Anno III – Numero 408 Notizie in Rilievo Scienza e Salute 1. Diagnosi “ sempre prima”, il cancro al seno si scopre con un software 2. Gli uomini bassi vivono più a lungo 3. La sanità Usa: no all'aspirina per prevenire il primo infarto 4. 5. 6. 7. 8. Martedì 13 Maggio 2014, S. Emma, Roberto Proverbio di oggi…….. 'Nfronte nun tengo scritto: Giucondo RIDERE RINFORZA LA MEMORIA Secondo uno studio americano, delle sane risate abbassano il livello di cortisolo, l'ormone dello stress, responsabile anche della riduzione della memoria a breve termine. Bastano delle sane risate per mantenere più lucida la nostra memoria negli anni? Secondo un nuovo studio americano è così: ridere fa diminuire i livelli di cortisolo (l'ormone dello stress) che danneggia i neuroni del cervello e quindi la sua capacità di Prevenzione e ricordare. Ed ecco, quindi, che la risata potrebbe Salute diventare terapeutica anche per preservare quella Candida, colpisce 7 donne su 10 memoria a breve termine che diminuisce con l'età E molte rinunciano al che avanza. sesso Sempre più longevi. Che ridere faccia bene alla salute è provato da anni di Cioccolato e caffè: buoni sì, ma non per il ricerche, ma questo studio della Loma Linda University della California (Usa) è sonno particolarmente interessante. Come convivere con il diabete Ridere per 20 minuti al giorno. I ricercatori hanno infatti coinvolto due gruppi di adulti tra i 60 e i 70 anni che hanno sostenuto dei test specifici per la Alimenti e Salute valutazione della memoria. Cioccolato e caffè: Con questa differenza: buoni sì, ma non per il sonno. solo uno dei due gruppi ha eseguito il test dopo aver visto, per 20 minuti, dei video divertenti. Dermatologia e Risultato? Nelle persone che avevano riso, i livelli del cortisolo si erano ridotti Salute Epidermolisi bollosa, significativamente (prima dell'esperimento i ricercatori avevano misurato i novità dalla ricerca per chi soffre di pelle fragile livelli di cortisolo in ogni adulto). Non solo: quelle persone avevano ottenuto un punteggio più alto nei test mnemonici. Sistema immunitario: Ma non è tutto qui, ridere aumenta anche il rilascio di endorfine e dopamina, sostanze chimiche naturali che inviano al cervello sensazioni di piacere e ricompensa. Proprio questi cambiamenti neurochimici migliorano le funzioni del sistema immunitario e alterano anche l'attività delle onde cerebrali, portandole verso la frequenza delle "onde gamma", responsabile del miglioramento della memoria. (Salute, Focus) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 408 DERMATOLOGIA E SALUTE EPIDERMOLISI BOLLOSA, NOVITÀ DALLA RICERCA PER CHI SOFFRE DI PELLE FRAGILE Non esistono cure risolutive, ma sono stati individuati da ricercatori dell’Idi i geni che influenzano gravità e decorso clinico della malattia Chi ne soffre, a causa dell’estrema fragilità della pelle, deve combattere ogni giorno con lesioni bollose che possono comparire anche in seguito a piccoli traumi, ulcere che guariscono con difficoltà e altre complicazioni spesso invalidanti. Ad oggi non esistono cure risolutive per l’epidermolisi bollosa distrofica, malattia genetica rara che colpisce soprattutto cute e mucose. Un recente studio dell’IDI-Istituto Dermopatico dell’Immacolata di Roma, che hanno individuato alcuni geni in grado di incidere sulla gravità e sul decorso clinico della malattia, apre la strada a nuove terapie. La ricerca, pubb. su Human Molecular Genetics. Lo studio: Gli studiosi hanno messo a confronto due gemelli monozigoti che soffrono entrambi di epidermolisi bollosa distrofica recessiva. «Nonostante condividano il patrimonio genetico – i gemelli mostrano manifestazioni cliniche molto diverse: il più grave presenta lesioni bollose e ulcerazioni su tutto il corpo associate a cicatrici e a una forte infiammazione, il meno grave ha lesioni bollose e cicatrici solo a mani, caviglie, ginocchia e gomiti, cioè le zone più esposte ai traumi meccanici». Per capire il perché di questi diversi segni clinici, i ricercatori hanno indagato l’espressione genica nei fibroblasti della pelle, un particolare tipo cellulare che gioca un ruolo fondamentale nel processo di guarigione delle ferite. I geni, presenti in modo diverso tra i due gemelli probabilmente a causa di influenze ambientali o epigenetiche, sono poi stati verificati in analisi successive. Prospettive: In particolare, il gemello meno grave con lesioni solo localizzate ha una proteina, la decorina, in quantità maggiore rispetto all’altro. «Sostanze come la decorina – sono in grado di contrastare l’azione del TGF-beta, tra i maggiori responsabili delle complicazioni cliniche nell’epidermolisi bollosa». «Il risultato scientifico raggiunto è frutto della costante integrazione tra ricerca di base e attività clinica. Rappresenta una tappa importante verso il miglioramento dell’assistenza ai pazienti che soffrono di malattie rare della pelle e apre la strada all’individuazione di terapie nuove e sempre più efficaci». Dal 2001 presso l’Istituto dermopatico dell’Immacolata è presente un Centro clinico per le genodermatosi. (salute, Corriere) DIAGNOSI “ SEMPRE PRIMA”, IL CANCRO AL SENO SI SCOPRE CON UN SOFTWARE Un programma individua i rischi misurando la densità mammaria Uno degli imperativi nella lotta al cancro è la diagnosi precoce. Un nuovo software può aiutare ad anticipare i tempi valutando la densità del seno, un valore direttamente correlato al rischio di tumore della mammella. Il programma – DMScan - è stato sviluppato dalla Universitat Politècnica de València. Un parametro da considerare - La ricerca si è concentrata sul cancro al seno, il tumore maligno con la più alta incidenza nelle donne di tutto il mondo. "Il seno è composto in parte da tessuto adiposo e in parte da tessuto ghiandolare, la densità è la proporzione di quest'ultima sulla misura della mammella. Il nostro software quantifica questo valore, distinguendo il tessuto denso da quello grasso. Più è denso più si è a rischio - Secondo lo studio "le donne con un seno più denso hanno maggiori rischi di sviluppare il cancro alla mammella. Comunque, bisogna tener conto che la densità diminuisce con l'età e con l'indice di massa corporea, due fattori che comunque sono correlati alla possibilità di sviluppare questo tipo di tumore e che sono stati presi in considerazione in questo lavoro". (salute, Tgcom24) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 408 ALIMENTI E SALUTE CIOCCOLATO E CAFFÈ: BUONI SÌ, MA NON PER IL SONNO Meglio non consumarli a ridosso della cena: possono interferire con il sonno Saranno anche molto gustosi ma non conciliano il sonno e quindi, se proprio si ha la passione per caffè e cioccolato, è meglio limitare il loro consumo alla prima parte della giornata, e quindi alla mattina o al primo pomeriggio, evitandoli soprattutto a partire dall’ora di cena. Il consiglio è valido per tutti ma in particolare per coloro che hanno qualche problema ad addormentarsi o a mantenere un sonno continuativo per tutta la notte: è quanto sostengono gli esperti dell’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano che hanno valutato le abitudini alimentari di un campione di 8.500 italiani per capire se vi è un utilizzo differente degli alimenti "eccitanti" nelle diverse fasce d’età (18-59 anni e età maggiore di 60), tra uomini e donne e tra persone che hanno un diverso indice di massa corporea (se risultano, cioè, sottopeso, normopeso, sovrappeso o obese). Dallo studio emerge, in particolare, che gli intervistati consumano quotidianamente caffè e mediamente il consumo è maggiore di una tazzina al giorno, sia nelle donne che negli uomini, senza nessuna differenza nelle diverse fasce d’età (18-59 anni e età maggiore di 60). Anche il cioccolato è molto consumato nella popolazione adulta, mediamente 2,5 porzioni alla settimana in entrambi i sessi, in tutte le fasce di età, senza una differenza di consumo in base al BMI, cioè l’indice di massa corporea (sottopeso con BMI minore di 18,5 o obesi con BMI maggiore o uguale di 30). Un dato interessante, invece, riguarda l’utilizzo di tè. Il consumo nelle persone sottopeso (mediamente 4,3 tazze a settimana) è significativamente maggiore rispetto all’utilizzo di tè negli obesi (circa 3,7 tazze a settimana). Gli esperti dell’Osservatorio hanno poi valutato il consumo di latte e yogurt negli intervistati proprio perché il latte e i latticini contengono un aminoacido essenziale in grado di elevare i livelli di serotonina e melatonina, il triptofano, uno pseudo-ormone prodotto dal cervello in grado di modulare il ritmo sonno-veglia. E dalle interviste è emerso che mediamente ne viene consumata meno di una porzione al giorno, quantità assai inferiore a quella consigliata dai livelli di assunzione raccomandati per la nostra popolazione. Per conciliare il più possibile il sonno “va limitato il consumo di sostanze eccitanti specie nelle ore serali – spiega Michela Barichella, medico responsabile della Struttura di Dietetica e Nutrizione Clinica ICP Milano e membro dell’Osservatorio Nutrizionale – e preferire una cena leggera da consumare tre ore prima di addormentarsi, evitando cibi fritti e alimenti troppo grassi”. Tra i rimedi naturali, “si consiglia una tazza di latte tiepido da bere prima di andare a dormire. Il latte contiene alti livelli di triptofano, un aminoacido che favorisce la produzione, nel nostro cervello, di sedativi naturali”. (Salute, Sole24ore) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 408 SCIENZA E SALUTE GLI UOMINI BASSI VIVONO PIÙ A LUNGO Gli scienziati scoprono che essere bassi ha i suoi vantaggi: per esempio, pare si viva più a lungo rispetto ai coetanei più alti La rivincita dei bassi. Sebbene la tendenza nella popolazione è quella di un aumento costante della statura, uno studio suggerisce che essere bassi è bello – almeno per quel che riguarda l’aspettativa di vita. Secondo i ricercatori dell’Università di Hawaii (UH), infatti, i bassi di statura pare vivano più a lungo dei coetanei più alti. Il vantaggio in termini di longevità delle persone basse è emerso da una ricerca che si è basata sui dati del “Kuakini Honolulu Heart Program” (HHP) e del “Kuakini Honolulu-Asia Aging Study” (HAAS). Qui, il dott. Bradley Willcox – prof. presso l’Università di Hawaii (UH) John A. Burns School of Medicine, – e colleghi hanno trovato che vi era una connessione diretta tra la statura e la maggiore durata della vita. «Abbiamo suddiviso le persone in due gruppi: Ø quelli che erano alti 158 centimetri o più bassi Ø 164 e più alti Risultati: Le persone che erano alte 158 centimetri o più bassi hanno vissuto più a lungo. Il range è stato osservato in tutte le circostanze a partire da 1,52 metri fino a oltre 1,82 metri di statura. Più si tendeva a essere alti, più breve era la durata della vita». Ciò che rende le persone basse più longeve pare sia una sorta di protezione offerta da un particolare gene, detto “della longevità”, ossia il FOXO3. Questo gene è quello che fa sì che le dimensione del corpo rimangano più contenute durante lo sviluppo. Altri fattori legati a una probabile maggiore longevità trovati dai ricercatori sono stati più bassi livelli di insulina nel sangue e una minore incidenza del cancro, sempre nelle persone più basse. «Questo studio mostra per la prima volta che la dimensione del corpo è legata a questo gene». Insomma, essere bassi può avere i suoi vantaggi. Lo studio è pubb. su PLoS ONE. (Salute, La Stampa) LA SANITÀ USA: NO ALL'ASPIRINA PER PREVENIRE IL PRIMO INFARTO Storica presa di posizione della Food and drug administration, la agenzia Usa che controlla il mercato dei medicinali in America: l'aspirina, hanno detto gli esperti, non va usata da persone che non hanno mai avuto un infarto ma si sottopongono al trattamento nel tentativo di prevenire problemi di cuore. Secondo gli analisti della Fda, l'aspirina quotidiana continua ad essere suggerita per i pazienti che hanno già avuto un infarto, in quanto molti studi ne hanno dimostrato l'efficacia nel diminuire le probabilità di un secondo episodio. Tuttavia, per le persone che non hanno una storia personale di malattie cardiovascolari non ci sono abbastanza prove da indagini scientifiche sull'efficacia dell'aspirina nel bloccare l'insorgere di un primo infarto. Anche nel caso in cui questi individui abbiano una storia familiare di cardiopatie. «Dopo un'attenta disamina degli studi in materia la Fda ha concluso che non esistono abbastanza dati a supporto dell'aspirina come misura preventiva in chi non ha avuto l'infarto», si legge sul sito dell'Agenzia. mentre esistono dati sui rischi di emorragie causati dalla stessa aspirina. (salute, Il Mattino) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 408 COME CONVIVERE CON IL DIABETE Negli ultimi dieci anni aumento record (+30%) in particolare nel Sud. Con screening regolari i pazienti possono avere una vita normale «Stando ai dati nazionali, il diabete di tipo 2 è aumentato del 30% circa negli ultimi dieci anni, e l’aumento è ancor più marcato nelle regioni meridionali. Non c’è da meravigliarsi, perché questa patologia ha una forte correlazione con gli stili di vita». A parlare è G. Riccardi, prof. di endocrinologia e malattie del metabolismo dell’Univ. Federico II di Napoli. «Quando si parla di diabete – dice - la prima cosa da chiarire è che si tratta di una malattia che non si può debellare. Possiamo curare i sintomi e tenerla a bada, ma nessuno può guarire. Detto questo, si deve distinguere tra diabete di tipo 1, quello che un po’ impropriamente si definisce giovanile, e il diabete di tipo 2. Diabete di tipo 1, rappresenta una piccola parte della popolazione affetta da questa malattia, siamo nell’ordine di una persona su 10. Il diabete di tipo uno non dipende da abitudini alimentari, né da comportamenti individuali, è una forma di diabete che si configura come malattia autoimmune, caratterizzata dalla distruzione delle cellule B pancreatiche, che comporta solitamente una assoluta insulino-deficienza ». Ed è proprio per la continua esigenza di insulina che per i pazienti affetti da diabete di tipo 1 la questione centrale è la qualità della vita. Ad ogni modo, grazie a strumenti sempre più hi-tech, anche in questi casi la quotidianità dei malati è ormai quasi del tutto normale. Diabete di tipo 2, «Diverso —è il caso del diabete di tipo 2. Si tratta infatti di una forma fortemente condizionata dal cambiamento che si è registrato nelle nostre abitudini negli ultimi dieci anni. Nei paesi più sviluppati è ormai frequente una sorta di sovralimentazione, dovuta a un consumismo sfrenato e all’impiego nell’industria alimentare di prodotti raffinati. Si pensi allo zucchero, ma anche alla farina bianca, ai grassi animali e così via. Gli alimenti che assumiamo sono altamente assimilabili e dunque creano problemi di sovrappeso o di obesità. Tanto che nelle grandi metropoli un adulto su due pesa più del dovuto ». E in fatto di diabete, sovrappeso equivale a fattore di rischio «elevato ». Ma quali sono le complicanze che possono discendere da questa malattia? «Si tratta soprattutto di problemi cardiovascolari: chi ha il diabete è esposto a un rischio di infarto o di ictus che può essere due o addirittura tre volte superiore alla media. Il diabete è tra le prime cause di morte per complicanze del sistema circolatorio, ma anche prima causa di dialisi (visto che compromette la funzionalità dei reni), di cecità acquisita e di amputazioni ». Tuttavia, non esiste una cura. «In senso stretto no — ma questo non deve indurre a credere che essere malati di diabete equivalga a una condanna senza appello. Anzi. Grazie alle innovative terapie oggi disponibili siamo perfettamente in grado di mantenere un giusto equilibrio glicemico nell’arco della giornata evitando così le complicanze nella maggior parte dei pazienti. Però, se queste dovessero svilupparsi, è importante diagnosticarle in tempo utile, quando non ci sono ancora manifestazioni cliniche, per trattarle prima che generino danni irreversibili all’organismo». Contro il diabete è possibile agire in modo preventivo? «È fondamentale riuscire a scoprire precocemente l’insorgere della malattia misurando, dopo i quarant’anni, la glicemia a digiuno una volta l’anno. Nelle persone con diabete è necessario non solo tenere sotto controllo la glicemia ma anche programmare lo screening annuale delle complicanze presso i centri di diabetologia ». Una realtà dalla quale però siamo ancora molto lontani, si pensi che in fatto di screening in Italia vengono diagnosticati per tempo solo il 20% dei problemi agli arti inferiori, il 30% di quelli al rene e il 40% alla retina. Con l’ovvio risultato che molti pazienti finiscono per perdere la propria indipendenza, magari legati a vita a una macchina per la dialisi. «È una condizione folle —perché si tratta di pazienti ai quali siamo perfettamente in grado di assicurare una vita normale, non solo per durata ma anche per qualità. Purtroppo, specialmente per il diabete tipo 2, spesso se ne sottovaluta l’insidiosità trascurando quelle misure che aiutano a prevenire i seri problemi legati allo sviluppo delle complicanze: piccoli cambiamenti nello stile di vita, controllo attento della glicemia, screening delle complicanze». (Corriere del Mezzogiorno)