Anno III – Numero 354 Venerdì 21 Febbraio 2014, S. Eleonora, Leopoldo AVVISO Ordine 1. In riscossione la quota sociale 2014. 2. Corsi ECM: Inizio corsi gratuiti 2014 Notizie in Rilievo Scienza e Salute 3. Lo stress causa il mal di testa: adesso c'è la prova 4. Dall’operaio del turno di notte al manager è boom di farmaci che promettono performance sorprendenti Viaggio nel nostro doping quotidiano: La super pastiglia Proverbio di oggi…….. oggi…….. 'a pressa e 'o bene nun sempe camminano assieme La fretta e il bene non sempre camminano assieme ORDINE: SABATO RIPRENDONO I CORSI ECM GRATUITI 2014 Farmaci e Integratori in Gravidanza COME PARTECIPARE: prenotarsi attraverso il sito dell’Ordine www.ordinefarmacistinapoli.it o iscriversi direttamente Sabato mattina alle ore 9.00 presso la sede dell’Ordine dove si terrà il corso. LO STRESS CAUSA IL MAL DI TESTA: ADESSO C'È LA PROVA E non solo. Lo cronicizza e aumenta la frequenza degli attacchi Alimenti e Salute 5. Dalle bibite agli snack, le aziende alla guerra dello zucchero Domande e Risposta 6. Che cos’è l’igiene del sonno? Lo stress aumenta il rischio di soffrire di mal di testa. Questo il risultato di uno studio condotto dall'Univ. di Duisburg-Essen. Una prova in più della colpevolezza della tensione nervosa nell'esordio di un problema di cefalea, nella sua cronicizzazione e nella gravità e frequenza degli attacchi. La ricerca - Lo studio ha coinvolto più di 5mila persone tra i 21 e i 71 anni. Ai volontari è stato chiesto di stimare il proprio livello di stress su una scala da zero a 100 in quattro occasioni all'anno per due anni di seguito. Inoltre, è stato loro chiesto se soffrissero di cefalee e di che tipo. RISULTATI: E' emerso che il: • 31% dei partecipanti soffriva di cefalea tensiva, (livello di stress intorno a 52) • 14% di emicrania, (livello di stress intorno a 62) • 11% di una combinazione tra le due (livello di stress intorno a 59) • 17% di una forma non classificata di cefalea. Più stress, più dolore - Per entrambi i tipi di mal di testa, un aumento dello stress percepito è risultato associato a un aumento nel n. degli attacchi avuti in un mese. In particolare, per la cefalea tensiva un aumento di 10 punti dello stress corrispondeva a una crescita del 6,3% del n. mensile di attacchi, per l'emicrania del 4,3% e per i due mal di testa combinati del 4%. (Salute, Tgcom24) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 354 SCIENZA E SALUTE Dall’operaio del turno di notte al manager è boom di farmaci che promettono performance sorprendenti Viaggio nel nostro doping quotidiano: La SUPER PASTIGLIA A caccia della pillola magica. Quella che fa stare meglio i sani, rende più facile la vita, regala concentrazione, sicurezza di sé, eccitazione. Lo studente che cerca lucidità per imparare di più e più velocemente, il manager che vuole battere la concorrenza, l'operaio che deve stare sveglio tutta la notte, il cinquantenne che ha paura di invecchiare e scordarsi le cose: magari non lo sanno ma consumando farmaci psicostimolanti e antidepressivi stanno dando materiale a uno dei dibattiti più vivaci della ricerca medica contemporanea, quello sul neuroenhancement, cioè sul potenziamento neurologico. È giusto migliorare le prestazioni del cervello con la chimica? Quali sono i limiti etici e i pericoli? Mentre l'accademia discute, l'uso di queste molecole cresce, un po' grazie ai canali ufficiali, tantissimo grazie a quelli clandestini, in particolare su Internet. L'Agenzia del farmaco mette in guardia sui pericoli per i consumatori e sottolinea la necessità di un lavoro scientifico serio in un campo così delicato. Antidepressivi, derivati vari delle amfetamine, benzodiazepine ma anche molecole create di recente e usate per gravi malattie neurologiche come il Parkinson, ecco cosa viene preso per avere un cervello più in forma. «È solo doping della vita quotidiana», riflette Roberta Pacifici, che si occupa per l'Istituto superiore di sanità degli sportivi che imboccano la scorciatoia di anabolizzanti e altro. Tutto nasce da una rivoluzione nel concetto di farmaco. Scordatevi il binomio malattia-cura, qui si entra nel campo delle medicine per chi è sano. Un esempio? Il Viagra. Una ventina di anni fa ha rivoluzionato la vita sessuale di molte persone. Ma non solo: il suo utilizzo di massa ha aperto una crepa nel modo di intendere i trattamenti farmacologici, perché salvo casi di patologie importanti ma fortunatamente poco diffuse, la maggior parte delle persone che lo acquistano vogliono solo migliorare la performance a letto. Stessa cosa vale per il doping, su cui esiste ormai una letteratura sconfinata ma il cui schema è semplice: amanti dello sport si caricano di ormoni, integratori, antinfiammatori per andare più forte. Ma non bisogna scordare l'abuso di testosterone che si sta registrando negli Usa. Il farmaco, la cui efficacia tra l'altro deve ancora ottenere l'avallo scientifico definitivo, è usato soprattutto da chi si avvicina alla terza età, per restare pimpante come un ventenne. O almeno provarci. Poi c'è il versante antidolorifici e antinfiammatori, farmaci usati in modo preoccupante da chi ha solo fini "ricreativi". E qui si apre un altro capitolo sull'uso improprio dei medicinali. «Prendere medicinali per migliorare le performance, a vari livelli, è un processo quasi inevitabile. La specie umana ha sempre cercato il modo di stare meglio, si è sempre potenziata, ad esempio quando c'è da fare la guerra». «Già alle Olimpiadi classiche, nell'antichità, ci si dopava, mangiando erbe e proteine. PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 354 Oggi viviamo nella società della conoscenza e quindi, oltre agli aspetti legati ad attività fisica e sesso, potenziamo le azioni cognitive». È a questo "passo avanti" che si sta assistendo in questi anni. Pone vari problemi, segnalati di recente dal dir. dell'Aifa Luca Pani in un editoriale sul sito dell'Agenzia. «Il neuroenhancement - scrive Pani - riguarda persone sane che decidono di esporsi a rischi di effetti collaterali e dipendenze, prescindendo dal classico concetto di cura. Ciò apre problemi di natura etica, scientifica e regolatoria, Per ora, l'efficacia nelle persone sane è stata dimostrata solo in situazioni sperimentali estremamente controllate. Si tratta dunque di valutare, in base allo stato attuale delle conoscenze, quale sia il reale profilo beneficio-rischio e quale il vero valore aggiunto». Siccome la pillola magica, quella che migliora la vita senza recare alcun danno a chi la prende, non esiste ancora, molti finiscono male. Come minimo hanno bisogno dell'aiuto di un medico. Michele Sforza è uno psichiatra e psicoterapeuta molto esperto di dipendenze. «Da noi arrivano tantissime persone con problemi legati ai medicinali spiega - Alcuni li usano come le droghe, altri iniziano con la prescrizione del medico e poi perdono il controllo. Altri ancora partono con l'intenzione esclusiva di essere più lucidi, così si prendono, ad es., i derivati dell'amfetamina. All'inizio pensano di stare meglio ma alla lunga si scoprono dipendenti. Possono avere percorsi simili anche gli ansiolitici e gli antidepressivi». Alcuni di questi medicinali sono molto sofisticati. «Fanno azioni ben precise nel cervello - spiega Giovanni Biggio, ordinario di neurofarmacologia a Cagliari - Ad es. gli antidepressivi, provocano modifiche e alla fine i neuroni pagano il prezzo. Possono essere molto efficaci ma solo in certi casi». Questa categoria di medicinali vede una crescita delle vendite costante, negli ultimi 10 anni è stata di quasi il 5%. Le case farmaceutiche ovviamente approfittano della voglia di uomini e donne di avere a disposizione qualcosa in grado di migliorare le loro capacità. «L'aspirazione di chi vende i medicinali è stata fondamentale in questo fenomeno, ma c'è di più - spiega Silvio Garattini del Mario Negri di Milano – La vita moderna spinge all'ambizione, al desiderio di denaro e molti cercano il modo di poter lavorare di più e più lucidamente. Poi c'è l'idea che debba esserci un farmaco per qualunque cosa». Anche il Comitato nazionale di bioetica, di cui Garattini fa parte, si è occupato del potenziamento neurologico. PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 354 Ha espresso un parere concludendo che ad oggi bisogna continuare a mantenere vincoli molto rigidi quando si tratta di prescrivere farmaci con effetti neurostimolatori. Ma nel documento ci sono anche alcune aperture. «Il ricorso a sostanze di vario genere (Caffeina, nicotina, amfetamine, eccetera) per migliorare la resistenza alla fatica e alle prestazioni intellettuali ha, come è noto, una lunga storia; la novità odierna sta piuttosto nella disponibilità di una farmacopea più sofisticata, sviluppata per il trattamento di sindromi e patologie psichiatriche e neurologiche (Alzheimer, Parkinson, demenza, sindrome da deficit di attenzione, narcolessia, autismo, eccetera), il cui utilizzo da parte di soggetti "sani" sembrerebbe incrementarne in qualche misura, sebbene con risultati contraddittori, la memoria a breve termine, le capacità di concentrazione e apprendimento, il controllo cognitivo». La scoperta della pillola magica non sembra però dietro l'angolo. «In futuro, un impiego saggio e adeguatamente regolato di potenzianti cognitivi di tipo farmacologico, accertata la loro non nocività ed efficacia, non è in linea di principio di per sé moralmente condannabile». Ma ci potrebbero esser problemi legati ad esempio all'equità, cioè alla possibilità riservata ai più ricchi di accedere a questa "pillola". «Va anche considerato - scrive il Comitato nazionale di bioetica - che le funzioni cognitive possono essere migliorate in maniera più duratura dall'istruzione, dall'educazione e dalla formazione continua, da una vita sociale e di relazioni ricca, dallo studio, dall'apprendimento da una stimolazione continua dell'interesse, da stili di vita sani». Facile a dirsi. Ma in un mondo che corre sempre più veloce e diventa sempre più difficile da affrontare, in tanti sono disposti a prendere la scorciatoia. Una pillola e via. (La Repubblica) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 354 DALLE BIBITE AGLI SNACK, LE AZIENDE ALLA GUERRA DELLO ZUCCHERO Nestlé lo ha ridotto anche del 30% la Coop lo ha eliminato da 12 prodotti . Gli inglesi: «È come alcol e tabacco» Non solo multinazionali. Anche Loris Moia, panettiere di Abbiategrasso, ha la sua ricetta per ridurre gli zuccheri. «Utilizziamo una farina ottenuta con una tecnica produttiva innovativa che scompone la fibra insolubile da quella solubile. Il risultato è un pane bianco di qualità superiore a quello integrale, che rallenta l’assorbimento degli zuccheri. In più, usiamo appena 10 g. di lievito di birra per ogni chilo di farina, e la fermentazione è più lunga». I clienti apprezzano, nonostante il prezzo leggermente «lievitato». I consumatori vogliono sempre di più cibi salutari, la ricerca di benessere è ormai una crociata (spesso un’ossessione). IL MERCATO - si adegua: prodotti con sempre meno sale, grassi, e appunto, zuccheri. Anche in questo caso il fenomeno nasce fuori confine. La Nestlé, il più grande gruppo alimentare del mondo, assicura di aver ridotto del 30% lo zucchero in molti prodotti. L’Unilever, leader nel settore dei gelati ma non solo, ha promesso che lo ridurrà del 25% entro il 2020 nelle bevande a base di tè. In Italia, solo per fare qualche es., la Barilla negli ultimi anni ha «riformulato» 111 prodotti, rivedendo tra l’altro anche la presenza di zuccheri. La Coop ne offre dodici totalmente «senza», tra bibite, biscotti, caramelle e cioccolato. LE TABELLE NUTRIZIONALI - L’associazione che riunisce le industrie che producono dolci e pasta fa sapere che sugli zuccheri ha assunto impegni precisi, con una tabella di marcia scadenzata: ogni 100 g. di cereali da prima colazione, scenderanno da 35 a 30 g. entro quest’anno; stesso discorso per i biscotti, mentre per le merendine l’obiettivo è fissato a 32 g. Riviste anche le porzioni: cinque anni fa un gelato conteneva 210 kilocalorie, l’obiettivo è 40 in meno. La campagna contro cibi e bevande «dolci» è martellante. «È come l’alcol o il tabacco», hanno affermato senza tentennamenti i nutrizionisti britannici radunati nell’associazione dal nome esplicito «Action on Sugar» (azione contro lo zucchero). «Bibite zuccherate, bevande sportive e succhi di frutta causano 500 morti al giorno» ha stimato catastroficamente lo scorso anno l’Harvard School of Public Health di Boston. IL PARERE - «C’è una vulgata, che criminalizza lo zucchero, come se fosse causa di tutti i mali del mondo». «Ma se ci focalizziamo su un alimento perdiamo di vista il vero responsabile, ovvero la sedentarietà. Il fabbisogno giornaliero è ormai ridotto a meno di 2.000 kilocalorie, ma se mi muovo e faccio sport e ne consumo 4.000, allora lo zucchero mi può fare bene, perché mi dà energia». Ghiselli ha il gusto del paradosso: «Vi immaginate una crema di nocciole senza zucchero, o fatta con gli spinaci? Sicuramente non farà male, perché non la comprerà più nessuno... Si può indirizzare l’industria a rivedere gli ingredienti, ma non può andare a discapito del sapore». Ragionamento ovviamente condiviso dall’Assobibe, che raccoglie i produttori di bevande analcoliche. «Le nostre imprese sono impegnate ad ampliare l’offerta con prodotti che hanno un minor contenuto o assenza di zucchero. Ma non bisogna dimenticare che è la benzina del nostro cervello». NIENTE DEMONIZZAZIONE - No alla demonizzazione, ma è indiscutibile che un consumo troppo elevato di zuccheri, soprattutto in assenza di attività fisica, può contribuire a causare una serie di danni alla salute. «D’altra parte è più facile ridurre lo zucchero che rinunciare, per es., a un piatto di pasta, che fornisce anche altri nutrienti». «Non è tassando che si fa educazione alimentare, né si argina l’obesità». La strada maestra resta sempre quella dell’incremento dell’attività fisica e del buon equilibrio a tavola, nel rispetto della tradizione mediterranea. (Salute, Corriere)