Anno III – Numero 394 Venerdì 18 Aprile 2014, S. Galdino AVVISO Ordine 1. Auguri di Buona Pasqua Notizie in Rilievo Scienza e Salute 2. Obesita': deficit vitamina D riduce attivita' fisica 3. Osteoporosi: apnea ostruttiva notturna aumenta rischio 4. Tiroide: una tipo di malattia colpisce piu' spesso i neri Prevenzione e Salute 5. Risultati migliori con gli ormoni in aggiunta alla radioterapia 6. La Mal’aria di città. Tutte le malattie da polveri sottili 7. Gambe belle senza calze, in 4 mosse Domande e Risposte Proverbio di oggi…….. oggi…….. 'A neve 'int' a' sacca. PERCHÉ ALCUNE NUVOLE SONO BIANCHE E ALTRE GRIGIE? Il colore dipende da una caratteristica fisica chiamata riflettanza, che indica la percentuale di luce che viene riflessa dalla nuvola. In generale, le nubi più dense hanno una riflettanza anche del 90 % e sono quindi di colore chiaro. Di solito sono bianche anche le nuvole della parte più alta dell'atmosfera, perché composte da cristalli di ghiaccio che riflettono molto bene la luce. Nere temporalesche: Anche la dimensione delle goccioline d'acqua è importante: quando queste si addensano a formare gocce più grandi (di solito, prima di un temporale), la densità della nuvola complessivamente tende a diminuire e la luce riesce ad attraversare più agevolmente gli strati superficiali: la riflettanza quindi cala e la nube apparirà grigia. Il colore della base della nuvola, cioè della porzione più vicina alla Terra, dipende invece anche dallo spessore, oltre che dalla densità: nuvole più spesse e dense hanno di solito una base grigia, perché i raggi del sole non riescono a raggiungere gli strati più bassi. (Focus) 8. Perché alcune nuvole sono bianche e altre grigie? SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 394 PREVENZIONE E SALUTE RISULTATI MIGLIORI CON GLI ORMONI IN AGGIUNTA ALLA RADIOTERAPIA La combinazione delle due cure riduce le probabilità che la malattia cresca o si diffonda nei pazienti con un carcinoma localizzato e a rischio intermedio o elevato Gli uomini con un tumore alla prostata di piccole dimensioni e localizzato nella sola ghiandola, ma che corrono il rischio che la malattia cresca e si diffonda, traggono maggiori benefici dall’aggiunta alla radioterapia di sei mesi di ormonoterapia. La notizia arriva dal convegno della Società Europea di Radioterapia Oncologica, da poco conclusosi a Vienna, e si prevede che cambierà le cure standard per questa patologia. Il professor Michel Bolla, docente di radioterapia oncologica all’Università francese di Grenoble, ha spiegato durante il congresso che «sebbene serva un follow up più lungo per verificare gli effetti della nuova combinazione per la sopravvivenza dei pazienti sul lungo periodo, gli esiti di questa sperimentazione vanno da subito tenuti presente nella pratica clinica quotidiana. I risultati mostrano che la radioterapia conformazionale tridimensionale (sia a intensità modulata che no), indipendentemente dalla dose di radiazioni utilizzate, va combinata con una terapia di deprivazione androgenica per limitare notevolmente i rischi di una recidiva in quei pazienti che hanno un carcinoma prostatico a rischio intermedio o elevato di diffusione e crescita». Lo studio: Bolla e i colleghi di 37 centri in 14 Paesi hanno reclutato 819 pazienti con un carcinoma prostatico in stadio iniziale (confermato da biopsia ed esami del Psa) ma a rischio intermedio o elevato che la malattia si diffondesse ad altri organi o aumentasse nelle dimensioni. Una metà dei partecipanti alla sperimentazione è stata curata solo con radioterapia (70, 74 o 78 Gray d’intensità), l’altra parte, oltre allo stesso tipo di radiazioni, ha ricevuto in aggiunta iniezioni di terapia ormonale (analoghi LH-RH) per abbassare i livelli di testosterone, l’ormone prodotto dai testicoli che stimola la crescita del tumore della prostata. In media i pazienti sono stati seguiti per sette anni dopo i trattamenti e i risultati hanno mostrato che chi era stato sottoposto alle due terapie combinate aveva decisamente meno probabilità di una ricaduta o che il tumore progredisse. Risultati: A cinque anni dalla fine delle terapie, dei gli uomini curati con entrambe le tecniche mostravano chiaramente effetti migliori: «Avevano una migliore sopravvivenza senza progressione biochimica di malattia - ha detto Bolla -. Il tumore era avanzato nel 30% dei pazienti trattati con radioterapia e solo nel 17,5% di quelli sottoposti alle due terapie». «Un’opzione da considerare già oggi per i malati»: Inoltre l’88,7% degli partecipanti alla sperimentazione con le due terapie e l’80,8% degli altri non aveva avuto progressione clinica di malattia (cioè il tumore non si era ripresentato, né era cresciuto o si era diffuso ad altre parti del corpo). Ovviamente ricevere due trattamenti ha comportato maggiori effetti collaterali: i problemi nell’urinare sono stati riscontrati nel 5,9% dei pazienti sottoposti al mix di cure verso il 3,6 %di quanti hanno fatto solo radio e disturbi nella funzione sessuale hanno interessato il 27 %o dei primi e il 19 dei secondi. « I risultati di questo trial sono importanti e indicano che è necessario cambiare la cura standard ad oggi prescritta a questo tipo di pazienti - ha commentato radioterapia Vincenzo Valentini, presidente dell’Estro e direttore della radioterapia al Gemelli di Roma -. È chiaro che i sei mesi di ormonoterapia in più migliorano l’efficacia della terapia per i pazienti con tumore della prostata localizzato e questa opzione va quindi considerata già oggi di fronte a malati in questa condizione». (Salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 394 PREVENZIONE E SALUTE La Mal’aria di città. Tutte le malattie da polveri sottili Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Oms, l’inquinamento (ha causato nel 2012 sette milioni di morti in tutto il mondo colpendo in particolare anziani e bambini. Fra tutte le sostanze nocive, due sono considerate più pericolose: il particolato e l’ozono cosiddetto troposferico di TROMBOSI, infarto, ictus, embolia polmonare e cancro: sono alcune delle più gravi conseguenze dell’inquinamento. Numerosi dati scientifici, infatti, dimostrano che l’aria inquinata non causa solo malattie respiratorie, ma è un killer della salute molto più potente. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Oms, l’inquinamento (sia esterno che interno) ha causato nel 2012 sette milioni di morti in tutto il mondo colpendo in particolare anziani e bambini. Fra tutte le sostanze nocive contenute nell’aria, due sono considerate più pericolose: il particolato e l’ozono cosiddetto troposferico. «Dopo approfondite analisi, esperti e studiosi hanno concluso che questi veleni causano gravi malattie non solo dei polmoni e dei bronchi ma anche del cuore, del cervello, delle arterie e delle vene». «L’aumento dello smog si traduce in un incremento dei casi di asma bronchiale, di bronchioliti del bambino, delle polmoniti, ma anche di carcinomi polmonari», afferma Sergio Harari, direttore del dip. di Scienze mediche del San Giuseppe di Milano. Ad essere più vulnerabili sono i bambini perché hanno polmoni non ancora completamente sviluppati e perché respirando a una frequenza maggiore introducono nell’organismo anche una quantità più elevata di polveri e veleni. Ma lo smog è responsabile anche dell’ictus, con una relazione che solo negli ultimi tempi è stata accertata dai ricercatori: «Tra gli inquinanti certamente responsabili ci sono le polveri ultrasottili generate dai tubi di scappamento delle auto», chiarisce Paola Santalucia, neurologa e vicepresidente Alt. «È proprio la loro capacità di depositarsi a livello polmonare e di provocare uno stato infiammatorio che provoca un aumento di ictus di tipo ischemico». La relazione tra inquinamento e malattie cardiovascolari è stata confermata anche da un gruppo di ricercatori del Belgio che hanno analizzato 36 studi sulle cause scatenanti dell’infarto acuto, calcolando la percentuale di casi che si sarebbero potuti evitare nella popolazione se il corrispondente fattore scatenante fosse stato rimosso. La classifica mette in testa proprio l’inquinamento dell’aria, davanti all’attività fisica eccessiva, alcol, emozioni intense. Un’ulteriore conferma arriva da uno studio condotto dall’università di Brescia che ha individuato una significativa associazione tra i livelli di polveri sottili Pm10 e i ricoveri per eventi cardiovascolari acuti come le sindromi coronariche, l’insufficienza cardiaca, la fibrillazione atriale parossistica e le aritmie ventricolari. L’inquinamento sembra essere uno dei fattori in gioco anche per alcune forme di tumore. Alcuni dati hanno dimostrato, infatti, che l’inquinamento dell’aria causa tumori del polmone e probabilmente anche della vescica. «Proprio sulla base di questi dati, l’anno scorso per la prima volta l’Oms ha incluso l’inquinamento dell’aria, e soprattutto il particolato, nel gruppo 1 delle condizioni carcinogeniche». Alcuni studi – fra cui un’indagine dell’Istituto Nazionale dei tumori di Milano – hanno associato il fatto di abitare vicino ad una strada di grande traffico alla leucemia infantile, indicando come possibile responsabile il benzene. L’aria inquinata accelera anche il declino cognitivo. Secondo uno studio appena pubblicato sulla rivista Neurotoxicology, ozono, biossido di azoto e particolato PM2.5 causano stress ossidativo e infiammazione che portano a disfunzioni e/o morte delle cellule cerebrali. Il particolato fine sarebbe l’inquinante più dannoso, anche per concentrazioni sotto i limiti consentiti dalle leggi. (salute, Repubblica) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 394 Obesita': deficit vitamina D riduce attivita' fisica Un deficit di vitamina D puo' contribuire alla scarsa mobilita' fra le persone gravemente obese. A rivelarlo un nuovo studio pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism. I ricercatori dell'Ospedale Universitario di Dublino, Irlanda, hanno scoperto che le persone gravemente obese che soffrivano anche di una deficienza di vitamina D camminavano piu' lentamente ed erano meno attive, complessivamente, rispetto agli obesi che avevano nel sangue i raccomandati livelli di vitamina D. Il cattivo funzionamento fisico può ridurre la qualità della vita e persino abbreviare la sua durata. L'obesita' grave si verifica quando l'indice di massa corporea di una persona risulta superiore a 40 e circa il 6,5% degli adulti americani versa attualmente in condizione di grave obesita'. I ricercatori hanno esaminato i livelli di attivita' fisica e le concentrazioni di vitamina D di 252 persone gravemente obese. I partecipanti sono stati cronometrati mentre camminavano per 500 metri e salivano su e giu' su uno step per 50 volte. (Agi) Osteoporosi: apnea ostruttiva notturna aumenta rischio L'apnea ostruttiva notturna potrebbe aumentare il rischio di osteoporosi, in particolare fra le donne o le persone piu' anziane. A dirlo un nuovo studio condotto dal Chi Mei Medical Center di Tainan, Taiwan, e pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Endocrinology &Metabolism (JCEM). L'apnea notturna e' una condizione che causa brevi interruzioni del respiro durante il sonno. L'apnea notturna ostruttiva, la forma piu' comune di questo disordine, si verifica quando le vie aeree di una persona si bloccano durante il sonno: se l'apnea notturna non e' trattata, puo' aumentare il rischio di ictus, malattie cardiovascolari e attacchi di cuore. Gli scienziati hanno analizzato dati relativi a 1377 persone che avevano ricevuto una diagnosi di apnea notturna ostruttiva fra il 2000 e il 2008. I risultati hanno mostrato che l'incidenza di osteoporosi era di 2,7 volte piu' alta fra i pazienti con apnea notturna, al netto di fattori relativi a eta', genere sessuale, altri problemi medici o status sociale. Inoltre, donne e individui piu' anziani erano quelli piu' a rischio. Tiroide: una tipo di malattia colpisce piu' spesso i neri La malattia di Graves, un disordine che colpisce la tiroide, e' piu' comune fra i neri e le persone originarie dell'Asia e delle Isole del Pacifico, rispetto ai bianchi. A dirlo uno studio pubb. sul Journal of American Medical Association. Gli studiosi hanno appurato i tassi della malattia di Graves e della tiroidite di Hashimoto (una malattia autoimmune progressiva della ghiandola tiroidea) distinguendo per etnia. Durante il periodo di studio, durato dal 1997 al 2011, ci sono stati 1378 casi di malattia di Graves nelle donne e 1388 casi negli uomini. Rispetto ai bianchi, il tasso di malattia di Graves era signifiativamente più elevato nei neri e fra le persone originarie dell'Asia e dell'Isole del Pacifico. In contrasto, le tiroiditi di Hashimoto erano più diffuse fra i bianchi. (Agi) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 394 GAMBE BELLE SENZA CALZE, IN 4 MOSSE Con il caldo, non ci sono più scuse che tengano: si tolgono le calze! Ecco come avere gambe belle in tempo per l'estate Il caldo, il sole e la vita all'aria aperta non si sposano bene con calze e leggings. Anzi, il rialzo termico e la voglia di conquistare un bel colore dorato, invitano a togliere calze e coperture varie il più presto possibile. Inoltre, la salute e il benessere delle gambe beneficiano dell'esposizione all'aria e ai raggi del sole (moderata e usando il buon senso). Se in inverno ci si è date alla vita sedentaria e al fitness divano-frigorifero, allora bisognerà correre immediatamente ai ripari. Anche se le giornate si fanno via via più tiepide e il countdown procede spedito, infatti, è possibile riconquistare subito gambe belle e sane, da esibire al sole! No ai bagni caldi: D'ora in avanti, solo doccia! Una delle azioni più deleterie per chi ha gambe gonfie, appesantite o poco toniche, è il bagno caldo. Infatti, le immersioni prolungate in acqua calda altro non fanno che rallentare ulteriormente la circolazione, aumentando la stasi venosa e facendo uscire allo scoperto capillari e vene varicose. Inoltre i tessuti, con la combinazione staticità più acqua calda, perdono ancora più tonicità. Quando si avvicina l'estate è quindi opportuno abbandonare acqua calda e fumante in vasca per aprire le porte a getti di acqua fresca e corroborante. Complice anche la voglia di rinfrescarsi, le docce tiepide saranno ancora più piacevoli. Si può, però, ottenere ancora di più per la bellezza e la salute delle gambe, e tutto con un semplice doccino. Come? Facendola terminare con getti di acqua fresca indirizzati su caviglie, polpacci, glutei e fianchi. L'importante è che seguano sempre il verso dal basso verso l'alto, per favorire il microcircolo. Se le gambe sono gonfie, può essere utile riattivare la circolazione alternando docce calde e fredde: la famosa doccia scozzese, ottima appunto per chi soffre di gonfiori generalizzati e poca tonicità. Ma se le vene e i capillari sono molti ed evidenti, allora la fragilità del sistema circolatorio è troppo elevata per sottoporla allo stress caldo-freddo della doccia scozzese. In questo caso, meglio optare per semplici (ma benefiche) docce rinfrescanti. Idratare dall'interno: Tanta acqua per gambe leggerissime. Il dogma pre-estate è sempre lo stesso: bisogna bere di più! E si tratta di un consiglio-diktat davvero corretto proprio perché il nostro organismo necessita di un costante apporto di idratazione. Ma a cosa serve tanta acqua e come berla? L'acqua serve a idratare i tessuti, a favorire la circolazione, il drenaggio dei liquidi e lo smaltimento delle tossine. Inoltre, l'acqua ristabilisce i corretti livelli di energia psico-fisica, favorendo un benessere a 360° per corpo e mente. La quantità d'acqua necessaria a una donna adulta dipende da svariati fattori: condizione psicofisica generale, patologie in atto, stati di gravidanza o allattamento, stagione dell'anno, livello di umidità dell'ambiente, ecc.. Diciamo, però, che in media una donna dovrebbe bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno, più verdura e frutta in quantità (ricchissime di acqua vitaminizzata e mineralizzata). Un altro consiglio è quello di spalmare il consumo di acqua durante il corso della giornata, assumendola a piccoli sorsi. Quale acqua bere? Se si soffre di ritenzione idrica, gonfiore delle gambe, cellulite e stasi venosa, è consigliata un'acqua a basso contenuto di sodio. Questa tipologia di acqua oligominerale, infatti, favorisce la diuresi e dunque la risoluzione di fastidi come la ritenzione idrica e gli edemi alle gambe. Favorire la circolazione: Niente grasso, è solo gonfiore Anche le donne più magre possono soffrire di gonfiore alle gambe e problemi estetici agli arti inferiori. Ma, solitamente, coloro che si allenano costantemente non hanno questo tipo di problema. La chiave sta nella circolazione: se il microcircolo è lento, infatti, le pareti venose si dilatano e le gambe si gonfiano. Viceversa, con un corretto drenaggio anche gli arti riacquistano vitalità e tonicità. Per favorire la corretta circolazione, è necessario intervenire su diversi fronti: partendo dalle calzature. Vietatissimi i tacchi a spillo indossati per ore, così come le ballerine piatte. (Donna moderna)