Ordine dei Farmacisti della provincia di Napoli
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Anno III – Numero 446 AVVISO Ordine 1. I Falsi miti alimentari! Quali diete? Lunedì 2 Luglio 2014 Notizie in Rilievo Scienza e Salute 2. Ecco che cosa succede quando diamo un bacio 3. Terapia iperbarica, ecco le patologia per le quali è indicata  Prevenzione e Salute 4. Lupus, è possibile abbandonare i farmaci (almeno per un po’) 5. Puntura di vespa o ape? Ecco cosa fare  Domanda e Risposta 6. Qual è il frutto che contiene più acqua?   Alimenti e Salute 7. In quali pesci ci sono più grassi omega3? Lunedì 07 Luglio 2014, S. Edda, Claudio Proverbio di oggi…….. 'A neve 'int' a' sacca una persona che ha molta fretta e sembra che abbia 'a neve 'int''a sacca ORDINE: DIETE, CONSIGLI PER DIMAGRIRE Nutrizione, diete, alimenti e attività fisica. Quello che serve sapere per una buona salute. Obesità, cos'è e come si affronta. Quando si è obesi o in sovrappeso.  Diete per dimagrire,  le diete efficaci,  le diete veloci,  Dieta Dukan,  Dieta Zona,  Dieta Mediterranea,  Scarsdale e molte altre.  Peso forma,  Ogni mese una nuova dieta e i consigli per seguirla. Di tutto ciò si parlerà nell’evento di stasera organizzato dall’Ordine - Sede. Lunedì 7 Luglio Dr Franco I Falsi Miti Alimentari! Ore 21.00 De Chiara Consigli e Trucchi per Dimagrire IN Quali PESCI ci sono PIÙ GRASSI OMEGA3? Sardine, tonno, aringhe e salmone sono i pesci più ricchi di omega 3, gli acidi grassi che favoriscono l'abbassamento del colesterolo cattivo (Ldl) a favore di quello buono (Hdl), prevenendo così varie malattie, fra cui quelle cardiovascolari e la demenza senile. La giusta quantità: Diversi studi sulle abitudini alimentari hanno riscontrato che gli omega3 sono troppo poco presenti nella dieta. I nutrizionisti raccomandano di consumare piatti di mare almeno 2 o 3 volte alla settimana, magari preferendo il pesce azzurro, meno costoso. (Focus) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 446 SCIENZA E SALUTE TERAPIA IPERBARICA, ECCO LE PATOLOGIA PER LE QUALI È INDICATA L’elemento arriva al sangue in una forma più sfruttabile dalle cellule. Ma la Food and Drug Administration contro gli impieghi utilizzati senza prove di efficacia. L’ossigeno è indispensabile, senza non potremmo vivere. In alcune situazioni respirarlo ad altissima concentrazione salva la vita e la terapia iperbarica, ovvero la somministrazione di ossigeno puro a una pressione maggiore rispetto a quella dell’atmosfera, è un trattamento efficace in moltissime malattie. Il guaio è che viene proposta sempre più spesso come cura per un’infinità di patologie, ma le prove di efficacia scricchiolano. Così, per fare chiarezza, la Fda statunitense ha pubblicato un documento in cui mettere nero su bianco quali sono gli usi “permessi” della terapia iperbarica e quelli da non raccomandare. Il documento: «In rete viene perorato l’impiego della terapia con ossigeno iperbarico contro tumori, autismo, traumi cerebrali e malattie neurodegenerative, Aids, epatite, depressione. E questi sono solo alcuni esempi. Purtroppo, i pazienti spesso non sanno che non esistono prove inconfutabili della validità della terapia iperbarica per queste malattie, per cui molti si sottopongono a queste cure rimandando o addirittura ignorando trattamenti più utili». Sulla base di queste considerazioni, quindi, si è valutata la necessità del documento, condivisa anche dai medici della Società Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica che sul loro sito web hanno elencato le indicazioni all’uso della terapia iperbarica a oggi indubbie: dalle situazioni di emergenza, come la malattia da decompressione tipica dei subacquei o l’intossicazione da monossido di carbonio, fino agli innesti cutanei, le ferite che non guariscono, le fratture a rischio o anche la retinopatia pigmentosa e le parodontopatie. «Il razionale alla base della terapia con ossigeno iperbarico è portare il gas in modo semplice e non traumatico a cellule danneggiate, perché l’ossigeno può aiutarle a riprendersi». Terapie sperimentali «Nella terapia iperbarica - l’ossigeno non è legato all’emoglobina, per cui, oltre ad arrivare in quantità maggiore, perché lo si eroga ad alta pressione, arriva anche “libero” nel sangue, in una forma più semplice da utilizzare da parte delle cellule». Da qui a pensare di darlo ai neuroni sofferenti di un paziente con ictus o sclerosi multipla, con Alzheimer o Parkinson, il passo è stato breve. Ma ancora mancano prove inequivocabili di un effetto positivo: «Quando le cellule del cervello hanno sofferto una carenza di ossigeno è ragionevole pensare che il gas puro in gran quantità possa migliorarne le condizioni. Ma se il deficit risale ad anni prima, come accade ad es. nei bambini con autismo, è difficile che ci siano effetti eclatanti». «Lo stesso vale per i tumori: negli ultimi tempi si è scoperto che l’ossigeno ad alte dosi potrebbe essere deleterio per alcuni tipi di cancro, impedendone la crescita e la formazione di metastasi. È il caso di alcuni tumori del collo, toracici, di gliomi e di leucemie e linfomi: gli studi sono in corso e non si hanno prove inconfutabili per aggiungere queste indicazioni all’elenco “ufficiale”». (Salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 446 PREVENZIONE E SALUTE LUPUS, È POSSIBILE ABBANDONARE I FARMACI (ALMENO PER UN PO’) Se la malattia è stabile, è possibile diminuire le dosi degli immunosoppressori fino a eliminarli. In un caso su due l’«astinenza» dai farmaci dura anche oltre 5 anni Essere malati di lupus eritematoso sistemico non è necessariamente una condanna a terapie croniche: esiste anche la possibilità di poter interrompere i trattamenti, almeno per un certo periodo, se la patologia è in una fase di remissione stabile e se si seguono strategie attente per ridurre e poi eliminare i farmaci. Lo dimostra uno studio canadese dell’European League Against Rheumatism, secondo cui un paziente clinicamente stabile su due può riuscire a sospendere le terapie per più di cinque anni. Farmaci immunosoppressori: Poter abbandonare i farmaci immunosoppressori almeno per un po’ è un obiettivo importante per i pazienti con lupus, perché si tratta di terapie pesanti che alla lunga possono comportare un maggior rischio di infezioni e addirittura di tumori. D’altro canto il lupus è una patologia fortemente invalidante le cui ricadute comportano febbre, eruzioni cutanee e grossi dolori alle articolazioni, e che può provocare anche problemi seri come infiammazione ai reni o un coinvolgimento del cuore, dei polmoni o del cervello; perciò è altrettanto essenziale che la cura sia adeguata e incisiva, soprattutto nei casi più seri, attraverso cortisonici in alti dosaggi e immunosoppressori come azatioprina, metotressato o mofetil micofenolato. L’importanza di una strategia prudente: Valutando i dati di tutti i malati in terapia, il ricercatore ha verificato che circa il 10% dei pazienti in cura con immunosoppressori ha smesso di prenderli; di questi  il 25% è andato incontro a una “ricaduta” entro due anni,  l 17% dopo due anni. «Abbiamo allora studiato le caratteristiche di chi non aveva avuto recidive rispetto a coloro che avevano dovuto riprendere le cure entro due anni. Chi ha reagito meglio, al momento della sospensione degli immunosoppressori aveva più raramente gli anticorpi specifici del lupus: li abbiamo trovati nel 42% dei casi contro il 68% dei pazienti che poi sono andati incontro a una ricaduta. Inoltre, in chi non ha avuto riacutizzazioni la riduzione progressiva dei farmaci è stata mediamente più lenta: poco meno di due anni per abbandonare del tutto le terapie contro circa un anno di chi prima o poi ha dovuto tornare a curarsi». Tutti questi dati implicano che per poter iniziare un programma di riduzione degli immunosoppressori fino al completo abbandono dei farmaci bisogna innanzitutto:  essere in una fase stabile di malattia, senza sintomi sostanziali;  i risultati dei protocolli di cessazione del trattamento hanno più successo se si cominciano quando non ci sono anticorpi specifici per il lupus in circolo e se la delicata fase del progressivo calo delle dosi si protrae a lungo. «Se si è graduali e attenti, una discreta quota di pazienti può abbandonare i farmaci per molto tempo:  nella nostra esperienza il 70% è ancora libero dalle cure a due anni dalle ultime dosi di immunosoppressori,  il 49-51 % dopo tre e cinque anni. Segno che si può stare anche parecchio senza farmaci, se il protocollo per ridurli e poi eliminarli è condotto nei pazienti adatti e con tutte le precauzioni del caso». (Salute, Corriere) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 446 SCIENZA E SALUTE PUNTURA DI VESPA O APE? ECCO COSA FARE Ecco come comportarsi in caso di morsi di insetti con il pungiglione, per sentire meno dolore ed essere pronti anche in caso di reazioni allergiche Soprattutto nel periodo estivo, potrebbe capitare di essere punti da insetti come vespe e api. Le vespe, a differenza delle api, sono più aggressive e possono aggredire anche senza essere minacciate. Esse infatti hanno un pungiglione liscio che permette loro di pungere più volte senza perderlo, mentre il pungiglione delle api è seghettato e pungendo si incastra sotto la pelle causando la morte dell'insetto. Cosa fare in caso di una puntura. Quando si viene punti è di fondamentale importanza valutare con prontezza la risposta dell’organismo. Una reazione locale come un eritema o un indurimento accompagnato da prurito è un fenomeno normale. Nel caso delle API, per limitare il dolore è bene rimuovere il prima possibile il pungiglione perché è dotato di un piccolo serbatoio che continua a iniettare il veleno anche per 60 secondi dopo il morso. Nei casi in cui in seguito alla puntura compaia un notevole gonfiore nella sede della puntura (un esempio tipico è quando l’insetto punge la mano e il gonfiore interessa tutto l’arto) o addirittura una reazioni generalizzata occorre rivolgersi al medico di base. “La prima puntura non può scatenare una reazione allergica, perché serve solo a sensibilizzare il soggetto creando gli anticorpi della classe IgE. Solo a un secondo contatto con l’allergene, cioè il veleno dell’insetto che punge, potrà avvenire, nei soggetti predisposti, la reazione allergica; infatti le IgE legandosi al veleno determinano la rottura di alcune cellule (mastociti e basofili) che liberano a loro volta una serie di sostanze che causano la reazione allergica", spiega Patrizia Bonadonna, dirigente medico del Servizio di allergologia dell'Ospedale Borgo Trento di Verona. “Le avvisaglie che devono allertare sono un gonfiore che supera i 10 cm di diametro e una reazione lontana dal punto del morso. Per esempio se l'insetto punge sul dito e si nota un angiodema sul volto, oppure la comparsa di un’orticaria generalizzata" continua l'esperta. In caso di allergia. La paura più grande in caso di allergia è lo shock anafilattico, ovvero una seria vasodilatazione, accompagnata da calo della pressione arteriosa e perdita di coscienza, che può portare anche alla morte. In situazioni simili è necessario l’intervento immediato del medico per la somministrazione di farmaci anti-shock come l’adrenalina. "Per le persone che sanno con certezza di essere allergiche dopo aver effettuato il test di allergia al veleno di api o di vespa, il medico può valutare la possibilità di prescrivere subito una terapia salvavita”. Si tratta di adrenalina da iniettare autonomamente attraverso un apposito dispositivo, da portare sempre con sé e da usare in caso di puntura, in modo da avere la giusta copertura di tempo utile per recarsi in pronto soccorso. Ma soprattutto, è possibile sottoporsi al vaccino (immunoterapia specifica), efficace nella quasi totalità dei soggetti che lo assumono e che permette al paziente di risolvere definitivamente il problema. "Il vaccino consiste infatti nella somministrazione progressivamente crescente di veleno adeguatamente purificato a cui il soggetto è allergico. In questo modo il paziente viene desensibilizzato, e a successive punture dell’insetto stesso non presenterà più reazioni allergiche" conclude Bonadonna. (OK, Salute e Benessere) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 446 ECCO CHE COSA SUCCEDE QUANDO DIAMO UN BACIO Perché baciamo con gli occhi chiusi? Come mai il cuore batte forte? Ecco cosa c'è dietro un bacio, e come sedurre l'uomo che desideriamo Passiamo in media 20 mila minuti della nostra vita a baciare. Baci appassionati, primi baci, baci di addio, baci sensuali, e baci per fare pace. Ieri è stata la giornata dedicata a tutti i tipi di baci. Dall'inglese World Kiss Day, si tratta di una festa nata in Gran Bretagna nel 1990 per dare importanza alle emozioni, alle sensazioni, a ciò che ci fa battere il cuore. «Baciare ci piace perché è un comportamento che abbiamo selezionato nel tempo», spiega Alberto Caputo, psichiatra e psicoterapeuta presidente di IES, Istituto di Evoluzione Sessuale. «Il bacio è un’arte che non andrebbe mai messa da parte. Insieme all’abbraccio è sinonimo di trasporto, condivisione, contatto, passione e scoperta. I migliori baciatori hanno un vantaggio selettivo ed evolutivo: il piacere del gesto è dentro ognuno di noi, basti pensare che circa il 90% della popolazione umana bacia per cultura». Cosa succede quando ci si bacia?: «Il bacio coinvolge ben quattro dei sette nervi cranici e circa 36 muscoli facciali, consumando dalle 2 alle 3 calorie al minuto. Queste attivazioni provocano la produzione di ossitocina, che fa aumentare il legame e l'avvicinamento. E il primo bacio? E' diverso da tutti gli altri? : «Il primo bacio è un momento della vita che non si scorda mai, per molti ancora più intimo della prima volta. Provoca una scarica di dopamina, l'ormone del piacere, responsabile della sensazione di magia e farfalle nello stomaco. La dopamina stimola poi a livello ipotalamico la produzione di endorfine che fanno scattare il coinvolgimento, come una droga». Quando un bacio è coinvolgente sembra che il cuore esploda dall'emozione. Come mai? «E' colpa della adrenalina e della noradrenalina, due ormoni che fanno battere il cuore più velocemente. Causano un aumento del rossore sul viso: non abbiamo caldo, siamo solo emozionati». Perchè quando baciamo incliniamo la testa? «Il significato antropologico del bacio deriva dalla capacità che hanno le mamme di passare il cibo al bambino attraverso le labbra. Le mamme che allattano al seno i bambini, stringono un legame con la prole molto forte e la cosa estremamente interessante è che poi, da adulti, quando baciamo tendiamo a reclinare nel 90% dei casi la testa verso destra. Questo succede perchè il 90% della donne allatta il bambino prima sul seno destro». E come mai si dice che il vero bacio sia con gli occhi chiusi? : «Perché la noradrenalina causa anche una vasodilatazione pupillare, motivo per cui quando baciamo e siamo molto coinvolti tendiamo a chiudere gli occhi. Consiglio generale: non baciate a occhi aperti. Tenete gli occhi ben chiusi per farvi coinvolgere totalmente dal momento e non avere distrazioni. Sono concesse solo rapide microsbirciatine per controllare la situazione!» Baci e seduzione. Come può fare una donna a trasmettere a un uomo la volontà di baciarlo o di voler essere baciata? «Provate con il make up. L'80% delle donne mette il rossetto, e il 100% degli uomini è attratto dalle donne con il rossetto. Le labbra hanno una funzione seduttiva fortissima in quanto nell’inconscio del maschio ricordano le grandi labbra della vagina. Da quando l’uomo ha raggiunto la stazione eretta non mostra più segnali legati alla fertilità, e quindi, sempre inconsciamente, si trasmettono questi messaggi attraverso il trucco. Soprattutto il contorno delle labbra, se accentuato, va a spingere un pulsante nel cervello maschile di disponibilità: “questa donna è disponibile a conoscermi”. Più si esaltano le labbra, più si esalta la disponibilità. Via libera al trucco, ma senza esagerare. Rossetti e lucidalabbra sono belli da vedere ma sicuramente non da baciare. Sono per sedurre, ma prima del fatidico momento è meglio avere le labbra al naturale». (OK, Salute e Benessere)

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