Anno III – Numero 395 Martedì 22 Aprile 2014, S. Leonida Proverbio di oggi…….. oggi…….. Notizie in Rilievo Scienza e Salute 1. Dormire poco da giovani può rendere difficile il sesso da adulti 2. Un cerotto alla nicotina per combattere l’epilessia notturna 3. Soluzioni disinfettanti per lenti a contatto inefficaci contro un batterio che causa gravi infezioni 4. Un gas speciale per partorire senza dolore Prevenzione e Salute 5. La sedentarietà è la prima causa per le malattie croniche 6. Troppo sale «gonfia» e fa ingrassare 7. Quattro ore di camminata per smaltire l’uovo di Pasqua Domande e Risposte 8. La tosse è un riflesso contagioso? Pe' vintinov'e trenta LA TOSSE È UN RIFLESSO CONTAGIOSO? Sì. La tosse è un riflesso solo in parte controllato (e controllabile) coscientemente: si può tossire per liberare le vie aeree, e in questo caso il riflesso è involontario. Ma si può tossire anche volontariamente, per es. per attirare l’attenzione. Si può infine tossire se lo fa qualcuno che si trova vicino a noi, proprio come accade per lo sbadiglio o per la risata, sebbene nel caso della tosse l’effetto sia meno marcato. Osservazioni condotte all’Univ. del Maryland (Usa) mostrano infatti che la frequenza dei colpi di tosse aumenta nei soggetti che vedono altre persone tossire. Il rumore attivatore: Il meccanismo che sta alla base di questo comportamento involontario non è ancora noto, ma esistono due ipotesi. 1. la tosse contagiosa allo stesso modo della risata e dello sbadiglio: quando sentiamo un suono, il cervello istintivamente si attiva per riprodurlo. 2. Il secondo meccanismo invece è più legato a questioni di salute. La tosse degli altri sarebbe infatti percepita come un segnale di allarme (per es., nell’aria potrebbe esserci una sostanza tossica) che spinge quindi involontariamente a pulire le proprie vie aeree. (Focus) LA SEDENTARIETÀ È LA PRIMA CAUSA PER LE MALATTIE CRONICHE Nel nostro Paese, ben 23 milioni di italiani, pari al 40% della popolazione, non praticano alcuna attività sportiva. Una vera e propria epidemia di sedentarietà, che è la prima causa dell’insorgenza di patologie oncologiche, metaboliche, cardiovascolari e osteoarticolari. Tra costi diretti e indiretti di uno stile di vita all’insegna dell’inattività, lo Stato è costretto a sborsare ogni anno circa 60 miliardi di euro. Gli individui che mantengono uno stile di vita attivo hanno una minore probabilità di ammalarsi. L’esercizio fisico rappresenta un vero e proprio “farmaco”, fondamentale nella prevenzione e nella cura di numerose patologie. (Sani e Belli) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 395 PREVENZIONE E SALUTE TROPPO SALE «GONFIA» E FA INGRASSARE Gli esperti dicono da tempo che non andrebbe aggiunto sale alle preparazioni, almeno nei primi due anni di vita, per non condizionare il gusto dei bimbi Il sale può favorire l’obesità? Sembrerebbe proprio di sì, stando a quanto dice una recente ricerca, pubblicata su Pediatrics. Studio: I ricercatori hanno valutato, in 766 adolescenti, i consumi di sodio, la composizione corporea, il grasso sottocutaneo e viscerale, i livelli ematici di marcatori dell’obesità e dell’infiammazione. Risultati: Elevati apporti di sodio sono risultati associati con l’adiposità e con la presenza nel sangue di una citochina secreta dalle cellule immunitarie che contribuisce all’infiammazione cronica, indipendentemente dagli apporti calorici. I ricercatori ipotizzano che l’associazione fra sodio e obesità, già osservata in altri studi, ma sinora attribuita solo al fatto che più si mangia (e per questo si ingrassa), più sale si consuma, possa invece essere dovuta proprio anche al sodio. Insomma, un eccesso di sale non solo può favorire la ritenzione idrica (come già sappiamo), ma potrebbe facilitare anche l’accumulo di grasso. «Noi tutti consumiamo molto più sale di quanto ne serve - commenta Andrea Vania, prof. di Pediatria e resp. del Centro di dietologia e nutrizione pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma - e questo favorisce, come dice lo studio, l’insorgere di obesità, con relativa componente infiammatoria, ma anche di ipertensione e processi aterosclerotici. Tutte le principali organizzazioni che si occupano di salute e alimentazione ribadiscono da tempo l’opportunità di non aggiungere sale ai cibi almeno nei primi due anni di vita, per non abituare i bambini a una dieta troppo salata (che è cosa diversa da sapida), dal momento che tale abitudine una volta acquisita è difficile da perdere». Che cosa si può fare per bambini e adolescenti già abituati a consumare troppo sale? «È sempre possibile rieducare il palato a cibi meno salati, soprattutto se lo si fa gradualmente. Ricordiamo però che non basta ridurre il sale aggiunto, che dovrebbe essere comunque quello iodato, ma va limitato sia il consumo di cibi notoriamente salati, sia quello di alimenti che, pur non essendolo, possono comunque contribuire in modo significativo ai consumi di sodio (come pane, brioches, cereali da colazione)». «Come emerge dal progetto HELENA, uno studio europeo cui hanno partecipato anche adolescenti italiani, solo considerando il sodio già assunto con gli alimenti si raggiunge il limite che l’OMS consiglia di non superare: circa 2 grammi al giorno, pari a 5 grammi di sale». (Salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 395 PREVENZIONE E SALUTE QUATTRO ORE DI CAMMINATA PER SMALTIRE L’UOVO DI PASQUA In alternative si può optare per un’ora e venti di corsa, o ancora 61 minuti di burpees, esercizi a corpo libero che fanno lavorare i muscoli Smaltire un uovo di Pasqua di cioccolato del «peso» di circa 800 calorie? Può costarci fino a quattro ore di camminata non stop. O in alternativa un’ora e venti di corsa, o ancora 61 minuti di burpees, esercizi a corpo libero che fanno lavorare i muscoli. Questo il monito dell’esperto di fitness inglese Darren Casey, che in occasione delle feste pasquali fornisce dei consigli «brucia- calorie»: una vera e propria tabella di marcia a cui attenersi se a tavola non ci si vuole privare del piacere di mangiare le uova di cioccolato ma poi si provano inevitabilmente dei sensi di colpa. Al latte o fondente: Se l’uovo è al cioccolato al latte e ne mangiamo approssimativamente un pezzo abbondante, pari a 180 calorie - spiega Casey - per «tornare in pari» con le calorie dobbiamo fare circa una delle seguenti fasi: cinquanta minuti di camminata 20 minuti di corsa a velocità molto sostenuta. training metabolico, fatto di esercizi molto duri da sostenere per otto minuti circa burpees, gli esercizi a corpo libero, per 13 minuti. Se invece l’uovo è al cioccolato fondente e ne mangiamo poco meno della metà (approssimativamente 250 calorie) per smaltire le calorie ingerite necessitiamo di: un’ora e 15 minuti di camminata non stop, 35 minuti di corsa a ritmo sostenuto 17 minuti di training metabolico 19 di burpees. (Fonte: Ansa) DORMIRE POCO DA GIOVANI PUÒ RENDERE DIFFICILE IL SESSO DA ADULTI Analizzati i cicli di sonno dei moscerini della frutta: quelli che riposavano. I ragazzi non dovrebbero mai essere rimproverati perché dormono troppo. Secondo uno studio della Università della Pennsylvania, pubblicato sulla rivista Science, le lunghe dormite da giovanissimi sono fondamentali per lo sviluppo corretto del cervello e incidono sulla futura capacità di riprodursi. Difficoltà nel corteggiamento: Le giovani mosche «dormono molto più di quelle adulte, un comportamento che si ripete in tutto il regno animale. Ma cosa succede quando i cuccioli non riposano bene? I ricercatori hanno utilizzato insetti geneticamente manipolati, riducendo la loro capacità di sonno e agendo su alcuni circuiti che producono dopamina. Seguendo poi gli insetti nel corso della crescita, si è visto che quelli che hanno patito carenza di sonno non sono in grado da adulti di mettere in campo le giuste pratiche di corteggiamento. Il risultato? Problemi di accoppiamento. La questione ora è capire come questi risultati si possano estendere anche agli esseri umani. (Salute, Corriere) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 395 SCIENZA E SALUTE UN CEROTTO ALLA NICOTINA PER COMBATTERE L’EPILESSIA NOTTURNA Aumentano gli attacchi epilettici in chi inizia a fumare. Da qui l’intuizione degli studiosi dell’utilità del cerotto alla nicotina in soggetti che hanno la mutazione di un gene I neurologi israeliani del Wofson Medical Center di Holon riportano sulla rivista Epilepsia l’insolito caso di una diciannovenne liberata in maniera insolita da un’epilessia frontale refrattaria a ogni trattamento, che la ragazza si trascinava da otto anni. Dopo aver tentato invano 15 diversi terapie compresa la neurostimolazione vagale, i ricercatori hanno cominciato a sospettare che si trattasse della stessa forma genetica di epilessia notturna di cui soffriva un suo cugino, nonostante gli attacchi colpissero la ragazza di giorno. Il mancato riscontro di lesioni che potessero giustificare la comparsa degli attacchi e il progressivo sviluppo di declino psichico e di disturbi del linguaggio a partire dai 13 anni giocava a favore di tale ipotesi. Forma rara: Questa epilessia è una forma rara, nota con la sigla ADNFLE, acronimo di autosomal dominant nocturnal frontal lobe epilepsy, cioè epilessia notturna frontale di tipo autosomicodominante e colpisce in genere l’infanzia: i problemi cognitivi sono legati a mutazioni dei geni che hanno a che fare con la formazione dei recettori nicotinici cerebrali (CHRNA4 e CHRNB2) che sono di tipo colinergico, cioè funzionano ad acetilcolina, un neurotrasmettitore attivante. Se sono iperespressi si verifica un’alterata tendenza all’eccitazione dell’attività elettrica cerebrale. Vietato fumare : In effetti chi ha questa epilessia, se crescendo inizia a fumare, favorisce gli attacchi. Indagando su questo aspetto, i ricercatori israeliani hanno scoperto che alcuni colleghi norvegesi (7 casi) e australiani (1 caso) avevano scoperto anni prima che il cerotto alla nicotina può avere un’insospettata efficacia in soggetti con una mutazione accertata del gene CHRNA4. Anche se il corredo genetico della loro giovane paziente non evidenziava mutazioni dei geni CHRNA4 e CHRNB2 e i suoi attacchi erano diurni, i ricercatori hanno provato ugualmente a usare un patch transdermico alla nicotina. Intuizione corretta: Gli accessi convulsivi sono completamente scomparsi nel giro di un mese e si è anche normalizzato il suo tracciato elettroencefalografico che, fino a quel momento, aveva invece sempre indicato una chiara sofferenza di tipo convulsivo. La ragazza si è sentita più lucida mentalmente e il suo linguaggio è indubbiamente migliorato. Secondo gli Autori la nicotina somministrata in questo modo (in media 7 mg in 24 ore piuttosto che in qualche minuto come con le sigarette) ha desensibilizzato in maniera indiretta i recettori colinergici della nicotina. Quando invece vengono iperattivati da una sigaretta, questi recettori generano potenziali elettrici eccitatori. Perdendo la loro ipereccitabilità, sono diventati refrattari all’attivazione e quindi allo scatenamento degli attacchi. Si tratta solo del primo caso di remissione davvero completa di una ADNFLE intrattabile, ma gli autori suggeriscono di prendere in considerazione questo tipo di terapia tenendo ovviamente conto delle conseguenze a lungo termine che, per quanto ovviamente inferiori a quelle del fumo, il patch può comunque determinare soprattutto a livello cardiaco o renale (ritenzione di sodio). (Salute, Corriere) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 395 Soluzioni disinfettanti per lenti a contatto inefficaci contro un batterio che causa gravi infezioni Un noto batterio causa di gravi infezioni è stato trovato essere divenuto resistente anche alle soluzioni disinfettanti, o antisettiche, per le lenti a contatto. Questo fattore espone alla cheratite, un’infezione oculare che può anche portare alla cecità Gli utilizzatori di lenti a contatto potrebbero essere a rischio cheratite, un’infezione che interessa la cornea e che, a seconda della gravità, può far poco danno o anche portare alla cecità. Il colpevole si farebbe beffe delle soluzioni disinfettanti per le lenti a contatto che, se nella maggioranza dei casi fanno il loro dovere, si è scoperto potrebbero non essere in grado di contrastare efficacemente un batterio divenuto in parte resistente. Il batterio in questione è lo Pseudomonas aeruginosa, già noto per essere implicato nella maggioranza delle infezioni ospedaliere, tra cui quelle della pelle, delle ossa, dell’orecchio, del sistema respiratorio, circolatorio, urogenitale, digerente e nervoso. E, naturalmente, anche dell’occhio, come causa di ulcere corneali e cheratite. L’agente patogeno, che vive in ambienti umidi e si può tramettere anche per contatto, e dunque stato trovato dai ricercatori dell’Università di Liverpool, essere resistente al trattamento antibatterico delle soluzioni per lenti a contatto, laddove invece la maggior parte dei ceppi batterici è stata debellata in 10 minuti. Il P. aeruginosa - ceppo 39016 è stato quello che è riuscito a sopravvivere oltre quattro ore al trattamento antisettico, un periodo molto più lungo di quello associato al ceppo di riferimento. Questo batterio è lo stesso che viene associato ai più gravi casi di cheratite, che richiedono un più lungo tempo di guarigione – con tutte le conseguenze negative che questo comporta. Presentando i risultati dello studio alla “Society for General Microbiology Annual conference” di Liverpool, il principale autore dello studio, dott. Craig Winstanley, ha detto che la cheratite microbica può essere devastante per un paziente ed è importante che il rischio di sviluppare questa condizione possa essere ridotto nei portatori di lenti a contatto, migliorando le soluzioni disinfettanti in modo che riescano a uccidere anche questo ceppo batterico divenuto resistente. Attenzione dunque al tipo di soluzione che si utilizza e che non vi sia presenza di questo ceppo batterico, anche se capirlo forse non è così semplice. (Salute, La Stampa) Il parto con il gas per non soffrire: nel trevigiano si sperimenta la nuova tecnica UN GAS SPECIALE PER PARTORIRE SENZA DOLORE. Arriva dall’Inghilterra e in Italia lo usano in pochissimi ospedali. Fra questi c'è il reparto di ostetricia di Montebelluna che da un paio di mesi ha cominciato ad applicare, a livello sperimentale, la rivoluzionaria procedura che potrebbe davvero cambiare l'approccio al parto di molte donne. Un tipo di parto cui in città ricorre l'85% delle donne (ben oltre le mille su 1400 parti), una percentuale altissima, in linea con i migliori parametri. Un notizia rivoluzionaria. «Si tratta di un gas che arriva dall'Inghilterra e che allevia il dolore; consiste nel protossido di azoto e viene inalato dalla donna attraverso una mascherina collegata ad una bombola, nel momento in cui arrivano le contrazioni. Al momento lo stiamo provando a livello sperimentale, dato che richiede una specifica preparazione del personale e della gestante: vorremmo riuscire a inserirlo come offerta da protocollo». (Salute, Il Mattino)