Anno III – Numero 409 Notizie in Rilievo Scienza e Salute 1. Tumore al cervello: uno studio pone nuovi dubbi sulla sicurezza dei cellulari 2. Ecco la maglietta “smart” monitora il respiro e il battito cardiaco Alimenti e Salute 3. Dall’uva una soluzione per il diabete Prevenzione e Salute 4. Cibo e psoriasi, che legame c’è? Dermatologia e Salute 5. Micosi unghie piede: da cosa può dipendere? Mercoledì 14 Maggio 2014, S. Mattia, Corinna, Gemma, Bonifacio Proverbio di oggi…….. Chi poco tene, caro tene ASMA: IDENTIFICATA MOLECOLA SINTETICA EFFICACE CONTRO MALATTIA Identificata una nuova molecola previene i sintomi associati all'asma. che In particolare, la nuova molecola sarebbe in grado di bloccare l'azione delle cellule T che porta a un attacco asmatico in presenza di allergeni. Lo studio e' stato pubb. sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences e potrebbe contribuire a un nuovo potente agente terapeutico per trattare l'asma. "Abbiamo identificato un solfato monosaccaride, una molecola sintetica che inibisce il segnale che richiama cellule T dai polmoni per dare inizio a un attacco di asma". "La molecola riduce sostanzialmente i sintomi dell'asma come infiammazione, produzione di muchi e costrizione delle vie aeree". Il solfato monosaccaride sintetico blocca l'interazione tra le chemochine CCL20 e l'eparina solfato: bloccando l’interazione viene bloccato il richiamo delle cellule T che innesca l'infiammazione. (Agi) ECCO LA MAGLIETTA “SMART” MONITORA IL RESPIRO E IL BATTITO CARDIACO Oltre a occhiali, orologi e scarpe, anche le magliette possono essere “smart”. I primi modelli di t-shirt in grado di monitorare battito cardiaco, respirazione e diversi altri parametri sono stati appena lanciati dall'azienda canadese OMsignal. Anche se al momento non sono state testate per usi medici, spiega la rivista del Mit Technology Review, la compagnia sta studiando applicazioni non legate soltanto all'esercizio fisico, con il monitoraggio delle persone con asma. La maglietta funziona grazie a una serie di elettrodi d'argento inserite nel tessuto all'altezza del torace che comunicano con una piccola “scatola nera” contenuta in una tasca ricavata nell'indumento. I dati vengono poi inviati attraverso bluetooth allo smartphone del possessore. Al momento la maglietta costa 240 dollari ed è in grado di monitorare il battito cardiaco, la respirazione e il movimento, da cui un algoritmo ricava altre informazioni come le calorie bruciate o il livello di stress dell'organismo. (Salute, Il mattino) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 409 PREVENZIONE E SALUTE CIBO E PSORIASI, CHE LEGAME C’È? I rapporti tra psoriasi e alimentazione sono stati oggetto negli anni di frequenti controversie: alcune scuole di pensiero ritengono che non sia determinante quello che si mangia. Altre, invece, ritengono che esistano cibi che provocano una reazione nel corpo che può favorire lo sviluppo della malattia (in chi è predisposto) o che può aggravarla in chi già ne soffre. Ad oggi, in realtà, non è stato scientificamente dimostrato un rapporto di causa effetto tra psoriasi e alimentazione: per quanto è noto, quindi, la psoriasi è una patologia infiammatoria con predisposizione ereditaria e non c’è alcun cibo in grado di provocarla. E’ però vero che una scorretta alimentazione è in grado di indurre peggioramenti significativi del quadro clinico, quindi è importate che chi è affetto da psoriasi segua una corretto regime dietetico per prevenire peggioramenti della malattia, per non interferire con alcuni farmaci utilizzati per la terapia e per non indurre patologie spesso associate (come diabete o disturbi cardiovascolari). Ad esempio, il consumo regolare di alcol e superalcolici è certamente collegato ad un netto peggioramento della psoriasi con aumento dell’estensione della malattia e dei sintomi correlati quali prurito, bruciore, dolore e aumento delle squame. Altri alimenti da evitare sono quelli ad alto contenuto di acido arachidonico (perché ha un’attività pro infiammatoria sull’organismo), quali i salumi e le carni rosse, uova, burro e panna. Inoltre, tutti gli alimenti ad alto contenuto di proteine e grassi animali sono alla base di aumento di intensità ed estensione delle chiazze psoriasi: quindi insaccati, margarina, fritture, sale, formaggi stagionati, latte e derivati e zucchero andrebbero fortemente limitati. Stesso discorso per caffè e cioccolata, in quanto sempre per via della loro attività pro-infiammatoria. Più in generale, bisogna ricordare che il sovrappeso è un fattore importante nel peggiorare la psoriasi, che invece beneficia molto della semplice perdita di peso, sia in termini di diminuita intensità di malattia sia per la maggior efficacia delle terapie. E’ infatti noto che l’alimentazione in eccesso e l’insufficiente movimento (fare sport è importantissimo) portano diabete, ipercolesterolemia e ipertensione, tutti quadri clinici che aggravano la psoriasi. Sono invece consigliati ai pazienti che soffrono di psoriasi alimenti che non modificano lo stato infiammatorio e che in quanto «neutri» (ovvero non dannosi) possono essere consumati in abbondanza, anche se – sia chiaro – non hanno alcun effetto benefico di miglioramento sulle chiazze: fibre, carni bianche, pesce e fermenti lattici, come anche frutta e verdura (ma meglio evitare melanzane, peperoni e pomodori crudi, patate e cachi che hanno effetti infiammatori). Infine è utile bere molta acqua per bilanciare la secchezza della pelle. (Salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 409 MICOSI UNGHIE PIEDE: DA COSA PUÒ DIPENDERE? Micosi unghie piede: è importante controllare il colore dell’unghia La micosi unghie piede è una malattia che colpisce moltissime persone. E’ doveroso cercare di salvaguardare la salute delle nostre unghie tenendo d’occhio il loro colore. Proprio per questa ragione dobbiamo differenziare un’unghia sana da una malata: la prima presenta un colore rosaceo e una striscia bianca di piccole dimensioni. Come si può contrarre questo tipo di micosi? Si può facilmente contrarre se si viene a diretto contatto con l’unghia infetta oppure con scarpe, calze o quant’altro. Purtroppo questi piccoli batteri si vanno a moltiplicare molto facilmente visto che si adattano sia agli ambienti caldi che umidi. Ad essere più colpito rispetto alle altre dita è sempre l’alluce. Indi per cui quando ci accorgiamo che qualcosa non va, andiamo dal medico così da intervenire quanto prima sul problema. Se non curata la micosi unghie piede causa degli enormi disagi, tanto che si è costretti persino a dover intervenire chirurgicamente. Nel caso in cui frequentassimo palestre, piscine o quant’altro sarà opportuno acquistare un paio di ciabatte per evitare di venire a contatto con questo ambiente. Comunque sia se dovessimo contrarla, il trattamento sarà piuttosto lungo e in più dovremo cercare di non far contagiare il resto delle unghie. Attenzione perchè questa patologia la si può trasmettere agli altri con estrema facilità. Trattamento: La micosi alle unghie, è una malattia che se non curata può anche causare dei gravi disagi alle persone. Proprio per questo motivo vediamo che da una semplice macchia bianca si può andare incontro alla sbriciolatura e all’ispessimento dell’unghia dovuto alla presenza di questa infezione. A questo si accompagnano degli atroci dolori quasi insopportabili. Proprio per questo motivo la micosi unghie piedi, è dovuta principalmente alla presenza di un’infezione causata da funghi. Tutto può cominciare dalla presenza di macchie bianche oppure gialle sotto l’unghia. Pian piano questa macchia si andrà ad espandere se non trattata correttamente. Non è semplice riuscire a tenere sotto controllo la micosi delle unghie in quanto da un dito, questo può di conseguenza andare ad attaccare altre dita sane. Oltre al continuo fastidio si può andare incontro a dei disagi peggiori visto che, tal volta si deve intervenire andando ad eliminare completamente l’unghia. Scopriamo insieme quali rimedi naturali possiamo utilizzare Ci dobbiamo iniziare a preoccupare nel momento in cui l’unghia diventi di un colore giallastro, con la possibilità di trovare un leggero spessore. Non possiamo controllarla tanto che può presentarsi sia sulle mani che sui piedi. Cerchiamo di andare dal nostro medico prima che il fungo si espanda. Il rimedio più consigliato in questo caso è di utilizzare l’aceto: un prodotto molto utile per eliminare la muffa dalle pareti di casa. Proprio per questo motivo dovremo fare dei semplici immersioni: in una bacinella mettiamo l’aceto bianco e dell’acqua calda, restare in ‘ammollo’ per 20 min. In alcuni casi può capitare un fatto irrisorio, ovvero con la comparsa di un’irritazione; indi per cui se così dovesse capitare basterà ridurre la quantità d’aceto. Oltre a questo anche l’aglio è un rimedio imbattibile visto che ha delle proprietà antibatteriche e antimicotiche. Prendiamo l’aglio, schiacciamolo ed infine applichiamolo sull’unghia contaminata tenendolo fermo con una garza. anche con il limone sarà possibile trarre dei vantaggi, fare delle immersioni come con l’aceto. Ed infine anche tea tree oil può dare dei risultati incredibili. Insomma non ci resta che trovare la terapia che più si avvicina a noi senza lasciare in disparte la malattia in questione. (salute, Ansa) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 409 SCIENZA E SALUTE TUMORE AL CERVELLO: UNO STUDIO PONE NUOVI DUBBI SULLA SICUREZZA DEI CELLULARI Scienziati francesi pubblicano i risultati di un nuovo studio sulla sicurezza dei telefonini, evidenziando che con il loro uso si è da due a tre volte a rischio di sviluppare alcuni tipi di tumori al cervello I telefoni cellulari sono pericolosi sì o no? La domanda, da molti anni ormai è in pratica senza risposta, dato che gli studi condotti sino a oggi hanno ottenuto risultati controversi. Alcuni suggeriscono che l’utilizzo, specie se assiduo, può esporre al rischio di cancro; altri gettano acqua sul fuoco affermando che il rischio non sussiste. Ma, permetteteci un dubbio: trattandosi di microonde, con un elevato grado di penetrazione, mettendole direttamente a contatto (o nelle vicinanze) della testa è possibile che queste non possano andare a modificare qualcosa? E l’elettromagnetismo? Il corpo umano, si sa, è una sorta di circuito elettrico (specie il cervello) per cui un apparecchio che sfrutta questa tecnologia non ha un impatto sull’organismo? Le risposte forse ognuno le conosce già, ma, per ora, torniamo allo studio. I ricercatori francesi dell’Univ. di Bordeaux hanno trovato che le persone che hanno usato il loro cellulare o smartphone per più di 15 ore al mese, in cinque anni, in media, avevano tra due e tre volte un maggiore rischio di sviluppare dei tumori rispetto alle persone che avevano utilizzato il proprio telefono cellulare di rado. Tra i tipi di tumore al cervello sviluppato vi era il glioma e il meningioma. I risultati dello studio sono pubb. sulla rivista britannica Occupational and Environmental Medicine. STUDIO: Per arrivare a concludere che l’uso intensivo del cellulare mette a rischio tumori del cervello, i ricercatori esaminato 253 casi di glioma e 194 casi di meningioma riportati in quattro dipartimenti francesi (contee) tra il 2004 e il 2006. Questi pazienti sono stati confrontati con altri 892 soggetti che fungevano da gruppo di controllo, o individui sani tratti dalla popolazione generale, nel tentativo di individuare eventuali differenze tra i due gruppi. I RISULTATI del confronto hanno evidenziato un rischio più elevato tra coloro che hanno usato in modo assiduo il telefono cellulare: in particolare ne erano più esposti coloro che hanno usato il telefonino per lavoro come, esempio, i venditori che riportavano una durata d’uso variabile da due a dieci anni, con una media di cinque anni. «E’ difficile, nel caso, definire il livello di rischio – in particolare perché la tecnologia della telefonia mobile è in continua evoluzione. La rapida evoluzione della tecnologia ha portato a un notevole aumento dell’uso di telefoni cellulari e una diminuzione parallela di onde radio emesse dai telefoni stessi. Saranno dunque necessari studi che tengano conto di questi recenti sviluppi, consentendo l’osservazione di potenziali effetti a lungo termine». La maggior parte degli studi condotti negli ultimi 15 anni non sono arrivati a una conclusione definitiva circa il rischio o meno – anche se molti di questi hanno suggerito un collegamento tra i gliomi e l’uso intensivo del cellulare a lungo termine. Nel 2011, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha tuttavia dichiarato che i campi a radiofrequenza utilizzati dai telefoni cellulari sono potenzialmente cancerogeni. (Salute, La stampa) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 409 SCIENZA E SALUTE DALL’UVA UNA SOLUZIONE PER IL DIABETE Scienziati scoprono che l’estratto di buccia dell’uva potrebbe essere una risposta al trattamento del diabete. La sua azione è risultata efficace nell’avere un effetto inibitorio sull’iperglicemia Il diabete potrebbe essere trattato in modo efficace e naturale con un estratto dalla buccia dell’uva che, secondo quanto scoperto in un nuovo studio, è attivo nel controllo della glicemia: in particolare nell’inibire l’iperglicemia. Il diabete è una piaga mondiale, con un costante incremento dei casi – specie nel mondo occidentale. Soltanto in Italia si contano oltre 3 milioni di persone con questo genere di problema, e il numero è destinato ad aumentare considerevolmente. Da qui, la necessità di trovare una soluzione, che sia prevenzione e cura. Su questo fronte, la notizia positiva arriva da una serie di studi preliminari condotti dai ricercatori della Wayne State University (WSU), che hanno dimostrato come l’estratto di buccia d’uva (GSE) esercita un’attività inibitoria sull’iperglicemia, candidandosi a essere un rimedio da utilizzare con efficacia nella gestione del diabete. La ricerca è stata finanziata dal Centro Nazionale per la Medicina Complementare e Alternativa del National Institutes of Health e, nel suo successivo sviluppo, fornirà approfondimenti circa l’azione inibitoria del GSE sull’iperglicemia postprandiale. Allo stesso tempo fornirà anche i dati preclinici a sostegno dell’efficacia e della sicurezza biologica del GSE, e dei suoi componenti, nella potenziale prevenzione e trattamento del diabete di tipo 2. «La speranza è che la nostra ricerca possa finalmente condurre con successo allo sviluppo di un mirato e sicuro intervento nutrizionale per sostenere la prevenzione e il trattamento del diabete – dichiara il dott. Kequan Zhou, professore di Alimenti e Scienza della Nutrizione nel Collegio di Arti Liberali e delle Scienze alla WSU, e ricercatore principale – Il nostro studio fornisce importanti dati preclinici per quanto riguarda i meccanismi antidiabetici, l’efficacia biologica e la sicurezza del GSE, che dovrebbe facilitare l’eventuale traduzione in futuri studi clinici per valutare GSE e i suoi componenti come interventi per il diabete sicuri, a basso costo, e basati sull’evidenza nutrizionale». «Il diabete di tipo 2 è una delle principali malattie croniche delle società moderne – sottolinea la dott.ssa Gloria Heppner, vice presidente associato per la ricerca presso la Wayne State University – Esso minaccia la salute di una varietà di popolazioni, con ogni giorno un numero crescente di giovani con diagnosi della la malattia. Lo studio del Dott. Zhou offre una grande speranza per un potenziale trattamento naturale e senza effetti collaterali dannosi per le molte persone afflitte dal diabete di tipo 2». (Salute, la Stampa)