Anno III – Numero 417 AVVISO Ordine: 9 Giugno p.v. Serata di Burraco: Beneficenza Notizie in Rilievo Scienza e Salute 1. L’antiepilettico che si tiene al polso 2. Cuore, lo scudo invisibile che protegge le donne Prevenzione e Salute 3. Che cosa provoca la paralisi del nervo facciale Salute e Benessere 4. Sesso al cronometro, ecco quanti minuti deve durare (almeno) Lunedì 26 Maggio 2014, S. Filippo Neri Proverbio di oggi…….. Essere muscio 'e chiammata e curto 'e bacchetta (essere poco autoritario) ORDINE: SERATA DI BURRACO PER L’ U.N.I.T.A.L.S.I. Lunedì 9 Giugno, ore 21.00, serata di beneficenza per l’UNITALSI. L’Ordine di Napoli, in collaborazione con Federfarma Napoli e Unitalsi Napoli, organizza una serata di burraco per beneficenza. La quota di partecipazione è di 15 € a persona, il cui ricavato andrà interamente a sostenere le attività dell’Unitalsi Napoli. Obiettivo: raccogliere fondi per dare la possibilità di offrire una vacanza in allegria ad alcuni bambini dell’Unitalsi Napoli. Nel corso della serata sarà offerto un buffet. Come Partecipare: ci si può iscrivere mediante una delle tre modalità di seguito riportate: 1. PRENOTAZIONE MEDIANTE PASSWORD E USERNAME a. sito dell’Ordine, www.ordinefarmacistinapoli.it b. Home Page, c. sez. EVENTI, introdurre username e password 2. PRENOTAZIONE MEDIANTE E-MAIL a. sito dell’ordine, www.ordinefarmacistinapoli.it b. Home Page c. Sez. Presidente in alto a destra mediante e-mail, d. Scrivi al Presidente. 3. PRENOTAZIONE MEDIANTE SMS a. Inviare sms al numero 339 81 77 933 b. indicare Nome e Cognome delle persone che parteciperanno. Possono partecipare alla serata di Beneficenza anche Amici e Parenti di Colleghi iscritti all’Ordine SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 417 SCIENZA E SALUTE L’ANTIEPILETTICO CHE SI TIENE AL POLSO Il «Biosensics LegSys», grazie a sensori di equilibrio per la caduta e di contrazione muscolare, invia le coordinate del luogo in cui il paziente ha avuto l’attacco Vivere con l’epilessia non significa solo dover superare gli attacchi, ma soprattutto riuscire a riconquistare il controllo della propria vita. Chiunque soffra di questa malattia sa che da un momento all’altro, senza alcun motivo apparente, può arrivare una crisi che gli farà perdere il controllo del suo corpo e il contatto con la realtà, un evento assolutamente straordinario per il suo cervello che può comprendere solo chi lo prova, suscitando negli altri invece sorpresa o più spesso ripulsa e spavento, tanto che attorno a questa malattia si è creato un alone di mistero facendola passare nei secoli dall’invasamento divino dei greci, alla possessione demoniaca del medioevo, fino alla pazzia criminale dell’ottocentesco Cesare Lombroso. La tecnologia può aiutare: Ma grazie alla moderna tecnologia, questo stigma vergognoso potrebbe essere finalmente cancellato risolvendo anche un problema fondamentale di questi pazienti: la paura di trovarsi da soli senza più il controllo di se stessi, incapaci persino di chiedere aiuto col cellulare al proprio medico o alla persona più cara. In quei momenti anche un gesto semplice come recuperare sulla tastiera un numero telefonico familiare diventa infatti così complesso da dimostrarsi impossibile, perché il contatto con la realtà è perduto. Da mezz’ora fino a un giorno prima dell’attacco in quasi un terzo dei pazienti (29%) si presentano i cosiddetti «prodromi» e più spesso, appena prima della crisi, quella che si chiama «aura». Sono strane sensazioni, a volte un vago senso di malessere o di derealizzazione: ciò che li circonda sembra distaccato, ovattato, un po’ come sentirsi ubriachi o come l’effetto «Alice nel paese delle meraviglie». Possono anche verificarsi percezioni particolari, come vedere stelline luminose o riflessi colorati che si muovono nel campo visivo oppure sentire strani odori gradevoli, sgradevoli o neutri, ma che non trovano spiegazione nell’ambiente circostante. La tempesta elettrica che investe i neuroni: Vari studi hanno evidenziato l’oggettività di queste sensazioni: all’elettroencefalogramma già in questa fase cominciano a presentarsi, sia nelle epilessie focali che in quelle più gravi generalizzate, alterazioni dell’attività elettrica cerebrale che poi si fanno eclatanti nell’attacco. Questi fenomeni non sono incomprensibili se si pensa che l’attacco epilettico altro non è che una tempesta elettrica che, per una serie di diversi possibili motivi, investe un gruppo di neuroni cerebrali, il cosiddetto «focus epilettico». I prodromi sono causati dalla deriva elettrica periferica di questa tempesta originaria. Ma se non capita che ciò si verifichi in un ambiente ospedaliero, come si può registrare e comunicare al medico queste sensazioni, spesso vaghe e transitorie? E come registrarle, visto l’importanza per la diagnosi? Il braccialetto personalizzato: la risposta arriva da un particolare device creato originariamente per valutare il cammino dei pazienti reduci da un ictus, il «Biosensics LegSys», un braccialetto elettronico che, applicato su una gamba, rileva il tipo di passo, la sua velocità d’esecuzione, la forza muscolare e soprattutto il rischio di cadute, inviando tutto a un registratore connesso a un computer da cui il medico ricava l’andamento generale della malattia. Una sovvenzione federale ha permesso di mettere a punto per questo device un’applicazione pure nella valutazione del cammino dei pazienti parkinsoniani e di quelli affetti da neuropatia diabetica e adesso è diventato anche un braccialetto da polso che, arricchito di maggiori potenzialità, è in sostanza un’app Android personalizzata per i pazienti affetti da epilessia da portare come un orologio insieme a un collettore dei dati da tenere in tasca, grosso come un telefonino. Questa versione è stata chiamata «DIALOG» perché consente al paziente di dialogare via web con le sue figure di riferimento. PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 417 La sicurezza di ricevere aiuto: Il timore di non ricevere aiuto è una delle grandi paure inconsce di questi pazienti: «Come faccio a dire alla mamma, a mia moglie, a mio fratello dove sto cadendo colpito dall’attacco che non mi permette nemmeno di chiamarli col cellulare?». Ci pensa «DIALOG» che, percependo l’attacco grazie a sensori di equilibrio per la caduta e di contrazione muscolare per le scosse tonico-cloniche, invia subito, tramite un sistema che fonde le capacità di Google Map e di un navigatore satellitare, le coordinate del luogo in cui il paziente ha avuto l’attacco: la grande paura di essere colpiti senza poter ricevere l’aiuto di persone fidate è così risolta. Se poi il paziente riesce a stringersi il polso, un gesto più grossolano della composizione di un n. telefonico e che a volte si riesce ancora a compiere prima che l’attacco esploda in tutta la sua forza, parte un allarme anche per il 911, l’equivalente statunitense del nostro 118. Le sensazioni che precedono l’attacco: Ma prima ancora c’è anche un’altra funzione utile ad almeno un terzo dei pazienti: un tasto, contrassegnato con la parola «AURA», che può essere premuto dal paziente quando percepisce le sensazioni prodromiche che spesso preannunciano l’attacco. Questa funzione da una parte mette in allerta le persone fidate che, ricevuto l’avviso, si attivano subito sapendo che il loro congiunto sta entrando in «zona pericolo» e, dall’altra, rappresenta per il medico un importante dato oggettivo di valutazione con cui sapere quante volte e quanto tempo prima questi fenomeni precedono l’attacco. Quest’ultimo dato può essere utile ai fini della terapia perché indica che l’attacco si preparava ad arrivare, ma il farmaco prescritto al paziente ha impedito che esplodesse in tutta la sua intensità e la tempesta elettrica si è fermata ai soli segni prodromici. Capire meglio la malattia: Per i farmaci c’è anche un’altra funzione: la terapia antiepilettica è cronica e ogni giorno occorre prendere una pastiglia a una certa ora. Quando quell’ora arriva. l’orologio si mette a suonare e sul suo piccolo schermo compare il nome del farmaco da prendere: nessun paziente potrà più saltare un’assunzione, dimenticanza che a volte è alla base dello scatenamento di un attacco perché la concentrazione del farmaco circolante cala e non si è più protetti adeguatamente». (salute, Corriere) SESSO AL CRONOMETRO, ECCO QUANTI MINUTI DEVE DURARE (ALMENO) Stabilita la soglia sotto la quale si parla di eiaculazione precoce E' stata stabilita la soglia al di sotto della quale si può parlare di eiaculazione precoce: tre minuti. Finalmente arriva un dato preciso di cui i medici possono servirsi per fare una diagnosi. Le indicazioni vaghe precedenti hanno indotto molti uomini a pensare di soffrire del disturbo senza ragione. Ora i "paletti" sono stati fissati dai medici del Centro australiano di salute sessuale e descritti sul Journal of Sexual Medicine. Confini più ristretti per la patologia - Da un secolo le indicazioni erano nebulose e, mentre studi storici della popolazione suggeriscono che fra il 25 e il 30% degli uomini raggiungono troppo presto l'orgasmo, i dati più recenti basati sulla nuova demarcazione indicano che la proporzione è molto più bassa. Secondo la definizione della diagnosi concordata nello studio, soffre della forma permanente della condizione, che si presenta fin dalla prima volta che si fa sesso, fra il 2 e il 3% degli uomini. Questi uomini tipicamente durano un minuto o meno. In un altro 4-6% dei casi la contraggono durante la loro vita ed eiaculano dopo circa tre minuti o meno. Sono necessarie tre condizioni - "Vi sono tre condizioni nella diagnosi, ed è necessario che si verifichino tutte e tre. Oltre alla durata, è necessario che gli uomini non riescano a controllare o ritardare l'eiaculazione durante il sesso, e che questi problemi di performance causino conseguenze psicologiche negative di frustrazione, fino al punto di evitare il rapporto. Non rientrano nella diagnosi, i casi di "eiaculazione precoce variabile", con presenza intermittente del problema, e di "eiaculazione precoce soggettiva" quando si ha solo la percezione che la conclusione sia stata prematura. (Salute, Tgcom24) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 417 PREVENZIONE E SALUTE CHE COSA PROVOCA LA PARALISI DEL NERVO FACCIALE In nove casi su dieci la responsabile è un’infezione. Se dopo 8-9 mesi la faccia non si muove, i danni sono persistenti si ricorre alla chirurgia ricostruttiva Il primo pensiero corre all’ictus: ci si sveglia con la bocca piegata all’ingiù da un lato, incapaci di chiudere l’occhio dalla stessa parte e con una metà del viso inespressiva. Ma se non ci sono altri sintomi (ad es., incapacità di muovere gli arti, difficoltà di parola o di vista, confusione, vertigini) si tratta di paralisi del nervo facciale, il settimo paio di nervi cranici, che innerva il volto. «In 9 casi su 10 la causa è un’infezione virale (paralisi di Bell) che può essere favorita, ma non causata, dal freddo» spiega Federico Biglioli, dir. dell’unità di Chirurgia Maxillo-Facciale all’Osp. San Paolo di Milano. «Il nervo percorre un lungo tratto in un canale osseo e, gonfiandosi, si schiaccia contro le pareti: ciò provoca una riduzione del flusso di sangue al nervo, che lo danneggia, causando la paralisi. In altri casi, più rari, il nervo è lesionato da un intervento chirurgico o un trauma, oppure viene compresso da una massa tumorale lungo il suo tragitto; c’è, infine, una piccola quota di casi congeniti. Non ci sono fattori di rischio riconosciuti, se non averne già sofferto: chi ha avuto una paralisi è leggermente più predisposto a nuovi episodi». Che cosa si può fare? «Occorre essere certi che il problema sia infettivo, per cui si esegue sempre una TAC di cervello, base cranica e parotidi (i tumori in questa sede possono provocare il disturbo anche se di solito con un’insorgenza lenta e progressiva). Quindi, si deve trattare subito con cortisonici ad alte dosi: l’obiettivo è sgonfiare il nervo per evitare lesioni permanenti. Dopo 20 giorni si esegue un’elettromiografia per capire se nervo e muscoli facciali siano in fase di ripresa; in media la mimica si riacquista in 2-3 mesi e nell’80% dei casi senza conseguenze permanenti». Come si interviene se il viso resta paralizzato? «Se dopo 7-8 mesi la faccia ancora non si muove, anche se le elettromiografie sono incoraggianti, significa che ci sono danni permanenti al nervo. Le conseguenze più serie sono a carico dell’occhio: l’impossibilità a chiuderlo espone a lesioni oculari, fino ad arrivare a ulcere corneali e perdita della vista. In caso di danni persistenti l’unica possibilità di cura è la microchirurgia ricostruttiva: se l’episodio è relativamente recente si riattivano i muscoli collegando al nervo facciale danneggiato un nervo donatore a livello della faccia o del collo; se invece sono passati più di 18 mesi è improbabile che la muscolatura mimica possa essere ancora attivata da uno stimolo nervoso, per cui occorre fare anche trapianti di muscoli vitali presi da coscia, schiena o in altre sedi. In entrambi i tipi di chirurgia si fa poi un “ponte” nervoso fra il nervo facciale coinvolto nella paralisi e quello “sano” dell’altro lato del viso: dobbiamo infatti rendere ai muscoli la possibilità di contrarsi, ma devono poterlo fare al momento giusto, in sincrono con il resto del volto, per far sì che le espressioni siano più spontanee possibili. (Salute, Corriere) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 417 SCIENZA E SALUTE CUORE, LO SCUDO INVISIBILE CHE PROTEGGE LE DONNE Fino alla menopausa l’organo protetto dagli estrogeni. Il tema riproposto al congresso mondiale dei cardiologi di Melbourne FINO a pochi decenni fa, le donne andavano dal cardiologo solo per “accompagnare” il marito, perché le malattie cardiovascolari erano ritenute roba da maschi. Una falsa credenza smentita poi dai numeri e dal “sorpasso” dell’84, quando negli Usa le donne superarono gli uomini in mortalità cardiovascolare. Eppure, nonostante oggi la metà dei 17,3 milioni di decessi annuali per malattie cardiovascolari sia nelle donne, il gentil sesso è ancora discriminato sul fronte della ricerca, diagnosi e del trattamento, come è stato di recente ricordato in occasione del congresso mondiale di cardiologia di Melbourne. Intanto si aprono nuovi capitoli delle patologie dei cuori “rosa”, come i danni cardiaci da cure oncologiche nelle sopravvissute al cancro della mammella. Il pregiudizio sul gentil sesso indenne dalle malattie di cuore affonda le sue radici nelle profonde differenze tra il cuore delle donne e quello dei maschi. E ancora oggi, ciò che si sa su funzionamento del cuore, sintomi, malattie e risposta ai trattamenti, deriva da studi sulla popolazione maschile. Ma i maschi hanno cuori e coronarie più grandi delle donne, mentre i cuori “rosa” hanno un ritmo più accelerato e un tratto Q-T più lungo all’elettrocardiogramma. Gli estrogeni proteggono il cuore delle donne con uno scudo invisibile, almeno fino alla menopausa e per questo si ammala in genere una decina d’anni dopo rispetto a quello maschile. Ma dopo i 65 anni può addirittura superare gli uomini nel rischio di cardiopatia ischemica. I cuori “rosa” sono diversi sia nei sintomi che nel modo di ammalarsi. Sintomi dell’Infarto: la classica descrizione dell’infarto (dolore oppressivo toracico, irradiato al braccio sinistro, al dorso o alla mandibola) è tipica dell’uomo; nella donna l’infarto si manifesta spesso con sintomi “atipici”, quali un dolore dietro lo sterno, o un mal di pancia, la nausea, una stanchezza inspiegabile, la difficoltà a respirare, le vertigini o uno svenimento. Dopo gli 80 anni, nelle donne il sintomo più comune di infarto è un affanno da soffocare, più che il dolore toracico. Per questo spesso nella donna la diagnosi di infarto è tardiva. Esami per la diagnosi di cardiopatia ischemica: anche gli esami per la diagnosi di cardiopatia ischemica, sono stati concepiti e validati sugli uomini e il loro risultato può non essere veritiero nelle donne; un elettrocardiogramma sotto sforzo ad es. può dare un “falso positivo” (un falso allarme) in una donna giovane, e peggio ancora, un “falso negativo” (non scopre il problema) in una donna anziana con danni in una sola coronaria. Per la diagnosi di ischemia, nelle donne è più adatto un eco-stress o una scintigrafia miocardica e, tra gli esami di livello avanzato, PET e risonanza magnetica, sono più idonei a rilevare il danno aterosclerotico diffuso a carico dei microvasi, tipico delle donne. Negli uomini l’aterosclerosi invece attacca più le coronarie. Un cuore di donna, colpito da un dolore grande può addirittura cambiare di forma, diventando simile alla nassa per la pesca dei polipi, usata dai pescatori giapponesi, la tako-tsubo. In generale comunque alle donne vengono chiesti meno esami funzionali e coronarografie, rispetto agli uomini e di conseguenza sono meno trattate con angioplastica o bypass e con risultati meno brillanti che nell’uomo. (Salute, Repubblica)