Anno III – Numero 444 AVVISO Ordine 1. I Falsi miti alimentari! Quali diete? Lunedì 2 Luglio 2014 Notizie in Rilievo Scienza e Salute 2. Secondo esperti, le statine hanno piu' benefici che rischi 3. Per un buon sonno segui l’orologio dentro la tua testa Giovedì 03 Luglio 2014, S. Tommaso , Leone Proverbio di oggi…….. Nun se sape tenè tre cicere mmocca Non sa tenersi tre ceci in bocca (non è capace di tenere un segreto) ORDINE: DIETE, CONSIGLI PER DIMAGRIRE Nutrizione, diete, alimenti e attività fisica. Quello che serve sapere per una buona salute. Obesità, cos'è e come si affronta. Quando si è obesi o in sovrappeso. Diete per dimagrire, diete dimagranti, le diete efficaci, le diete veloci, peso forma, consigli e trucchi per dimagrire. Sfatiamo molti miti alimentari e quelli legati alle diete veloci. Grande spazio alla dieta mediterranea. Di tutto ciò si parlerà nell’evento organizzato dall’Ordine presso la nostra sede. Lunedì 7 Luglio Dr Franco I Falsi Miti Alimentari! Ore 21.00 De Chiara Consigli e Trucchi per Dimagrire SECONDO ESPERTI, LE STATINE HANNO PIU' BENEFICI CHE RISCHI Prevenzione e Salute 4. Aria condizionata: come utilizzarla per non ammalarsi Alimenti e Salute 5. Pasta e pane fanno davvero ingrassare? Ci sono prove schiaccianti le quali dimostrano che i benefici delle statine superano di gran lunga i rischi di effetti collaterali. A ribadirlo sono 6 professori provenienti da università britanniche, come riporta un articolo pubb. sul quotidiano 'Daily Mail'. Molti medici e pazienti sono preoccupati per l'eccesso di prescrizione del farmaco collegato da alcuni disturbi come dolore muscolare e diabete. Ma il gruppo di 6 docenti, tra cui cardiologi ed epidemiologi, hanno respinto i timori di eventuali effetti collaterali. "I trial hanno dimostrato in modo inequivocabile che le statine riducono la mortalità per malattia coronarica e che ci sono livelli molto bassi di rischio per gravi effetti collaterali". Il farmaco attualmente è disponibile solo per chi ha il 20% di rischio di subire un infarto o un ictus. Lo assumono circa 7 milioni di cittadini britannici. Le nuove linee guida, invece, consigliano ai medici di prescrivere le statine anche a chi ha un rischio del 10 %, cioè a un totale di 10 milioni di britannici. (Agi) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 444 SCIENZA E SALUTE Per un buon sonno segui l’orologio dentro la tua testa «La sera non andrei mai a letto». «Che belle le prime ore del mattino: si può fare moltissimo, rendono il doppio». Bastano queste due frasi a delineare due “cronotipi”: l’allodola e il gufo. «Lark e owl in inglese. Agli americani piacciono queste denominazioni», sorride Roberto Manfredini, grande esperto di cronobiologia, membro di varie associazioni statunitensi e italiane dedicate a questo settore della medicina e docente di Medicina interna all’Università di Ferrara. Cronos in greco significa tempo. E noi siamo fatti anche di tempo: il tempo della biologia è governato dal nostro orologio interno centrale, che è stato scoperto nei primi anni Novanta ed è andato via via rivelando influenze sempre più estese e sottili. E altri orologi hanno dimostrato di possedere quasi tutti i nostri organi, nonché le cellule. «Nei primi anni del nuovo millennio si sono scoperti i primi geni circadiano-dipendenti, cioè con un loro ciclo circa-diem, dal latino: ritmati sulle 24 ore del giorno. E negli ultimi 4-5 anni si è verificato che cuore, rene, polmoni hanno ciascuno un proprio orologio. Sincronizzato, si intende, con l’orologio centrale». Si sa solo che c’è o si è trovato anche dove è incastonata questa supersveglia? «È situata nel nostro cervello, nell’ipotalamo, in una zona detta nucleo soprachiasmatico. La veglia e il sonno costituiscono i due imperativi principali dettati dalle nostre lancette cerebrali e sono governati dall’alternanza luce-buio. A questo ritmo vivevano gli uomini primitivi, a questo ritmo vivono gli animali: con lo stadio di veglia invertito se sono “programmati” per la vita notturna. Nel nostro occhio c’è una parte non visiva, un fascio nervoso ancestrale collegato direttamente con l’ipotalamo, un’autostrada retina-ipotalamo che dà il segnale del cambiamento della luce e dice quando è ora di dormire o di svegliarsi». Ma oggi noi non andiamo a letto all’arrivo del buio, dall’Ottocento la luce elettrica ha cambiato le nostre abitudini. Conta questa luce per il masterclock? «Nient’affatto. E questo orologio resta nel nostro organismo in quanto costituisce un vantaggio evolutivo. Nel senso che sapere prima che cosa può succedere – arriva la notte, arriva il giorno o anche si avvicina l’ora dei pasti – e organizzarsi di conseguenza (internamente e fuori) è un aiuto. Migliora l’efficienza». Ma noi andiamo a letto tardi, a tenebre inoltrate. «È una desincronizzazione, non un bene: per una parte di quanti hanno problemi di sonno l’origine è lì. L’uomo resta fondamentalmente diurno, ma abbiamo grandi capacità di adattamento. Per es. il jet-lag, lo star male provocato appunto dallo sfasamento del nostro orologio interno con quello esterno quando in aereo superiamo almeno 4-5 fusi orari: ebbene, un terzo di persone non ne risente affatto mentre un terzo ne soffre molto. E l’altro terzo ha un po’ di disagio». Vero che il jet lag cambia se si va a ovest, per esempio dall’Italia a New York, oppure a est? «Si dice “East is least, West is best”, l’est è il peggio, l’ovest il meglio. Per rimettersi in sesto con i ritmi sonnoveglia, mal di testa, nausee, bastano 3-4 giorni arrivando a New York, mentre di ritorno in Italia, o se si va in India o Giappone, ne occorrono otto». Torniamo all’inizio: com’è il tipo “allodola”? «Rappresentano il 15% delle persone. Verso sera hanno sonnolenza, quindi vanno a letto e si alzano presto. Rendono al massimo al mattino. Tendono ad accorciare il ritmo sonno-veglia per cui, per es., soffrono meno del lavoro a turni». PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 444 E i ”gufi”? «Rappresentano un altro 15%: vanno a letto e si svegliano tardi, con sonnolenza dopo il risveglio e hanno maggiore difficoltà di adattamento ai ritmi ambientali e sociali. Di sera si sentono al massimo. La restante parte non ha caratteristiche così marcate rispetto al sonno, tende all’uno o all’altro cronotipo. In tutti l’arrivo del buio stimola la produzione di melatonina, un ormone che induce al sonno, mentre l’alba avverte di fermarla. Ma sono mille altri i meccanismi che vengono stimolati in un senso o in altro». Dice l’Ecclesiaste che “c’è un tempo per ogni cosa”. L’impressione è che lo dica anche la cronobiologia. «In effetti sì. Si studia anche la cronopatologia che indica quando è più probabile che una malattia acuta colpisca. Per l’infarto si sa dagli anni Ottanta per ricerche condotte a Harvard che fatali possono essere le prime 2-3 ore dopo il risveglio o le ultime 2-3 prima del risveglio. La spiegazione sta nel contemporaneo superattivismo di tanti fattori interni mentre, per es., in quelle stesse ore le coronarie sono più strette ed è al minimo l’azione della sostanza che scioglie i trombi». Cosa si deve fare al mattino? «Al mattino bene per le attività mentali, per imparare, perciò la scuola è sincronizzata benissimo». Ma dopo la scuola, nel pomeriggio, si deve studiare. La mente non è più limpida? «Va bene anche il pomeriggio, ma non appena mangiato. Diciamo che verso le 14 – anche se si è mangiato solo un’insalata – c’è una flessione verso la sonnolenza. Meglio fare un riposino. Molte ditte americane ormai prevedono questo “riposino”, anche solo di 15-20 min., alcune hanno predisposto stanze apposite. Perché sanno che poi scatta una forte ripresa delle facoltà mentali e dell’attivismo». Per lo sport? «Massimo di adrenalina nel pomeriggio, per la forza muscolare le ore migliori sono 1619. Se invece lo sport richiede precisione, destrezza manuale come nel tiro con l’arco o con la pistola, le ore ideali sono quelle del mattino». E per guidare l’auto? «Il picco terribile è tra le 2-4 di notte. Il tempo degli incidenti tremendi. Perché – è provato – il tempo di latenza dei nostri riflessi in quelle ore raddoppia. Per frenare, per es., ci mettiamo il doppio. Anche se noi non ce ne accorgiamo. Non fidarsi di se stessi o di essere un tipo “gufo” per stare al volante in quelle ore». Perché a volte che ci si sveglia più stanchi di quando si è andati a letto? «Ciò accade quando si fanno sogni di paura, di corse forsennate, di pericoli incombenti, in quei momenti il nostro organismo va a mille come se quelle corse e quei pericoli fossero reali. Il sogno lo inganna. Così l’organismo si stanca». Computer, cellulari e tablet hanno qualche effetto sul sonno? «Si è visto che la luce blu di questi schermi è più potente della luce bianca naturale e la superano nello stimolare il nostro orologio biologico. Di sera, sposta il cronotipo dei ragazzi, rendendoli più nottambuli. È meglio che dopo cena si lascino perdere gli schermi vicino agli occhi e ci si dedichi ad altre attività. Ma molta luce blu viene anche dalle lampade a led, da parte dell’illuminazione urbana: la produzione di melatonina viene rimandata perché questa luce inganna l’orologio interno facendogli credere che sia ancora giorno. L’inquinamento luminoso è anche questo. Da diverse ricerche emerge che gli adolescenti di città hanno ritmi circadiani spostati verso la notte rispetto a coetanei che vivono in campagna. Inoltre, per gli sfasamenti luce-buio dovuti alla luce artificiale e al ritmo che ha preso la nostra civiltà i bambini oggi dormono in media un’ora e mezzo in meno dei piccoli di un secolo fa. Il poco sonno non è per nulla igienico, può aprire la porta o facilitare, nel tempo, diverse malattie. Anche le più gravi». (Fondazione Veronesi) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 444 SCIENZA E SALUTE PASTA E PANE FANNO DAVVERO INGRASSARE? Adoro pane, pasta e patate. È proprio vero che fanno ingrassare e che sono comunque un attentato alla linea? Risponde Giacinto Miggiano, dir. del Centro Nutrizione Umana, Università Cattolica di Roma. È un errore bandire completamente dalla dieta pane, pasta e patate solo per il timore di ingrassare perché esso sono parte integrante della dieta mediterranea. Questi alimenti, se consumati in giuste quantità e soprattutto in associazione con delle proteine, contrariamente a quanto si possa pensare, possono anche aiutare a perdere peso o a mantenere intatta la massa magra. Invece esagerare con le proteine, come imporrebbe la moda delle ultime diete, senza fornire all’organismo zuccheri induce da parte dell’organismo un processo di ricerca di queste sostanze nella massa magra: si perde peso, è vero, ma insieme ad esso anche muscoli. Allora il‘segreto del consumo dei carboidrati è sceglierli fra quelli che hanno un basso indice glicemico, ovvero che fanno innalzare di poco la glicemia nel sangue. Tra di essi può essere incluso anche il pane: benché l’indice glicemico ‘reale’ di questo alimento sia elevato (tra il 70 e il 100) è possibile abbassarlo optando per del pane integrale (il cui impasto deve essere omogeneo scuro e non bianco arricchito di puntini neri perché in questo caso si tratta di farina raffinata a cui è stata aggiunta della crusca), il quale contenendo più fibre ha un impatto minore sulla linea o del pane di qualche giorno che, una volta persa umidità e cambiata la struttura naturale dell’amido, viene assimilato più lentamente o ancora le friselle d’orzo pugliesi (niente grissini e crackers invece!) le quali, rispetto al frumento, sono più ricche di un particolare amido che rilascia più lentamente il glucosio. Per le patate, il trucco invece è la cottura. Se le si ama lessate, occorre cucinarle la sera prima e lasciarle in frigo tutta la notte; questo tempo consente di ottenere una sufficiente quantità di amido resistente all’azione degli enzimi, con la conseguente riduzione dell’indice glicemico. Se poi il condimento è costituto da una vinaigrette composta da olio extravergine di oliva (poco, circa 8 g.) e aceto (28 g.) ancora meglio, perché l'indice glicemico si abbassa ulteriormente. E per accontentare la gola, qualche volta ci si può concedere anche un piatto di patate fritte (decisamente migliori di quelle al forno) in olio extravergine di oliva; lo shock termico rende gli amidi più resistenti e per questo non digeriti. Anche gli gnocchi possono essere mangiati con tranquillità, soprattutto se si aggiunge all’impasto rigorosamente fatto in casa - un uovo che permette un rilascio più lento dei glucidi, facendo attenzione a scolarli non appena vengono a galla in modo da impedire all’amido di assorbire acqua (è proprio quest’ultima che lo rende più assimilabile). Infine la pasta; questo alimento ha un indice glicemico fra i 40 e i 50, dunque medio, ma si può cercare di annullare l’effetto ingrassante mangiandola saltata in padella con un filo di olio, o scolata al dente, o ancora accompagnata a un condimento a base di verdure ricche di fibre solubili - quali piselli, fave, lenticchie, cicoria, barbabietole rosse, zucchine, fagiolini e carciofi - che aiutano a frenare gli zuccheri oppure, in alternativa, si possono anche scegliere delle tagliatelle all’uovo (anche in questo caso è perfetto insaporirle con un sugo di verdure ‘fibrose’). Dunque quali sarebbero le dosi giuste di carboidrati per non mettere a repentaglio la linea, soprattutto in vista dell’estate? Ad es., al mattino fiocchi di avena (30-40 g.), a pranzo pasta (70-80 g.) o gnocchi (fino a 200 g.) e a cena una fetta di pane del giorno prima o ancora un po’ di pasta. (Fondazione Veronesi) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 444 PREVENZIONE E SALUTE ARIA CONDIZIONATA: COME UTILIZZARLA PER NON AMMALARSI L'afa estiva inizia a farsi sentire e, per chi è costretto in città lontano dal fresco del mare o della montagna, l'unica soluzione per arginare le ripercussioni del caldo eccessivo sull'organismo sembra essere il condizionatore. L'aria condizionata, spesso demonizzata, non è dannosa di per sé: l'equilibrio tra benefici e danni è dato dall'uso che si fa di questo elettrodomestico. La corretta manutenzione è una condizione imprescindibile per l'utilizzo: i filtri, infatti, devono essere cambiati una volta all'anno e lavati ogni quattro mesi con acqua e alcol (ogni due mesi se in casa vivono anziani, bambini o soggetti allergici), perché ricettacolo di allergeni, spore di muffa e microrganismi infettivi. Per difendersi dai pollini, inoltre, ci si deve dotare di un filtro antipolline, posto all'esterno sul motore del condizionatore. Le muffe, invece, tendono a formarsi nelle bacinelle per l'acqua raccolta col deumidificatore. Bisogna quindi svuotarle settimanalmente ed eventualmente pulire i contenitori con prodotti mirati. Stesse accortezze per l'utilizzatissimo condizionatore in auto: i filtri devono essere regolarmente puliti e cambiati ed è fondamentale per chi soffre di allergia accertarsi che sia montato anche il filtro antipolline. L'uscita dell'aria fredda, poi, non deve mai essere rivolta verso il corpo, ma direzionata verso il sedile del passeggero se viaggiamo da soli oppure diretta verso i vetri. Per dormire bene, l'ideale è accendere il condizionatore qualche ora prima di andare a dormire e spegnerlo quando si va a letto, oppure mantenerlo acceso nei locali adiacenti alla stanza da letto, come il corridoio, e tenere aperte le porte per permettere all'aria fresca di circolare. In ogni caso, la regola principale da seguire è quella dei 5 gradi di differenza tra la temperatura esterna e quella impostata sul condizionatore. «Gli sbalzi di temperatura eccessivi sono, infatti, deleteri per il nostro organismo e possono favorire raffreddori, bronchiti e tracheiti, ma anche reazioni infiammatorie a carico dell'apparato osteomuscolare - spiega la dottoressa Francesca Puggioni, specialista in Malattie dell'apparato respiratorio di Humanitas Research Hospital di Milano -. Attenzione, poi, a non piazzarsi direttamente sotto il getto del bocchettone: il rischio altrimenti è quello d'incappare in fastidiosi torcicolli, dolori cervicali e mal di testa». (Salute, Il Mattino)