Anno III – Numero 345 Lunedì 10 Febbraio 2014, S. Arnaldo, Scolastica, Guglielmo, Wilma AVVISO Proverbio di oggi…….. oggi…….. Ordine 1. Corsi ECM: FAD e residenziali Chi fraveca e sfraveca nun perde maje tiempo. Notizie in Rilievo Significa che chi si da da fare, qualsiasi cosa, non perde mai tempo CORSI ECM 2014: RESIDENZIALI E FAD Prevenzione e Salute 2. Come ci si accorge di avere il diabete di tipo 2? 3. Per un buon sonno ci vogliono latte e noci brasiliane Scienza e Salute 4. La vitamina C come trattamento anticancro? 5. Un test da fare a casa puo' identificare cancro colon retto 6. Olio d’oliva, se è buono lo dice la risonanza magnetica 7. La melatonina riduce il rischio di cancro alla prostata Domande e Risposte 8. Ci sono cibi che non si possono congelare? Si informa che da Mercoledì 5 Febbraio è possibile prenotare i Corsi ECM Gratuiti 2014 COME PRENOTARSI: 12345- collegarsi sul sito dell’Ordine www.ordinefarmacistinapoli.it home page del sito dell’Ordine/sezione ECM Prenotazioni Accesso all’area riservata mediante username e password Scegliere i corsi da prenotare Ci sono cibi che non si possono congelare? Si può congelare quasi tutto. Il “quasi” si riferisce agli alimenti pieni di acqua come lattuga, pomodori, sedano, cetrioli e la frutta come meloni, angurie e ananas. Questi cibi al momento dello scongelamento risulterebbero flosci e immangiabili perché i grossi cristalli di ghiaccio che si formano durante il raffreddamento domestico rompono la parete delle cellule. Male sopportano il congelamento anche alimenti cotti come la pastasciutta, i risotti, le patate lesse, le uova sode, le salse e le creme a base di uova (come la maionese), i formaggi stagionati (tendono a polverizzarsi). La frutta può essere congelata, purché preventivamente pulita con un panno e cosparsa di zucchero. Surgelati: Anche per la surgelazione industriale valgono più o meno gli stessi limiti. Ma in questo caso il raffreddamento, che avviene rapidamente e a temperature più basse, porta alla formazione di cristalli di ghiaccio molto più piccoli che non alterano la struttura dei cibi (e infatti una volta scongelati sembrano freschi). Si tratta però di un processo laborioso e sofisticato che non è possibile riprodurre in casa. (Focus) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 345 PREVENZIONE E SALUTE COME CI SI ACCORGE DI AVERE IL DIABETE DI TIPO 2? Una malattia silente per anni, che si scopre con gli esami. Talvolta l’unico segnale è l’aumento della tendenza a urinare Sono almeno quattro milioni gli italiani che soffrono di diabete di tipo 2, peccato però che circa un milione non ne sia a conoscenza. Chi è colpito dalla malattia, all’inizio non avverte disturbi e spesso la diagnosi arriva in occasione di controlli fatti per altre ragioni, o per la comparsa di complicanze, come un infarto o un ictus. Sì, perché il diabete di tipo 2, se non riconosciuto e trattato in modo corretto, può avere numerose ripercussioni negative. «L’epidemia di diabete di tipo 2 a cui assistiamo è il risultato dello stile di vita dell’epoca moderna, contrassegnata da sedentarietà e cattive abitudine alimentari. Non a caso questa malattia si manifesta più spesso in chi è sovrappeso od obeso - fa notare Antonio Ceriello, presidente dell’Associazione Medici Diabetologi -. Questa forma di diabete, detto anche non insulino-dipendente, è dovuto alla ridotta capacità dell’organismo di utilizzare l’insulina, che consente al glucosio di entrare nelle cellule, dove viene utilizzato come fonte energetica. Se l’insulina funziona male, il glucosio si accumula nel sangue (iperglicemia), con diverse ricadute negative per l’organismo. Nel suo sviluppo c’è una predisposizione genetica accompagnata da fattori di rischio come, appunto, sovrappeso od obesità, ma anche colesterolo alto, ipertensione, abitudine al fumo e sedentarietà». Quali sono i sintomi? « Per anni non dà disturbi eclatanti. Tra i sintomi spia ci può essere la tendenza a urinare di più. Inoltre, livelli elevati di glucosio nel sangue, se non corretti, possono nel tempo favorire la comparsa di numerose complicanze a carico di occhi, reni, apparato cardiovascolare e sistema nervoso, con disturbi molto gravi che vanno dalla retinopatia all’insufficienza renale, dal piede diabetico alla disfunzione erettile». Come si può arginare il problema? «Prima di tutto modificando le abitudini alimentari e aumentando l’attività fisica. Ciò è particolarmente valido in tutti quei casi definiti di pre-diabete, perché può evitare che la malattia si instauri. Quando i livelli di glicemia cominciano a salire occorrono i farmaci. Oggi possiamo contare su diversi principi attivi, e ne sono in arrivo di nuovi. Tra gli ultimi che si sono resi disponibili ci sono gli inibitori del riassorbimento del glucosio a livello renale che ne favoriscono l’escrezione con le urine. In arrivo, invece, l’insulina ad azione molto lunga e farmaci che bloccano il recettore per il glucagone (altro ormone-chiave nel metabolismo degli zuccheri, ndr). L’importante è scegliere la terapia più adatta in relazione alle caratteristiche specifiche di malattia e paziente». Che cosa si può fare sul piano della prevenzione? «Dieta ed esercizio fisico abbassano drasticamente il rischio di diabete 2 . Tutte le persone di età superiore ai 45 anni dovrebbero poi controllare regolarmente la glicemia. Un occhio di riguardo serve anche nel caso di bambini o ragazzi obesi, a rischio di sviluppare diabete più precocemente». (salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 345 SCIENZA E SALUTE LA VITAMINA C COME TRATTAMENTO ANTICANCRO? L’acido ascorbico, con una storia controversa alle spalle, torna alla ribalta come possibile arma contro i tumori. La vitamina C, somministrata per via endovenosa in quantità equivalenti a quelle contenute in 2000 (duemila!) arance, potrebbe costituire un’arma in più nell’arsenale delle terapie contro il cancro. È quanto ipotizza uno studio pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine: alte dosi di vitamina C renderebbero più efficace la chemioterapia e allevierebbero i suoi effetti collaterali. Non è certo la prima volta che la vitamina C viene tirata in causa come possibile terapia antitumorale. Alla fine degli anni ’70, Linus Pauling, due volte vincitore del premio Nobel (per la chimica nel 1954 e per la pace nel 1962) sosteneva che alte dosi di acido ascorbico, altro nome del composto, erano in grado di prevenire o trattare molti tipi di tumore. Quella di Pauling è stata una vera e propria ossessione sui benefici dell’acido ascorbico. Ma gli studi clinici organizzati per verificare la sua teoria non hanno mai trovato alcun risultato positivo. Da allora la vitamina C è stata abbandonata dalla medicina ufficiale, anche se trova ancora cittadinanza, più che altro come terapia di supporto, nella medicina alternativa. Altissime dosi: Nel nuovo studio, Qi Chen e colleghi della University of Kansas hanno prima esaminato l’effetto dell’acido ascorbico in laboratorio su linee cellulari di vari tumori (su cui ha dimostrato un effetto tossico), poi l’hanno somministrato per via endovenosa e a dosi altissime, da dieci a cento volte superiori a quelle normalmente presenti nell’organismo, a topi in cui erano stati indotti tumori dell’ovaio, e trattati con farmaci chemioterapici classici, il carboplatino e il paclitaxel. Negli animali alla cui chemioterapia era stata aggiunta la vitamina C i tumori si sono ridotti assai più che in quelli sottoposti alla sola chemioterapia. RISULTATI sull`uomo: Il trattamento è stato sperimentato anche su un piccolo gruppo di malati di cancro in fase avanzata, 25, sottoposti a chemioterapia, per vedere se la vitamina C ad alte dosi era tollerata. Apparentemente sì: i pazienti non avuto effetti collaterali dalla vitamina, ma hanno sopportato meglio la chemioterapia, dichiarando di avere avuto meno nausea e fatica. Di nuovo sotto esame: Sulla base di questi risultati promettenti, gli autori dello studio sostengono che il caso della vitamina C come trattamento anticancro vada riesaminato. La mancanza di efficacia emersa nei vecchi studi – sostengono – potrebbe essere dovuta al fatto che la vitamina era somministrata per via orale. In questo modo, solo una piccola quantità viene assorbita dall’intestino, ma la maggior parte viene eliminata dai reni. La somministrazione per via endovenosa, invece, riesce a far salire la concentrazione di acido ascorbico nel sangue a livelli impossibili con l’assunzione orale. Non è neppure chiaro in che modo la vitamina C svolga la sua azione, e anche questo ha contribuito alla scarsa fiducia che potesse davvero funzionare. L’acido ascorbico è noto per essere un antiossidante, cioè una molecola che combatte l’azione dei radicali liberi. Proprio per questo motivo, si è ragionato che il suo effetto logico dovrebbe essere di indebolire l’efficacia della chemioterapia boicottando il suo effetto ossidante sulle cellule tumorali. Da questo studio sembrerebbe esattamente l’opposto. Gli scienziati ipotizzano che la vitamina C somministrata in vena e ad alte dosi agisca in realtà proprio come ossidante, cioè aiuti le sostanze chemioterapiche nell’opera di danneggiamento delle cellule tumorali, risparmiando però quelle sane. Interrogativi che andrebbero sciolti con altri studi. Il problema è chi potrebbe essere interessato a finanziarli, dato che la vitamina C costa poco e non è brevettabile. L’unica è che, come chiedono gli autori dello studio, entrino in gioco enti pubblici. (Focus) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 345 SCIENZA E SALUTE UN TEST DA FARE A CASA PUO' IDENTIFICARE CANCRO COLON RETTO Un test da fare a casa, molto piu' semplice di quelli usati oggi per lo screening, puo' identificare la maggior parte dei tumori al colon retto. Lo afferma uno studio dell'University of California, San Francisco pubblicato dagli 'Annals of Internal Medicine'. Attualmente le linee guida prevedono negli Usa una colonscopia ogni 10 anni dopo i 50 per trovare tracce del tumore. Altri metodi prevedono un test del sangue occulto nelle feci ogni anno e una sigmoidoscopia, un test simile alla colonscopia, da fare ogni cinque. I ricercatori hanno riesaminato tutti gli studi sul tema per capire l'efficacia di un test chiamato Fit, piu' semplice della ricerca del sangue occulto ma piu' costoso, verificando che e' in grado di trovare il 76% dei tumori. "Il risultato conferma - scrivono - che il fit e' un mezzo efficace, che si aggiunge ai metodi correnti di screening". (Agi) Olio d’oliva, se è buono lo dice la risonanza magnetica Di olio commestibile nel mondo ce ne sono centinaia di varietà. Ma quali sono i migliori e quelli leali nei confronti del consumatore oltre alla loro etichetta? La risposta potrebbe arrivare da una tecnica innovativa, messa a punto nei laboratori di Chimica dell’Univ. della Calabria e basata sull’utilizzo della risonanza magnetica, che consentirà, d’ora in avanti, di stabilire con precisione assoluta la freschezza dell’olio d’oliva. La prossima settimana sarà depositato il brevetto della nuova metodologia che si propone come una novità assoluta nel panorama delle attività e delle iniziative, non solo di tipo scientifico, finalizzate ad assicurare la migliore qualità di prodotti come, appunto, l’olio d’oliva. E che, proprio ogni giorno, riguardano milioni di persone con ripercussioni significative non solo sulle loro buone abitudini culinarie ma anche sulla salute. «L’unità di ricerca dell’Università della Calabria - aveva già da tempo pubblicato un criterio per tracciare l’origine del prodotto basata sulla identificazione e dosaggio di quei microelementi presenti nell’olio che lo riconducono alla terra dove è coltivato. Ciò significa che è possibile, adesso, fornire un servizio a quei produttori onesti che, al di là di ogni dubbio, e non facendo riferimento ad aleatorie prove organolettiche, vogliono sia certificata in maniera scientificamente valida l’origine del loro prodotto». «Non poteva esserci migliore risposta - alle vignette pubblicate il 25 gennaio scorso sul New York Times, a corredo dell’articolo intitolato `Extra virgin suicide´, cioè l’adulterazione dell’olio extravergine italiano, che hanno fortemente danneggiato l’immagine dell’olio d’oliva italiano a livello mondiale. Ma un significativo segnale è auspicabile venga dato anche alla realtà italiana, che vede nei supermercati la vendita di oli extravergini, inseriti nelle catene di distribuzione da grandi aziende, a meno di 3 euro al chilo». (salute, Secolo XIX) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 345 LA MELATONINA RIDUCE IL RISCHIO DI CANCRO ALLA PROSTATA La molecola che favorisce il buon sonno potrebbe proteggere la sessualità maschile Alti livelli di melatonina riducono il rischio di avere a che fare con un cancro alla prostata avanzato. A svelare l'associazione è uno studio presentato da Sarah Markt, ricercatrice del Dip. di Epidemiologia dell'Harvard School of Public Health. Analizzando le quantità di un prodotto della degradazione della melatonina, la 6-sulfatossimelatonina, nelle urine di 928 uomini islandesi Markt e colleghi hanno svelato che livelli di questa molecola superiori alla media sono associati ad una riduzione del 75% del rischio di sviluppare un cancro di questo tipo. Ma non è tutto: i ricercatori hanno anche rilevato livelli di 6-sulfatossimelatonina inferiori nei partecipanti che assumevano medicinali per dormire e in quelli che hanno dichiarato di avere problemi ad addormentarsi o a rimanere addormentati. La scoperta ribadisce l'importanza di un corretto controllo dei cicli sonno-veglia. Infatti la melatonina viene prodotta naturalmente dall'organismo proprio per controllare il ritmo circadiano, quella sorta di orologio interno che permette di sincronizzare il corpo con l'alternarsi di giorno e notte. I processi biologici regolati dal ritmo circadiano sono molti e includono il ritmo sonno-veglia, ma non solo. Infatti la melatonina influenza l'attività di tutta una serie di ormoni che svolgono anche altre funzioni. “La perdita del sonno e altri fattori possono influenzare la quantità di melatonina secreta o bloccarla del tutto – ha spiegato la ricercatrice – e i problemi di salute associati a bassi livelli di melatonina, al sonno interrotto, e/o all'interruzione del ritmo circadiano sono molti, incluso un potenziale rischio di cancro”. “Dato che i livelli di melatonina sono potenzialmente modificabili, sono giustificati ulteriori studi sulla melatonina e sul rischio e lo sviluppo del cancro alla prostata”. (salute, Sole 24ore) PER UN BUON SONNO CI VOGLIONO LATTE E NOCI BRASILIANE I loro nutrienti favoriscono il buon riposo e aiutano ad evitare la sonnolenza diurna Un bicchiere di latte e una manciata di noci brasiliane aiutano ad addormentarsi, a dormire bene e a svegliarsi riposati abbastanza per non avere a che fare con sonnolenza e stanchezza durante la giornata. Il merito è dei minerali e di altri nutrienti presenti al loro interno, che secondo le analisi condotte da un gruppo di ricercatori guidato da Michael Grandner, esperto della Pennsylvania University, potrebbero rappresentare una soluzione naturale contro i disturbi del sonno. “Spesso l'importanza dell'alimentazione nei confronti di questo tipo di problemi è sottovalutata. L'alimentazione, il sonno, l'attività fisica e altri aspetti di uno stile di vita salutare hanno un impatto su diversi sistemi dell'organismo e, alla fine, giocano un ruolo nel modo in cui pensiamo, sentiamo e agiamo”. Per quanto riguarda il legame tra sonno e alimentazione, i dati sulle abitudini alimentari e sul riposo raccolti hanno permesso ai ricercatori di scoprire che raddoppiare l'introito di selenio riduce del 20% il rischio di avere problemi ad addormentarsi. Aumentare i livelli di calcio assunto con il cibo riduce la comparsa di disturbi del sonno e di problemi di sonnolenza diurna, rispettivamente, del 17 e del 19%. Infine, raddoppiare l'assunzione di potassio riduce sonnolenza e stanchezza ben del 30%, mentre carboidrati, acido butanoico, acido dodecanoico e vitamina D aiutano a ridurre la probabilità di svegliarsi nel bel mezzo della notte. Le noci brasiliane, ricche di selenio e potassio, potrebbero essere un valido aiuto per chi soffre di disturbi del sonno, così come il latte, che contiene non solo calcio, ma anche i carboidrati, la vitamina D e gli acidi che si sono rivelati utili per un buon riposo. (salute, Sole 24ore)