Anno III – Numero 396 Mercoledì 23 Aprile 2014, S. Giorgio AVVISO Ordine 1. Farmacopea europea 8° ediz.: pubblicati capitoli generali e monografie nelle lingue inglese e francese Notizie in Rilievo Scienza e Salute 2. Ci si può fidare del «dottor-tablet» che controlla la nostra salute? 3. Da viso a viso, il contagio dello stress Proverbio di oggi…….. oggi…….. Nun se sape tenè tre cicere mmocca Non sa tenersi tre ceci in bocca (non è capace di tenere un segreto) ORDINE:FARMACOPEA EUROPEA 8° EDIZ.: PUBBLICATI CAPITOLI GENERALI e MONOGRAFIE nelle LINGUE INGLESE e FRANCESE Decreto 13.3.2014 (GU n. 85 del 11.4.2014 S.O. n. 35) con decorrenza dal 1 gennaio 2014 I testi sono in vigore nel territorio nazionale come facenti parte della Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana e sono esclusi dall’ambito di applicazione della disposizione contenuta nell’art. 123 TULS RD 1265/1934, PERTANTO NON È OBBLIGATORIO DETENERNE COPIA IN FARMACIA. Prevenzione e Salute 4. Addio sport e vita sociale per colpa delle chiazze Alimenti e Salute 5. Tutti i benefici delle banane Farmaci e Salute 6. Prodotto contro epilessia potrebbe mitigare alcolismo PRODOTTO CONTRO EPILESSIA POTREBBE MITIGARE ALCOLISMO L'ezogabina, un farmaco usato per combattere gli attacchi di epilessia, può contribuire a ridurre l'eccessivo consumo di alcol. A rivelarlo un nuovo studio che compare sulla rivista American Journal of Drug and Alcohol Abuse, che riporta la prima prova che l'alcolismo potrebbe essere trattato agendo su un meccanismo di regolazione dell'attivita' cerebrale nota come canale di modulazione Kv7.''Queste scoperta sono molto importanti perche' l'ezogabina agisce aprendo un particolare tipo di canale potassio nel cervello, chiamato Kvt, che regola le attività nelle aree del cervello che si pensa siano responsabili degli effetti di ricompensa dell'alcol''. Questa ricerca, indica in generale che i farmaci, come l'ezogabina, che aprono i canali Kv7 potrebbero avere un ruolo decisivo nel trattamento dell'alcolismo. (Agi) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 396 ADDIO SPORT e VITA SOCIALE per COLPA delle CHIAZZE Imbarazzo, dolore, prurito: secondo gli esiti di un nuovo studio, la psoriasi interferisce notevolmente con le attività del tempo libero in oltre la metà dei pazienti Che la psoriasi mini la qualità di vita di chi ne soffre è un dato ormai certo. Un recente studio finlandese apparso sull’ultimo n. della rivista European Journal of Dermatology ha evidenziato fino a che punto le lesioni possano interferire con la vita dei pazienti che finiscono persino per abbandonare completamente lo sport o le attività preferite nel tempo libero. Chi ne soffre diminuisce le attività sociali: Questa malattia della pelle, che interessa oltre due milioni di italiani, influenza vari aspetti della vita quotidiana e, come ha recentemente ribadito anche l’Oms, a seconda della gravità e della localizzazione delle lesioni, i soggetti affetti da psoriasi possono provare un marcato disagio fisico e psicologico. Diverse ricerche hanno messo in luce che non sono pochi i pazienti che cambiano in modo radicale le proprie abitudini sociali a causa della malattia: si sentono limitati nell’andare al mare o nel praticare alcuni sport, evitano di indossare abiti corti o senza maniche per il timore che si vedano le chiazze e sono fortemente influenzati nei loro rapporti con gli altri (sul lavoro, nella vita sociale, ma anche nell’intimità) dalla presenza delle lesioni rossastre e che tendono a squamarsi, tipiche manifestazioni della patologia. «La psoriasi può avere un enorme impatto su qualità di vita - conferma F. Prignano, dir. medico di Dermatologia dell’azienda sanitaria fiorentina. E questo purtroppo si traduce spesso in una diminuzione delle attività sociali, per cui troppo spesso chi ne soffre in maniera più o meno grave rischia di isolarsi». Oltre la metà dei pazienti dice addio a sport e hobby. Recenti dati indicano che i soggetti affetti da psoriasi sono meno propensi a svolgere attività fisica per ragioni sia di carattere fisico (fastidio, prurito o dolore) che di natura psicologica (stati depressivi correlati alla patologia). Ora lo studio finlandese, basato sulle risposte date a questionari mirati sul tema da quasi 300 malati, permette di quantificare anche il peso della psoriasi nel tempo libero. Secondo gli esiti dell’indagine più della metà dei pazienti (51,9%), in particolar modo i più giovani, ha ridotto o completamente abbandonato sport o hobbies. L’attività fisica è stata abbandonata da oltre il 30% degli interpellati ed è stata ridotta dal 23,7%. A dire addio alla vita sociale, specie nei casi in cui le lesioni possono creare imbarazzo, è stato poi il 29 % dei malati, mentre il 21,4% l’ha «soltanto» ridotta. A fronte di questi numeri i ricercatori hanno giudicato notevole l’influenza negativa delle lesioni sul tempo libero dei malati: sul fronte psicologico, l’isolamento non può che peggiorare lo stato dei pazienti; mentre l’abbandono dell’esercizio fisico non solo mina il benessere in generale, ma può avere conseguenze negative anche direttamente sulla malattia, visto che l’attività fisica genera benefici effetti sui livelli d’infiammazione sistemica (la psoriasi è una patologia infiammatoria cronica) e contribuisce a prevenire le complicanze cardiovascolari. «Alcune lesioni - come quelli al palmo delle mani o sulle piante dei piedi possono interferire pesantemente con certi sport, così come è facile immaginare l’imbarazzo che si può provare ad esempio andando in piscina. Per questo è fondamentale che i pazienti diagnosticare la malattia negli stadi precoci e instaurare un rapporto con un dermatologo esperto. Le cure a disposizione, infatti, sono molte (da quelle topiche, alla fototerapia, ai farmaci) ed efficaci, per cui si può convivere bene con la psoriasi senza dover rinunciare a sport e vita sociale». (Salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 396 SCIENZA E SALUTE CI SI PUÒ FIDARE DEL «DOTTOR-TABLET» CHE CONTROLLA LA NOSTRA SALUTE? Verso un registro delle «app». Per i tanti software che misurano parametri vitali, e danno consigli, servono garanzie su validità e privacy Ce ne sono davvero per tutti i gusti e sembra non passi giorno senza che ne nasca una nuova: oggi esistono app (software installati su cellulari o tablet) per ricordarci quando: prendere i farmaci, gli appuntamenti dal medico o le vaccinazioni, per tenere un diario alimentare e aiutarci a perdere peso, per monitorare glicemia o pressione, per aiutarci a smettere di fumare. Sono solo alcuni es.,: secondo le ultime stime le app mediche disponibili per smartphone e tablet sono già più di 40mila e crescono a un ritmo vertiginoso, tanto che per questi strumenti si ipotizzano 500 milioni di utilizzatori entro il 2015, mentre nel 2018 metà di tutti gli utenti di smartphone del pianeta avrà scaricato sul cellulare almeno una app medica. In questo mare sterminato di applicazioni di ogni genere perdere la bussola pare più che probabile: così non stupisce che l’UE abbia pubblicato nei giorni scorsi un Libro Verde sulla «mobile health», in cui si affronterà anche il settore app, cercando di capire come regolamentarlo, ad es. per garantire la protezione dei dati personali, i diritti e la sicurezza dei pazienti. Alcune app, ad esempio, sono considerate dall’FDA alla stregua di veri dispositivi medici, e come tali devono sottostare a regole stringenti. Lo sono, per es., le app che trasformano lo smartphone in una sorta di elettrocardiografo portatile per la diagnosi delle aritmie, quelle che servono a gestire il diabete, dando indicazioni su come modificare la terapia insulinica in base alle misurazioni di glicemia. In questi casi l’ente statunitense richiede che l’app venga sottoposta a un processo di revisione prima di essere messa sul mercato, non necessario invece per applicazioni con meno implicazioni dirette sulla salute dei consumatori, ad es. perché aiutano a gestire una malattia cronica senza però dare indicazioni di trattamento, perché danno soltanto informazioni sulle patologie o perché facilitano semplicemente l’interazione fra paziente, medici e strutture sanitarie. PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 396 Le regole sono necessarie perché, se a prima vista l’idea di scaricare un’app medica sul cellulare può sembrare innocua, alcuni rischi per i pazienti invece esistono, eccome. «Una delle maggiori criticità è l’uso da parte di un generico utente-paziente che potrebbe non avere adeguate conoscenze e competenze. Ciò può portare a errori e disattenzioni che alterano il funzionamento delle app, o a interpretazioni scorrette dei dati o dei risultati ottenuti, favorendo diagnosi e quindi terapie “fai da te” che possono avere effetti anche gravi sulla salute. Inoltre, con un’offerta sempre più vasta e differenziata delle app esistono difficoltà e potenziali pericoli pure al momento della scelta, se non è condotta su consiglio del medico: è frequente avere dubbi e perplessità sulla qualità dell’app scaricata o passare ore sui numerosi “app store” alla ricerca, spesso infruttuosa, dell’applicazione “giusta” secondo i propri criteri di autodiagnosi o le proprie esigenze, che peraltro non necessariamente sono quelle reali». Detto ciò, è tuttavia chiaro il potenziale positivo delle app mediche: molte possono snellire il rapporto medico-paziente, facilitare l’uso della telemedicina per ridurre i costi della sanità, aiutare i malati cronici a seguire meglio le terapie. E secondo l’OMS, l’80% dei casi di diabete, malattie cardiovascolari e ictus potrebbero essere prevenuti proprio con una migliore auto-cura, di cui le app potrebbero diventare un tramite semplice e alla portata di tutti. Per riuscirci però devono avere un «bollino di qualità»: le associazioni di pazienti si sono espresse in questo senso sulla piattaforma MyHealthApps, dedicata alla «recensione» delle applicazioni mediche, chiedendo che vengano definiti standard e regole precise. «Anche il Ministero della Salute ha avviato alcuni progetti su questa linea: una volta monitorata la situazione attuale dal punto di vista normativo, tecnologico e procedurale arriveremo a una proposta di classificazione delle app sanitarie in un apposito Registro. Inoltre, saranno definite le integrazioni normative necessarie per avere un’adeguata regolamentazione specifica e verrà realizzato un “Portale WEB di Servizi” sperimentale, per le procedure e i controlli di “certificazione” delle app mediche, dove anche gli sviluppatori potranno trovare indicazioni e linee guida». «Oggi - prosegue Marletta - consideriamo come dispositivi medici software che vengono montati su apparecchi destinati a svolgere funzioni sanitarie, ad es. macchinari per ecografie o TAC. Le app, invece, sono software con finalità mediche installati su strumenti come cellulari o tablet, nati per tutt’altri scopi. Per questo è necessario “guidare” il settore, indagandone le specificità e dando regole ad hoc». Anche i pazienti se ne rendono conto: in uno studio condotto qualche mese fa su 250 persone di 16 Paesi, fra le cinque caratteristiche che la maggioranza ritiene appannaggio indispensabile delle app mediche spiccano proprio credibilità e sicurezza, accanto a facilità d’uso e reale capacità di aiutare a tenere meglio sotto controllo le malattie. Stesse richieste da parte dei medici, come osserva Ovidio Brignoli, vicepresidente della Società Italiana di Medicina Generale: «Si tratta di un’evoluzione della medicina con molti tratti positivi, ma va gestita e regolamentata. L’essenziale è che il medico insegni al paziente come usare le app più adatte alle sue esigenze, nel modo più corretto, standogli accanto: sono strumenti utili, ma non devono mai sostituire la relazione con il curante. Devono favorire e estendere la comunicazione, non annullarla o distorcerla». (salute, Corriere) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 396 SCIENZA E SALUTE DA VISO A VISO, IL CONTAGIO DELLO STRESS Anche attraverso lo schermo televisivo, i segnali di tensione che si "leggono" nel volto degli altri, fanno aumentare i livelli di cortisolo nel sangue Le goccioline di sudore sulla fronte del vicino di scrivania, la fronte aggrottata di un genitore preoccupato ma anche l'espressione di dolore di un ospite televisivo possono contagiarci lo stress. Alla stregua di un raffreddore, infatti, la tensione percepita nel volto degli altri ci viene trasmessa. Questo il risultato di uno studio condotto presso il MaxPlanck-Institut e il Politecnico di Dresda. Il voyeurismo dello stress non conviene - Per gli esperti in scienze cognitive, già seguire con lo sguardo una persona sotto pressione può far aumentare la produzione di cortisolo, l'ormone dello stress. I ricercatori hanno messo alcuni volontari in situazioni critiche, notando che nel 26% degli osservatori aumentava il livello di cortisolo. Se tra gli "stressati" e chi guardava c'era un rapporto di parentela, la percentuale saliva al 40%. Il risultato si è verificato sia quando gli osservatori erano fisicamente presenti che, in misura minore, nel caso in cui le immagini erano trasmesse da uno schermo. "Quindi anche i programmi televisivi che ci mettono a confronto con il dolore possono aumentare i livelli di stress negli spettatori". (Tgcom24) TUTTI I BENEFICI DELLE BANANE La loro arma principale è il potassio, prezioso alleato di cuore e intestino Niente grassi saturi, zero colesterolo e niente sodio, ma tante vitamine, tante fibre e tanti minerali, soprattutto potassio. Sono queste le caratteristiche della banana che ne fanno un prezioso alleato della salute. Un frutto di dimensioni medie (pari a circa 125 g.) fornisce 30 g. di carboidrati, 1 g. di proteine, 3 g. di fibra alimentare e solo 110 calorie. Passando ai micronutrienti, le banane sono ricche di vitamina A (81 unità internazionali), B2 (0,1 mg), B3 (0,8 mg), B9 (25 microgrammi), B6 (0,5 mg) e C (9 mg), di ferro (0,3 mg), magnesio (34 mg), manganese (0,3 mg) e, soprattutto, potassio: 450 mg. E' proprio il potassio uno degli ingredienti più salutari della banana. Oltre a proteggere la salute cardiovascolare (aiuta a ridurre la pressione e protegge dall'ictus e dalle cardiopatie ischemiche), questo minerale contribuisce a preservare la densità ossea, contrasta la perdita di massa muscolare, riduce la comparsa dei calcoli ai reni e favorisce la regolarità intestinale, ripristinando un buon equilibrio elettrolitico anche in caso di diarrea. Il consumo di quantità elevate di potassio è stato inoltre associato a una riduzione del 20% del rischio di morire per una qualsiasi causa, mentre i bambini che mangiano una banana al giorno corrono un rischio di avere a che fare con l'asma inferiore del 34% rispetto agli altri. Sempre in tenera età, la vitamina C delle banane aiuta a ridurre il rischio di leucemia, mentre la lotta contro la comparsa del cancro al colon retto passa attraverso le fibre presenti in questo frutto. Le fibre della banana aiutano anche i diabetici. In particolare, grazie alla loro presenza le banane riducono la glicemia in caso di diabete di tipo 1 e migliorano i livelli di zuccheri, lipidi e insulina in chi ha a che fare con il diabete di tipo 2. Infine, la presenza dell'amminoacido triptofano fa sì che le banane proteggano la memoria e aiutino a migliorare l'umore. Chi assume beta-bloccanti e alcuni diuretici deve però fare attenzione: questi farmaci possono aumentare i livelli di potassio nel sangue, perciò il loro utilizzo non dovrebbe essere abbinato a un consumo elevato di cibi come le banane. (Sole24ore)