ma sarebbe riduttivo vedere in questa l’unica causa dei dolori reumatici. I reumatismi, infatti, spesso sono il primo segnale di un’infiammazione acuta e profonda che colpisce le articolazioni come dita, mani, piedi, polsi, ma anche altre parti del corpo, per esempio le ginocchia. L’umidità acuisce il dolore perché filtra nel tessuto osseo fino a pizzicare il cuore del problema, ma il reumatismo non è un disturbo passeggero legato al clima, bensì il sintomo di complicanze più profonde a livello osteoarticolare e dei tessuti connettivi. Si pensa ai reumatismi come a un fastidio tipico degli anziani, però, sebbene interessi in larga parte gli over 60, anche i più giovani possono diventare bersaglio di questo disturbo. Sia perché anche i ragazzi possono essere aggrediti dai virus responsabili dell’infiammazione osteoarticolare, sia perché i giovani sono più inclini ad alcune cattive abitudini che facilitano la comparsa del dolore reumatico. Per esempio: tenere troppo a lungo abiti bagnati o umidi, fare vita sedentaria, scegliere un abbigliamento troppo leggero e non adatto alle temperature autunnali o invernali. Uno degli errori che si commette più di frequente è ignorare i dolori articolari e aspettare che passino da sé. Un simile atteggiamento va bene se i reumatismi sono sporadici ed effettivamente collegati a episodi particolari: sostare in ambienti troppo umidi, indossare abiti non asciutti. In questi casi, basta correggere l’abitudine sbagliata e il problema dovrebbe sparire. Se, al contrario, il disturbo è molto frequente e così intenso e doloroso da impedire anche i più semplici movimenti, forse la colpa dei reumatismi non è soltanto dell’umidità, ma di qualcosa che va indagata più a fondo per evitare complicazioni e ripercussioni sulla salute generale di tutto il corpo. (Salute, Tgcom24) LE CAROTE AIUTANO LA FERTILITÀ MASCHILE Grazie al beta-carotene aumentano la motilità degli spermatozoi Le carote possono migliorare la fertilità maschile. In uno studio che ha comparato gli effetti di frutta e ortaggi sulla salute dello sperma è stato scoperto che sono proprio loro a garantire i migliori risultati. La ricerca è stata condotta presso la Harvard University e si può leggere su Fertility and Sterility. Lo studio - le carote hanno l'effetto più rilevante sulla motilità degli spermatozoi. Lo studio è stato condotto su duecento giovani uomini a cui è stato chiesto di seguire diete contenenti differenti tipi di frutta e ortaggi. Gli alimenti di colore giallo o arancio sono risultati i migliori. Secondo gli esperti, ciò è dovuto ai carotenoidi che il nostro corpo converte in antiossidanti. Tra questi c'è il betacarotene, che il nostro organismo trasforma in vitamina A. Gli antiossidanti aiutano a neutralizzare i radicali liberi, che possono danneggiare le membrane delle cellule e il Dna. Anche le patate dolci e il melone possono aumentare la quantità e la qualità degli spermatozoi ma le carote ne migliorano le performance in misura più rilevante. (Salute, Tgcom24) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 279 ALIMENTI E SALUTE LE MANDORLE SNACK IDEALE: 45 GRAMMI SPENGONO LA FAME La merenda con questa frutta secca placa la voracità nei pasti principali Lo snack ideale tra un pasto e l'altro è una manciata di mandorle di circa 45 grammi perché aiutano a non ingrassare e a smorzare l'appetito. A dimostrarlo è una ricerca della Purdue University, negli Usa, pubblicata su European Journal of Clinical Nutrition. La ricerca - Gli studiosi hanno analizzato 137 persone ad alto rischio di sviluppare diabete di tipo 2, suddivise in diversi gruppi. Ad alcuni è stato concesso di consumare frutta secca a colazione o a cena, ad altri è stata suggerita come snack al mattino o la sera, a distanza di non più di due ore dai pasti principali, mentre alla restante parte ne è stato impedito il consumo. Dai risultati è emerso che, nonostante a causa delle mandorle abbiano ingerito 250 calorie in più, coloro che le hanno consumate con regolarità come snack non sono aumentati di peso. Merito delle proteine nobili, dei grassi monoinsaturi e delle fibre contenuti nelle mandorle insieme alla vitamina E ipotizzano gli studiosi, secondo i quali le mandorle ridurrebbero anche l'appetito portando a mangiare meno nei pasti principali. (Salute, Tgcom24) È MORTA A 20 ANNI BROOKE GREENBERG, LA «BAMBINA» CHE NON INVECCHIAVA MAI Il suo corpo e la sua mente erano quelli di una bambina di un anno Il suo Dna potrebbe rivelare i segreti dell’eterna giovinezza Ha trascorso la sua vita in braccio a mamma e papà. Aveva vent’anni ma il suo aspetto e la sua mente erano quelli di una bambina un anno o poco più. Brooke Greenberg è morta qualche giorno fa per cause non ancora note, nel Maryland (Stati Uniti). Era fra le pochissime persone al mondo (le stime parlano di meno di dieci malati) affette da una sindrome misteriosa denominata «X», che non permette a chi ne soffre di invecchiare, nè di crescere sin dall’infanzia. Ora il suo Dna potrebbe rivelare i segreti dell’eterna giovinezza. LE ANOMALIE - Brooke viveva in un seggiolone e non è mai cresciuta. Le uniche parti del corpo che crescevano erano le unghie e i capelli e per anni le sono stati inutilmente somministrati speciali ormoni per la crescita, ma ogni terapia è risultata vana e nessun medico è mai riuscito a effettuare una diagnosi e a individuare con precisione il male di cui era affetta nonostante sia stata visitata dai più prestigiosi medici degli Stati Uniti. Test medici hanno dimostrato che Brooke potrebbe aver subito una mutazione del gene che spegne la capacità di crescere, ma nulla è mai stato chiarito davvero perché la piccola aveva anomalie apparenti nel sistema endocrino, ma non nei cromosomi. Il suo Dna, insieme a quello di casi simili, è ora sotto la lente della scienza perché potrebbe nascondere i segreti dell’eterna giovinezza e fornire importanti informazioni sul processo di invecchiamento che porta allo sviluppo di malattie come il morbo di Parkinson. «Anche dopo la sua morte Brooke potrà aiutarci a capire i meccanismi dell’invecchiamento». LA VITA DI BROOKE - Il blocco totale della crescita per Brooke è arrivato intorno ai 4 anni. Da allora in poi non è più cresciuta, non ha mai parlato e ha sempre mantenuto i denti da latte. (Salute, Corriere) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 279 SCIENZA E SALUTE «OGNI NOTTE MI SVEGLIO E MANGIO, SENZA AVERE FAME. CHE MI SUCCEDE?» Esistono due sindromi: in entrambe si utilizza un approccio sia farmacologico che psicoterapico Sono una ragazza di 20 anni, dall’età di 12 ho avuto problemi nel rapporto con il cibo, che si manifestavano con atteggiamenti simili all’anoressia/bulimia. Da un paio d’anni, invece, mi capita di alzarmi per mangiare qualche ora dopo essere andata a letto. E mangio anche parecchio. Da un anno e mezzo sono in psicoterapia e dal punto di vista psicologico sto meglio e sono serena. Ma il disturbo alimentare persiste: mi alzo (una sola volta) tutte le notti, mangio e poi torno a dormire. Non riesco a capire se quella di mangiare di notte sia ormai un’abitudine acquisita negli anni , se si tratti di un problema legato al ritmo circadiano o di una vera fame (ma ne dubito dal momento che mi sveglio anche dopo una cena abbondante). Risponde Lino Nobili, Centro medicina del sonno, Dip. Neuroscienze, Osp. Niguarda, Milano RISPOSTA: I disturbi del comportamento alimentare durante il sonno sono ben conosciuti in medicina e rappresentano una fetta significativa del vasto capitolo dei disturbi alimentari in generale. L’argomento è complesso e ancora in via di definizione, tuttavia ad oggi si distinguono due particolari categorie: la sindrome da alimentazione correlata al sonno (Sleep Related Eating Syndrome) e la sindrome da alimentazione notturna (Nocturnal Eating Syndrome). La prima rappresenta un particolare disturbo del sonno, simile al sonnambulismo, in cui la persona si alza in uno stato di veglia parziale: abbastanza sveglio da poter svolgere delle azioni, anche complesse, ma contemporaneamente sufficientemente addormentato da non aver piena coscienza di quello che sta facendo. In tali condizioni il soggetto può mangiare diversi tipi di cibo, talora anche bizzarri o poco commestibili, può procurarsi involontariamente lesioni o provocare danni durante la preparazione del pasto. Generalmente ritorna a dormire e non ricorda nulla il mattino seguente. Il disturbo può essere idiopatico, ovvero senza una causa apparente, o essere associato ad altre patologie del sonno, come la sindrome delle gambe senza riposo e le apnee notturne. Talora può essere provocato dalla sospensione di sostanze che agiscono sul sistema nervoso centrale (alcol, psicofarmaci) o dall’assunzione stessa di psicofarmaci, spesso prescritti proprio per favorire il sonno. Il trattamento del disturbo si basa sul riconoscimento, e l’eliminazione, dei possibili disturbi del sonno che lo favoriscono, sull’utilizzo di farmaci psicoattivi e sulla psicoterapia. Spesso è necessario eseguire una polisonnografia notturna, esame che permette di valutare le caratteristiche del sonno e che si svolge presso i Centri di medicina del sonno (può trovarli su www.sonnomed.it). Nella sindrome da alimentazione notturna il soggetto si sveglia durante la notte, è completamente cosciente e può avere un bisogno incontrollato, compulsivo, di mangiare (in questo caso cibi “normali”). Dopo aver mangiato si addormenta facilmente e al mattino ricorda quanto accaduto precedentemente. Una persona si definisce affetta da questo disturbo se gli episodi si verificano almeno due volte a settimana e se durante la notte si assume una quantità consistente di calorie. La persistenza nel tempo di questo disturbo può portare a un aumento significativo del peso e nelle forme croniche di lunga durata anche all’obesità. A volte, questa sindrome si associa a disturbi psichici, sia di tipo ansioso che a disturbi dell’umore o del comportamento alimentare. Alcuni studi ipotizzano, che alla base di questo disturbo ci sia una de-sincronizzazione tra i ritmi circadiani che controllano l’alimentazione e quelli che regolano l’alternanza sonno-veglia. Anche nel trattamento di questa sindrome si utilizza un approccio sia farmacologico (spesso risultano efficaci i farmaci serotoninergici) che psicoterapico. (Salute, Corriere) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 279 SCIENZA E SALUTE IL FUMO CI INVECCHIA IL VISO DI MOLTI ANNI Un’indagine su coppie di gemelli dimostra come chi fuma accumuli rughe e borse sotto gli occhi più velocemente Il fumo di sigaretta invecchia la pelle: a dirlo è anche una nuova ricerca americana, che ha confrontato i visi di persone che fumano regolarmente da almeno 5 anni con quelli di chi non è un fumatore abituale. I risultati sono (negativamente) sorprendenti: gli ovali dei fumatori mostrano segni di cedimento nelle palpebre, sotto agli occhi, nelle rughe tra naso e labbra, visibili davanti a foto dettagliate immediatamente a occhio nudo. Il risultato? Per i fumatori uno sguardo e un viso complessivamente più vecchi rispetto a chi non tocca sigarette. GEMELLI DIVERSI (ALMENO SUL FUMO) - L’occasione per questo studio appena pubblicato sul giornale della ASPS, American Society of Plastic Surgeons, e svolto dai ricercatori e chirurghi plastici dell’università di Cleveland, Ohio, è stato un raduno annuale di gemelli, il Twin Days Festival di Twinsburgh, in Ohio. Qui i ricercatori hanno coinvolto 79 coppie di fratelli eterozigoti e monozigoti che avessero una caratteristica comune, ovvero che nella coppia vi fosse un fumatore su due. Il fratello o sorella con sigaretta fumava in tutti i casi da almeno 5 anni, ma si arrivava anche a punte in cui l’abitudine al fumo era di 13 anni e oltre e proprio qui i risultati sono stati più evidenti. Delle 79 coppie, 57 erano composte da donne e l’età media del campione studiato era di 48 anni, un’età in cui la pelle inizia a maturare e mostrare ormai i segni del tempo in modo ineludibile. L’ANALISI DEI CHIRURGHI – Dopo aver compilato questionari su abitudini alimentari, malattie e informazioni personali, le coppie sono state sottoposte agli scatti fotografici di un professionista, che ha poi sottoposto il risultato ad alta risoluzione del suo lavoro ai chirurghi plastici dell’ospedale per valutare, caso per caso, le condizioni del viso delle coppie. Sulle quali i segni della sigaretta erano palesemente visibili. Il fumo in particolare sembra affliggere soprattutto i due terzi inferiori della pelle del viso, ovvero l’area intorno al naso e alla bocca. Qui si notano distintamente - nel caso dei fumatori i maggiori segni di cedimento delle guance, con il formarsi di accentuate sacche cadenti dallo zigomo verso il mento; inoltre, sono molto più marcate le due linee di espressione che dalle narici arrivano ai lati delle labbra. Anche la parte superiore del viso in realtà sembra soffrire: aumentano infatti il gonfiore delle palpebre superiori e quello delle borse sotto gli occhi, mentre peggiora il tono della parte superiore delle palpebre con un generico cedimento della pelle tipico dell’età anziana. GLI ALTRI FATTORI - Lo studio comparativo dimostra dunque quello che altre ricerche mediche avevano già scoperto: la nicotina è responsabile dell’invecchiamento precoce della pelle. Questa volta però, gli studiosi hanno voluto anche dire la loro sul fattore estetico, andando oltre il semplice ingiallimento della pelle di cui già si era parlato in passato. Quel che invece i chirurghi tengono a precisare è che soprattutto la parte superiore del viso viene maggiormente colpita anche da fattori che esulano dall’abitudine al fumo: in questo caso, macchie, rughe più o meno marcate intorno agli occhi e segni del tempo possono dipendere anche da medicinali assunti, dall’abuso del sole senza protezione, dalla mancata cura con prodotti idratanti. (Salute, Corriere)