Anno III – Numero 436 AVVISO Ordine 1. Ordine: Antiossidanti e Diete: di questo si parlerà nei due eventi organizzati dall’Ordine. Lunedì 23 Giugno 2014, S. Lanfranco, Alice Proverbio di oggi…….. “ A Pulecenella o veruno sulu quanno va in carrozza” ORDINE: ANTIOSSIDANTI E DIETE Notizie in Rilievo Nutrizione, diete, alimenti e attività fisica. Quello che serve sapere per una buona salute. Due eventi organizzati dall’Ordine Scienza e Salute 2. Cerotti, gomme e su tematiche attuali. sigarette anti-fumo con nicotina dannosi per la salute 3. Diverticolosi, quelle «tasche» nel colon in metà degli ultra 60enni 4. Nevralgia del trigemino, una fitta lancinante che dura pochissimo Prevenzione e Salute 5. La vitiligine: cos’è? Come si può intervenire? Alimenti e Salute 6. Il broccolo aiuta a depurare l'organismo dall'inquinamento Ruolo e importanza degli antiossidanti alimentari nella salute dell’uomo, Ruolo dei radicali liberi: sono dannosi e perché? Obesità, cos'è e come si affronta. Quando si è obesi o in sovrappeso. Diete per dimagrire, diete dimagranti, le diete efficaci, le diete veloci, peso forma, consigli e trucchi per dimagrire. Sfatiamo molti miti alimentari e quelli legati alle diete veloci. Grande spazio alla dieta mediterranea. Di tutto ciò si parlerà nei due eventi organizzati dall’Ordine presso la nostra sede. Mercoledì 2 Luglio “Antiossidanti: dalla Natura alla Prof. Orazio Ore 21.00 Farmacia, ovvero che Bio ci aiuti” Taglialatela Scafati Lunedì 7 Luglio Dr Franco I Falsi Miti Alimentari! Ore 21.00 De Chiara CEROTTI, GOMME E SIGARETTE Anti-Fumo con NICOTINA DANNOSI per la SALUTE I prodotti a base di nicotina usati per smettere di fumare, come cerotti, gomme e sigarette elettroniche, anziché portare benefici potrebbero essere dannosi per la salute: potrebbero avere un effetto cancerogeno, rendendo il loro utilizzo poco sicuro. A lanciare l'allarme i ricercatori in uno studio pubb. su Oncotarget. Gli studiosi hanno riscontrato che la nicotina provoca migliaia di mutazioni nelle cellule esposte. Modelli simili di mutazioni sono stati osservati anche nelle cellule che sperimentano stress ossidativo, un effetto precursore del cancro, smentendo quindi tutte le teorie precedenti secondo le quali la nicotina, tra le 4mila sostanze chimiche presenti nella sigaretta - era quella più “sana”. Ciò è particolarmente importante in quanto prodotti a base di nicotina vengono utilizzati come terapia per smettere di fumare. (Salute, Il Mattino) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 436 PREVENZIONE E SALUTE LA VITILIGINE: COS’È? COME SI PUÒ INTERVENIRE? La vitiligine è un disordine acquisito non infettivo della pigmentazione cutanea, si manifesta con chiazze di colore bianco latteo ben circoscritte e a superficie liscia. In corrispondenza di tali chiazze non sono più identificabili i melanociti preposti alla produzione di melanina che concorre alla formazione del colorito naturale della pelle. La patologia interessa entrambi i sessi e non è affatto rara, dal momento che si presenta in forme più o meno gravi nello 0,5-1% della popolazione mondiale con problematiche psicosociali rilevanti soprattutto nelle popolazioni di fototipo medio e scuro, le quali vivono la loro condizione come un vero e proprio handicap estetico. Anche se può manifestarsi a qualsiasi età, nella metà dei casi la vitiligine insorge tra i 10 e i 30 anni. Il fattore più importante sembra essere la familiarità che si ravvisa in 3 pazienti su 10 con meccanismi poligenici oggetto di intensa ricerca in campo genetico. Il sole e i raggi ultravioletti invece non rivestono un ruolo scatenante; tendono però a rivelare maggiormente la patologia accentuando il contrasto tra la cute indenne che si pigmenta e quella colpita che rimane bianca. L’estensione e la distribuzione delle chiazze permettono la distinzione in forme generalizzate che colpiscono simmetricamente più distretti cutanei e forme localizzate a comparsa in età più giovanile. Si tratta di una malattia imprevedibile che può restare silente per anni o avere progressioni repentine. Tra le diverse teorie avanzate per spiegare l’insorgenza di vitiligine la più accreditata oggi appare l’ipotesi autoimmune sostenuta dal fatto che si presenta sovente associata a patologie di questa sfera, più frequentemente quelle tiroidee. Per questo motivo il paziente con vitiligine dovrà eseguire uno screening anticorpale per escludere queste patologie che, se presenti, vanno inquadrate e curate. TRATTAMENTO: deve essere adattato all’estensione della patologia e all’entità del disagio psicologico. In linea generale rispondono meglio i casi di recente insorgenza e le localizzazioni del viso e del tronco, mentre le chiazze periferiche delle mani e dei piedi e quelle genitali sono meno responsive. Nelle forme che interessano meno del 10% della superficie cutanea è indicato un trattamento di tipo locale. Ancora oggi si utilizzano i corticosteroidi di medio-alta potenza che sotto sorveglianza medica possono essere applicati per 1-2 mesi. In alternativa si utilizzano creme a base di inibitori della calcineurina come il tacrolimus e pimecrolimus. Integratori a base di antiossidanti contenenti betacarotene, vitamina C, vitamina E, l-tirosina, lcisteina, selenio, rame e zinco vengono proposti in base alla teoria che il danno ai melanociti venga indotto da radicali liberi. Possono costituire un elemento coadiuvante, ma non risolutivo. Le forme più estese invece si trattano con buoni risultati con la fototerapia. Oggi spicca per efficacia la fototerapia UVB a banda stretta che si basa sulla stimolazione delle aree colpite con luce visibile a 311 nm di lunghezza d’onda (escludendo le lunghezze d’onda più eritemigene) promuovendo così la ripopolazione da parte dei melanociti provenienti dalla cute sana. L’80% dei pazienti mostra un miglioramento nei primi 3 mesi di terapia, ma l’arco di tempo per ottenere una ripigmentazione completa può anche arrivare ad un anno. Si possono trattare anche i bambini dai 6 anni di età. Recentemente per le forme poco estese e di recente insorgenza si utilizzano apparecchiature con sorgenti di luce monocromatica ad Eccimeri a 308 nm (MEL). Infine per casi molto resistenti si propone il trattamento chirurgico con innesto di cute pigmentata proveniente dal paziente stesso in cute lesionata. Da sottolineare che queste tecniche, impegnative e difficili, devono essere effettuate da esperti e permettono di trattare lesioni localizzate e non troppo ampie. Non da dimenticare la pratica del camouflage che si avvale di fondotinta altamente specifici in grado di coprire in maniera perfetta eventuali zone del viso o delle mani. Spesso è l’unico accorgimento adottato, soprattutto nei pazienti più restii a sottoporsi a lunghi trattamenti fototerapici. (Obiettivo Benessere, Tgcom24) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 436 SCIENZA E SALUTE DIVERTICOLOSI, QUELLE «TASCHE» NEL COLON IN METÀ DEGLI ULTRA 60ENNI La patologia è in aumento, ma solo nel 4% dei casi sfocia in casi di infezione. L’infiammazione provoca forti dolori e a volte richiede il ricovero. Li hanno quasi tutti, da una certa età in poi: i diverticoli all’intestino sono un problema diffusissimo nel mondo occidentale, tanto che si stima riguardino più della metà degli over 60 e quasi tutti dopo gli 80 anni. Di per sé innocui, sono temuti perché possono infettarsi e dare una diverticolite, infiammazione che provoca dolori molto forti e in qualche caso, soprattutto fra i più anziani, è così seria da richiedere il ricovero. Stando alle stime, l’infezione di queste “tasche” che si formano lungo l’apparato gastrointestinale (prevalentemente nell’ultima parte dell’intestino, il colon) si verificherebbe in un caso su quattro. Una spada di Damocle, insomma, tanto che chi sa di avere i diverticoli si preoccupa non poco. La ricerca: Ora però arrivano dati tranquillizzanti: una ricerca dell’Univ. della California, pubblicata su Clinical Gastroenterology and Hepatology, ha dimostrato che i diverticoli si infettano solo in poco più del 4% dei casi. Gli autori, che hanno controllato oltre 2200 persone con diagnosi di diverticoli per circa 7 anni, hanno scoperto che la probabilità è leggermente superiore nei più giovani, ma sottolineano che quasi sempre, di fatto, si può convivere a vita con i diverticoli senza che diano troppi fastidi. «Le stime secondo cui la diverticolite si presenterebbe nel 25% dei pazienti risalgono a tempi in cui non si eseguivano tante colonscopie come adesso, e il numero di diagnosi di diverticolosi era perciò inferiore rispetto al reale: ciò ha inevitabilmente “gonfiato” la probabilità relativa di complicanze». Quando la diverticolosi diventa diverticolite:«È difficile dire con certezza quale sia la probabilità che la diverticolosi si trasformi in diverticolite. Tuttavia, il numero di pazienti con le “tasche” nell’intestino è talmente elevato che in assoluto i casi in cui si infettano e si infiammano sono tanti, così come i ricoveri per diverticolite: in Italia si parla di almeno 10-15 mila pazienti l’anno. Peraltro, circa il 12% di loro deve sottoporsi a un intervento chirurgico per eliminare la sezione di intestino infiammata, per cui, a differenza della di per sé innocua diverticolosi, i diverticoli infetti sono una condizione tutt’altro che banale». I sintomi: Il 75-90 % dei diverticoli non dà alcun sintomo e quasi sempre la diagnosi è casuale: spesso ci si accorge della presenza di tasche nella parete dell’intestino facendo un’ecografia per tutt’altri motivi, oppure perché ci si è sottoposti a una colonscopia per lo screening del tumore del colon-retto. I soggetti con diverticolosi accertata sono in aumento perché un maggior numero di persone si sottopone a questi test, ma anche perché il problema è di per sé in crescita. PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 436 La diagnosi: Sempre più persone saranno quindi a rischio di diverticolite. Come riconoscerla? Di solito provoca un tipico dolore nella parte bassa dell’addome, a sinistra: «La zona corrisponde al colon sinistro e al sigma, le sezioni dell’intestino dove è più probabile che si formino i diverticoli e dove sono in genere più numerosi - spiega Soncini -. Il dolore, la febbre e le eventuali modifiche del transito intestinale, però, non bastano per essere certi che si tratti di malattia diverticolare: soprattutto nei pazienti più giovani potrebbero essere segno di intestino irritabile o altre patologie. Per la diagnosi di diverticolite l’esame standard sarebbe la TAC, ma in Italia e all’estero si sta cercando di ridurre il ricorso a questo test perché prevede una dose di raggi che vorremmo risparmiare ai pazienti: se il soggetto tollera la sonda sull’addome, a volte troppo dolorante per sopportarla, si fa un’ecografia con cui valutare l’ispessimento delle pareti intestinali, segno certo di infiammazione. A questo esame si aggiungono le analisi del sangue, con cui confermare la presenza di un’infezione attraverso il dosaggio di marcatori infiammatori come la proteina C-reattiva o i globuli bianchi». La terapia: «La terapia - prevede il riposo intestinale sospendendo o modificando l’alimentazione, una buona idratazione e antibiotici: se l’infiammazione è contenuta, non c’è bisogno di ricoverare il paziente. Dopo 15-30 giorni, una volta risolto l’episodio acuto, si esegue in genere una colonscopia per chiarire l’entità della diverticolite e fare una diagnosi più precisa. Nei pazienti anziani fragili o con altre patologie il ricovero purtroppo è spesso necessario, così come l’impiego di antibiotici a largo spettro» (salute, Corriere). IL BROCCOLO AIUTA A DEPURARE L'ORGANISMO DALL'INQUINAMENTO Disintossicazione dalle sostanze velenose grazie all'ortaggio Corpo disintossicato dallo smog grazie ai broccoli. Questo ortaggio aiuta a espellere dall'organismo più facilmente alcune delle sostanze più inquinanti presenti nell'aria. Lo dimostra uno studio pubblicato su Cancer Prevention Research. La ricerca – Lo studio è stato condotto su quasi trecento residenti di una delle regioni più inquinate della Cina: una comunità agricola rurale nella provincia di Jiangsu, a circa 50 km a nord di Shanghai. Le analisi, andate avanti per dodici settimane, hanno rivelato che il consumo quotidiano di mezza tazza di una bevanda a base di germogli di broccoli produce una "rapida, significativa e duratura" escrezione di benzene e acroleina. In particolare, il tasso di escrezione del benzene è aumentato del 61% a partire dal primo giorno e per tutto il periodo di studio, mentre la velocità di escrezione dell'acroleina è cresciuto del 23% durante le settimane. La bevanda infatti - spiegano i ricercatori - fornisce sulforafano, un composto vegetale che è stato già dimostrato avere proprietà preventive dei tumore negli animali. John Groopman e Anna M. Baetjer, autori dello studio, hanno commentato: "L'inquinamento atmosferico è un problema di salute pubblica complesso e pervasivo. Per affrontare il problema globalmente, oltre alle soluzioni tecniche per ridurre le emissioni inquinanti regionali, abbiamo bisogno di tradurre la nostra scienza di base in strategie per proteggere le persone da queste esposizioni: il nostro studio sostiene lo sviluppo di strategie alimentari alla base di questo complessivo sforzo di prevenzione". (Salute, Tgcom24) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 436 SCIENZA E SALUTE NEVRALGIA DEL TRIGEMINO, UNA FITTA LANCINANTE CHE DURA POCHISSIMO In genere è interessato soltanto un lato del volto, quasi sempre nella parte centrale e inferiore Il dolore è terribile, improvviso, scatenato magari da una carezza, dal lavarsi i denti, da un soffio d’aria. La nevralgia del trigemino riguarda 1 persona su 25 mila, quasi sempre sopra i 50 anni. «In circa il 70% dei casi a provocarla è una compressione del nervo da parte di un’arteria: ciò crea un conflitto con il trigemino, lo irrita, danneggiando la guaina di mielina che lo riveste e provocando una specie di corto circuito che produce il dolore - spiega Angelo Franzini, dir. Neurochirurgia dell’Istituto Besta di Milano. L’unico fattore di rischio noto per la nevralgia del trigemino è la sclerosi multipla, che provoca la demielinizzazione dei nervi. Esiste una discreta quota di casi in cui non c’è conflitto fra arteria e nervo né una sclerosi multipla: si può pensare a un tumore che preme sul nervo o ad altre cause». Come si arriva alla diagnosi? «Con la raccolta della storia clinica e dei sintomi: il dolore è infatti caratteristico. È molto violento, improvviso e dura pochissimo, per poi ripetersi a distanza di minuti o ore: un dolore che dura mezz’ora non è mai nevralgia del trigemino. Inoltre, il dolore è limitato a metà viso e quasi sempre interessa la parte centrale e inferiore del volto. Con questi segni ci si può già orientare; spesso, poi, viene prescritta una risonanza magnetica per escludere sclerosi multipla, masse tumorali o altre malattie. L’esame può anche verificare la presenza di un conflitto vascolare, ma non sempre riesce a distinguerlo con certezza». Quali sono le possibili terapie?: «Durante la crisi si può fare ben poco: le cure servono soprattutto per prevenire gli attacchi. Il primo passo è la terapia con farmaci e il più efficace è l’antiepilettico carbamazepina: va preso tutti i giorni, iniziando con dosi basse e proseguendo fino alla remissione, per la quale possono servire anche mesi. Quando torna la nevralgia, che purtroppo non guarisce da sola e anzi tende a peggiorare, provocando attacchi sempre più ravvicinati e gravi, si incrementa il dosaggio. I farmaci risolvono circa il 30% dei casi; negli altri, dopo 4-5 anni gli effetti collaterali superano i benefici e si passa alla neurochirurgia. In chi ha meno di 70 anni e un conflitto vascolare dimostrato si propone la decompressione vascolare, intervento attraverso cui si appone un “cuscinetto” sull’arteria per evitare che prema sul trigemino. Il metodo è risolutivo in circa il 70% dei pazienti; se la nevralgia torna, ma anche nei soggetti più anziani e nei casi in cui il disturbo non è provocato dalla pressione di un’arteria, si può optare per la radiochirurgia, che consiste nell’irradiare il trigemino per provocarvi piccole alterazioni che eliminano il dolore. Nel 60-70% dei casi ciò ottiene una remissione temporanea, ma la radiochirurgia non può essere eseguita più di due volte nello stesso soggetto. Nei casi in cui la nevralgia torna a farsi sentire si passa alle procedure percutanee che, con un palloncino o il calore, danneggiano il nervo in modo più profondo. Questi metodi possono essere ripetuti più volte, ma vi si ricorre dopo aver provato tutto il resto, perché provocano una perdita della sensibilità nella zona innervata». (Salute, Corriere)