Anno III – Numero 397 AVVISO Ordine 1. Tesserino ordine: richiesta attraverso il sito dell’Ordine Notizie in Rilievo Scienza e Salute 2. Fratture, un guanto al posto del gesso: le guarigioni saranno più veloci 3. Nevralgia post erpetica dopo radiochemioterapia: come curarla Prevenzione e Salute 4. Mal di primavera: arriva la stagione delle allergie 5. Pennichella associata a un più alto rischio di morte Alimenti e Salute 6. Il rosso delle fragole fa molto bene alla pelle e al cuore Giovedì 24 Aprile 2014, S. Fedele Proverbio di oggi…….. oggi…….. 'O supierchio rompe 'o cupierchio Ciò che è superfluo (fuoriesce dallo scatolo), rompe il coperchio FRATTURE, un GUANTO al Posto del GESSO: le GUARIGIONI SARANNO più VELOCI Lo strumento stampato in 3D da un designer turco diminuirebbe il tempo di ricomposizione di una rottura ossea, fino a 10 giorni in meno per un braccio Più leggero e confortevole del tradizionale gesso, da sfilare in qualsiasi momento. "Osteoid" è un guanto stampato in 3D, in grado di diminuire i tempi di guarigione di una frattura, anche di dieci giorni nel caso di una rottura al braccio. Grazie ad uno stimolatore che pulsa ultrasuoni, lo strumento in termoplastica può essere indossato solo 20 min. al giorno. Comodità e velocità - "Osteoid" è un'idea del turco Deniz Karasahin, che attraverso una stampa in 3D ha creato un oggetto in termoplastica leggero e maneggevole. L'obiettivo del designer è quello di fornire un'alternativa al classico gesso e ai fastidi che questo comporta. Comodità, ma anche velocità: il guanto infatti non è solo meno ingombrante, ma anche più efficace. Uno stimolatore a ultrasuoni collegato a "Osteoid" è in grado di pulsare cariche direttamente sulla pelle e, successivamente, sull'osso. Questi ultrasuoni riducono sensibilmente i tempi di guarigione di una frattura del 38%. Il tutto indossando il guanto anche solo una ventina di minuti al giorno. Su misura - Il "calco" avvolge alla perfezione l'arto di una persona, essendo realizzato tramite un scansione della parte del corpo interessata. Il progetto ha vinto il Golden A'Design Award per le forme stampate in 3D, ma qui non si tratta solo di estetica. L'applicazione a ultrasuoni (Lipus), che nel design ricorda la conformazione spugnosa delle ossa, potrebbe avere importanti risvolti in campo medico. Senza contare la comodità di potersi lavare e non avere i pruriti del "vecchio" gesso. (salute, Tgcom24) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 397 ALIMENTI E SALUTE Il ROSSO delle FRAGOLE fa MOLTO BENE alla PELLE e al CUORE Un mix ottimale di profumo, poche calorie e tanti antiossidanti È il tempo delle fragole: il loro bel colore, l’inconfondibile aroma, lo scarso apporto calorico ne fanno un frutto molto apprezzato. Ma quali sono i principali pregi delle fragole e quali vantaggi possono offrire per la salute? È la domanda che si sono posti alcuni ricercatori della Università Politecnica delle Marche, in una revisione degli studi recentemente pubblicata sul Journal of Agricultural and Food Chemistry. Ed ecco i « pregi» trovati: le fragole, oltre a essere una valida fonte di folati, potassio e fibra, si contraddistinguono soprattutto per la ricchezza di vitamina C e di flavonoidi, in particolare antocianine alle quali si deve il colore rosso (i flavonoidi sono composti polifenolici), che contribuiscono a spiegarne l’elevata azione antiossidante e anti-infiammatoria. Ed è proprio a questo mix di sostanze che si devono vari effetti benefici per la salute. «La molteplicità dei vantaggi nutrizionali offerti dalle fragole - è molto interessante: insieme a un’équipe internazionale abbiamo recentemente dimostrato come, soprattutto le antocianine, possano agire positivamente: nella riduzione delle ulcere gastriche e nella protezione da raggi UV-A sulla pelle (funzionano come un vero e proprio schermo), sono attive nel diminuire l’aggressività di alcune linee cellulari tumorali; possono avere un ruolo attivo nel controllo di alcuni markers cardiovascolari (diminuzione del colesterolo totale e soprattutto del colesterolo “cattivo” o colesterolo-LDL e dei trigliceridi). Questi risultati aprono prospettive molto interessanti nel campo della prevenzione di patologie cronico degenerative ad elevato costo sociale ed economico». Ma insieme a tanti pregi, nessun difetto? «La presenza di allergeni nelle fragole - risponde l’esperto - non deve allarmare, perché solo chi è sensibile deve evitarne il consumo, così come avviene con altri cibi, mentre l’igiene (e in particolare il lavaggio) dev’essere curata esattamente come avviene per qualunque altra frutta e verdura consumata cruda e non sbucciata». « In sintesi- conclude Battino -, le fragole non solo sono buone, ma fanno bene, ancor più se consumate nell’ambito di una dieta corretta, completa, variata ed equilibrata, in cui si tenga conto del loro, seppure modesto, contenuto in calorie e zuccheri». (Salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 397 NEVRALGIA POST ERPETICA DOPO RADIO-CHEMIOTERAPIA: COME CURARLA Esistono tecniche chirurgiche mininvasive che possono essere d’aiuto ma sono poco adatte quando è necessario trattare più di una branca trigeminale Domanda: All’inizio di quest’anno mi sono dovuto sottoporre a radio-chemioterapia per un tumore del rinofaringe. In seguito a tale intervento si è sviluppato un Herpes zoster, in corrispondenza della seconda e terza branca del trigemino, trasformatosi rapidamente in nevralgia post erpetica. Ho bruciori a labbra, guancia destra e mento, nonché dolore all’orecchio destro. Assumo regolarmente il pregabalin, ma i benefici che ho ottenuto sono davvero piuttosto scarsi. Che cosa mi consiglia? Risponde Paolo Grossi, resp. Servizio anestesia loco regionale, terapia del dolore, Policlinico S. Donato. Per il trattamento della nevralgia post erpetica a carico delle branche trigeminali sono disponibili anche tecniche chirurgiche mininvasive che possono essere d’aiuto nel controllo del dolore. Si può ricorrere alla radiofrequenza o, in alternativa, all’impianto di uno stimolatore nervoso periferico. Va precisato che si tratta di tecniche che riducono notevolmente la percezione del dolore, ma che non sono in grado di eliminarlo completamente. Inoltre, mi spiace aggiungere, che sono poco adatte quando è necessario trattare più di una branca trigeminale, come nel suo caso. Le suggerirei pertanto di ottimizzare la terapia farmacologica che già sta seguendo, aumentando la dose di pregabalin o, meglio ancora, associando al pregabalin farmaci a base di nortriptilina. Si tratta di farmaci che non nascono come antidolorifico (la nortriptilina è infatti un principio attivo della classe degli antidepressivi triciclici che funziona come inibitore del reuptake di noradrenalina, serotonina e/o dopamina), ma che hanno dimostrato di essere efficaci in associazione proprio con il pregabalin nel trattamento del dolore post erpetico. (Salute, Corriere) Pennichella associata a un più alto rischio di morte Dormire di giorno può essere la spia di un problema di salute non diagnosticato Uno studio svolto da un team dell'Università di Cambridge ha evidenziato che in persone adulte e anziane, tra i 40 e i 79 anni, chi si concedeva un pisolino quotidiano di durata inferiore a un'ora presentava un rischio di morire più alto del 14% rispetto a chi non dormiva mai durante il giorno. A 16.000 inglesi è stato chiesto se e quanto dormivano durante il giorno. Per i successivi 13 anni i partecipanti sono stati seguiti con un follow up che ha registrato le morti avvenute in quel lasso di tempo. Non solo chi aveva dichiarato di concedersi la pennichella aveva più probabilità di morire nel corso del follow up, ma si è visto che a pisolini più lunghi corrispondeva un rischio più elevato: superando la durata di un'ora, l'aumentato rischio saliva al 32%. Il legame tra pennichella e rischio morte reggeva anche dopo aver corretto i risultati per tener conto di altri fattori che possono incidere sulla mortalità come sesso, età, indice di massa corporea, fumo, attività fisica, malattie come diabete, cancro o asma. Quindi il sonnellino uccide? la natura del legame non è chiara, perciò non è detto che concedersi un'ora di sonno al giorno conduca di per sé a una morte più rapida. Potrebbe essere vero il contrario, cioè la necessità di dormire di giorno potrebbe rappresentare la spia che qualcos'altro non va. Già ma cosa? I ricercatori hanno rilevato che i pisolini erano legati in particolare a un maggior rischio di morte per malattie respiratorie, quindi quella è la prima direzione in cui indagare, specialmente se avete tra i 40 e i 65 anni, la fascia che risulta essere maggiormente in pericolo. Un buon punto di partenza potrebbe essere quello di verificare se si soffre di apnee notturne, una frequente causa di sonno disturbato, che spiegherebbe la necessità di recuperare di giorno, e un sintomo di per sé collegato a un più alto rischio di morte. (Salute, Panorama) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 397 PREVENZIONE E SALUTE MAL di PRIMAVERA: ARRIVA la STAGIONE delle ALLERGIE È determinante l’ambiente perché il polline può legarsi alle polveri sottili creando un pericoloso «super-polline» Per molti l’arrivo della primavera è un momento di liberazione, finalmente le piogge e il freddo sono solo un ricordo e si può iniziare a sognare l’estate. Questo almeno in linea teorica. Sempre più spesso, infatti, il cambio di stagione porta con sé allergie tanto insistenti da diventare veri e propri incubi. Starnuti, occhi gonfi e pruriti sono solo alcuni dei sintomi di una vera e propria «guerra chimica» che si scatena nel nostro organismo, legata alla dispersione nell’aria di pollini e più in generale di allergeni. Una battaglia che coinvolge circa otto milioni di italiani (centomila soltanto in Campania) nella quale si possono utilizzare varie armi, anche se non sempre ne siamo del tutto coscienti. «Per poter sconfiggere un nemico — spiega il dr P. Noschese, pneumologo del Cardarelli — lo si deve prima di tutto conoscere. Nel caso dell’allergia non siamo al cospetto di una vera e propria malattia. Diciamo che dovremmo pensare più che altro a una “diversa reazione”, ed è proprio questo che succede quando entriamo in contatto con determinati allergeni». Dunque, una condizione soggettiva? «Per quel che riguarda l’intensità della reazione, sì. Per es., se due persone entrano in contatto con un allergene, una può semplicemente starnutire, mentre l’altra potrebbe manifestare sintomi anche molto più marcati. L’elemento realmente determinante, comunque, è l’ambiente. Si sente spesso dire che le allergie sono in forte aumento, sia tra i giovanissimi che tra gli adulti. Questo dipende in larga parte dal fatto che viviamo in città sempre più inquinate, e il polline ha la capacità di legarsi alle polveri sottili dando vita a quello che si può definire un “super polline”, capace di scatenare reazioni allergiche ben più forti del normale». A tutto questo si aggiunge l’ovvio, vale a dire il fatto che con l’arrivo del primo caldo siamo più a contatto con pollini di vario genere, con insetti e zanzare fastidiosi e in alcuni casi “pericolosi”. «Siamo certamente più esposti di quanto non accada d’inverno — continua l’esperto — ma c’è anche da dire che il clima non è più quello di una volta, e le piante rispondono di conseguenza. Passiamo infatti da una condizione di minima presenza di pollini nell’aria a un vero e proprio bombardamento, e il corpo ha difficoltà ad adattarsi. Questa è un’altra causa che fa registrare l’aumento delle pollinosi». Terapie: Quali sono? «Dal punto di vista farmacologico, l’unica vera arma è il vaccino, che poi consiste in una terapia iposensibilizzante: si riduce la sensibilità somministrando un allergene modificato che prepara l’organismo alla giusta risposta. Oggi esistono i cosiddetti vaccini “rush therapy”, che possono essere somministrati anche tra marzo e aprile, quindi nei mesi di massima esposizione; ma sarebbe meglio usarli prima, diciamo ad ottobre». Quello che bisogna evitare è la cura “fai da te delle allergie”, è intervenire sul sintomo e non sulla causa. Spesso si pensa di risolvere tutto con spray nasali al cortisone e antistaminici, senza capire che con il tempo l’allergia non farà altro che peggiorare. Si possono adottare invece precauzioni “ambientali” che possono aiutare a subire meno l’attacco dei pollini. Aprire le finestre di casa solo al mattino presto o in tarda serata è già una buona abitudine. E poi usare gli ionizzatori, che caricano l’ambiente di ioni negativi, capaci di legarsi ai pollini che diventano così più pesanti e cadono al suolo. Queste, conclude Noschese, sono alcune delle precauzioni più comuni che si possono adottare. Allergie alle piante: quanto alle piante più “fastidiose”, i problemi nascono per lo più dalle graminacee e dalle parietarie, che sono le specie più diffuse in Campania. Anche gli insetti possono essere un bel problema, a volte si può essere allergici alle punture senza esserne consapevoli. Per alcune persone, infatti, la puntura di un’ape, di una vespa o di un calabrone, può portare a una reazione spropositata, quella che in medicina viene definito shock anafilattico. PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 397 «Questo tipo di reazione — spiega Rosalba Tufano, primario di Anestesia e Rianimazione del Policlinico di Napoli - è causata dall’ipersensibilità dell’organismo a sostanze estranee. Per es. farmaci, mezzi di contrasto o, appunto, il liquido inoculato attraverso le punture degli insetti». Se normalmente la puntura genera solo un ponfo localizzato, in alcuni soggetti si ha una reazione generalizzata. Lo shock anafilattico è una sindrome clinica che si verifica rapidamente ed è in gravescente. «I sintomi più comuni di uno shock anafilattico— sono ipotensione, tachicardia, aritmia e confusione mentale. E nei casi veramente gravi si può arrivare all’arresto cardiaco». Cosa si può fare in situazioni d’emergenza.«la priorità è arrivare in ospedale, in attesa dei soccorsi: è importante mettere la persona colpita in posizione supina e sollevare gli arti inferiori così da far affluire il sangue al cervello e al cuore; si può applicare ghiaccio o ammoniaca nella zona della puntura, (si allevia il dolore e il prurito). In casi di puntura di ape, se il soccorritore è esperto può estrarre il pungiglione facendo attenzione a non romperlo». In realtà, i soggetti più vulnerabili hanno un solo grande vantaggio, appunto quello di essere consapevoli di essere allergici. «Queste persone dovrebbero evitare di entrare in contatto con insetti potenzialmente pericolosi, e dovrebbero anche avere sempre con sé una siringa di adrenalina. L’adrenalina, infatti, bilancia l’azione dell’istamina, sostanza che si libera nell’organismo in seguito alla inoculazione dell’allergene. L’adrenalina corregge la vasodilatazione periferica e quindi ha un’azione anti-shock e dilata le vie aeree, combatte la broncocostrizione. Inoltre, aumenta la contrattilità del miocardio e quindi nei casi gravi può fare la differenza tra la vita e la morte». Naturalmente, le allergie sono causa di preoccupazioni soprattutto per tutte le mamme. Prurito, naso che cola, occhi arrossati e difficoltà respiratorie nei bambini causano spesso veri e propri allarmi nei genitori, che non sempre sanno a chi rivolgersi o come affrontare il problema. «Le pollinosi—dice Fulvio Esposito, primario di Pneumologia pediatrica dell’osp. Santobono-Pausilipon di Napoli — colpiscono per lo più i bambini a partire dall’età di 8 o 9 anni, e la reazione ai pollini è l’evoluzione di una storia naturale in “soggetti atopici”, ovvero con una predisposizione genetica. C’è da dire che le diverse pollinosi sono anche molto legate al luogo nel quale si vive. In Campania, per es., c’è una prevalenza di parietaria; in Puglia è invece molto frequente l’allergia al polline d’ulivo. Comunque, al di là di questi casi specifici, è importante prestare attenzione ai campanelli d’allarme, che “suonano” già nei primi anni di vita, solitamente associati all’assunzione di alcuni alimenti. I bambini allergici tendono a sviluppare generalmente in età scolare reazioni agli acari della polvere, e solo in età successiva si iniziano a notare reazioni ai pollini». Dunque diventa fondamentale una diagnosi e una terapia precoce. «Esistono diversi test — che ci aiutano a comprendere quali siano le origini del problema, esami che si dovrebbero fare alla comparsa dei sintomi. Ci sono i test cutanei, Prick test, ma anche il dosaggio di IgE specifico per gli allergeni che si fa sul sangue. Quanto alla terapia, può essere sia preventiva che sintomatica, e andrebbe iniziata prima delle fioriture così da abbassare la quantità di istamina contenuta nelle cellule. Si può intervenire con farmaci che stabilizzano le membrane cellulari o con antistaminici. Per la cura dei sintomi, in generale si procede con farmaci cortisonici, beta2 stimolanti e altro. Discorso a parte è quello che riguarda la terapia specifica, ovvero l’immunoterapia. Questo tipo di cura è meno diffuso a causa dei costi, tuttavia è l’unica vera terapia eziologica». Quello dei vaccini, però, è un tema che spesso crea dubbi e preoccupazioni nei genitori. «Oggi - le somministrazioni non avvengono più per via iniettiva ma per via orale e quindi di gran lungo minori sono i rischi di avere reazioni o effetti collaterali. In casi particolari, quando il bambino è fortemente allergico si possono somministrare anche anticorpi monoclonali. Resta primaria l’importanza della prevenzione e soprattutto della diagnosi precoce. Una rinite allergica non curata bene può diventare nel tempo una rino-sinusite e può dare origine a frequenti mal di testa o a polipi nasali, o sfociare in asma. Al contrario, se si interviene in modo appropriato e precoce si riesce a ridurre o anche a eliminare possibili future sofferenze». (Salute e prevenzione, Corriere del Mezzogiorno)