Anno III – Numero 321 AVVISO 1. Federfarma Napoli rinnova il Consiglio Direttivo per il triennio 2014-2017 2. Lettera aperta del presidente di iorio Notizie in Rilievo Mercoledì 08 Gennaio 2014, S. Massimo, Severino Proverbio di oggi…….. oggi…….. Chi troppo se fida, resta ‘ngannato. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. FEDERFARMA NAPOLI Rinnova il Consiglio Direttivo per il Triennio 2014-2017 I Titolari di Farmacia al voto Domenica 12 e Lunedì 13 p.v. Care Colleghe e Cari Colleghi, l’anno appena iniziato ci coinvolge in molti impegni 3. Curare le intolleranze: facciamo pace con il l’anno appena iniziato ci coinvolge in molti impegni lattosio elettorali dei quali saremo protagonisti tanto come 4. Ipotizzato un ruolo protettivo dell'alcol dalla Titolari, quanto come cittadini. Si inizia con il rinnovo del Consiglio Provinciale di sclerosi multipla Federfarma Napoli, (2014 – 2017), appuntamento al quale seguirà il rinnovo del Consiglio dell’Unione Regionale del quale fanno parte dieci titolari napoletani; si continuerà nel periodo marzo - aprile con il rinnovo della Presidenza di Federfarma Nazionale e del Consiglio di Presidenza del quale sono attualmente componente; concluso tale importante passaggio andranno Prevenzione e nominati i componenti del CdA delle consociate Credifarma e Promofarma. Salute 5. In Italia due milioni di La conclusione dell’anno elettorale vedrà, infine, tutti noi responsabili attori del persone "diabese" rinnovo del Consiglio dell’Ordine Professionale con il quale Federfarma Napoli ha 6. Pulire il ciuccio intrecciato un’intensa collaborazione. mettendolo in bocca non è «pericoloso» Procedendo per gradi, il primo ed imminente appuntamento elettorale è previsto per domenica e lunedì p.v. con il rinnovo del Consiglio Provinciale di Domande e Federfarma Napoli. Risposte A conclusione di un triennio particolarmente “avventuroso“, sono di nuovo 7. In Italia due milioni di candidato a capo di una lista nella quale riconfermo sostanzialmente tutti i persone "diabese" 8. Ci sono cibi che non si Colleghi che mi hanno accompagnato nell’ultimo periodo, lavorando, partecipato possono congelare? e fornendo alla Categoria risposte concrete. A tutti loro ritengo che la stessa Categoria debba un grato riconoscimento per quanto hanno saputo fare e dare nell’interesse della farmacia napoletana. Per tali motivi, Vi invito tutti a manifestare la propria appartenenza professionale partecipando, da protagonisti, domenica 12 dalle ore 10.00 alle 20.00 e lunedì 13 dalle ore 8.30 alle ore 20.00, conferendo il Vostro consenso al lavoro fatto, contribuendo al tanto lavoro ancora da fare. Nell’attesa di incontrarVi di persona, Vi saluto con cordialità Michele Di Iorio Scienza e Salute SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 321 LETTERA APERTA DEL PRESIDENTE DI IORIO I Titolari di Farmacia al voto Domenica 12 e Lunedì 13 Gennaio. A tre anni dall’ultima scadenza elettorale i prossimi 12 e 13 gennaio i Titolari delle oltre 700 farmacie di Napoli e Provincia saranno nuovamente chiamati alle urne per eleggere i vertici del Sindacato. Il Presidente uscente, Michele Di Iorio, forte della leadership conferitagli dagli ultimi tre mandati, presenta la propria ricandidatura con una lista di colleghi che vede la riconferma pressoché totale di una compagine che negli ultimi anni è riuscita a confrontarsi al meglio con le tante criticità presenti nel comparto farmaceutico locale. L’ultimo triennio, infatti, è stato caratterizzato dal raggiungimento di molteplici obiettivi: primo tra tutti l’abbattimento dei tempi d’attesa relativi ai pagamenti delle Asl alle farmacie passati da un ritardo medio di oltre dieci mensilità ai circa 90 giorni attuali con la concreta prospettiva di arrivare ad una definitiva, storica, normalizzazione. Le scelte strategiche operate dal Consiglio Direttivo hanno consentito a Federfarma Napoli di sottoscrivere tanto con la Struttura Commissariale della Regione Campania, quanto con le singole ASL significativi accordi quadro i quali, se da una parte hanno consentito cospicui risparmi economici all’Ente regionale come nel caso dell’andata a regime dei sistemi di distribuzione per conto e dei presìdi per pazienti diabetici, dall’altra hanno restituito alle farmacie napoletane un ruolo centrale all’interno del settore sanitario. Ultima in ordine di arrivo l’intesa siglata sul CUP, che dal 1 gennaio consente alle farmacie di città e Provincia di effettuare prenotazioni di visite mediche ed esami presso le strutture delle Asl Napoli 1 Centro, Napoli 2 Nord e Napoli 3 Sud. “Due sono gli obiettivi verso i quali occorrerà investire il nostro impegno collettivo nel corso del 2014 – dichiara Michele Di Iorio – 1. Il primo è proiettato interamente all’interno del nostro comparto e consiste nel rendere più solide le basi della farmacia. E’necessario - continua Di Iorio - individuare tutte le risorse utili a ricapitalizzare sotto il profilo finanziario la farmacia attraverso un rapporto paritario con il sistema bancario, l’industria farmaceutica e la distribuzione intermedia. Risulta inoltre fondamentale sia continuare nell’azione sindacale tesa a consolidare la continuità dei pagamenti da parte delle AA.SS.LL., che far rientrare nel canale della farmacia tutto ciò di cui la farmacia stessa è stata privata. 2. Il secondo obiettivo, deve essere rivolto a saldare le radici della Categorìa alla professionalità senza mai rinunciare ad aprire un confronto con il mondo delle altre professioni avendo come fine ultimo il raggiungimento di uno scambio di contributi nell’ottica di una sinergìa più ampia ed aperta; Un compito – ha concluso il Presidente uscente che sarà sempre più importante trasmettere alle nuove generazioni di giovani farmacisti sotto la regìa dell’Ordine Professionale e di Federfarma Napoli. La lista dei candidati nella quale sono rappresentate tutte le anime dei Titolari napoletani ha già dato grande prova di sé attraverso la capacità di offrire soluzioni senza perdere tempo a porsi domande in un triennio drammatico per le sorti della farmacia a livello nazionale e locale. Mi preme sottolineare che i risultati raggiunti relativamente alla normalizzazione dei pagamenti è da accreditare alla perfetta sintonia e collaborazione realizzata con l’Ordine dei Farmacisti il Presidente del quale, Prof. Enzo Santagada ha sigillato la condivisione di linea sindacale partecipando con me allo sciopero della fame di dieci giorni che ha rappresentato un punto di svolta nei rapporti tra titolari di farmacia, asl e regione. ” (Michele di Iorio) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 321 SCIENZA E SALUTE CURARE LE INTOLLERANZE FACCIAMO PACE CON IL LATTOSIO Il deficit dell'enzima lattasi provoca disturbi in metà dei cittadini del Nord Italia. Ecco come distinguerlo dalle classiche allergie UNO SU DUE. In Liguria, così come nel resto del nord Italia, circa il 50% delle persone potrebbe trovarsi a fare i conti con aria nella pancia, gonfiore e leggere forme di diarrea. Il motivo? I fastidi potrebbero nascere da un deficit di lattasi, l'enzima che ha il compito di scindere il lattosio, cioè lo zucchero, presente nel latte. In qualche caso i disturbi sono scritti nei geni, in altre situazioni i sintomi vengono dopo che si è ricominciato a bere latte dopo molto tempo o ancora possono essere temporanei, legati magari ad una prolungata terapia antibiotica che ha alterato la flora intestinale o magari per una gastroenterite. L'intolleranza al lattosio può essere primitiva, cioè conseguente a un deficit congenito di produzione di lattasi, o secondaria, ovvero correlata a malattie intestinali, quindi spesso post-infettiva, che in genere regredisce in 3 o 4 mesi. Quale che sia la causa, il risultato apparente non è sempre lo stesso: per molte persone il deficit di lattasi è solo "biochimico", cioè non porta a sintomi evidenti e quindi passa del tutto inosservato, mentre in altre compaiono i fastidi. Una contromisura? Anche se può sembrare strano, è consumare piccole quantità di latte ogni giorno, ovviamente se il corpo sopporta bene questa sorta di "vaccinazione" prolungata. Così facendo, non si perde la produzione di lattasi, visto che questo enzima viene prodotto in base agli stimoli che vengono dall'alimentazione dopo i 2-3 anni di vita. ESAMI DIAGNOSTICI: ovviamente, occorre anche sottoporsi a esami diagnostici per verificare la reale incapacità di sopportare la sostanza. «L'intolleranza al lattosio va distinta dalla classica allergia alle proteine del latte, che interessa soprattutto i bambini e che può essere anche più grave, al punto di condurre anche a shock anafilattico» spiega G. Samir Sukkar, resp. della Dietologia dell’Osp. San Martino di Genova. «Provoca sintomi molto diversi da persona a persona, e dipende molto da altre variabili, come ad esempio la quantità di lattosio ingerita, l'età (i bambini hanno un quantitativo maggiore di enzima) e dalla velocità di svuotamento del tubo digerente. Incide molto inoltre anche la composizione della flora batterica intestinale, quello che gli esperti chiamano microbiota: ci sono batteri "buoni", come ad esempio i lattobacilli, che possono utilizzare il lattosio. Se esistono colonie particolarmente sviluppate i sintomi possono essere anche impercettibili». Esistono oggi diversi metodi per confermare la diagnosi. Si parte dalla semplice osservazione della comparsa dei sintomi dopo aver assunto mezzo litro di latte per arrivare fino al "Breath test", cioè il controllo del respiro dopo l'assunzione di una quantità nota dello zucchero. O, ancora, ci sono test genetici, capaci di rilevare se esistano particolari conformazioni di alcune aree del Dna correlate al deficit di lattasi. Alcuni di questi possono essere semplicemente eseguiti con un tampone da appoggiare sulla bocca, quindi particolarmente utili per i bambini. Sul fronte delle cure, poi, si può ricorrere anche al latte delattosato e ad integratori che consentono di fornire dall'esterno l'enzima, evitando quindi di depennare il latte dalla dieta. Un alimento che resta utilissimo: il calcio presente nel latte, infatti, può essere assorbito molto meglio dall'organismo rispetto a quello contenuto ad es. nelle verdure. PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 321 «Latte e latticini debbono far parte dell'alimentazione quotidiana e anche per questo, se non esiste un grave deficit congenito, si consiglia sempre di bere piccole quantità di latte anche a chi ha una carenza parziale di lattasi: così facendo si mantiene elevata la produzione dell'enzima» fa sapere Sukkar. Non va poi dimenticato che due bicchieri di latte al giorno si sono dimostrati in grado di ridurre il rischio di sviluppare alcuni tumori, come ad es. quello dei polmoni. Esistono poi dei latticini in grado di offrire buone quantità del minerale pur se contengono limitate quantità di lattosio. È il caso, ad es., del formaggio grana e di altri formaggi fermentati, oltre che degli yogurt utili, questi ultimi, anche a fornire batteri probiotici come i lactobacilli o i bifidobatteri». Ultima raccomandazione: attenti agli alimenti insospettabili. Leggete attentamente le etichette, evitando le fonti di lattosio nascosto - ad es. nei dolci o addirittura nel prosciutto cotto - e soprattutto ricordate che il latte vaccino non andrebbe consumato dai piccoli prima dell'anno di vita. (Salute, Secolo XIX) IN ITALIA DUE MILIONI DI PERSONE "DIABESE" 22 milioni gli italiani sovrappeso, 6 milioni gli obesi, 3,5 milioni le persone con diabete: 2 milioni i diabesi, contemporaneamente diabetici e obesi Crescono le persone sovrappeso, obese o con diabete in tutto il mondo. In Italia, secondo le più recenti stime Istat, è sovrappeso oltre 1 persona su 3 (36%, con preponderanza maschile: 45,5% rispetto al 26,8% nelle donne), obesa 1 su 10 (10%), diabetica più di 1 su 20 (5,5%). Secondo i dati del 2012, oltre il 66,4% delle persone con diabete di tipo 2 è anche molto sovrappeso o obeso, mentre lo è 'solo' un quarto delle persone con diabete tipo 1, il 24%. In pratica, sono sovrappeso quasi 22 milioni di Italiani, obesi 6 milioni, con diabete quasi 3,5 milioni: "veri diabesi", ossia contemporaneamente obesi e con diabete, circa 2 milioni. «Questi numeri ci fanno capire come diabete e obesità si sostengano a vicenda. L'obesità è considerata l'anticamera del diabete e la combinazione tra le due malattie rappresenta una vera e propria epidemia dei nostri tempi, per la quale l'OMS ha persino coniato il termine diabesità». L'associazione diabete-obesità deve preoccupare principalmente perché di diabesità si muore. Spiega Sbraccia: «II rischio di morte raddoppia ogni 5 punti di crescita dell'indice di massa corporea, il Bmi: un diabetico sovrappeso raddoppia il proprio rischio di morire entro 10 anni rispetto a un diabetico di peso normale; per un diabetico obeso il rischio quadruplica». La diabesità quindi costituisce una pesante minaccia per la salute, per questo è necessario attuare politiche efficaci nel prevenirla. È noto come esercizio fisico e attività motoria possano rappresentare strumenti più che adeguati a questo scopo. «La conferma definitiva arriva da uno studio pubblicato sul British Medicai Journal, dimostra che l'esercizio fisico è efficace, in termini di riduzione della mortalità cardiovascolare o legata al diabete, quanto il trattamento farmacologico». «In una situazione di rischio, spesso la tendenza è quella di intervenire subito con i farmaci, sottovalutando o addirittura ignorando i benefici per la salute dell'esercizio fisico e l'efficacia del corretto stile di vita nella prevenzione delle malattie». Dalla discussione di esperti di varie discipline, tra cui medici, esperti di politica ed economia sanitaria, esponenti delle istituzioni, rappresentanti del mondo dello sport, è scaturito un documento di raccomandazioni per promuovere efficacemente l'attività fisica. Anche nel contesto urbano e nei luoghi di lavoro è fondamentale incentivare e creare le condizioni che favoriscono un maggior movimento. In ambiente sanitario, è importante che l'attività fisica sia considerata uno strumento di cura e utilizzata per integrare dieta e terapia farmacologica. (Panorama della sanità) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 321 PREVENZIONE E SALUTE PULIRE IL CIUCCIO METTENDOLO IN BOCCA NON È «PERICOLOSO» Non si trasmettono malattie ai figli, anzi: così facendo il loro rischio di allergie ed eczema si riduce non poco Genitori apprensivi, timorosi che vostro figlio sia minacciato da pericolosissimi germi a ogni passo, rilassatevi. A sostegno dell'ipotesi secondo cui troppa pulizia può «far male», una ricerca pubblicata sulla rivista Pediatrics dimostra che mettere in bocca il ciuccio del proprio bambino, magari proprio per pulirlo un po' dopo che è caduto per terra, non è una cattiva abitudine, anzi: chi lo fa riduce la probabilità che il figlio sviluppi allergie ed eczema. RICERCA SVEDESE – Le mamme che corrono a bollire il ciucciotto appena tocca una qualsiasi superficie inorridiranno, ma il dato è emerso con chiarezza da una ricerca svedese condotta su circa 180 bambini seguiti dalla nascita, per i quali sono state registrate moltissime informazioni circa le modalità di svezzamento e le abitudini a casa. A diciotto mesi il 5% dei bambini aveva l'asma e il 25% l'eczema atopico; ebbene, i figli di chi era solito dare una pulita sommaria al ciuccio caduto per terra mettendolo in bocca si erano ammalati molto meno degli altri, soprattutto di eczema; inoltre, avevano in circolo un minor numero di cellule del sistema immunitario correlate allo sviluppo di allergie. Anche essere nati attraverso un taglio cesareo è risultato un fattore «critico», in grado di innalzare il rischio di allergie e di eczema addirittura al 55%. GERMI – Infondata un'altra delle paure che attanagliano i genitori: mettere il ciuccio del figlio in bocca non lo esporrà maggiormente alla carie, come ha confermato l'analisi della saliva dei piccoli. Lo Streptococco mutans, il batterio che provoca la carie, è molto contagioso e il ceppo che si trova nella bocca dei bambini piccoli, che spesso ne sono portatori, è quasi sempre quello presente nel cavo orale della madre; stando ai dati raccolti però non è evitando di pulire il ciuccio alla meglio con la propria saliva che si eviterà la carie al piccolo, come spiega Joel Berg, presidente dell'American Academy of Pediatric Dentistry, commentando i risultati degli svedesi: «I genitori trasmettono germi ai bambini anche solo baciandoli o stando loro vicino. I microrganismi passano al bimbo semplicemente perché mamma e papà gli stanno intorno: per ridurre le possibilità di "contagio" i genitori dovrebbero mettersi una mascherina e non toccare mai i figli, precauzioni di fatto impossibili da prendere. I dati inoltre confermano che la saliva è una nostra "amica": contiene enzimi, proteine, elettroliti che possono avere un ruolo positivo proteggendo il bambino dalle malattie allergiche». Va detto che lo studio non è stato in grado di accertare un vero rapporto di causa-effetto fra il ciuccio tenuto in bocca da mamma o papà e la prevenzione delle allergie: in altri termini, questa abitudine potrebbe essere la "spia" di un approccio più rilassato all'igiene dei propri figli, di una casa meno "disinfettata". Tutto ciò è comunque un'ulteriore conferma che un certo grado di contatto con i germi ci serve, quando siamo piccoli, perché è il miglior allenamento per il sistema immunitario che così impara a riconoscere e combattere le minacce reali, senza poi essere indotto a reagire in maniera eccessiva a sostanze che non sono pericolose come i pollini, la polvere o il pelo di animale. (salute, Corriere) PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 321 PREVENZIONE E SALUTE IPOTIZZATO UN RUOLO PROTETTIVO DELL'ALCOL DALLA SCLEROSI MULTIPLA Uno studio svedese ha trovato una relazione tra maggiore consumo di alcolici e minor rischio di sviluppare la malattia Bere alcolici sembra avere un'associazione inversa con il rischio di sviluppare la sclerosi multipla, un ruolo protettivo che pare aumentare di pari passo con le dosi di alcolici consumate. I ricercatori svedesi che hanno fatto questa scoperta, pubb. sulla rivista JAMA Neurology, stavano cercando prove di un legame tra l'alcol e la malattia simile a quello che si riscontra con il fumo, uno dei fattori di rischio più noti. La sclerosi multipla (SM) è una malattia neurologica cronica che si sviluppa come risultato dell'interazione tra fattori ambientali e genetici inducenti e protettivi. Studi precedenti sul rapporto tra alcol e malattia avevano ottenuto risultati considerati inconcludenti: l'effetto degli alcolici sull'insorgenza del disturbo non era insomma ancora stato chiarito. Tuttavia, il rischio di altre malattie autoimmuni come l'ipotiroidismo autoimmune, il lupus eritematoso sistemico e l'artrite reumatoide è risultato essere inferiore nei bevitori rispetto ai non bevitori. Ampie prove indicano che l'alcol ha significative proprietà immunomodulanti legate alla dose assunta. Il team del Karolinska Institutet ha lavorato su due studi di popolazione svolti in Svezia con partecipanti di età compresa tra i 16 e i 70 anni, per un totale di 6.619 casi di sclerosi multipla e 7.007 controlli. Nel primo, uno studio epidemiologico sulla malattia, le donne che dichiaravano un elevato consumo di alcolici presentavano un rapporto di probabilità di 0,6 di sviluppare la sclerosi multipla rispetto alle non bevitrici. Per gli uomini questo rapporto risultava pari a 0,7, dato confermato per entrambi i sessi nel secondo studio di popolazione, focalizzato sull'influenza di geni e ambiente sulla sclerosi multipla. Questo significa che il consumo di alcol rende meno probabile l'insorgenza della malattia. Ma non è stata l'unica sorpresa in cui si sono imbattuti i ricercatori. E' risultato infatti anche un effetto attenuativo dell'alcol sull'effetto negativo del fumo sulla malattia. "Anche se l'effetto dell'alcol sulla malattia già in corso non è stato analizzato in questo studio", concludono gli autori, "i dati possono avere una rilevanza per la pratica clinica". In base a quanto emerge dallo studio non c'è motivo per consigliare alle persone con sclerosi multipla di eliminare totalmente l'alcol. (Salute, sole 24ore) CI SONO CIBI CHE NON SI POSSONO CONGELARE? Si può congelare quasi tutto. Il “quasi” si riferisce agli alimenti pieni di acqua come lattuga, pomodori, sedano, cetrioli e la frutta come meloni, angurie e ananas. Questi cibi al momento dello scongelamento risulterebbero flosci e immangiabili perché i grossi cristalli di ghiaccio che si formano durante il raffreddamento domestico rompono la parete delle cellule. Male sopportano il congelamento anche alimenti cotti come la pastasciutta, i risotti, le patate lesse, le uova sode, le salse e le creme a base di uova (come la maionese), i formaggi stagionati (tendono a polverizzarsi). La frutta può essere congelata, purché preventivamente pulita con un panno e cosparsa di zucchero. (Focus)