Anno III – Numero 411 Primma l'aggia mparà e ppò l'aggia perdere Scienza e Salute ANZIANI: SCOPERTO METABOLITE CHE RITARDA INVECCHIAMENTO 1. Anziani: scoperto metabolite che ritarda invecchiamento 2. Allergie alimentari nei bambini: raddoppiate negli ultimi 10 anni 3. Statine combinate con anticorpo abbassano colesterolo Prevenzione e Salute 4. Stipsi: ogni intestino pigro ha bisogno della «sua» cura 5. Quale attività fisica è più efficace per perdere i chili in eccesso? Proverbio di oggi…….. Notizie in Rilievo Venerdì 16 Maggio 2014, S. Ubaldo, Margherita Farmaci e Salute 6. La pillola riduce l'eccitazione sessuale? No, se si è coerenti Aggiungendo alla dieta del verme C. elegans dei supplementi con alfa chetoglutarato si riesce ad estendere la loro sopravvivenza di circa il 50 per cento. A rivelarlo uno studio pubblicato sulla rivista 'Nature'. L'alfa chetoglutarato, stando a quanto sostengono gli studiosi, è riuscito a ritardare l'invecchiamento in modo simile alle restrizioni nell'alimentazione. La scoperta potrebbe suggerire nuove strategie per la prevenzione e il trattamento dell'invecchiamento e delle malattie legate alla senilita'. Jing Huang e colleghi hanno mostrato che il metabolite alfa chetoglutarato agisce su un enzima coinvolto nella produzione di energia per conferire all'organismo uno stato simile a quello delle restrizioni dietetiche. Gli scienziati suggeriscono che la supplementazione con alfa chetoglutarato estende la durata della vita del C. elegans regolando il metabolismo energetico. (Agi) STATINE COMBINATE CON ANTICORPO ABBASSANO COLESTEROLO I pazienti con alti livelli di colesterolo che sono in trattamento con una terapia moderata o alta di statine possono ulteriormente abbassare i loro livelli di colesterolo LDL-C assumendo anche l'anticorpo monoclonale umano evolocumab. Le statine prese in considerazione sono state l'atorvastatina, la rosuvastatina e la simvastatina. Rispetto al gruppo a cui è stato somministrato un placebo, l'evolocumab è riuscito ad avere effetti clinicamente rilevanti, con una riduzione nei livelli di colesterolo LDL-C quando era stato somministrato ogni due settimane (una riduzione complessiva compresa tra il 66 e il 75%) e mensilmente (riduzione compresa tra il 63 e il 75%) quando aggiunta alla terapia con le statine moderata oppure intensa. (Agi) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 411 PREVENZIONE E SALUTE STIPSI: OGNI INTESTINO PIGRO HA BISOGNO DELLA «SUA» CURA Tanti pensano che basti un lassativo qualsiasi per risolvere il problema. Alla base della«irregolarità» anche diete sbagliate e scarso apporto d’acqua Un salasso per le tasche degli italiani. La stitichezza ci costa ogni anno 200 milioni di euro fra lassativi di ogni genere, clisteri, farmaci. A questo esborso, che corrisponde alle terapie prescritte e acquistate in farmacia, vanno aggiunte le spese enormi per tutto l’armamentario di erbe, integratori e rimedi vari, comprati nelle erboristerie, nei supermercati o altrove. Perché avere problemi in bagno è un disturbo che colpisce oltre 10 milioni di persone nel nostro Paese, ed è soprattutto un fastidio che rovina la giornate tanto quanto patologie più complesse. Ora uno studio dell’Associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti digestivi ospedalieri (Aigo), presentato a Napoli nel corso dell’ultimo congresso nazionale, ha tracciato l’identikit di chi soffre di stipsi e ha indagato come venga diagnosticata e curata, per capire soprattutto come migliorarne la gestione. Il paziente tipo, stando ai risultati ottenuti analizzando poco meno di mille pazienti, in un caso su due convive con la stitichezza da più di 10 anni, 1 su 5 ne soffre da almeno 5. «La stipsi è molto sottovalutata: tanti pensano che basti un lassativo qualsiasi per risolvere il problema, in più c’è un’estrema reticenza a parlarne. Risultato: spesso i pazienti arrivano dal medico quando ormai sopportano i sintomi da anni, dopo aver provato ogni genere di “fai da te”. Tanti sperano che funzioni ciò che ha consigliato un amico o un vicino di casa, ignorando che non tutte le stipsi sono uguali e ciò che funziona in un caso non per forza è efficace anche in un altro. L’automedicazione poi non di rado è “fantasiosa” e tanti ricorrono ai prodotti più strani, di cui è ignota la composizione: alcuni si espongono perfino a rischi seri per la salute, come nei casi in cui si è dimostrata la presenza di pericolosi metalli pesanti in erbe lassative di incerta provenienza. Il primo obiettivo, quindi, dovrebbe essere quello di favorire il dialogo con il medico di famiglia, per parlare della stitichezza senza imbarazzi e trovare rimedi adeguati, dopo aver inquadrato accuratamente il problema. Da soli non si può capire la causa e la tipologia di stitichezza». La diagnosi di stipsi cronica si ha quando si verificano meno di tre defecazioni a settimana e se in almeno un’evacuazione su quattro si avvertono fastidi come feci dure e aride, sforzo eccessivo, sensazione di svuotarsi in modo incompleto o un’impressione di ostruzione e pesantezza all’addome che viene solo in parte risolta dopo essere stati in bagno. S tando ai risultati dell’indagine Aigo la stitichezza è particolarmente “pesante” nei pazienti in cui si associa al colon irritabile: in questi casi il dolore peggiora in modo ancor più significativo la qualità della vita, così i medici prescrivono più spesso farmaci antispastici e antimeteorici oltre alla terapia standard, che nel 90% dei pazienti parte innanzitutto da una revisione dello stile di vita. «Fra le cause più frequenti di stitichezza vi sono infatti le cattive abitudini: la sedentarietà, lo scarso consumo di fibre da frutta, verdura e cereali integrali, un’inadeguato apporto di liquidi (serve circa un litro e mezzo d’acqua al giorno, ndr) sono tutti fattori che contribuiscono a minacciare la regolarità intestinale. PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 411 Anche le diete squilibrate favoriscono la stitichezza: se non si introducono grassi a sufficienza, ad es., si rallenta la peristalsi, ovvero i corretti “movimenti” dell’intestino. Quando i consigli dietetici e comportamentali non bastano a risolvere la stitichezza, la terapia di prima scelta prevede lassativi osmotici come il macrogol: non vengono assorbiti e richiamano acqua nelle feci (per un g. di composto restano “intrappolati” 3 cm cubi di acqua), tenendole morbide e idratate e facilitandone così l’espulsione. Il vantaggio è la sicurezza: possono essere prescritti a lattanti, donne in gravidanza, cardiopatici o altri malati complessi e agiscono principalmente come regolatori del transito intestinale. Proprio per questo serve qualche giorno prima che facciano effetto ed è importante spiegarlo ai pazienti: purtroppo chi fa da sé sceglie spesso i lassativi stimolanti perché danno immediati risultati, ma irritano di più l’intestino e andrebbero limitati a poche situazioni. Lo stesso vale per i nuovi farmaci antistitichezza arrivati in farmacia di recente: la procalopride, che stimola la peristalsi intestinale, la nuova linaclotide, che aumenta la secrezione di liquidi nell’intestino e riduce il dolore addominale, vanno prescritte solo a pazienti selezionati, che non rispondono ai lassativi osmotici». (Salute, Corriere) LA PILLOLA RIDUCE L'ECCITAZIONE SESSUALE? NO, SE SI È COERENTI Contano di più interruzioni o assunzioni mentre si è già in coppia La soddisfazione sessuale della donna non è influenzata se incontra il partner mentre sta già prendendo la pillola. Comunque, le donne notano un reale crollo nell'eccitazione sessuale se smettono di assumere il contraccettivo orale durante una relazione. La scoperta è delle università di Stirling, Glasgow, Newcastle e Northumbria, con la collaborazione della Charles University di Praga. La ricerca è stata pubblicata su Psychological Science. O sempre o mai - Gli esperti hanno analizzato il comportamento di 365 coppie. Hanno analizzato come gli aspetti sessuali e no delle relazioni a lungo termine sono state influenzate dall'uso della contraccezione ormonale. Craig Roberts, tra gli autori della ricerca, ha detto: "I risultati mostrano che le donne che hanno incontrato il partner mentre stavano prendendo la pillola e che continuavano a farlo, così come quelle che non l'avevano mai usata, hanno riportato una maggiore soddisfazione sessuale rispetto a quelle che hanno iniziato o interrotto l'assunzione del contraccettivo orale durante la relazione". Cambia il partner ideale - Roberts ha detto: "Già ricerche precedenti avevano mostrato che i contraccettivi ormonali, alterano in maniera subdola le preferenze del partner ideale delle donne e che spesso le donne che usano la pillola al momento dell'incontro con il compagno lo trovano meno attraente fisicamente quando interrompono l'assunzione". Lo scienziato puntualizza: "I nostri risultati supportano queste scoperte ma puntano sull'impatto del cambiamento dell'uso del contraccettivo ormonale durante una relazione". (Salute, Tgcom24) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 411 SCIENZA E SALUTE ALLERGIE ALIMENTARI NEI BAMBINI: RADDOPPIATE NEGLI ULTIMI 10 ANNI A Milano un incontro per promuovere una maggiore sensibilizzazione sulle allergie gravi. Allergie e intolleranze sono due cose distinte Negli ultimi 10 anni le allergie alimentari sono raddoppiate e la tendenza è in crescita. Gli studi più recenti indicano che almeno il 2-6% dei bambini in età scolare si trova ad affrontare questo problema che può condizionarne non solo la vita sociale, ma anche quella scolastica. La scuola è, infatti, il primo luogo in cui si vive e si apprende l’arte della socializzazione e per questo essa è il primo luogo in cui devono essere abbattute le barriere invisibili che si trova ad affrontare l’alunno allergico. Allergia o intolleranza: Molti le accomunano, ma allergie e intolleranze alimentari sono due cose ben distinte. L’allergia alimentare è una reazione anomala dell’organismo in risposta all’ingestione (o anche solo al contatto) di un alimento, che normalmente è ben accettato da un organismo sano, e si sviluppa da una risposta anomala del sistema immunitario. L’intolleranza alimentare si manifesta con l’insorgere di sintomi spesso sovrapponibili a quelli delle allergie alimentari. Tale reazione, strettamente dipendente dell’alimento non tollerato ingerito, però non è mediata da meccanismi immunologici. Nel caso dell’allergia, l’ingestione accidentale dell’allergene può talvolta coinvolgere più apparati (respiratorio, cutaneo, gastrointestinale, cardio-circolatorio o neurologico) e, quando ciò accade contemporaneamente, può verificarsi un arresto cardiocircolatorio. In questi casi si parla di choc anafilattico che, quando non gestito immediatamente con l’adrenalina auto iniettabile (il farmaco salvavita), può avere conseguenze gravissime, fino al decesso. La prevenzione: L’unica prevenzione possibile per non correre rischi in caso di allergia alimentare è l’eliminazione dalla dieta dell’alimento allergizzante. Cosa non sempre facile, soprattutto se si tratta di un alimento di largo consumo (latte, uova, frutta secca, soja, frumento, pesce), spesso contenuto in tracce in moltissimi prodotti. E se a casa l’attenzione dei familiari è in genere altissima, a scuola non sempre è così e non è difficile trovarsi di fronte a problemi di ordine pratico che coinvolgono la direzione didattica, gli insegnanti, i compagni di classe e i loro genitori. Per far sì che il bambino allergico di oggi e l’adulto allergico di domani non siano esclusi dalla vita sociale, c’è bisogno di informazione e condivisione a più livelli. Quasi sempre le famiglie si trovano, infatti, ad affrontare il problema nella più totale solitudine. Il risultato è che troppo spesso i bambini allergici vivono in isolamento ed emarginazione. Non solo, nell’adolescente allergico si evidenziano comportamenti schivi e anche di negazione della patologia, che mettono a repentaglio la sua sicurezza e compromettono la sua socializzazione. (Salute, Corriere) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 411 PREVENZIONE E SALUTE QUALE ATTIVITÀ FISICA È PIÙ EFFICACE PER PERDERE I CHILI IN ECCESSO? Gli esercizi aerobici, come la marcia, la corsa, il nuoto, sono chiari esempi di attività in cui le grandi masse muscolari sono coinvolte consentendo di bruciare molte calorie Domanda: Sono in notevole sovrappeso, almeno di una decina di chili di troppo, e la dieta che mi ha consigliato il medico non sembra funzionare più di tanto anche se sono a «stecchetto» ormai da un mese. Perciò ho pensato di prendere sul serio il consiglio, che pure mi ha dato il medico di famiglia, di iniziare a praticare attività fisica. A questo punto mi pongo, anzi le pongo, due domande. Quale attività fisica scegliere per alzare il metabolismo e consumare più calorie? E, visto che non sono più giovanissimo e non vorrei correre rischi, qual è la frequenza cardiaca ideale da tenere durante l’attività fisica? Risponde Gianfranco Beltrami, docente Corso di laurea in Scienze motorie, Università di Parma Associare alla dieta un idoneo programma di esercizio fisico è fondamentale per ottenere migliori risultati con la bilancia. L’attività va fatta però nel modo giusto, meglio se con una guida esperta, senza porsi traguardi impossibili e con un programma che sia anche divertente e rilassante. Quali attività scegliere dipende molto dallo stato di salute e dal grado di allenamento. Bisogna in primo luogo evitare che un esercizio fisico troppo intenso ed esasperato porti a danni o traumatismi all’organismo: prudenza, gradualità e un check up preliminare sono sempre consigliati. Detto questo, gli esercizi aerobici, come la marcia, la corsa, il nuoto, sono chiari esempi di attività in cui le grandi masse muscolari sono coinvolte consentendo di bruciare molte calorie. Ciò che conta, però, è la frequenza dell’attività, che non deve essere sporadica ma possibilmente quotidiana, ed è soprattutto la durata dell’allenamento, che dovrebbe raggiungere gradualmente almeno i 50 minuti continuativi. Per quanto riguarda la frequenza cardiaca, è utilissimo controllarla e mantenerla su un valore pari ad almeno il 70% della frequenza cardiaca che si riesce a raggiungere con uno sforzo massimale. Questo tipo di esercizio consente di far arrivare molto ossigeno ai muscoli, di migliorare l’efficienza della circolazione e del metabolismo a livello muscolare e di sfruttare anche il maggior consumo calorico che si ha nelle ore che seguono l’allenamento. Al termine di un esercizio fisico, infatti, le attività metaboliche non ritornano immediatamente al loro livello di riposo, ma necessitano di un tempo più o meno lungo a seconda dell’intensità e della durata dell’esercizio per ripristinare le scorte energetiche, smaltire l’acido lattico, riparare le cellule lesionate dall’esercizio ecc. Più lo sforzo è stato intenso, più si allunga questo periodo in cui anche stando a riposo vengono bruciate più calorie. L’orario migliore per allenarsi è quello del mattino, prima di colazione, quando le scorte di glicogeno sono state in parte consumate dal digiuno notturno ed è più facile mobilizzare i grassi di deposito; è assolutamente da evitare invece l’attività dopo i pasti, quando l’afflusso di sangue ai muscoli viene ostacolato dalla digestione. Per chi vuole dimagrire è validissima anche una attività di potenziamento per i principali gruppi muscolari, da eseguire un paio di volte alla settimana, in grado non solo di mantenere il corpo più agile e snello ma anche di innalzare il metabolismo basale (i muscoli sono la componente corporea che consuma più energia). Sono poi sufficienti alcuni minuti di esercizi quotidiani di allungamento muscolare per la prevenzione dei traumi. (Salute, Corriere)