Anno III – Numero 362 AVVISO Ordine Mercoledì 05 Marzo 2014, S. Le Ceneri, Adriano Proverbio di oggi…….. oggi…….. 1. In riscossione la quota sociale 2014. 2. Corsi ECM: 2014 'a pressa e 'o bene nun sempe camminano assieme Notizie in Rilievo ALIMENTAZIONE, CONTRO LA PANCETTA LARGO A SALMONE E NOCI Scienza e Salute 3. Come sto? D’ora in poi il check-up me lo faccio da me Prevenzione e Salute 4. Il ritorno del retinolo antiaging d’eccellenza 5. Trombolitici e terapia endovascolare ora possono fare davvero la differenza Alimenti e Salute 6. Alimentazione, contro la pancetta largo a salmone e noci Governo e Professione 7. Mandelli : «allargare ad altri campi le capacità professionali» I grassi polinsaturi abbondanti in questi alimenti riducono l'accumulo di grasso sul girovita I grassi presenti nel cibo non influenzano solo i livelli di colesterolo nel sangue, ma anche i punti del corpo in cui si rischia di accumulare tessuto adiposo. A svelarlo è uno studio pubb. sulla rivista Diabetes, secondo cui i grassi saturi - quelli tipici degli alimenti di origine animale - favoriscono l'accumulo di grasso a livello addominale e intorno agli organi, mentre quelli polinsaturi – abbondanti nel pesce come il salmone e nelle noci – sono associati ad un aumento della massa muscolare e a una riduzione della massa grassa. Studio: dai dati raccolti è emerso che nonostante in tutti i partecipanti sia stato osservato un aumento di peso simile, nel gruppo che ha assunto grassi saturi è stato rilevato un aumento maggiore del tessuto adiposo nel fegato e nell'addome, soprattutto attorno agli organi interni. In chi aveva assunto grassi polinsaturi è stato invece osservato un aumento della massa muscolare triplo rispetto a quanto rilevato in chi aveva mangiato grassi saturi. Non solo, i ricercatori hanno scoperto che i grassi saturi attivano i geni che favoriscono l'accumulo di tessuto adiposo a livello addominale e che ostacolano la regolazione dell'insulina, mentre quelli insaturi “accendono” geni associati alla riduzione dell'accumulo di grasso viscerale e ad un migliore metabolismo degli zuccheri. La scoperta ha risvolti in termini di prevenzione del diabete e di malattie cardiovascolari, patologie il cui sviluppo è correlato più alla localizzazione del grasso corporeo che alla sua quantità. “Il grasso epatico e quello viscerale sembrano contribuire a una serie di disturbi del metabolismo”. Per questo una giusta composizione della dieta in termini di grassi potrebbe aiutare a ridurre il rischio di sviluppare queste patologie. In termini pratici tutto ciò significa che ridurre il consumo dei grassi presenti in alimenti come la carne rossa e il burro a favore di una dieta più ricca di cibi contenenti grassi polisanturi, come il salmone e le noci, potrebbe aiutare a proteggere la salute riducendo il rischio di diabete e malattie cardiovascolari. (Salute, Sole 24ore) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 362 MANDELLI : «ALLARGARE AD ALTRI CAMPI LE CAPACITÀ PROFESSIONALI» È positivo anche per Andrea Mandelli , presidente della FOFI, il giudizio sul provvedimento riguardante l'aggiornamento annuale del Pht da parte dell'Aifa. Dottor Mandelli, qual è il vero significato, anche culturale, dell'emendamento da lei proposto e approvato sull'aggiornamento annuale del Pht da parte dell'Aifa? Il provvedimento ha diverse valenze, per il cittadino e il farmacista, in primo luogo, ma anche per il medico curante e per la stessa industria farmaceutica. Individuare anno dopo anno quali farmaci del PHT siano compatibili con la dispensazione sul territorio, per es., significa rendere giustizia al fatto che molti di questi medicinali sono innovativi anche perché permettono il miglior trattamento possibile al di fuori dell'ambito ospedaliero. Quanto al cittadino, è evidente che la possibilità di ricevere il trattamento prescritto nella propria farmacia di fiducia, senza sobbarcarsi trasferte anche rilevanti, è un vantaggio non indifferente, quando non è la sola risposta possibile a una concreta difficoltà negli spostamenti: mi riferisco alla popolazione più anziana ma non soltanto, visto che si debbono considerare anche i pazienti dimessi dall'ospedale, magari soli. Quanto al farmacista, c'è appunto anche un aspetto culturale fondamentale: nessun professionista può mantenersi aggiornato se viene escluso dal circuito dell'innovazione e, di fatto, nel momento in cui un medicinale viene riservato alla distribuzione diretta finisce per sparire dall'orizzonte di chi opera nel territorio e il discorso riguarda anche i medici di medicina generale. Questa circostanza produce ulteriori conseguenze anche in termini di farmacovigilanza e di capacità di guidare il paziente al corretto uso dei medicinali, per esempio in fatto di possibili interazioni. Per i farmacisti, cosa cambierà sul piano pratico? La prima cosa che cambierà sarà, appunto, il diritto-dovere di aggiornarsi su un maggiore numero di medicinali rispetto al passato e di padroneggiare nuove tematiche per rispondere con la consueta puntualità alle richieste d'informazione del cittadino-paziente. Ma non credo che si possa produrre un salto logico nella pratica professionale: si tratta di allargare ad altri campi le capacità professionali che debbono costituire - e costituiscono - il bagaglio del farmacista. Ci saranno ricadute positive anche per le casse dello Stato? Ridurre gli spostamenti costituisce un risparmio anche economico - tempo, carburante o riscorso ai mezzi di trasporto pubblici - e questo è un vantaggio anche per la collettività. Quanto alle finanze pubbliche: ridurre l'impegno per la dispensazione dei farmacisti ospedalieri e dei servizi territoriali rappresenta un innegabile risparmio di risorse economiche ma soprattutto umane. Perché il farmacista ospedaliero ha un range di compiti ben diverso dalla dispensazione del farmaco: dalla preparazione degli antitumorali, all'opera al letto del paziente come farmacista di dipartimento... Resta aperta la questione riguardante il rapporto con i farmacisti ospedalieri: qual è il suo auspicio? Il mio auspicio è quello di sempre, e cioè che tutti si condivida la visione dei farmacisti come garanti del corretto impiego del farmaco, indipendentemente da dove si trovino a operare pur tenendo nel debito conto le specificità dei diversi ruoli. Non solo: sono certo che la partecipazione del farmacista di comunità al circuito dell'innovazione cui accennavo prima debba rinsaldare la collaborazione tra ospedale e territorio, in termini di scambio di conoscenze, esperienze e informazioni, a tutto vantaggio del paziente che, anche dal punto di vista dell'accesso al farmaco, vedrà salvaguardata la continuità assistenziale, perché, dentro e fuori dell'ospedale, potrà contare sull'assistenza del farmacista anche per trattamenti che un tempo lo vedevano «abbandonato» sul territorio. (Salute, Farmacia news) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 362 DERMATOLOGIA E SALUTE IL RITORNO DEL RETINOLO ANTIAGING D’ECCELLENZA I derivati della vitamina A, usati da oltre trent’anni, continuano ad essere efficaci. Ma è bene seguire alcune accortezze per evitare effetti collaterali spiacevoli Il linguaggio cosmetologico sfoggia funzioni (e applicazioni) sempre più ampie e differenziate, attingendo a scoperte e (riscoperte) scientifiche. Come quella del retinolo, glorioso es. di attivo cosmetico “vintage” (è stato inserito nelle formule antirughe fin dagli anni ‘80) che, dopo essere stato messo un po’ in ombra da altri “protagonisti”, come l’acido ialuronico, si è riconquistato un ruolo di primo piano nei laboratori delle major cosmetiche, forte delle sue indubbie potenzialità e di una “revisione” che l’hanno reso maggiormente stabile e più attivo. «Il retinolo è una forma di vitamina A ed è tra gli anti-età più potenti: regola la cheratizzazione, stimola la produzione delle fibre di sostegno del derma e contrasta la degradazione del collagene da parte degli enzimi, tra le cause dell’invecchiamento cutaneo, aumentando il turgore della pelle. Come sebo-regolatore, controlla l’effetto lucido delle pelli grasse o miste», spiega il dermatologo e cosmetologo Leonardo Celleno, università Cattolica di Roma. Ma il Norwegian scientific committee for food safety della Norwegian food safety authority ha puntato il dito contro le possibili irritazioni cutanee che può scatenare. «Se ci si riferisce a cosmetici a base di retinolo rispettosi della normativa europea non si dovrebbero avere reazioni, salvo predisposizioni individuali. Ove non previsto diversamente, è buona norma applicare i prodotti che lo contengono la sera, per evitare possibili fenomeni di fotoirritazione, come rossori ». Attenzione, invece, a non confondere il retinolo (cosmetico) con l’acido retinoico (farmaco), che negli anni ‘90 ha goduto di un vero e proprio exploit in medicina estetica. L’origine è sempre la vitamina A, ma il retinoico è la forma acida, per peeling ambulatoriali contro acne e macchie cutanee molto evidenti. «L’acido retinoico è presente, in minime percentuali, anche in lozioni e creme da applicare a casa per indicazioni mediche e sotto controllo specialistico. Sono prodotti caduti un po’ in disuso, invece, in ambito estetico, perché, oltre ad essere controindicati in gravidanza, possono dare intolleranza, desquamazione e fotosensibilizzazione importanti», spiega ancora Celleno. Tra gli altri evergreen o candidati tali ci sono «gli antiossidanti, come vitamine A, C, E, e l’acido alfalipolico, che proteggono, in particolare, dal photoaging, e poi i penta-peptidi, lunghe catene di aminoacidi, e la nuova generazione di peptidi bio-mimetici, che mantengono turgore e tensione nella pelle favorendo la produzione di collagene ed elastina naturali e calmierando gli enzimi che degradano, danneggiandole, queste sostanze», (La Repubblica) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 362 TROMBOLITICI E TERAPIA ENDOVASCOLARE ORA POSSONO FARE DAVVERO LA DIFFERENZA Oggi le armi contro l'ictus ci sono: trombolisi, terapie endovascolari, riabilitazione fin dal primo giorno cambiano radicalmente il decorso della malattia. Eppure, una recente indagine Censis rivela che meno di un italiano su cinque sa che esistono terapie per l'ictus e così molti non chiedono subito aiuto pensando che sia "inutile". «Secondo gli standard fissati dall'Europa, entro il 2015 il 10% dei pazienti dovrebbe accedere ai farmaci che sciolgono i trombi: in Italia non arriviamo al 5% - informa Giuseppe Micieli, dir. del Dip. di Neurologia d'Urgenza dell'Istituto Neurologico Mondino di Pavia -. La trombolisi per via endovenosa è efficace, ma bisogna farla entro 4 ore e mezzo dai sintomi». La terapia scioglie i coaguli di sangue che bloccano le arterie cerebrali, riportando sangue e ossigeno al tessuto: in un caso su due consente di recuperare buone condizioni funzionali, in uno su tre di tornare alla vita di sempre entro pochi giorni senza conseguenze di rilievo. Non può essere somministrata ai pazienti con ictus emorragico, né a chi ha subito da poco un intervento chirurgico ed è ad alto rischio di emorragie. In questi casi, o anche quando si arriva troppo tardi in un reparto specializzato, può essere un'opzione la terapia endovascolare. «Consiste nella "disostruzione" dell'arteria bloccata entrando con un micro-catetere nel vaso per riaprirlo, ma la disostruzione si può fare anche con farmaci. Nel secondo caso la concentrazione di trombolitico usata è dieci volte più bassa rispetto a quella usata per via endovenosa nella trombolisi classica, quindi si può eseguire anche in pazienti a rischio emorragico. Inoltre, la terapia endovascolare può servire in caso di ictus emorragico, per andare chiudere i vasi danneggiati». «È un metodo complicato, per cui tuttora sono in corso studi e per la sua difficoltà di applicazione non è utilizzato ovunque» fa notare Micieli. Ancora da dimostrare l'efficacia protettiva del raffreddamento del cervello, che negli animali da esperimento diminuisce moltissimo i danni neurologici post-ictus: «Si riduce di 3-4 gradi la temperatura cerebrale, con il paziente sedato: stiamo partecipando a uno studio su malati che non possono fare la trombolisi e speriamo che anche questa terapia dimostri una buona validità» spiega Gandolfo. (salute, Farmacia news) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 362 COME STO? D’ORA IN POI IL CHECK-UP ME LO FACCIO DA ME Lo smartphone che rileva il battito cardiaco, il dischetto misura stress, ma anche i nano apparecchi che aiutano gli epilettici a affrontare una crisi. Le soluzioni hi-tech per monitorare continuamente il proprio stato di salute sono sempre più numerose e precise. Ma attenzione agli effetti collaterali Due respiri profondi, un colpo di tosse, gambe a penzoloni da un lettino sempre troppo alto, e lo stetoscopio gelido contro la schiena. Alla domanda “come sto?”, tradizione vuole (ma anche il buon senso) che risponda il dottore. Negli ultimi anni, però, in molti hanno cominciato a chiederlo alla tecnologia. Quello che sta prendendo piede è un vero e proprio boom dei dispositivi di automisurazione: dalla pressione alle calorie bruciate, passando per l’ossigenazione del sangue e i livelli di stress. Non è un caso se l’ultimo smartphone presentato al Mobile World Congress di Barcellona annovera tra le novità la rilevazione del battito cardiaco. E non lo sono neppure i dati emersi dal Ces di Las Vegas, la fiera dell’elettronica più importante al mondo. L’edizione di quest’anno ha visto aumentare del 40% gli espositori legati alla Digital Health, il business dei dispositivi che sfruttano le moderne tecnologie a scopo terapeutico, o semplicemente per il benessere della persona. Scanadu Scout, per es., è un dischetto bianco da appoggiare alla tempia: nel giro di dieci secondi rileva temperatura, battito cardiaco, respiro, pressione sanguigna, stress e ossigenazione del sangue. Ithlete Finger Sensor, ha un piccolo cappuccio da infilare su un dito, collegato al proprio smartphone. Richiede un po’ più di pazienza: l’esame dura un minuto, al termine del quale sapremo se siamo in forma o se stiamo per ammalarci, con annesse raccomandazioni del caso. Melon, accontentati anche studenti, impiegati d’ufficio e appassionati di yoga, che grazie a un apparecchio chiamato Melon potranno monitorare costantemente i propri livelli di concentrazione. Per molti altri, in realtà, non si tratta di un gioco: i dispositivi di automisurazione sono fondamentali per chi soffre di diabete (controllano il tasso di glucosio nel sangue), di epilessia (esistono orologi in grado di rilevare le convulsioni e inviare un messaggio di allerta ai familiari), o per le persone anziane. Ecco perché la ricerca scientifica sta investendo molto su questi strumenti, che vedono al centro di tutto una componente fondamentale: i sensori. «L’evoluzione di queste tecnologie avviene a ritmi velocissimi — spiega — e in futuro non potremo più farne a meno. Il primo aspetto su cui lavorano i ricercatori è la scienza dei materiali, che diventano sempre più nanometrici (un nanometro equivale a un miliardesimo di metro, ndr); il secondo invece riguarda le prestazioni dei sensori, che devono essere sempre più elevate. Per fare un es., è importante riuscire a ridurre il più possibile il cosiddetto “rumore chimico”. Quando una specie chimica viene assorbita da un sensore, l’assorbimento avviene in modo aleatorio, e presenta delle fluttuazioni. Questo è un inconveniente che andrebbe ridotto, perché può determinare errori nell’esattezza delle rilevazioni». Ma non si tratta solo di spingersi sempre un po’ più in là, oltre i limiti della scienza attuale; esistono anche problemi di ordine pratico. «Un altro aspetto da migliorare — è l’intercambiabilità dei componenti, possibilmente a basso costo. Queste apparecchiature dovrebbero essere modulari, così da rendere più semplici le operazioni di sostituzione dei pezzi: non si può aspettare mesi per una riparazione, quando in gioco c’è la vita di una persona». E ancora, gli scienziati stanno studiando come migliorarne l’affidabilità: il buon funzionamento di questi dispositivi deve essere costante nel tempo. Secondo D’Amico, un utilizzo integrato dei sistemi di automisurazione potrebbe portare addirittura a una “casa amica”, pensata per assistere soggetti in difficoltà. Un’abitazione capace di farci un ecg e inviarlo direttamente al medico, o in grado di monitorare se, per es., una persona anziana ha preso le medicine (e se erano quelle giuste). PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA (Salute, La repubblica) Anno III – Numero 362