Venerdì 7 Febbraio 2014, S. Teodoro, Eugenia Anno III – Numero 344 AVVISO Proverbio di oggi…….. oggi…….. Ordine 1. Corsi ECM: FAD e residenziali Quanno nun tiene che juca´....joca bastone! Se non hai carte buone affidati al caso! Notizie in Rilievo CORSI ECM 2014: RESIDENZIALI E FAD Prevenzione e Salute 2. Se mangi più fibre il cuore ringrazia 3. Troppo zucchero triplica i rischi di morte per malattie cardiache 4. Ecco perché ti fa bene perdonare Scienza e Salute 5. Guerra aperta contro il radon 6. Suoni e spie luminose i rischi del “junk sleep” 7. .Italiani sempre più “innamorati” dei farmaci, è boom per gli antibiotici Domande e Risposte 8. Perche´i piedi puzzano di formaggio? Si informa che da Mercoledì 5 Febbraio è possibile prenotare i Corsi ECM Gratuiti 2014 COME PRENOTARSI: 12345- collegarsi sul sito dell’Ordine www.ordinefarmacistinapoli.it home page del sito dell’Ordine/sezione ECM Prenotazioni Accesso all’area riservata mediante username e password Scegliere i corsi da prenotare PERCHE´I PIEDI PUZZANO DI FORMAGGIO? La colpa della puzza dei piedi è dei batteri del genere Brevibacterium: si nutrono delle cellule morte della pelle, del grasso e dello sporco che si formano tra le dita dei piedi, producendo metantiolo, principale responsabile dei piedi maleodoranti. Un ricercatore ha anche scoperto che i batteri di questa famiglia fanno maturare anche un tipo di formaggio olandese (il limburger). E l'odore che ne scaturisce è molto simile. A contribuire alla puzza (dei piedi) sono però anche i Propionibacteria, che producono acido propionico (dall’odore simile all’aceto) e Staphylococcus epidermidis, che emana acido isovalerico. C'è uno zoo nel nostro corpo: Si stima che nei piedi alberghino circa 10 milioni di batteri per centimetro quadrato. Il punto è che tutto il nostro corpo è “abitato” da oltre 10.000 miliardi di batteri. Alcuni sono essenziali per la salute, altri sono nocivi, e molti producono sostanze puzzolenti. Per esempio, il cattivo odore del sudore è causato da batteri della pelle, e in particolare da quelli del genere Corynebacterium, che si nutrono di lipidi e producono il puzzolentissimo acido butirrico. Un eccesso di questi microrganismi può causare anche infezioni cutanee. Fortunatamente i deodoranti contengono sostanze che li uccidono o impediscono la loro crescita. SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 344 PREVENZIONE E SALUTE SE MANGI PIÙ FIBRE IL CUORE RINGRAZIA Uno studio su 23 mila persone conferma l’importanza di consumare in abondanza frutta e verdura, legumi e cereali integrali Portare in tavola ogni giorno tanta frutta e verdura, arricchire la dieta di cereali integrali e legumi: in poche parole, mangiare molte fibre. Tutti sappiamo che fa bene e adesso una ricerca che ha la forza dei grandi numeri, perché è stata condotta su oltre 23 mila persone, ne dà una potente conferma. Lo studio, pubb. di recente sull’American Journal of Medicine, dimostra che introdurre fibre in quantità riduce il rischio cardiovascolare: dovremmo però impegnarci molto di più per aumentarne il consumo, che purtroppo è mediamente al di sotto delle quantità raccomandate. LE DOSI - I risultati della ricerca americana indicano innanzitutto che l’introito giornaliero è mediamente ben al di sotto delle raccomandazioni: in media si aggira, infatti, attorno ai 16 grammi al giorno, mentre l’Institute of Medicine statunitense consiglia: a. 38 grammi di fibra al giorno per gli uomini b. 25 grammi per le donne al di sotto dei 50 anni; per gli over 50, invece, le quantità di assunzione raccomandate passano a: a. 30 grammi per gli uomini b. 19 grammi per le donne. In Italia la situazione non è molto differente. Anche la Società Italiana di Nutrizione Umana indica in circa 30 g. al giorno la quota di fibre raccomandabile, affermando che si tratta di un obiettivo sensato e raggiungibile. Eppure, la media dei consumi degli italiani si attesta attorno ai 20-25 g. al giorno. Insomma, anche nel nostro Paese, si potrebbe fare meglio, seguendo con attenzione le indicazioni. OBESITA’ - «I partecipanti alla ricerca che mangiano abitualmente una minor quantità di fibre sono risultati essere anche quelli in cui si è riscontrata più spesso la presenza di obesità, di sindrome metabolica, di infiammazione generalizzata. La prevalenza di questi problemi, invece, si riduce drasticamente all’aumentare dell’introito di fibre». Si tratta, a giudizio degli esperti, di dato inequivocabile e “schiacciante”, che indica una volta di più la necessità di aumentare la quota di frutta, verdura e cereali integrali nel piatto. Anche perché, aggiungono gli specialisti, le fibre, oltre a far bene al cuore, sono utilissime per diminuire il rischio di tumori gastrointestinali. (Salute, Corriere) TROPPO ZUCCHERO TRIPLICA I RISCHI DI MORTE PER MALATTIE CARDIACHE Gli esperti puntano il dito contro il saccarosio, via libera al fruttosio Lo zucchero è nel mirino degli scienziati che ormai lo assimilano a "big killer" come il tabacco. L'ultimo studio associa l'eccessivo consumo della sostanza a un rischio triplicato di mortalità per malattie cardiache. La correlazione è svelata da uno studio pubb. su Jama Internal medicine. Rischi triplicati - E' sufficiente una bevanda zuccherata al giorno per incrementare il rischio di morire di patologie che coinvolgono cuore e arterie. Chi assume un quarto del totale delle calorie dallo zucchero triplica il rischio rispetto a chi invece ne assume il 10%, dose massima raccomandata dall´OMS. No al saccarosio, sì al fruttosio - è esente da tali rischi lo zucchero contenuto in frutta e verdure, ossia il fruttosio e che il problema insorge invece quando si tratta di zucchero aggiunto ai cibi e alle bevande, il saccarosio. Il consumo esagerato di zucchero è correlato anche a diabete, sovrappeso e obesità. (Salute, Tgcom24) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 344 SCIENZA E SALUTE GUERRA APERTA CONTRO IL RADON Nelle scuole i valori sono risultati superiori alla media, perché spesso le strutture sono al piano terra Circa la metà delle radiazioni che assorbiamo nell’arco della vita deriva dal radon, un gas che si sprigiona naturalmente dalle rocce, riconosciuto come cancerogeno certo dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di Lione. Per questo, la decisione di includere nella direttiva europea sulla radioprotezione limiti precisi alla sua presenza negli ambienti indoor è senz’altro la novità destinata ad avere il maggiore impatto sulla salute della popolazione. Si stima che in tutto il continente circa il 10% dei tumori al polmone sia dovuto a questo agente, e in Italia la conta dei casi arriva a quasi 3.300 all’anno. I numerosi studi sull’argomento non hanno invece trovato relazioni con altre forme tumorali o altre malattie. La concentrazione di radon nell’aria si misura in Becquerel al metro cubo (Bq/m3) e la direttiva fissa il limite di 300 per tutti gli ambienti indoor, senza distinzioni fra luoghi di lavoro e abitazioni. Questo valore, infatti, è ritenuto sufficiente a contenere il rischio entro valori accettabili (azzerarlo sarebbe impossibile), tenuto conto dei costi delle bonifiche che saranno necessarie per rispettarlo, e di quelli dei nuovi standard per la costruzione degli edifici, che dovranno essere messi a punto. «La direttiva colma una lacuna importante, perché nelle leggi precedenti la questione radon era appena accennata e limiti veri, ma molto più alti di quelli attuali, erano stabiliti solo per i luoghi di lavoro» osserva Roberto Bochicchio, resp. del Piano nazionale radon all’Istituto superiore di sanità. In Italia, poi, la situazione è più difficile che altrove, giacché da noi la concentrazione media di questo inquinante è pari a 70 Bq/m3, contro i 56 del resto d’Europa (seppure con variazioni notevoli fra Paese e Paese). Anche lungo la penisola c’è comunque una certa eterogeneità, con valori più elevati nel Lazio, in Lombardia, nel Friuli Venezia Giulia e in Campania (rispettivamente 119, 111, 99 e 95 Bq/m3), e ben al di sotto della media nazionale in Calabria, Marche, Basilicata, Sicilia, Liguria, Molise, Emilia Romagna e Valle D’Aosta. Questa mappatura è stata elaborata grazie a una serie di rilevamenti condotti fra il 1989 e il 1998, ma negli anni successivi diverse Regioni e lo stesso Piano nazionale hanno eseguito moltissime altre misure. In tutto, sono state coinvolte 38mila abitazioni, 8.500 edifici scolastici e 12 mila luoghi di lavoro. «Nelle scuole i valori sono risultati un po’ superiori rispetto alla media nazionale, perché spesso queste strutture si trovano al piano terra». Per i luoghi di lavoro, si sono invece registrati valori maggiori in ambienti sotterranei (come i caveau delle banche), ma la variabilità è comunque elevata e, tutto sommato, non dissimile da quella riscontrata per le abitazioni, dove i livelli di radon dipendono da moltissime variabili. «Per questo motivo, le mappe che indicano le concentrazioni medie dell’inquinante in una zona non possono essere estrapolate ai singoli edifici, ma servono piuttosto alle autorità, per capire come indirizzare gli interventi. Le caratteristiche costruttive, ma anche le abitudini degli occupanti influenzano moltissimo la concentrazione del gas: il solo modo di sapere quanto radon c’è in uno specifico ambiente è misurarlo. (Salute, Corriere) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 344 SCIENZA E SALUTE SUONI E SPIE LUMINOSE I RISCHI DEL “JUNK SLEEP” Addormentarsi con musica o con dispositivi elettronici accesi porta ad un riposo di bassa qualità. Allerta per le luci dei display Con la televisione accesa, le cuffie nell'orecchio e l'Ipad sulle gambe: sono sempre di più le persone che si addormentano così, con il sottofondo - di luci e suoni dei vari dispositivi elettronici entrati ormai prepotentemente anche nelle case. Quando accade, i disturbi del sonno sono inevitabili e allora gli esperti parlano di "junk sleep", ovvero un sonno di bassa qualità continuamente interrotto da tutti i tipi di dispositivi elettronici: telefono, computer, TV, radio, ecc. La crisi economica che ha colpito molte famiglie italiane ha acuito queste cattive abitudini perché molti si mettono a letto con la preoccupazione del lavoro precario, del prestito da pagare o del futuro dei figli. E poiché non riescono a prendere sonno, preferiscono "stordirsi" di suoni, musica o chat per riuscire a staccare la spina. Ma se una percentuale di persone riesce ad addormentarsi così, ce ne sono molte altre che, invece, soffrono di vera e propria insonnia digitale. Uno studio condotto dai ricercatori del Lighting Research Center di New York collega questo problema alla luce del display dei devices elettronici: la prolungata esposizione allo schermo retroilluminato inibisce la produzione di melatonina, l'ormone che regola il ciclo sonno-veglia. In due sole ore, può ridursi del 22%. "Anche se sembra poca, la luce emessa dai vari dispositivi è l'assassino della melatonina che è fondamentale per il sonno", spiega Liborio Parrino, presidente dell'Associazione Italiana di Medicina del Sonno. Anche l'essere sempre connessi non giova al sonno e così i vari social network e le app come i giochi online stimolano il cervello anziché favorire il relax. "Nessuna soluzione può funzionare se non si va all'origine del problema e si capisce perché si ha difficoltà a dormire", prosegue il presidente dell'Aims. "Anche stare troppo tempo davanti al computer dopo cena o addormentarsi sul divano guardando il televisore, ostacola il sonno notturno". Il fenomeno colpisce soprattutto gli adolescenti che passano buona parte del tempo libero (incluso quello destinato al riposo) navigando, chattando o giocando online. La Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale ha lanciato proprio in questi giorni l'allarme "retomania", la cosiddetta internet-dipendenza in aumento in questi mesi invernali tra gli adolescenti, ma anche tra i bambini ai quali i genitori concedono telefonini e tablet. Ma nonostante gli esperti continuino a ripetere che tanta tecnologia non giova al sonno, sono numerosissime le app ideate e commercializzate per combattere l'insonnia. Si va dalla meditazione guidata, alla classica conta delle pecorelle in versione digitale, ai generatori dei cosiddetti "rumori bianchi", suoni a bassa frequenza che rilassano come onde che si infrangono su una spiaggia e il suono rilassante della pioggia che cade. Funzionano davvero? "È una contraddizione: tutti i dati scientifici dimostrano che i dispositivi elettronici ostacolano il relax, quindi non è possibile che una app che richiede l'uso di uno smartphone o di Ipad faciliti il sonno", avverte Parrino. (salute, Repubblica) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 344 SCIENZA E SALUTE ITALIANI SEMPRE PIÙ “INNAMORATI” DEI FARMACI, È BOOM PER GLI ANTIBIOTICI Gli italiani sono sempre più “appassionati” di farmaci, con il consumo che continua a crescere ed è arrivato nei primi nove mesi del 2013 a 23 confezioni a testa. Lo certifica il rapporto Osmed, che registra anche un boom nel consumo di antibiotici a dispetto delle campagne per il corretto utilizzo. Secondo i dati riportati nel periodo considerato gli italiani hanno acquistato un totale di 1.398 milioni di confezioni di medicinali, per una media di circa 23 confezioni a testa, con una crescita pari al +2,0% rispetto ai primi nove mesi dell’anno precedente. A livello di consumi in regime di assistenza convenzionata, nello stesso periodo temporale sono state prescritte 1.002,4 dosi giornaliere con un aumento dell’1,8% rispetto all’anno precedente. Ancora di più sale il consumo di antibiotici, di cui sono state consumate 22,3 dosi giornaliere ogni mille abitanti con un aumento del 5,4% trainato dalle regioni del Sud. «Gli italiani - commenta il direttore generale dell’Aifa Luca Pani - si sono confermati grandi utilizzatori di farmaci per l’apparato cardiovascolare, che restano in testa alla graduatoria di consumo e spesa. I farmaci per l’apparato gastrointestinale e metabolismo sono i secondi nella classifica dei più utilizzati. Gli italiani fanno inoltre largo uso di antidepressivi che sono risultati la categoria del SNC maggiormente prescritta tra i farmaci distribuiti dalle farmacie. (salute, Repubblica) ECCO PERCHÉ TI FA BENE PERDONARE No, non ti stiamo parlando di quanto sia giusto essere generose. Ti stiamo dicendo che se sollevi gli altri dalle loro colpe regali a te stessa più salute, più gioia e più voglia di guardare al futuro «Il perdono libera l’anima e cancella la paura»: parola di Nelson Mandela, il leader della lotta all’apartheid in Sudafrica appena scomparso. Un’affermazione che oggi potrebbero anche sottoscrivere molti scienziati, psicologi e filosofi. Gli studiosi, infatti, con le loro ricerche ci invitano a cambiare punto di vista. Il perdono non è solo un gesto generoso che tu fai per gli altri. È un atto che fa bene a chi lo compie. A te, al tuo corpo, alla tua anima, alla tua mente come ci raccontano i cinque esperti che abbiamo intervistato. 1. Perdonare apre la via al bene «Il perdono ci libera dal passato e ci dà la possibilità di guardare avanti. Questo è un grande dono cha facciamo a noi stessi, che alleggerisce il pensiero e apre la strada all’azione buona. Lo stesso vale per chi viene perdonato: il gesto scioglie il senso di colpa e consente di ripartire, aprendosi al bene. Penso a chi ha compiuto un atto irreparabile: è questa l’unica via d’uscita». PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 344 2. Perdonare stimola il cervello «Esistono già da tempo studi che dimostrano che chi sa perdonare ha una pressione arteriosa in media più bassa, un sistema immunitario più robusto, una minor propensione a stanchezza, stress, depressione. Io e la mia équipe abbiamo voluto andare più a fondo per scoprire cosa avviene esattamente nel nostro cervello quando perdoniamo qualcuno. Con la risonanza magnetica funzionale abbiamo visto che si mette in moto un complesso network cerebrale, che coinvolge diverse aree. Fra queste c’ è la corteccia prefrontale dorso laterale, la zona che influenza il modo in cui percepiamo un evento e le conseguenze che questo avrà sulla nostra sfera emotiva. Con il perdono, la zona si attiva e il risultato è sorprendente: un evento negativo viene rivisto in termini positivi. Non solo. Si modifica anche la risposta biochimica, che regola meglio la gestione dell’ansia e della rabbia. Ma non è tutto. Il perdono sollecita anche la corteccia parietale inferiore, una regione associata all’empatia, e il precuneo, un’area che viene chiamata in causa per “mettersi nei panni dell’altro”: tutto questo suggerisce che, perdonando, stimoliamo la nostra sensibilità e capacità di comprensione degli altri». 3. Perdonare libera la creativita´ «Più che affermare che perdonare fa bene, posso dire che non perdonare fa male. Quando accumuli non-perdoni a non-perdoni ti avveleni l’anima e questo veleno appesantisce la fantasia, la capacità di esprimersi, di conseguenza puoi produrre solo azioni e pensieri negativi. Capita a tutti di dire “non lo perdonerò mai”, ma poi, è fisiologico, il risentimento passa, come passa una malattia. A me almeno succede. Provo a guardare la situazione in modo distaccato, vedo la persona che mi ha offeso piccola, anch’io mi vedo da fuori, piccola… Da quella distanza tutte le questioni umane mi appaiono relative e cerco di giustificare le ragioni degli altri. Poi, mi dico, chi sono io per negare un perdono? Così ho perdonato chi, quando avevo 9 mesi, mi ha data via. Anzi, preferisco dire “ho capito chi a nove mesi mi ha data via”». 4. Perdonare purifica l`animo «Nella nostra società il perdono è sempre più raro. E per questo ancora più prezioso. Finché non perdona, lo spirito non è tranquillo né benevolo, ma troppo esposto a farsi guidare dall’ira. Con un atto di generosità è come se purificassimo l’aria che respiriamo e questo porta benessere a noi e al mondo che ci circonda. È una di quelle energie che estirpano il conflitto alla radice, depurano la società dalle tensioni e dai semi della vendetta. Perdonare non vuol dire chiudere gli occhi e non vedere le colpe: vuol dire sostenere il cambiamento di sé e degli altri. Un esempio? Quando Gesù perdona l’adultera, nel Vangelo, non le dice: “Non hai fatto niente”. Le dice: “Non farlo più”. Donando il suo perdono, spinge gli accusatori a farsi un esame di coscienza. Dunque, con un solo gesto fa un’azione sociale, salva una vita e trasforma un cuore!». 5. Perdonare da´ serenita´ alla mente «Quando si subisce un’offesa grave si tende a reagire con l’odio e la vendetta, oppure con la rimozione e la fuga. È normale, ma così si rischia solo di esacerbare la sofferenza. In particolare, il rancore e la vendetta sono dannosi, perché si pensa e si ripensa a cosa è accaduto e a cosa si è provato. E si soffre. Il perdono, invece, offre una via d’uscita alla sofferenza, perché è una reazione risolutiva: si rinuncia all’odio, alla rabbia, al risentimento, che non aiutano a cambiare la situazione, anzi la peggiorano. Viene allora il momento di lasciarseli alle spalle, cioè di decidere di perdonare. Si tratta di una scelta razionale, perché si intravedono le potenzialità di un atto che può riportare la serenità.