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Anno III – Numero 440 Venerdì 27 Giugno 2014, S. Cirillo AVVISO Proverbio di oggi…….. Ordine 1. Antiossidanti e diete: il 2 ed il 7 Luglio, ore 21.00 tranquillamente senza accorgersi di quello che lo circonda) SPORT : Aggregazione, Integrazione, Gioia Scienza e Salute Il fenomeno sportivo deve essere visto come momento di gioia, di festa, di socializzazione, comunicazione, integrazione e comprensione verso gli altri. Farmaci e Salute 5. L'aspirina funziona meno in donne afro-americane Prevenzione e Salute 6. Sole, fa bene a chi è iperteso abbassa la pressione 7. Troppa TV fa morire prima del tempo  (starsene Notizie in Rilievo 2. Pancreas: il più letale dei tumori si può (almeno in parte) prevenire 3. Patrice, la donna che mangia mattoni 4. Infiammazione cronica aumenta il rischio di tumori  Durmi' ca 'a zizza 'mmocca Sport e Salute In termini più generali, si potrebbe dire che l’avversario deve essere considerato come un nostro amico e lo sconfitto non deve essere umiliato, ma confortato e aiutato. Bisogna far capire agli uomini che la vittoria non deve essere negata, ma si vince sul gioco e non sull’avversario. Educare alla vittoria e alla sconfitta significa rendersi conto del senso del limite e della precarietà di tali momenti e, quindi, imparare ad accettare con nobiltà e dignità di comportamento entrambi gli eventi. Quindi, lo sport deve avere una grossa valenza educativa e formativa. Questi i sentimenti che hanno accompagnato la finale del torneo di calcetto organizzato dalla Facoltà di Farmacia e conclusasi ieri sera con la vittoria ai rigori, della squadra detentrice del titolo, dopo il risultato di 3 a 3 alla fine dei tempi regolamentari. Tutti i partecipanti alla finale hanno dedicato la vittoria al caro Ciro Esposito finito tragicamente in un pomeriggio che doveva unire e non portare dolore nella comunità Napoletana. Vicini alla famiglia e alla comunità Napoletana. 8. Concluso il torneo di calcetto della facoltà di Farmacia. SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 440 SCIENZA E SALUTE PANCREAS: IL PIÙ LETALE DEI TUMORI SI PUÒ (ALMENO IN PARTE) PREVENIRE Al congresso europeo di oncologia presentati gli esiti di una sperimentazione con nuovo mix di farmaci efficace. Ma bisogna fare il possibile per non ammalarsi Aggressivo, difficile da diagnosticare nelle fasi iniziali e il più letale fra tutti i tipi di cancro. Il tumore del pancreas fa ancora molta paura e i casi sono in aumento. Secondo i dati pubblicati recentemente su Annals of Oncology si tratta dell’unica neoplasia per cui si prevede nel 2014 un aumento di decessi fra maschi e femmine in tutta Europa. Al congresso della Società Europea di Oncologia sui tumori gastrointestinali si apre però uno spiraglio di speranza: un nuovo farmaco aggiunto alla terapia standard prevista per i pazienti con malattia metastatica porta a un miglioramento della sopravvivenza. La rapidità e l’aggressività della diffusione del carcinoma del pancreas nei tessuti vicini, la sua refrattarietà alla chemioterapia standard e la sua tendenza a recidivare ne fanno uno dei tumori più difficili e impegnativi da trattare. La chirurgia è l’opzione terapeutica più efficace (attualmente praticabile soltanto nel 20% circa dei pazienti) nei casi in cui sia possibile asportare il tumore, ossia quando non si è esteso ai principali vasi sanguigni situati vicino né ha dato metastasi a distanza. Prevenirlo è possibile: Dalle statistiche, presentate da ricercatori dell’Università di Milano, dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri emerge come la mortalità per tumore del pancreas sia costantemente in aumento, seppur lieve, da oltre 15 anni. «Purtroppo ancora oggi - dice Carlo La Vecchia, docente di Epidemiologia all’Università di Milano - la prognosi per questa forma di cancro è severa e soltanto il 5% dei pazienti è vivo a cinque anni dalla diagnosi. E, come se non bastasse, i casi sono in crescita. È fondamentale trovare il modo di prevenirlo, scovarlo in fase precoce e curarlo in modo più efficace». Ad oggi, fare tutto il possibile per limitare il rischio di ammalarsi è quanto di meglio si possa fare, in attesa che vengano scoperte ulteriori cause alla base della patologia. «Prima di tutto bisogna evitare o smettere di fumare. Il tabacco è da solo responsabile di poco meno di un terzo dei casi di carcinoma pancreatico. Inoltre sappiamo che obesità, diabete e un elevato consumo di alcolici fanno salire le probabilità di sviluppare la neoplasia, insieme a una storia familiare in cui si siano già verificati dei casi». Un nuovo mix di farmaci: Dal convegno di Barcellona, intanto, arriva la notizia che l’aggiunta di un farmaco (MM-398 o nal-IRI), dopo la terapia standard con gemcitabina, prolunga la sopravvivenza dei malati con un tumore del pancreas in fase metastatica. Lo dimostrano gli esiti di una sperimentazione condotta su oltre 400 pazienti da studiosi americani, che hanno testato la combinazione di 5flurouracile e leucovorina più MM-398, una nuova versione di irinotecan, rispetto alla sola terapia con 5-flurouracile e leucovorina. «Purtroppo i trattamenti utili per questi malati scarseggiano, ma questo nuovo mix ha portato, in media, ad allungare la sopravvivenza dei malati di un paio di mesi. Non sono molti, ma è un primo passo avanti che prova gli sforzi compiti dalla ricerca per trovare terapie valide contro questa difficile malattia». Il nuovo mix infatti ha migliorato la sopravvivenza, il tasso di risposte da parte dei malati alla cura e il tempo libero da progressione di malattia, con una buona tollerabilità da parte dei malati». (Salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 440 SCIENZA E SALUTE PATRICE, LA DONNA CHE MANGIA MATTONI In una parete di casa sua a Londra manca mezzo muro. La donna soffre di un disordine alimentare decisamente insolito che la porta a cibarsi di mattoni da più di undici anni Molti di noi iniziano la giornata con del pane tostato, qualcuno anche con uova e pancetta o semplicemente con i biscotti inzuppati nel latte. Patrice Benjamin-Ramgoolam invece fa colazione con i mattoni, tanto che il muro della sua camera da letto è ormai sempre più rosicchiato, nel vero senso della parola. La donna, londinese, è appena ventottenne e la sua curiosa condizione non sembra essere legata ad alcun serio problema organico, bensì a un disagio psicologico: semplicemente Patrice va pazza per i mattoni e come chiunque sia affetto dalla sua stessa patologia ha un’insana passione gastronomica per oggetti per nulla commestibili. Una dipendenza a tutti gli effetti: Patrice Benjamin-Ramgoolam spiega che per lei mangiare il muro è una sorta di via di fuga e come in tutte le dipendenze inizialmente era restia ad ammettere il proprio problema. Ora però, grazie anche al supporto del marito, ne parla tranquillamente e in qualche modo questa ammissione rappresenta un primo passo verso la cura. Un giorno si è anche mostrata al coniuge mentre rosicchiava la parete di casa. L’istinto di divorare i mattoni è impellente, come avviene per esempio nella bulimia o in altri disturbi dell’alimentazione nei quali a un primo momento di perdita di controllo segue un altro momento di resa totale e di odio nei confronti dell’oggetto del desiderio (il cibo, il muro o qualsiasi cosa sia). Tutto inizia per Patrice all’età di 18 anni, in concomitanza con una diagnosi di depressione e ansia. Sembra poi che la ragazza sia stata vittima di bullismo da adolescente e che abbia sofferto di vari problemi psicologici che potrebbero essere poi sfociati in un disordine alimentare profondo. Una malattia chiamata PICA: La sindrome di PICA o picacismo, anche chiamata allotriofagia, è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dall’ingestione continuata nel tempo di sostanze non nutritive (terra, sabbia, carta, gesso, legno). È molto rara e i pochi casi sono stati registrati nel corso della gravidanza o in persone con deficit cognitivi. In sostanza questa sindrome è caratterizzata da un irrefrenabile bisogno di mangiare oggetti non commestibili e totalmente privi di valore nutritivo: c’è chi mangia monete, chi catene e chi ancora gommapiuma. (Salute, Corriere) L'ASPIRINA FUNZIONA MENO IN DONNE AFRO-AMERICANE Le donne afro-americane rispondono in modo diverso agli effetti antiinfiammatori dell'aspirina rispetto alle donne bianche americane. A rivelarlo, un nuovo studio della International Society of Endocrinology e della Endocrine Society di Chicago. "Le donne afro-americane sembrano essere piu' resistenti rispetto alle donne bianche americane ai benefici anti-infiammatori dell'aspirina nella riduzione delle malattie cardiovascolari e dei fattori di rischio" Anche se le donne afro-americane hanno una maggiore presenza di lipoproteine ad alta densità (HDL, il colesterolo "buono") e livelli di trigliceridi inferiori, hanno anche una maggiore resistenza all'insulina, piu' stress ossidativo, marcatori proinfiammatori, e una mortalita' significativamente maggiore. La terapia con aspirina e' raccomandata per ridurre l'aterosclerosi subclinica e gli esiti delle malattie cardiovascolari, ictus inclusi. (Agi) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 440 SCIENZA E SALUTE INFIAMMAZIONE CRONICA AUMENTA il RISCHIO di TUMORI Esiste una correlazione tra processi infiammatori cronici, come la colite ulcerosa, e l'aumentato rischio di insorgenza del cancro. E' quanto dimostra uno studio dell'Univ. di Bologna pubb. sulla rivista Oncogene. La ricerca bolognese ha dimostrato la correlazione non solo in vitro, ma anche "in vivo" su pazienti ricoverati. Come spiega la ricercatrice Elisa Brighenti, "quando si sviluppa un processo infiammatorio cronico nel corpo umano, viene rilasciata nei tessuti una sostanza, denominata interleuchina-6 (IL-6). In questo studio abbiamo dimostrato che IL-6 e' responsabile di una riduzione delle difese antitumorali delle cellule, facendo assumere loro alcune caratteristiche tipiche delle cellule neoplastiche. Questo è dovuto all'attivazione di un meccanismo che porta ad una riduzione della quantità e della capacità di azione della proteina p53, che rappresenta il principale "guardiano cellulare dell'integrità del genoma" ed ha la funzione di proteggere la cellula dall'accumulo di mutazioni genetiche che possono favorire la formazione del tumore. Inoltre, abbiamo dimostrato che l'esposizione cronica all'IL-6 è in grado di far acquisire alle cellule la capacità di migrare ed invadere anche i tessuti circostanti". La ricerca ha chiarito il meccanismo d'azione dell'interluchina-6, non solo in vitro, utilizzando quindi colture cellulari in laboratorio, ma anche "in vivo" su pazienti ricoverati con diagnosi di colite ulcerosa, un processo infiammatorio cronico del colon caratterizzato da un rilascio elevato di IL-6 ed associato ad un aumentato rischio di insorgenza di cancro. "L'importanza di questo lavoro - sottolinea Elisa Brighenti - sta nell'aver chiarito uno dei possibili meccanismi che legano l'infiammazione cronica ed il cancro e nell'aver evidenziato proprio nell'interlechina-6 un potenziale fattore che favorisce l'insorgenza della patologia tumorale. Questi risultati potrebbero spiegare anche la maggior frequenza di neoplasie, oltre che in soggetti con malattie infiammatorie croniche, anche in soggetti obesi e affetti da diabete di tipo 2, condizioni entrambe caratterizzate da un aumentato rilascio di interleuchina-6." (Agi) Sole, fa bene a chi è iperteso abbassa la pressione Non più solo un nemico per le rughe o un fattore di rischio per lo sviluppo dei tumori della pelle. Il sole, se si è ben protetti, possiede virtù inaspettate. Un po' di sole (i raggi UVA) sono, infatti, in grado di ridurre la pressione arteriosa e il battito cardiaco. I raggi, una volta penetrati nella pelle, stimolano la produzione di fattori che riducono la pressione del sangue, in modo indipendente dall'effetto vasodilatatore dovuto al calore. «Bastano 20-30 minuti di esposizione per far calare la pressione diastolica di 3-4 millimetri di mercurio - basti pensare che ad una diminuzione di 5 mm di mercurio corrisponde una diminuzione del rischio di ictus del 34% e di ischemia del 21%». «La pelle è un deposito di nitrati che i raggi UVA trasformano in nitriti, in grado di ridurre la pressione arteriosa e avere effetti benefici sul sistema cardiovascolare». «lo studio dimostra che una esposizione al sole naturale, di 30 min., a mezzogiorno o nelle giornate assolate, dilata le arterie attraverso la pelle. Questo cambia la valutazione del rapporto rischio/beneficio per l'esposizione al sole» (Salute, Il Mattino) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 440 PREVENZIONE E SALUTE TROPPA TV FA MORIRE PRIMA DEL TEMPO Guardare per tre o più ore al giorno la Tv può aumentare del doppio il rischio di morte prematura negli adulti. Uno studio evidenzia come la tendenza alla sedentarietà possa mettere a serio rischio salute e vita delle persone Un po’ sì, troppa no. Guardare per tre o più ore al giorno la Tv pare faccia raddoppiare il rischio di morire prima del tempo. A suggerirlo, è un nuovo studio pubblicato sul Journal of American Heart Association. Secondo gli autori dello studio, l’abitudine di soffermarsi davanti allo schermo promuove uno stile di vita sedentario che è causa di numerosi problemi di salute. «Guardare la televisione è uno dei maggiori comportamenti sedentari e vi è una tendenza crescente verso tutti i tipi di comportamenti sedentari – spiega Martinez-Gonzalez, autore principale dello studio, prof. e presidente del Dip. di Salute Pubblica presso l’UN – I nostri risultati sono coerenti con una serie di studi precedenti in cui il tempo trascorso a guardare la televisione è stato legato alla mortalità». STUDIO: Per questo studio i ricercatori hanno valutato 13.284 spagnoli laureati, con un’età media di 37 anni, di cui il 60% erano donne. L’intento era determinare l’associazione tra tre tipi di comportamenti sedentari e il rischio di morte per tutte le cause:  il tempo dedicato a guardare la televisione,  il tempo al computer  il tempo di guida. I partecipanti sono stati seguiti per una media di 8,2 anni. RISULTATI: Durante il periodo di studio, i ricercatori hanno segnalato 97 morti, con 19 morti per cause cardiovascolari, 46 di cancro e 32 per altre cause. I risultati hanno mostrato che il rischio di morte era due volte maggiore nei partecipanti che hanno riferito di guardare tre o più ore di televisione al giorno, rispetto a chi la guardava una o meno ore. Questo rischio, di due volte maggiore, era evidente anche dopo la contabilizzazione di una vasta gamma di altre variabili legate a un elevato rischio di morte. Riguardo agli altri comportamenti ritenuti sedentari, come lo stare davanti al computer o guidare, i ricercatori non hanno trovato alcuna associazione significativa tra il tempo trascorso in questo modo e un più alto rischio di morte prematura per tutte le cause. Per questo motivo, i ricercatori ritengono che siano necessari ulteriori studi per confermare quali effetti possono avere l’uso del computer e la guida sui tassi di mortalità, e per determinare i meccanismi biologici che spiegano queste associazioni. «Con l’invecchiamento della popolazione, i comportamenti sedentari diventeranno sempre più diffusi, soprattutto il guardare la televisione, e questo pone un onere supplementare per l’aumento dei problemi di salute legati all’invecchiamento – sottolinea Martinez-Gonzalez – I nostri risultati suggeriscono che gli adulti possono considerare di aumentare la loro attività fisica, evitare lunghi periodi di sedentarietà, e ridurre il tempo passato a guardare la televisione a non più di 1-2 ore per ogni giorno. (Salute, La Stampa)

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